lunedì 27 giugno 2011

Quadri maledetti

Esistono dei quadri maledetti?
http://guideeopinioni.blogspot.com/2011/01/opinione-esistono-davvero-dei-quadri.html

Festività pagane

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA

Sabato 25 Giugno 2011 LETTERE Pagina 21

PAESI
Festività pagane


In questo periodo non c'è paese o paesino, anche di campagna o di montagna, che non organizzi la sua festa locale e popolare. Salvo qualche rara eccezione, si tratta, più o meno, di manifestazioni pagane. Profanando i nomi santissimi di dio, della Trinità, della Madonna sotto vari titoli, di San Rocco, di Sant'Anna, di San Giacomo, di San Luigi e di altri Santi, si mettono al primo posto le orchestre di ogni tipo, i balli, i cenoni con polenta, salsicce, bogoni, pesce, risotti, baccalà, ecc., con ogni tipo di vini e altre bevande. I programmi religiosi, con l'orario delle sante Messe, le processioni, gli incontri culturali, le opere di carità e molte altre sane iniziative di bene, sono del tutto o quasi, dimenticati o trascurati.

Ci si chiede: a cosa si riducono questi baccanali e queste orge? A un paganesimo rivissuto, ributtante e vergognoso.! .. proprio come avevano bollato gli antichi romani: «Panem et circenses». Chi conosce il latino traduca, specie per la povera gente. Segno di una falsa e degradata civiltà.
Don Mario Gatti
NEGRAR

A Legnago Infestazione di mosche, l'offensiva

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA

Sabato 25 Giugno 2011 PROVINCIA Pagina 38

LEGNAGO. Piano del Comune per contrastare la massiccia presenza di insetti a San Vito
Infestazione di mosche
È scattata l'offensiva

Prime multe per gli agricoltori sorpresi a concimare fuori regola Ordinanza sindacale e intervento di bonifica per cinque chilometri


Le accese proteste degli abitanti di San Vito, non più disposti a tollerare i nugoli di mosche che da una decina di anni invadono la frazione non appena inizia a fare caldo, hanno sortito l'effetto sperato. Nel quartiere di sinistra Adige è scattata infatti una poderosa offensiva, da parte di amministratori, personale dell'ufficio Ecologia, vigili urbani e veterinari dell'Ulss 21, contro i fastidiosi insetti che stanno rendendo la vita impossibile soprattutto a chi abita nella zona tagliata in due dalla regionale 10.
E sono così scattate le prime multe per gli agricoltori sorpresi a spargere letame sui loro campi infischiandosene dell'ordinanza sindacale emanata ancora nel 2000, che indica i periodi e gli orari di interramento di liquami, deiezioni animali e scarti vegetali per la f! ertilizzazione dei terreni proprio per scongiurare infestazioni. La polizia locale, coinvolta nel piano anti-mosche messo a punto dall'assessore all'Ambiente Graziano Lorenzetti con il collega ai Lavori pubblici Paolo Longhi, ha sanzionato due produttori agricoli colti in flagrante, rispettivamente in via Padana inferiore est e in via Sabbioni, a disperdere cumuli di concime naturale in barba alle modalità stabilite dalle disposizioni comunali. Di pari passo, sono stati ispezionati un allevamento di tacchini ed un'azienda specializzata nella lavorazione del radicchio per escludere altre possibili concause dell'invasione di mosche ma non sono state riscontrate irregolarità. L'azione del Comune, che proseguirà i controlli per tutta l'estate per cercare se non di debellare almeno di contenere l'emergenza in atto, non si è tuttavia limitata alla compilazione dei verbali.
All'aspetto repressivo, finalizzato a scoraggiare altri potenziali trasgressori, ! 32; stato infatti abbinato un intervento preventivo, chiamato ! in gergo demuscazione, diretto ad inibire lo sviluppo delle mosche, particolarmente intenso nel periodo tra aprile ed ottobre. «Lunedì pomeriggio», spiega l'assessore Lorenzetti, «una ditta specializzata di Lonigo (Vicenza) ha provveduto ad effettuare un trattamento insetticida, per un tratto di cinque chilometri, sulla banchina stradale di entrambi i lati di via Cavalcanti, via Fosse Ardeatine, via Sabbioni e via Gattina. Se sarà necessario, la disinfestazione, svolta con un atomizzatore orientabile senza invadere coltivazioni ed allevamenti, verrà ripetuta ciclicamente sino al prossimo autunno». In ogni caso, si tratterà di una misura che da sola non risolverà il problema lamentato anche in occasione della recente sagra patronale. E che, finora, è stato arginato dai residenti installando zanzariere ed evitando di mangiare all'aperto.
A questo riguardo, la Giunta intende agire su due fronti per risolvere i disagi dei cit! tadini interessati e stoppare rischi igienico-sanitari: da un lato, verranno intensificati i sopralluoghi dei vigili per verificare il rispetto della nuova ordinanza, firmata dal sindaco Roberto Rettondini, che prescrive a carico di agricoltori, titolari di attività alimentari, proprietari di aree incolte ed allevatori un pacchetto di comportamenti utili a contrastare il fenomeno.
«Dall'altro», annuncia Lorenzetti, «avvieremo un confronto con i Comuni confinanti per stringere un protocollo d'intesa, che ci permetterà di applicare il piano anti-mosche su una vasta area con provvedimenti uniformi». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Una paleo-autopsia sul fossile di Ciro

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA

Martedì 21 Giugno 2011 PROVINCIA Pagina 25

SAN GIOVANNI ILARIONE. Oggi al Museo di scienze naturali di Milano saranno illustrati i risultati della prima indagine del genere fatta al mondo


Una paleo-autopsia sul fossile di Ciro


Ci sarà anche Giovanni Todesco, il paleontologo al quale si deve la scoperta del piccolo dinosauro Con la Tac ricostruito l'ultimo pasto: una lucertola

«Ciro» a merenda aveva mangiato una lucertolina: è una delle curiosità, che per rispetto verso gli addetti ai lavori è più corretto definire scoperta, saltate fuori durante la «paleo-autopsia» sullo Scipionyx Samniticus scoperto da Giovanni Todesco trentuno anni fa nel beneventano. Oggi, nell'aula magna del Museo di Storia naturale di Milano, all'intero mondo scientifico saranno comunicati tutti i segreti di «Ciro».
E' così che Todesco, paleontologo dilettante evidentemente dalla vista lunga, aveva soprannominato quel lucertolone che aveva scoperto essersi fossilizzato in una lastra recuperata nella cava di Pietraroja, trasformata in discarica. Se l'era tenuto a casa per quasi vent'anni fino a che, al cinema, una scena di «! Jurassic park» gli aveva acceso la lampadina nella testa: «E se quel lucertolone fosse un dinosauro?», si era detto.

Ed era partito tutto da lì, tra varie peripezie, fino al 1998 con la presentazione al mondo di «Ciro» (perché almeno il nomignolo il mondo scientifico non lo eliminò), il baby dinosauro con il primato di essere il primo dinosauro italiano scoperto, per di più cucciolo e, come se non bastasse, il meglio conservato. L'anno dopo si ritrovò con una denuncia penale sulle spalle e l'accusa di furto archeologico.
I paleontologi col pezzo di carta l'avevano visto subito che nelle viscere di «Ciro» si poteva leggere come tra le pagine di un libro: e così, con la tomografia assiale computerizzata (la Tac), il microscopio elettronico a scansione e un'altra serie di attrezzature tecnologiche dell'ultima generazione gli scienziati sono riusciti a fare a «Ciro» l'autopsia, condensandone i risultati in un volume di 300 pagine.

Ci hanno pensato Cristian! o Dal Sasso, che presentò «Ciro» al mondo scrivendo l'articolo su «Nature», che al piccolo dinosauro valse anche la copertina, e Simone Maganuco assieme ad un esperto australiano di struzzi: no, non è un refuso, ma le cose stanno proprio così, visto che lo struzzo è il parente più prossimo del dinosauro.
Già di per sé l'evento di stamattina è di portata mondiale, ma che dire riguardo al fatto che «Ciro», o meglio lo Scipionyx Samniticus, il cui valore è incalcolabile, per l'occasione sarà presente «in fossile e calcare» a Milano? «Non mancherei per nessun motivo al mondo», dice Giovanni Todesco a proposito dell'appuntamento milanese a cui gli è stato chiesto di arrivare con netto anticipo. Chissà, magari un «cameo» in conferenza stampa sarà riservato anche a lui. «Ci sarò con Giovanna, mia moglie e mia compagna di scoperta, ma anche con a! lcuni amici dell'associazione paleontologica Gruppo Val Nera: vedere Ciro, l'originale, è un evento unico».

