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giovedì 27 novembre 2014

Salizzole, i cacciatori di fantasmi raccontano le indagini


L'Arena
 giovedì 27 novembre 2014

SALIZZOLE
I «cacciatori»
di fantasmi
raccontano
le loro indagini

I lavori di restauro in corso al castello di Salizzole «risvegliano» i fantasmi. L'appuntamento per gli appassionati del mistero, e con le presunte entità che popolano il maniero del paese, è previsto per domani sera, alle ore 20.30, nella sala civica della fortezza medioevale. Il gruppo «Ghost hunters» di Verona presenterà gli esiti delle nuove indagini e rilevazioni compiute nel corso dell'anno all'interno del castello divenuto di proprietà comunale negli anni Ottanta. 
Dalle precedenti ricerche e dall'analisi delle registrazioni sonore eseguite dagli «acchiappafantasmi» veronesi erano emerse presunte voci, grida e rumori. Tutti fenomeni che farebbero supporre la presenza all'interno della fortezza, abitata da Donna Verde madre di Cangrande della Scala, di anime maschili e femminili vissute in diverse epoche storiche che vanno dal Medioevo sino al Novecento. Fenomeni interessanti che hanno portato il gruppo veronese ad effettuare ! ulteriori approfondimenti tra le stanze del maniero. Ora gli «acchiappafantasmi» sveleranno altri particolari e curiosità emersi dalle ricerche offrendo anche la possibilità di partecipare a un'esperienza di rilevazione tra le mura del castello utilizzando attrezzature altamente specializzate. L.M. 

sabato 15 novembre 2014

Leggende dal Garda a Verona: oggi alla Libreria Minerva



Dal lago di Garda a Verona e ritorno... attraverso vie misteriose e sconosciute!


Si parlerà di streghe, fate e personaggi magici sabato 15 novembre alle 17,30 alla Libreria Minerva di Verona (corso Porta Nuova 86) con l'autrice Simona Cremonini, che presenterà i suoi quattro libri di narrativa e saggistica sulle leggende del lago di Garda, con i quali ha ripercorso e narrato in una nuova veste storie ormai perlopiù dimenticate.
L'evento è inserito nel calendario del festival Spettacoli di Mistero 2014.

Racconti del fantastico, storie di un passato dipinto di miti, misteri, aneddoti incredibili e fatati, sono il filo conduttore che lega, a doppia corsia, le leggende narrate dalla tradizione popolare dei paesi e delle colline attorno al lago di Garda e la narrativa di Simona Cremonini, giornalista e scrittrice che, sull’antico “Benaco”, ha una seconda casa sia personale sia letteraria.

Nel 2012 l'autrice ha pubblicato il saggio "Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda" e l'antologia "I racconti fantastici del Garda"; nel 2013 il saggio "Misteri morenici"; nel 2014 "Garda Doble", quattro storie sul tema del doppio ispirate a leggende e storie del lago di Garda.

Per info: www.leggendedelgarda.com - info@libreriaminerva.org - Tel. 045/8003089.

I sussurri dei fantasmi a Isola della Scala


Isola della Scala, il fascino e la tradizione
del festival «Veneto, spettacoli di Mistero»


Novembre", in Veneto, si traduce solo con un'altra parola: "Mistero". 
Torna, infatti, l'ormai tradizionale Festival dedicato interamente ai luoghi leggendari e misteriosi della regione che, per tutto il mese, terrà banco dalle montagne alle coste, dai laghi alla laguna, dalle pietre dei borghi antichi ai marmi sontuosi delle città d'arte. 
L'edizione 2014 di "Veneto: spettacoli di Mistero" vedrà nelle piazze, nelle ville, le aie, i teatri, i castelli, i giardini, la rivisitazione delle antiche leggende del territorio, spesso provenienti direttamente dalla tradizione orale, in una infinita teoria di fascinazione e di scoperta. 
Promosso dalla Regione Veneto, il Festival del Mistero è organizzato dalle Pro Loco aderenti all'Unpli, che daranno vita ad oltre duecento eventi per rievocare  storie di streghe e di demoni, di folletti dispettosi e di fate generose, di antichi tiranni la cui vita sanguinaria è circonfusa di leggenda e di mille fantasmi pronti a essere evocati per raccontare i segreti più nascosti. 
A Verona il festival fa tappa a Isola della Scala domenica 16 novembre nello spettacolare scenario di Villa Boschi con una serata dal titolo "I sussurri dei Fantasmi di Villa Boschi". La visita teatralizzata si muoverà attraverso le sale di Villa Boschi (secc. XVI-XVIII) alla luce di sole candele; saranno rappresentate alcune fra le pagine più buie della storia isolana soffermandosi, in particolare, sul personale tormento dei protagonisti e delle loro anime dannate. Presenze inquietanti ed allestimenti saranno dislocati lungo il percorso. A condurre i drappelli dei visitatori sarà un essere dall'aspetto inquietante, capace di evocare i fantasmi. 
Un grande fuoco, alla fine, farà ricadere i fantasmi nell'oblio della storia.
 Organizza la Pro Loco di Isola della Scala in collaborazione con Compagnia dell'Arca, Comune di Isola della Scala, Villa Boschi. 
La manifestazione sarà supportata da una degustazione del prodotto tipico "risotto all'isolana" (con carne di maiale e vitello) accompagnato da vino del territorio veronese. Maestosa ed elegante, la villa si eleva a testimoniare la lunga storia dei nobili proprietari terrieri che l'hanno abitata e che da queste mura hanno governato le messi e i profitti delle immense coltivazioni circostanti. Una serata misteriosa con un fascino particolare. 

L'Arena 
sabato 15 novembre 2014 – INSERTI

martedì 1 luglio 2014

A Gazzo Veronese l'antica sagra del Ceson, tra storia e leggenda


L'Arena
giovedì 26 giugno 2014



A Gazzo l'antica sagra del Ceson


Torna puntuale, dal 12 al 16 agosto, la sagra de Ceson di S. Pietro in Valle di Gazzo Veronese, per festeggiare la Madonna Assunta, fra specialità locali e musica suonata da note orchestre di liscio. La sagra si tiene nei pressi della Chiesa Benedettina denominata "ceson", dove a Ferragosto si celebrano Messa e Processione dell´Assunta. Al “Ceson” è legata una singolare leggenda.
Presso la chiesa di S.Pietro in Monastero (nome ufficiale del Ceson) tra Tartaro e Tione, un tempo si estendeva un'insalubre palude da cui provengono tristi rintocchi di campane fantasma fin dai tempi dell'Impero Romano. La chiesa sarebbe stata costruita dove un tempo sorgeva la colonia romana di Gazza, o di Carpania, dove si idolatrava il dio Appo, raffigurato come un'onda incatenata che commemorava il lavoro fatto per erigere imponenti mura, con 100 torri, che proteggevano la località dalla minaccia delle gonfie acque del fiume e della palude.
I tristi suoni che sembrano rieccheggiare in precisi periodi, avrebbero annunciato la distruzione dell'antica cittadina di Carpania, invasa dalle acque e non più protetta dal simulacro del dio Appo, rubata dal principe locale. Questa è la leggenda, ma si udirà certamente il rintocco di una vera campana il giorno di Ferragosto, il più atteso della Sagra del Cesòn.

sabato 26 aprile 2014

Misteri e fantasmi al castello di Salizzole



SALIZZOLE

Serata
sui misteri
e le «entità»