Giovanni Todesco è uno di quegli appassionati a cui il mondo accademico ha «scippato» la scoperta: insomma, lo Scipionyx Samniticus racconta degli studi a Pietraroja da parte di Scipione Breislak e del Sannio, ma di Giovanni Todesco non c'è nulla. Lui non ne parla, ma è risaputo che la sua battaglia per l'attribuzione della scoperta va avanti. Troppo clamore alle spalle, quando gli sequestrarono fossili su fossili, lo denunciarono ma poi tutti finirono con l'arrendersi, nel 2004, al giudizio del tribunale, che lo aveva riconosciuto come un «benemerito della ricerca e salvagardia dei Beni culturali».

Todesco ha seguito a distanza l'autopsia su «Ciro» grazie allo stretto rapporto, evoluto in amicizia, con Dal Sasso: «Una delle cose più curiose è che un giorno mi telefonò confidandomi che st! ava impazzendo perché, controllando le vertebre di Ciro, si era ri! trovato una costola in più. Solo col microscopio a scansione», racconta Todesco, «è stato risolto il giallo. Quella costola in più altro non era che la zampetta di una lucertola, l'ultimo pasto di Ciro fossilizzato nell'intestino».
Todesco si accorge di aver parlato anche troppo, c'è tutto il mondo in attesa di conoscere tutti i segreti del dinosauro meglio conservato al mondo: «Hanno visto addirittura i muscoli della coda», bisbiglia. Tutto il resto il mondo lo scoprirà oggi alle 11.

sabato 25 giugno 2011

Stasera apre la Festa delle Fate a Bardolino

BARDOLINO
Due giorni con le fate i maghi e la musica

L'Arena di Verona
Sabato 25 Giugno 2011 PROVINCIA, pagina 37

Ritorna la «Festa delle Fate», che quest'anno si svolge al «Lido Holiday», con ingresso gratuito. Un ricco programma, a ridosso del solstizio d'estate, rievocando l'atmosfera di riti propiziatori che risalgono a epoche antiche. mette a disposizione il ristorante per cena, pranzo e una splendida spiaggia fronte lago con uso gratuito dei lettini. Questa sera, alle 19, l'inaugurazione della rassegna, poi il via alle iniziative, musica e giochi con mago e burattini, rivolti ai più piccoli.
Alle 20, nella sala interna, presentazione del nuovo volume della collana «Quaderni Indaco», con 21 racconti ispirati al mondo delle fate e ambientati sul lago di Garda e, alle 21, presentazione dall'autrice Marilena Ferranti del libro «Nelle Lande della Luna Argentea. Viaggio nel mondo de L'ultima Protettrice». Alle 22 «Alla scoperta del linguaggio dell'aura»: resentazione e consigli per riequilibrare i corpi attraverso cristalli. Alle 23.30 il lancio delle «lanterne dei desideri», cui tutti sono invitati.
Domani alle 10 aprono i canchi di oggetti artigianali e Lettura delle rune, lettura psicomagica dei tarocchi, armonizzazione dei chakra, truccabimbi. Musica con Frina e la sua arpa «Eire» e gli Ars Antiqua. Musica, teatro, giochi con il mago. Alle14.30 presentazione del libro «Vie traverse» a cura dell'autore Emanuele Delmiglio. Alle 21 «Danze di fate».

giovedì 23 giugno 2011

La Festa del fuoco apre l'estate dei Cimbri

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA

Giovedì 23 Giugno 2011 PROVINCIA Pagina 22

GIAZZA. Stasera il suggestivo appuntamento in piazza che coniuga miti pagani e riti cristiani
La Festa del fuoco apre l'estate dei Cimbri




Si riaccende la fantasia nella notte più magica dell'anno, stasera alle 21.30 per «Waur Ljetzan», la Festa del fuoco a Giazza, tradizionale appuntamento sulla piazza di inizio estate che coniuga i miti pagani del solstizio con quelli cristiani della vigilia di san Giovanni Battista, il santo decapitato la cui testa che cade era secondo i primi cristiani simbolo del sole che comincia a diminuire la sua presenza in cielo, accorciando le ore di luce.

E a «San Gioani che pianze» come il sole calante (piangente) sono associate anche le proprietà salutari e misteriose dell'acqua e della rugiada di questa notte, capaci di guarire, di fertilizzare, di conservare.
Su queste ancestrali premesse da anni il Curatorium Cimbricum Veronense, in collaborazione con la Pro loco e con i patrocini di Comune di Selva di Progno, Provinc! ia, Regione, Comunità montana e Parco della Lessinia promuove attraverso rievocazioni, musiche, spettacoli la Festa del fuoco.

Sarà affidato all'attrice-cantante Giovanna Scardoni il viaggio attraverso le storie della tradizione, con «Ista gabest an botta∑» (C'era una volta∑), racconti di streghe, fate, anguane della Lessinia richiamate dalla tradizione orale attraverso gli occhi di Biéta, una bimba che ascolta i racconti della nonna, la Devìe dai Càmpari.

Si ripropone la tradizione del filò nella stalla dove il racconto affidato all'arte narrativa di un interprete, il «contafole», tramandava fantasie e verità spesso indistinguibili. Lo spettacolo consente agli anziani di richiamare e rivivere ricordi e immagini dell'infanzia e ai bambini di accostarsi agli aspetti della tradizione attraverso il mezzo semplice e diretto della fiaba.

I Circolanti metteranno poi in scena «Il circolo del fuoco»! , spettacolo che mescola danza, giocoleria e teatro attorno al! sempre affascinante controllo del fuoco che crea figure ipnotiche e sempre diverse. Una fata del fuoco rapita dall'affascinante potere di questo primordiale elemento inizia a ballare formando giochi di luce, ma viene continuamente disturbata da un folletto impertinente con una valigia che nasconde qualcosa di misterioso, una palla di fuoco che incanta e che il folletto maneggia abilmente. Tra numeri di giocoleria, danze e battaglie entra in scena il cerchio infuocato, grande protagonista dello spettacolo per un finale mozzafiato. La serata si concluderà con l'accensione di tredici bracieri, simbolo dell'unità dei Tredici Comuni cimbri della Lessinia, attorno ai quali si avvieranno danze e balli propiziatori.

lunedì 20 giugno 2011

Runa Bianca, il nuovo eMagazine dedicato all'archeologia, alla storia, alle scienze e ai misteri

Nasce RUNA BIANCA, il nuovo eMagazine dedicato all'archeologia, alla storia, alle scienze e ai misteri, completamente in versione digitale e scaricabile da internet.

RUNA BIANCA è un luogo di incontro e scambio culturale, il salotto dove discutere tra appassionati e ricercatori, tra credenti e scettici senza preconcetti e pregiudizi. Un punto di aggregazione di studiosi accomunati dalla passione e dalla volontà di comprendere.

In un momento in cui si sta perdendo la capacità di saper Ascoltare e saper Dialogare, le nostre pagine vogliono recuperare questi due valori e dare nuovo slancio e forza a tutte le voci, alle loro riflessioni e ai loro sogni.

RUNA BIANCA è il luogo dove idee e pensieri vengono messi in condivisione, dove ognuno può avere il suo spazio, in cui l'unico obiettivo è avvicinare tutti coloro che sono accomunati da una medesima strada. Il fuoco sacro della passione e della ricerca si è condensato in RUNA BIANCA. Non solo una rivista ma anche un nuovo modo di fare cultura.

RUNA BIANCA tratterà argomenti tra i più disparati dalla storia alle scienze, dal medioevo agli UFO. Ma non solo!

Grazie alle molteplici possibilità offerte dalla tecnologia RUNA BIANCA ospiterà tra le proprie pagine anche accessi diretti e dinamici ai contenuti, dalle pagine multimediali ai video, proiettandoci interamente in una nuova dimensione della ricerca e della divulgazione.

In questo numero Zero sono presenti ben sedici articoli di grandi nomi, più di 150 pagine di contenuti. In esclusiva per l'Italia il report completo con foto aeree del cerchio nel grano di Braccagni, la testimonianza di una ragazza rapita dagli alieni, le sorprendenti scoperte di Mario Moiraghi sul popolo etrusco e le Rune, l'affascinante epopea di Omero nel Baltico nella teoria di Felice Vinci, Roberto Volterri e gli emuli del Dr. Frankestein, il Colonnello Cattoi e il megalitismo italico, uno studio di Marisa Uberti sui sacri boschi di Bomarzo, dal cavallo di Leonardo da Vinci ad una analisi di Ennio Piccaluga sul virus dell'Escherichia Coli.

Questo e molto altro ancora nel numero Zero de la RUNA BIANCA!

La Verità non si possiede, ma ognuno di noi ne può detenere un tassello. RUNA BIANCA si presenta come un mosaico di pluralità in cui questi elementi verranno collocati con pazienza e determinazione. È la forza delle Vostre idee, direzionate verso un medesimo scopo, che ci permetterà ogni mese di sondare assieme nuove realtà e nuovi misteri.


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domenica 19 giugno 2011

Le leggende valsabbine in un libro

18/06/2011 08:00:00 Vestone
Scuola
Le leggende valsabbine in un libro
di Giancarlo Marchesi
Presentata la raccolta di storie della Valle Sabbia frutto del lavoro di ricerca degli alunni della scuola media «Fabio Glisenti» di Vestone.



Le leggende sono definite come «parole da leggersi, degne di essere lette». Per questo motivo gli alunni e le insegnati Lucia Pasini ed Emilia Perri della Scuola secondaria di primo grado «Fabio Glisenti» di Vestone hanno deciso, oltre quattro anni fa, di avviare un lavoro «matto e disperatissimo» dedicato proprio alle leggende valsabbine. Il frutto di questo impegno, che ha visto coinvolte due diverse classi dell’istituto, che nel corso di diversi laboratori didattici hanno raccolto ben 235 delle quali 177 ricavate da testimonianza orali, è stato presentato martedì scorso, 14 giugno, presso l’Auditorium comunale di Vestone.

Il lavoro dei ragazzi è stato pubblicato in un corposo volume dal titolo: «Arguzie e arcani. Leggende di fate e streghe, santi diavoli e furbi contadini, vicende, uomini e cose della Valle Sabbia». La pubblicazione è stata inserita nella collana «Germogli», la serie libraria della Scuola «Glisenti», che in questi anni ha raccolto il lavori più significativi realizzati nell'ambito del progetto didattico «La storia nella memoria».

La dirigente dell'istituto, Mariuccia Mascadri, nella presentazione al volume afferma che in questo lavoro «realtà e fantasia si incontrano in una serie di immagini evocative». «Recuperare ciò che la memoria ha preservato in un intenso rapporto con il territorio - prosegue Mascadri - è l'intento dei nostri laboratori didattici».

Il lavoro, che riunisce in una veste grafica accattivante, leggente e aneddoti del paesi dell'alta e media Valsabbia , da Vobarno a Bagolino, è riccamente illustrato con fotografie e disegni realizzati dagli stessi ragazzi. «Tutto è iniziato – afferma la giovane autrice Veronica – con una proposta curiosa e innovativa fatta a noi alunni dalle professoresse Pasini e Perri. Così ci siamo buttati in questa avventura».

Il cammino didattico percorso, ha condotto i giovani allievi a comprendere quanta storia può celarsi dietro a un racconto ricordato da un nonno o da persone anziane, e quanto possa essere scoperto di bello, di meraviglioso dietro leggende. Il lavoro ha avuto una duplice valenza: investigare il passato e ricordare vicissitudini, piccole, grandi storie, persone, fatti e valori legati a località valsabbine. Il risultato? È tutto da leggere.

http://www.vallesabbianews.it/notizie-it/Le-leggende-valsabbine-in-un-libro--16182.html

giovedì 16 giugno 2011

Sciami di mosche a Villabella, San Bonifacio, Verona

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA

Mercoledì 15 Giugno 2011 PROVINCIA Pagina 25

SAN BONIFACIO. Gli interventi di disinfestazione ritardati dal maltempo. Peruffo: «Da dove arrivano resta un mistero»


Sciami di mosche a Villabella

I residenti della frazione esasperati: «È persino peggiore dell'invasione dell'anno scorso» Nuova indagine a tappeto per scoprire la causa

Dopo quella verificatasi la scorsa estate, una nuova invasione di mosche ha investito l'abitato di Villabella, provocando le proteste dei cittadini. Mosche a legioni, dicono i residenti, una situazione insostenibile, tanto che lunedì pomeriggio hanno telefonato all'assessore all'Ecologia, il vicesindaco Umberto Peruffo, per denunciare l'«invasione», che dicono sia peggiore di quella dello scorso anno.

L'assessore ha subito inviato la polizia locale per un primo sopralluogo e per raccogliere anche le testimonianze dei residenti nell'area più colpita, quella compresa tra i due laghetti.
Antonio Curti, responsabile dell'ufficio Ecologia del Comune, ha assicurato che i trattamenti contro le mosche, già finanziati e in programma, sono stati rallentati dal maltem! po, perché altrimenti la disinfezione con la pioggia viene presto vanificata. Comunque non appena il tempo lo consentirà sarà immediatamente iniziata una campagna specifica contro il fastidioso insetto.
«Resta comunque il fatto», precisa Peruffo, «che non si è ancora riusciti a scoprire il focolaio di una così intensa invasione di mosche. Peruffo ricorda che l'anno scorso, in località Masetti, dopo una lunga ricerca si scoprì che le mosche in quella zona provenivano da un accumulo di pollina abbandonato in campagna. Per Villabella invece non si riuscì a scoprire la causa dell'invasione.

«Cominceremo subito la difficile ricerca con una indagine a tappeto», ha assicurato l'assessore all'Ecologia, «visitando tutti gli allevamenti della zona, confidando anche nell'aiuto della popolazione in questa ricerca che sarà affidata all'Ufficio ecologia e alla polizia locale».

Lo scorso anno non si riuscì a scoprire nulla.La caccia era cominciata dopo un! esposto di Valter Giacomin, del Comitato Villanova-Villabella-Don Ambrosini, al sindaco e ai vari enti responsabili, provinciali e regionali. Denunciava l'estremo disagio della popolazione residente così descrivendolo: «Dobbiamo tenere chiuse porte e finestre per non trovarci invasi da nugoli di mosche, che infastidiscono in ogni momento, rinunciando a invitare ospiti a pranzo o a cena, sia all'interno dell'abitazione che all'aperto, perché arrecano non solo disgusto, ma trovandole sui nostri alimenti, forse possono essere anche veicoli di malattie».

Nei giorni successivi il Comune inviava per un sopralluogo un funzionario dell'ufficio Ecologia e un vigile della polizia locale all'impianto di compostaggio dell'Agriflor, a Ca' Lioncello di Villabella, per verificare l'adempimento dell'obbligo di eseguire regolari trattamenti contro le mosche e accertare l'eventuale diffusione di esalazioni moleste all'esterno dell'impianto.
Sul verbale del soprall! uogo «si escludeva la possibilità di migrazione degli insetti fino ad interessare la zona urbana» e inoltre si confermava che i vari interventi di disinfestazione erano stati eseguiti regolarmente dalla ditta incaricata.
Conseguentemente il responsabile dell'Ufficio tecnico comunale, Franco Volterra, inviava alla Multiservizi e al comando della polizia locale la richiesta di «un controllo precauzionale delle attività di compostaggio domestico eseguite dalle utenze della zona».

Analoga richiesta veniva inoltrata al Dipartimento prevenzione dell'Ulss 20, alla Regione e al settore Ambiente della Provincia per un controllo precauzionale della corretta gestione sanitaria di due allevamenti intensivi avicoli prossimi alla frazione. Ma le ispezioni non riuscirono a stabilire l'origine di questa invasione di mosche. Speriamo abbiano sorte migliore questa volta.

Venerdì 17 giugno, torna la giornata antisuperstizione

Anche quest'anno, per la terza volta, torna la Giornata Anti-superstizione del CICAP prevista per venerdì 17 giugno in varie città d'Italia (qui sotto il calendario).
Che cos'è la Giornata Anti-Superstizione? «Parte dall'idea che essere superstiziosi... porta male» spiega Massimo Polidoro, Segretario Nazionale del CICAP, già docente di Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Sembra una battuta, ma per gli esperti del CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale – www.cicap.org) è un dato di fatto. «Credere che un oggetto, una persona o una frase abbiano il potere di procurare disastri è una profezia che si auto avvera».

Ed è proprio per combattere la superstizione, che fin dal 2009 il CICAP propone, non a caso sempre in occasione di un venerdì 17, una “Giornata anti-superstizione”. In alcune città, tra cui Roma, Brescia, Pisa, Torino, Gorizia, Vicenza, i gruppi locali del Comitato organizzeranno eventi di vario tipo: incontri, conferenze, dibattiti ma anche dimostrazioni all'aperto, happy hour, grigliate e cene. «Novità di quest'anno è un esperimento che mirerà a misurare se certi riti superstiziosi possano davvero influenzare la sorte» dice Marta Annunziata, biotecnologa all’Università di Torino e Coordinatrice dei Gruppi Locali del CICAP. «Proporremo ai partecipanti di lanciare dei dadi prima e dopo aver compiuto un gesto considerato “portasfortuna”: per caso qualcuno migliorerà, qualcuno peggiorerà e qualcuno farà lo stesso risultato di prima. Sui grandi numeri però contiamo di vedere se questi cambiamenti vanno al di là delle fluttuazioni casuali e se si può notare un effetto del gesto !
superstizioso».

Caratteristica di molti appuntamenti quindi è che, per accedervi, sarà necessario compiere un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi”. Si passerà, per esempio, sotto una scala aperta, si romperà uno specchio, si verserà a terra del sale, si farà in mille pezzi una lettera con la classica catena di sant’Antonio, si aprirà un ombrello al chiuso e così via. In alcuni casi i partecipanti dovranno eseguire un totale di 13 gesti e azioni ritenute fortemente pericolose dai superstiziosi. A chi supererà tutte le prove verrà anche consegnato un diploma di "antisuperstizioso".

«Si tratta di un modo allegro e simpatico per svelare la pochezza di certi rituali che, se presi troppo sul serio, finiscono per condizionare negativamente la vita delle persone» conclude Polidoro. «Il CICAP da oltre 20 anni è impegnato a combattere l’irrazionalità, la superstizione e il pregiudizio con le armi della scienza e della ragione. Lo facciamo attraverso libri, articoli, interventi radiotelevisivi, esperimenti, indagini, conferenze, convegni ma anche con esperienze insolite e divertenti come la Giornata anti-superstizione».
Ricordiamo che è ancora aperto il Concorso Video-Fotografico legato alla Giornata.

Per maggiori informazioni sul CICAP e sulla Giornata anti-superstizione: tel. 049-686870 – info@cicap.org

CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI PER VENERDI' 17 GIUGNO:

ABRUZZO/MOLISE (Vasto-CH) Quando e dove: dalle h.17,17 presso la Libreria Mondadori, in Circonvallazione Istoniense a Vasto (CH)
Il nascente gruppo abruzzese propone numerose “prove a ostacoli per superstiziosi” (scale sotto cui passare, sale da versare, ombrelli da aprire rigorosamente al chiuso e così via) anche per partecipare all’esperimento nazionale sulla sfortuna. Si svolgeranno inoltre delle piccole conferenze sulla superstizione e di presentazione del Comitato, e verranno distribuiti materiali di di approfondimento sulle origini delle superstizioni e attestati di partecipazione. In tutte le fasi un buffet sarà a disposizione dei partecipanti. Per informazioni: Luca Menichelli, info@scetticamente.it, tel. 3396459815

EMILIA ROMAGNA (Traversetolo-PR ) Quando e dove: dalle h.21 alla Corte Agreste, Traversetolo (PR)
Andrea Salsi terrà una doppia conferenza dal titolo “Superstizioni, credenze, miti” e “L'Astrologia: Nato sotto il segno della Balena”. Naturalmente ci saranno poi scale sotto cui passare, sale da spargere, specchi da rompere e così via... Si darà inoltre lettura di brani letterari, miti e proverbi in cui emerge il tema della superstizione. Per informazioni: Ivana Taverni emiliaromagna@cicap.org

FRIULI VENEZIA GIULIA (Gorizia) Quando e dove: alle h.20.30, presso l’Osservatorio astronomico di Farra d’Isonzo (GO), in Strada della Colombara 11.
Il CICAP Friuli Venezia-Giulia, in collaborazione con il Circolo Culturale Astronomico di Farra d’Isonzo, presenta un convegno a più voci sulla superstizione, soffermandosi in paricolare sul tema delle credenze nell’ambito dei numeri e della meteorologia. Lo scopo è informare, ma anche incuriosire, suscitare spunti di riflessione, e possibilmente divertire il pubblico. La serata si concluderà con un dibattito coi presenti. Per informazioni: Giuliano Bettella, Friuli-vg@cicap.org, tel. 040-417067

LAZIO (Roma)
Il CICAP Lazio incontrerà simpatizzanti e curiosi in una "Cena scettica" (luogo in via di definizione). Si parlerà della superstizione e delle tante leggende, tradizioni, etc della superstizione a Roma. Si discuteranno inoltre le motivazioni antropologiche, psicologiche e sociali che spingono l'essere umano a questi pensieri e comportamenti. Per informazioni: Enrico Speranza lazio@cicap.org.

LIGURIA (Genova) Quando e dove: alle h.21, presso la sede dell'associazione "La finestra sul mondo" via Cesarea 103, Genova.
Silvano Fuso presenterà una conferenza sull'origine delle più comuni superstizioni, mettendo anche in opera una serie di "dimostrazioni" pratiche e sfide alla sorte. Per informazioni: Silvano Fuso: fuso@cicap.org.

LOMBARDIA (Brescia) Quando e dove: dalle h.17,17 alle 22:30 circa in corso Zanardelli, a Brescia.
Il CICAP Lombardia sarà presente con un gazebo,una vera e propria “ruota della sfortuna” e un test per capire quanto si è superstiziosi. Si potrà partecipare inoltre all’esperimento nazionale, compresa una variante sugli effetti “portafortuna”. Verranno infine distribuiti materiali di presentazione del Comitato e attestati di partecipazione. Per informazioni: Simone Angioni lombardia@cicap.org.

MARCHE (Saltara-PU) Quando e dove: alle h.21 presso il Museo del Balì, loc. San Martino, Saltara (PU).
I presenti potranno sfidare la malasorte cimentandosi in un percorso ad ostacoli per superstiziosi, e venire a conoscere alcune origini storiche delle più comuni superstizioni. Per informazioni: info@museodelbali.it.

PIEMONTE (Torino) Quando e dove: dalle h.17,17 alle h.22 in Piazza CLN, Torino, e alle h.21 al Mausoleo della Bela Rosin, Strada Castello di Mirafiori 148/7, Torino.
Dal tardo pomeriggio il CICAP Piemonte proporrà ai passanti in Piazza CLN un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi” e una piccola mostra sulle origini delle superstizioni. Chi effettuerà il percorso potrà anche partecipare all’esperimento nazionale e riceverà un attestato di partecipazione. Alla sera inoltre, al Mausoleo della Bela Rosin, si terrà una conferenza dal titolo “Essere superstiziosi porta male”, aperta al pubblico e a partecipazione gratuita. Per informazioni: Marta Annunziata, piemonte@cicap.org

PIEMONTE (Cuneo) Quando e dove: dalle h.21 su TRS radio Savigliano (FM 104.8 e in streaming su www.trsradio.it).
Il Coordinamento CICAP Cuneo propone una trasmissione serale su TRS radio Savigliano, in cui si parlerà di superstizione, con particolare riferimento alle tradizioni del cuneese. Verranno intervistati lo scrittore Donato Bosca, sul tema delle superstizioni locali e di personaggi leggendari come gnomi e folletti, e Francesca Marucco del Centro Grandi Carnivori della Regione e responsabile del Progetto lupo, sul tema delle superstizioni legate alla figura dei lupi. Per informazioni: Fabrizio Bonetto, cuneo@cicap.org

PUGLIA Il CICAP Puglia invita tutti i simpatizzanti a pubblicare su Facebook o inviare via email una foto nella quale compiono un gesto vietato dalle più comuni superstizioni (aprire un ombrello in casa, passare sotto una scala, accarezzare un gatto nero, versare del sale etc.) o a spiegare in poche righe quale superstizione hanno deciso di sfidare, in occasione della Giornata Anti-Superstizione, che da quest'anno si apre al mondo del web. A fine giornata un collage con le foto e le frasi più divertenti sarà pubblicato sul sito del CICAP Puglia. Chi lo vorrà potrà anche partecipare al concorso nazionale, nella sezione foto. Per informazioni: puglia@cicap.org

TOSCANA (Pisa) Quando e dove: dalle h. 15.00 alle h. 19.00 di fronte alla libreria Tra le Righe (via Corsica 8, accanto a Piazza dei cavalieri), a Pisa.
Il Cicap Toscana sarà presente con un banchetto, dove ognuno potrà mettere alla prova la propria superstizione attraverso un "percorso a ostacoli" tra scale, specchi rotti e olio versato... Chi senza timore supererà tutte le prove vincerà un aperitivo. Naturalmente sarà anche possibile reperire materiale informativo sulle superstizioni e sul Comitato, e partecipare all’esperimento nazionale. Per informazioni: toscana@cicap.org

TRENTINO ALTO ADIGE (Trento)
Il CICAP Trentino Alto Adige organizza una "cena anti-superstizione" aperta a simpatizzanti e curiosi (luogo in via di definizione). La serata comprenderà sfide alla sorte per i superstiziosi e sarà un'occasione per confrontarsi sul tema e conoscere il lavoro dell'associazione. Per maggiori info: trentinoaltoadige@cicap.org

VENETO (Vicenza) Quando e dove: dalle 17.17 alle 20 in Piazza del Castello, a Vicenza.
Durante queste ore sarà possibile sfidare la sorte rompendo specchi, rovesciando sale, passando sotto scale e molto altro. Ai coraggiosi che si cimenteranno in queste prove verrà rilasciato un attestato di non superstizioso. Per informazioni : Matteo Granziero, veneto@cicap.org


http://www.genovaogginotizie.it/cronaca/2011/6/15/news-25589/venerdi-17-giugno-giornata-antisuperstizione.html

mercoledì 15 giugno 2011

Ufo a Bussolengo, Verona, la soluzione: non erano ufo

L'Arena IL GIORNALE DI VERONA
Lunedì 13 Giugno 2011 PROVINCIA Pagina 18
PESCHIERA. Segnalazione di oggetti non identificati nel cielo: una lettrice scioglie il «mistero»

«Quei tre punti luminosi erano lanterne volanti»

«Le abbiamo lanciate a una festa, prima una e poi tre, sono salite più del solito e c'è chi ha detto: vedrai che qualcuno penserà agli Ufo»

Nessun oggetto non identificato nei cieli di Peschiera: gli appassionati e cultori di Ufo rimarranno delusi ma le tre sfere luminose osservate venerdì sera da molte persone e fotografate altro non sono che «lanterne volanti», di origine orientale, molto di moda anche in Occidente che funzionano con lo stesso principio delle mongolfiere. Sono state utilizzate da Alice Speri in occasione del compleanno della cognata Claudia, festeggiato in riva al lago nell'hotel Al Fiore di proprietà della famiglia.
«Le ho acquistate su internet e le abbiamo accese durante il rinfresco», racconta divertita. «Prima ne abbiamo accesa una, verso le 21.30. Dopo un po' abbiamo visto che qualcuno dal campeggio vicino ne ha mandate in aria due e così, quasi fo! sse una sfida, abbiamo deciso di accenderne tre tutte insieme che sono salite più del solito, complici evidentemente le correnti d'aria favorevoli. E a dire il vero, vista l'altezza raggiunta», ricorda la signora, «c'è anche stato chi ha detto „vedrai che qualcuno penserà agli Ufo. A me sembrava un'esagerazione e invece è proprio accaduto».

«Sky lanterns»: questo il nome commerciale di questa sorta di «sacchetti» di media dimensione di carta rivestita di materiale non infiammabile e supportata da una parte rigida. Alla base è collocata una sorta di piastra combustibile che, una volta accesa, scalda l'aria che gonfia la lanterna facendola volare. Un volo che può durare anche una ventina di minuti e si esaurisce solo nel momento in cui finisce il combustibile e la fiamma si spegne. Non si conosce il limite di altitudine che possono raggiungere: di sicuro diverse centinaia di metri. Nella tradizione! orientale le lanterne sono simbolo beneaugurante. «Ma qu! esto è anche il nostro significato: si dovrebbero scrivere», conclude Alice Speri, «i propri desideri sulla carta; le lanterne, portandoli in cielo, aiutano a realizzarli».G.B.

Ufo a Bussolengo, Verona, l'avvistamento

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA
Domenica 12 Giugno 2011 PROVINCIA Pagina 30

PESCHIERA. Massimo Zuccotti, ex militare dell'Aeronautica: «Non penso ad E.T. ma per quanto ne so nulla spiega gli oggetti che abbiamo visto»

Quei tre puntini? «Un volo degli Ufo»

Una ragazzina fotografa strane luci nel cielo, notate dal pubblico che assisteva a uno spettacolo e da alcuni cittadini di Bussolengo

Guardando il cielo del Garda dall'alto del monte Baldo o dalla piazza di Peschiera il risultato non cambia: Angelica Zuccotti punta l'obiettivo e riesce a scattare la fotografia agli...Ufo. Rischia di avere un futuro da «paparazzo dei cieli notturni» la bimba di Peschiera che, venerdi notte, è riuscita di nuovo ad immortalare nel blu scuro gardesano tre oggetti volanti non identificati, assai luminosi e che hanno «stazionato» per un po' sopra le teste degli abitanti di Peschiera.
L'avvistamento è avvenuto verso le 22 anche nella zona di Bussolengo, non distante in linea d'aria da Peschiera, dove altre persone avrebbero visto i tre oggetti luminosi spostarsi in «formazione a triangolo» nel cielo. Nel settembre scorso, la bimba di 13 anni, figlia di Massimo Zuccotti, dipendente del parco divertimenti di Gardaland, ex graduato del 3° Stormo di Villafranca e da oltre 20 anni vicino all'Aeronautica Militare Italiana, era riuscita a «beccare un Ufo o comunque un suo parente prossimo», come ironizza ma non troppo lei stessa, mentre era in gita sul Baldo con mamma, papà e il fratellino Pietro. Macchina fotografica digitale sempre a portata di mano, la piccola aveva scattato diverse foto a un disco rosso immobile per una decina di minuti nelle acque antistanti Malcesine.
Stavolta la scena s'è ripetuta a Peschiera dove Angelica, assieme ad almeno un centinaio di altre persone, stava assistendo a una rappresentazione all'aperto. «I tre dischi volanti», raccontato ancora eccitata, «si spostavano ad alta quota sopra le nostre teste. Io ho subito preso la macchina fotografica per avere un ricordo dei miei silenziosi „amici‰ luminosi, ritrovati del cielo di Peschiera», sorride.
La cosa, stavolta, è stata però notata anche da moltissimi altri al punto che, a Porta Verona dov'era in corso lo spettacolo «Pino e gli anticorpi», lo spettacolo s'è addirittura «fermato» per un qualche istante, tutti con gli occhi all'insù in un silenzio palpabile.
«La formazione era perfetta, luminosissima», aggiunge Massimo Zuccotti, «i tre dischi transitavano senza le sbavature tipiche dei motori a reazione. A quanto ne so io non era in corso nessuna esercitazione. Le sfere rosso-fuoco», ha poi proseguito, «facevano pochi movimenti nel cielo, incompatibili con qualsiasi velivolo noto, aereo civile, militare o altro che esista». E se a dirlo è un ex militare c'è da credere che qualcosa di difficilmente decifrabile ci sia, a meno che non esistano prototipi di velivoli militari sconosciuti di cui nessuno può o vuole parlare. «Io non sto pensando che ci fosse E.T. sull'astronave», scherza Zuccotti, «ma semplicemente evidenziando come, ancora una volta, sui cieli del Garda ci fossero oggetti volanti non identificati nè identificabili». Tre Ufo,nel senso letterale del termine: unidentified flying object.
Il Garda, in passato, è stato teatro di molti avvistamenti di presunto carattere «ufologico», specie in estate. Evidentemente anche ai parenti più stretti di E.T. il lago piace.



SCHEDA (approfondimento)
Luci ovunque dalla Bassa a Gardaland

L'estate 2009 è ricordata sulle sponde del Garda oltre che per il gran caldo anche per il rilevante numero di avvistamenti di Ufo, intesi come Unidentified flying object, oggetti non identificati. Dopo gli episodi di Camacici, nella Bassa, se n'erano visti a Lazise, quindi a Gardaland, in luglio. Il Parco aveva assicurato:«Abbiamo fatto una verifica e non si tratta dei nostri laser usati per lo spettacolo serale».
Le tante segnalazioni non stupivano gli studiosi del Cav, il Circolo astrofili veronesi, in particolare Flavio Castellani, direttore tecnico dell'Osservatorio astronomico del Baldo. Il quale, senza esprimere giudizi forniva un «vademecum» di tutto quanto può ingannare. «All'Osservatorio tre telecamere riprendono il cielo notturno e abbiamo ripreso decine di migliaia di meteore, aerei, satelliti, elicotteri e stormi di uccelli. Mai oggetti non identificabili». Agosto è il mese «caldo»: «Lo sciame delle Perseidi è al massimo». Sono le meteore, le «lacrime di San Lorenzo». «Non cadono solo intorno al 10, ma si vedono in tutta la prima metà del mese con altri sciami minori».

I Filòs tra storia, tradizione, musica, poesia &… biscotti! A Sabbioneta (Mantova) giovedì 16 giugno

Domenica 19 giugno inaugurazione del Museo della Cultura Popolare a Manerba del Garda (Brescia)

"MUSEO DELLA CULTURA POPOLARE"
domenica 19 giugno 2011 ore 11:30
Palazzo Minerva


Luna rossa e agricoltura, un comunicato Coldiretti di oggi

ASTRONOMIA: COLDIRETTI, LUNA ROSSA FERMA AGRICOLTURA BIODINAMICA

Con l’arrivo della luna rossa si ferma completamente l’agricoltura biodinamica che conta in Italia 300 imprese che attuano il metodo di produzione ispirato alle teorie di Rudolf Steiner, filosofo e pedagogista austriaco, vissuto tra la fine dell’800 ed i primi anni del 1900. Lo rende noto la Coldiretti in occasione dell’eclissi di luna che tingerà il satellite di un rosso piu' scuro, come non si vede da 10 anni. Per i produttori biodinamici la luna rossa - sottolinea la Coldiretti - è un fenomeno dagli effetti misteriosi e considerata l’importanza che questo metodo di produzione attribuisce alle fasi lunari si preferisce non effettuare alcuna operazioni colturale.

I dati 2010 elaborati dalla Coldiretti sull’indagine Demeter riguardanti gli operatori biodinamici, inclusi quelli in fase di conversione, danno una presenza sul territorio italiano di 288 imprese, per una superficie stimata intorno ai 10.000 ettari, mentre la filiera nel suo complesso, includendo trasformatori e distributori, registra un numero di operatori pari a 332 unità, per un valore delle produzioni stimato in oltre 100 milioni di euro, con mercati per il 65% in Italia e per il 35% all’estero.

In realtà - continua la Coldiretti – tutta la tradizione contadina lega lo svolgersi delle varie attività agricole alle diverse fasi della luna. Secondo le credenze popolari, ad esempio la semina ed il trapianto dei fiori vanno eseguiti a luna crescente, così come la messa a dimora di siepi e arbusti mentre con la fase di luna calante si eseguono le potature invernali ed estive delle siepi. Nell’orto vanno seminate a luna calante tutte quelle specie che fioriscono velocemente e cioè ravanello, cavolo, cavolfiore, broccolo, finocchio, lattuga, cicoria, rucola, aglio, cipolla, porro, carota, bietola e anche patata.

Per ottenere primizie si deve seminare a luna crescente e lo stesso va fatto per lattuga e cicoria da taglio così da favorire un rapido sviluppo e la rapida ripresa vegetativa dopo ogni taglio. In cantina, con la pigiatura dell’uva a luna crescente la fermentazione del mosto è più rapida, mentre con luna calante la fermentazione è più lenta e più regolare. Il travaso e l’imbottigliamento vanno sempre fatti a luna calante.

La luna, secondo le tradizioni contadine, influenza anche l’attività di allevamento con la tosatura delle pecore che - conclude la Coldiretti - si esegue in fase di luna calante mentre la macellazione del maiale, la produzione di insaccati, prosciutti, coppe, pancette arrotolate, è meglio farle a luna calante.

martedì 14 giugno 2011

I saperi delle donne, la medicina popolare fra magia, taumaturgia ed esperienza empirica





Mi gira un invito l'amico Roberto Roda... (SC)


IL PRESENTE REMOTO.
Ciclo di conversazioni etno-antropologiche
Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea,
Sala Agnelli, via Scienze 17

COMUNICATO STAMPA-INVITO

Venerdì 17 giugno 2011, ore 16.30, sala Agnelli

(approssimandosi la notte di San Giovanni)

I SAPERI DELLE DONNE:
LA MEDICINA POPOLARE FRA MAGIA, TAUMATURGIA
ED ESPERIENZA EMPIRICA.

Proiezione del documentario Il solstizio di San Giovanni Battista di Cosimo Terlizzi e Christian Rainer, prodotto dal Parco Naturale Capanne di Marcarolo, 2010. Durata 30 min.
Dopo la proiezione, presentazione del volume di Nerino Valentini, L’inquietante femminile. Da Lilith alla femme fatale, la stirpe della Grande Madre, Mantova, Editoriale Sometti, 2011

Introduce Roberto Roda. Saranno presenti e disponibili al dialogo Christian Rainer e Nerino Valentini.

La notte del solstizio di San Giovanni è considerata dalla cultura tradizionale un periodo “magico”. Le piante e la rugiada raccolte il 21 giugno acquisiscono proprietà guaritive. Il Parco Naturale Capanne di Marcarolo in Piemonte con i suoi paesi limitrofi diventa il set di un documentario di Cosimo Terlizzi e Christian Rainer. I due noti artisti multimediali abbandonano qui la sperimentazione artistica a favore della ricerca documentaria etno-visiva. Propongono un articolato viaggio fra natura, magia e medicina popolare che si conclude ad Ovada (Alessandria), un paese che ha un modo molto particolare di festeggiare San Giovanni.

I saperi della medicina popolare sono prevalentemente un patrimonio “femminile”, sospeso fra esperienza empirica, magia, religiosità popolare. Le portatrici di questi saperi sono, nella cultura popolare delle società tradizionali, figure indispensabili eppur spesso inquietanti, temibili. Dalla guaritrice/segnatrice alla strega il passo può essere breve. Nerino Valentini, studioso mantovano di antropologia culturale, propone nel suo volume “L’inquietante femminile” un’articolata riflessione su quelle figure muliebri, a volte distorte da una visione patriarcale, che nel corso dei secoli e delle società sono state conoscitrici e protettrici, mitiche, simboliche e metaforiche, dei misteri e dei segreti del mondo.

sabato 11 giugno 2011

La mitica città sprofondata di Carpanea

Estratto dell'articolo odierno.

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA
Sabato 11 Giugno 2011 PROVINCIA Pagina 41

CASALEONE. Premio Carpanea a Villa Sogno
Storia e leggenda per celebrare chi dà molto di sé

Alla leggenda della città di Carpanea, il luogo mitico della Bassa sprofondato nelle acque dei fiumi Adige e Tartaro, è strettamente legata anche la leggenda della notte di Pentecoste. Si dice, infatti, che solo in questa notte chi si trova lungo le rive dei due fiumi, o nella palude del Brusà, può udire il pianto disperato di una donna, seguito dal suono di una campana: è la figlia del re di Carpanea che, promessa sposa al giovane capo dei sacerdoti, vive sotto le acque e piange il suo sogno d'amore infranto. Questa triste ma suggestiva storia sarà rievocata oggi, a Villa Sogno, nella manifestazione «Notte di Pentecoste», organizzata dalla Pro Loco Carpanea col patrocinio e il sostegno dell'assessorato alla Cultura della Provincia.

F.S.

9 luglio, a Serle una notte nel bosco con le leggende

SANTI, DEMONI E BRIGANTI leggende di Serle e di confine
Presso Casa degli Alpini a Cariadeghe
Casa degli Alpini a Cariadeghe, Serl
e
Dal 08/07/2011 al 08/07/2011

Dopo il successo dell’edizione 2010 torna la Notte Letteraria di Serle, una serata (anzi una nottata!) che vede protagonisti i racconti più conosciuti del paese raccolti e trascritti da Bernardo Zanola nel libro Santi Demoni e Briganti interpretati da Davide Pini Carenzi, Ermanno Nardi, Francesco Angelo Ogliari, Lorenzo Sperzaga. Per riportare il fascino delle leggende popolari all’orecchio dell’uomo razionale e moderno. Riportare l’uomo “di oggi” a quell’inquietudine, quella trepidazione e quell’inspiegabile che caratterizzano e fondano le leggende.
Ritrovo presso la Casa degli Alpini a Cariadeghe con partenza ogni 30 minuti per gruppi da 35 persone in collaborazione con Pro Loco Serle, volontari della Protezione Civile e Gruppo Alpini di Serle e l'associazione Culturale Elea
 
Iscrizioni presso il Comune 030.6910000 (Sig.ra Laura) o in serata rispettando l’ordine di arrivo e a completamento del numero di partecipanti di ogni gruppo.
Il percorso nei boschi è semplice ma non consente la partecipazione di persone con difficoltà motorie. È necessaria la dotazione di scarpe comode, di una torcia elettrica e di un abbigliamento adatto alla temperature notturne di montagna (Altopiano di Cariadeghe: 1.000 mt. ca sul livello del mare). Vale la responsabilità personale.
In caso di maltempo la data verrà recuperata venerdì 15 luglio.

http://www.bresciatoday.it/eventi/teatro/santi-demoni-e-briganti-leggende-di-serle-e-di-confine-256403.html

mercoledì 8 giugno 2011

Leggende del lago Gerundo e del drago Tarantasio

Terra, acque, nebbia, leggende del lago Gerundo
Quando sbuffava il mitico Tarantasio
di Paolo Zanoni


L’acqua non c’è più da un pezzo, drenata a fatica negli alvei dell’Adda, del Serio e dell’Oglio, ma le strade rettilinee sono delle rotte sicure per navigare tra leggende suggestive e paesi interessanti sorti sulle emergenze in altre epoche inglobate nel miticolago Gerundo. Ancella inseparabile e misteriosa in questo viaggio virtuale, ma non troppo, nelle profondità del tempo, la nebbia.

Terra, acqua e nebbia sono gli elementi che fanno da sfondo alle vicende; il Medioevo è il tempo in cui sono ambientate. Ingredienti indispensabili per imbastire un racconto accattivante. Nell’Età di Mezzo l’area compresa tra i fiumi menzionati appariva come una grande palude, le cui acque stagnanti si alzavano e abbassavano secondo il regime stagionale delle piogge.

In mezzo all’immenso acquitrino, impropriamente chiamato lago o mare, emergevano delle insule, la più vasta delle quali, detta Fulcheria, corrispondeva all’attuale città di Crema col suo territorio. Su questi rialzi, che oggi separano i bacini fluviali, erano ubicati gli stanziamenti umani, poi ingranditi fino a diventare gli odierni paesi. E’ in questo contesto che è nata la leggenda del dragoTarantasio, con le sue varianti e i suoi particolari, tali da far impallidire il recente mito mediatico di Nessy, l’omologo scozzese che non riesce a scaldare la fantasia.

Tra acque infide e vapori nebulosi, forse originati dalle sue stesse narici, viveva Tarantasio, una specie di mostro antidiluviano dal corpo di serpente, la grande testa cornuta di sauro, la lunga coda e le zampe palmate. Cibandosi di carne umana, con predilezione per quella dei bambini, esso incuteva terrore e paura tra gli abitanti dei villaggi rivieraschi del mefitico lago Gerundo.

Narra la leggenda che dopo la morte del santo vescovo Ambrogio, un drago avrebbe insidiato Milano, divorando gli incauti cittadini che osavano sortirne dalle mura. Fu il nobile Uberto Visconti, armato di coraggio, il solo uomo ad affrontare il mostro e ad ucciderlo presso Calvenzano con un colpo netto di spada. Da allora il biscione con un giovinetto in bocca compare nello stemma della città e della potente famiglia che la tenne a lungo in signoria.

Secondo questa versione non c’è dubbio che il biscione fosse proprio Tarantasio. Una seconda leggenda diffusa a Lodi, fa risalire l’ultima apparizione del drago al giorno di San Silvestro del 1299 e la sua scomparsa nel nulla al giorno seguente, capodanno 1300, insieme all’evaporazione del grande stagno in cui viveva, per l’intervento miracoloso di San Cristoforo, patrono delle acque. Il vescovo di Lodi, Bernardo de Talente, che aveva indetto una novena pubblica per invocare la liberazione dal mostro e da una micidiale epidemia in corso, decretò dopo la fine dell’incubo, l’erezione di una chiesa dedicata alla Trinità e al santo.

Passati alcuni giorni, nel letto prosciugato della palude venne rinvenuta una costola colossale che i lodigiani attribuirono con sicurezza al drago malefico. I reggenti della città stabilirono il 23 aprile 1307, festa di San Giorgio, di offrire annualmente cento soldi imperiali alla chiesa di San Cristoforo in segno di gratitudine per la liberazione dal mostro. In essa venne collocata la grande costola fossilizzata, forse di un cetaceo, andata perduta nel XVIII secolo insieme alle due lapidi marmoree che ricordavano gli eventi.

Un’altra costola misteriosa si può ancora vedere nella chiesa di San Giorgio ad Almenno San Salvatore, nella bergamasca Valle Imagna. In quanto al prosciugamento del lago Gerundo, esso è da attribuire all’opera dei cistercensi e dei benedettini presenti nei monasteri sorti ai suoi margini. Spariti i draghi, trafitti dalle lance dei santi e dei cavalieri, evaporata d’incanto l’acqua melmosa delle paludi, è rimasta la nebbia, la silente signora della pianura.

Forse da queste parti transitò nel suo lungo trasferimento dalle brume danubiane a quelle della Loira, il santo cavaliere Martino, che non esitò a dividere il proprio mantello con l’inerme e infreddolito mendicante incontrato per strada. Il periodo intorno alla sua festa regala spesso giorni di pallido sole, la breve estate dei morti che prelude alle tenebre e al freddo invernali. Il passo dalle leggende alla storia non è poi così lungo. Se c’è un luogo in cui, esclusi i mostri acquatici, si fondono alla perfezione il Medioevo, San Martino, la bonifica del lago Gerundo e la nebbia, questo è Palazzo Pignano, paese a pochi chilometri da Crema verso l’Adda.

Lì, nel raggio di un centinaio di metri che comprende i resti di una villa tardo-antica e la romanica parrocchiale, dedicata per l’appunto al santo vescovo di Tours, vi è una densità di storia e un concentrato d’arte di eccezionale valore. Paltium Pinianum era un insediamento romano sorto ai margini dell’Insula Fulcheria. L’importanza del sito è testimoniata dalla vasta area archeologica, 25/30 mila mq., scoperta nel 1963 ed acquisita al demanio, nella quale, oltre all’abbondanza di reperti del IV-VI secolo sistemati nel vicino Antiquarium, sono emersi i resti della grande villa appartenuta ai nobili Piniano e Melania, ferventi cristiani vissuti nel V secolo.

Morto Piniano nel 432, Melania si ritirò a vita eremitica a Gerusalemme consumando il proprio patrimonio a favore dei poveri e fondando comunità monacali femminili e maschili, meritandosi infine la santità. La villa era costituita da diversi ambienti dotati di pavimenti musivi, prospettanti su un giardino interno e dotata di un portico ottagonale lastricato con marmo rosso di Verona. Nell’area della villa, verso sera, altri scavi hanno riportato alla luce i resti della Cappella del Palatium, una grande chiesa a pianta circolare con fonte battesimale.

Scavi che hanno interessato anche la navata destra dell’attuale chiesa parrocchiale sotto il titolo di San Martino, eretta nel secolo XI. Tra le due chiese, in epoca carolingia, era sorta la pieve, e questo giustifica la dedicazione al santo vescovo di Tours, caro ai Franchi. La successiva sovrapposizione di chiese è dovuta anche alle due distruzioni subite da Palazzo Pignano nel torno di un secolo.

La prima nel 951 ad opera degli Ungari e la seconda nel 1059. Tra il IX e il X secolo il paese era una curtis soggetta al monastero benedettino di San Savino di Piacenza, diocesi alla quale appartenne in alternanza con Cremona, prima di finire nel 1580 in quella cremasca di nuova costituzione. Nel suo stile basilicale di transizione, la parrocchiale di Palazzo Pignano esercita un potente richiamo evocativo dell’epoca in cui fu costruita. La vasta navata centrale, con copertura a capriate lignee, è chiusa dall’abside semicircolare in cui i restauri del 1967 hanno evidenziato lacerti di affreschi rinascimentali. Si tratta di una Madonna del Latte, di un’altra Madonna della Rosa, di una Crocifissione, di un San Martino e di altri santi.

Colpisce per il senso drammatico che emana, all’inizio della navata sinistra, il gruppo di otto grandi statue in terracotta che compongono il Compianto del Cristo morto, quattrocentesca opera di Agostino de Fondulis. Provenienti dalla soppressa chiesa cremasca di San Marino, esse furono donate negli anni Ottanta dell’Ottocento alla parrocchia locale dai conti Vimercati Sanseverino che a Palazzo Pignano avevano vaste proprietà. E’ davvero straordinario questo borgo spesso avvolto nelle nebbie che esalano dai campi e dalle rogge, per il notevole patrimonio storico ereditato, in grado di riservare in futuro altre piacevoli sorprese, oggi celate dal verde manto dei suoi prati.


tratto da:
http://www.e-cremonaweb.it/SezioneEspansa.aspx?EPID=2%7C1%7C0%7C0%7C0%7C111563%7C

domenica 5 giugno 2011

Origini di Mantova, e altre leggende e curiosità

02 Giugno 2011 - Società E Cultura


Mantova La città dei Gonzaga
di Ruggero Romeo

Mantova è una città di origine etrusca intorno alla cui fondazione si sono addensate diverse leggende. L’Indovino tebano Tiresia secondo la tradizione greca avrebbe avuto una figlia Manto che, fuggita da Tebe, sarebbe arrivata nel territorio palustre della nostra penisola ove avrebbe creato con le sue lacrime un lago dalle acque miracolose.
Infatti si tramanda che chi le beveva poteva diventare un profeta. Si aggiunge anche che Manto avrebbe sposato Tybris (il Tevere) con il quale avrebbe generato Ocno che sarebbe stato il fondatore della città cui avrebbe dato il nome di Mantua in onore della madre. Altri sostengono che il nome deriverebbe da Manth, uno degli dei etruschi.

La prima versione forse è la più credibile perché riportata nella Eneide di Virgilio, versione ripresa da Dante Alighieri nel XX Canto dell’Inferno nel quale il poeta, che insieme con Virgilio incontra gli indovini, fa una descrizione della zona in cui sorge Mantova. Comunque il centro etrusco ha il suo primo sviluppo nel VI secolo a.
C.. Nel 214 a.C. viene occupato dai Romani per essere poi saccheggiato da Alarico, conteso da Bizantini e Longobardi fino a passare sotto il dominio della Contessa Matilde di Canossa, la “Gran Contessa” (1046-1115) che è stata signora di vasti domini in Toscana, Emilia, Lombardia ed Umbria.

Matilde è stata una eminente figura della storia di quel periodo. Figlia ed erede di Bonario III, devotissima della Chiesa, ha avuto anche una parte cospicua nella storica “lotta delle investiture” fra Impero e Papato. Mantova si è poi costituita in Comune partecipando alle due “Leghe Lombarde” e respingendo in questo periodo gli assalti del feroce Ezzelino.

I Bonacolsi l’hanno tiranneggiata dal 1272 fino a quando è passata sotto il dominio dei Gonzaga (dal 1328 al 1707) cui deve la sua storia più gloriosa. Nel 1708 è passata sotto il Ducato d’Austria per essere poi coinvolta nel periodo napoleonico in tutte le vicende della Lombardia. Dal 1815 si è inserita nel Regno Lombardo Veneto e nel 1859 si è unita al Veneto per passare con quest’ultimo al Regno d’Italia nel 1866.

Prima di illustrare le bellezze architettoniche della città è interessante ricordare alcuni personaggi ad essa legati, fra tutti Virgilio nato nel 70 a.C. e la cui vita è sintetizzata nella frase “Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Partenope, cecini pasqua, rura, duces”. Fra gli altri menzioniamo Longino, martirizzato nel 37, Matilde di Canossa, già ricordata, Leon Battista Alberti, architetto e scrittore, Tito Speri, patriota, Jacquet da Mantova detto anche Jachet da Mantoue, compositore, Gilberto Govi, fisico e patriota, Publio Virgilio Marone, poeta, Gorni Kramer, compositore e Giulio Turcato, pittore.

Ma una delle vicende che ha coinvolto un gran numero di mantovani è stata quella tristemente celebre dei “Martiri di Belfiore”, una delle più nobili e sacre pagine del nostro Risorgimento. Nel Vallo o Spalto di Belfiore a Mantova sono stati infatti sacrificati moltissimi giovani congiurati che si opponevano all’Austria per tentare di realizzare l’Unità d’Italia dopo l’infelice epilogo della guerra del 1848-1849.
A Mantova in quel tempo facevano parte di queste società segrete fra gli altri Don Enrico Tazzoli, Montanari, Tito Speri e Grazioli che con tanti compagni sono stati impiccati proprio a Belfiore.

Ma per tornare a Mantova va detto che la città è ricca di monumenti insigni. Il Duomo, Cattedrale di San Pietro, risale al 1300 circa, è in stile romanico con aggiunte gotiche e sorge ove era stato eretto un tempio paleocristiano andato distrutto per un incendio. La ristrutturazione è stata fatta nel 1545 da Giulio Romano che in molti punti si è ispirato alle Basiliche Paleocristiane.
Qui è conservato sotto l’Altar Maggiore il corpo di Sant’Anselmo da Baggio, patrono della città.

Leon Battista Alberti ha progettato nel 1472 la Basilica di Sant’Andrea la cui ultimazione risale al 1530. La Cupola si deve a Filippo Juvarra mentre in una Cappella è stato inumato Andrea Mantegna. Giovan Battista Bersani ha progettato la Basilica Palatina di Santa Barbara commissionatagli dal Duca Guglielmo Gonzaga nel XVI secolo.
Va sottolineato che gran parte delle costruzioni monumentali di Mantova si devono a questa famiglia che ha sempre governato con capacità e discrezione.

La Chiesa più antica della città è la “Rotonda di San Lorenzo” realizzata durante il dominio della casa di Canossa nell’XI secolo. Essa dopo varie vicissitudini, è stata riportata agli antichi splendori su progetto di Leon Battista Alberti ed infine nella prima metà del XX secolo ha avuto la definitiva destinazione a Famedio dei caduti mantovani di tutte le guerre.
La Chiesa di San Barnaba è stata realizzata nel 1263, ma ha subito diversi interventi fino alla definitiva sistemazione nel 1737 ad opera di Antonio Galli da Bibbiena.

La Chiesa di Santa Maria del Gradaro, realizzata intorno al 1260 in stile romanico-gotico, è stata eretta nel punto in cui è stato martirizzato San Longino il Centurione Romano cui va il merito di aver portato a Mantova il preziosissimo sangue di Gesù che vi si conserva.

La Chiesa di Santa Maria della Vittoria è stata realizzata nel 1496 per celebrare il successo dei Gonzaga a Fornovo contro Carlo VIII. Questo sacro edificio conservava la “Madonna della Vittoria” di Andrea Mantegna che, trafugata da Napoleone, è oggi al Louvre.

La Chiesa di San Maurizio ha all’interno tele di Ludovico Carracci, di Geffels, di Denys e di diversi altri autori secenteschi. Moltissime altre Chiese sono state costruite nei vari quartieri della città che ha anche avuto la Sinagoga Norsa Torrazzo che dopo la demolizione è oggi stata ricostruita in via dei Govi perfettamente identica alla originale.

Molte costruzioni civili si possono ammirare in tutta Mantova fra le quali va citato il Palazzo Ducale che è il risultato dell’assemblaggio di molti edifici collegati fra loro che sono stati fatti realizzare per la maggior parte dai membri della famiglia Gonzaga. Federico II Gonzaga ha fatto costruire nel 1525 da Giulio Romano un prestigioso Palazzo destinato alla sua amante ufficiale e lo stesso architetto ha affrescato il Castello di San Giorgio mentre il Palazzo della Ragione è stato realizzato nel 1242 quando è stato Podestà Guido da Correggio mentre il Palazzo del Podestà detto anche “del Broletto” è stato realizzato su commissione di un altro Podestà, il Bresciano Martinengo.
La Dimora di Andrea Mantegna, nominato pittore di Corte da Ludovico Gonzaga nel 1457, sorge su di un terreno donato all’artista dallo stesso marchese. La Beata Osanna Andreasi ha abitato una casa costruita nel XV secolo in stile fancelliano. Una facciata in cotto con decorazioni di stile veneziano caratterizza la Casa del Mercante risalente al 1455 mentre al 1544 va datata la Casa di Giulio Romano (Giulio Pippi) portato a Mantova da Federico Gonzaga.

Altri edifici hanno avuto importanti progettisti, Palazzo Colloredo ristrutturato nel 1599 da Antonio Maria Viani, Palazzo Sordi dovuto al Fiammingo Frans Geffels che lo ha realizzato nel 1680 con un altorilievo di Giovanni Battista Barberini mentre Palazzo Valenti Gonzaga è un esempio di pregevole architettura barocca mantovana sempre a firma di Frans Geffels.

Diverse Torri arricchiscono la città, realizzate fra il 1200 ed il 1400, come pure Porte, Ponti e Teatri. Ne ricordiamo solo i nomi, il Teatro Scientifico dell’Accademia è stato realizzato nel 1769 da Antonio Bibiena con facciata del Piermarini, il Teatro Sociale di Luigi Canonica è stato inaugurato nel 1822, il Teatro di Corte dei Gonzaga inizialmente realizzato nel 1549, è stato ricostruito nel 1592 dopo essere stato distrutto da un incendio.


tratto da:
http://www.opinione.it/articolo.php?arg=14&art=102042

giovedì 2 giugno 2011

La Spezia Fantasy racconta leggende dal Garda

Sabato 4 e domenica 5 giugno 2011 a La Spezia Fantasy & Comics l’autrice Simona Cremonini con “Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda” (www.leggendedelgarda.com) è ospite della Festa delle Fate, presso lo stand del negozio Dejavu, e per la Serata delle Fate che si svolgerà sabato sera.

Un appuntamento in cui l'acqua dolce e ruvida del lago di Garda interseca l'acqua salata del Mar Ligure, per raccontare un piccolo scorcio di storia italiana intessuta di mitologia: una leggenda che verrà svelata durante l'evento collega infatti questi due territori.

Durante la giornata sono previste alcune letture e una presentazione del libro alle 17,00, mentre il sabato sera la magia de La Festa delle Fate si trasferisce in un antico borgo medievale per vivere un’incantevole serata in compagnia delle fate! Il programma prevede una cena con il piccolo popolo, tra dolci note soavi e un viaggio nella terra di mezzo raccontato da Roberto Fontana, con momenti dedicati alla scoperta della scrittura elfica e della lettura delle rune. A completare il quadro alcune leggende raccontate da Simona Cremonini.

La Serata delle Fate si svolgerà presso il ristorante “La locanda del viandante”, in piazza Regina Margherita - Vezzano Ligure (La Spezia ) - tel: 0187 994444, 0187 994725

L'evento Spezia Fantasy si tiene presso SpeziaExpò sabato e domenica.
Info su: http://laspeziafantasy.com/

La Spezia Fantasy & Comics è una rassegna a 360°: Editori della carta stampata, di video ma anche di comics e di giochi, editori di prodotti musicali ed audiovisivi, collezionismo, modellismo e tante tante mostre...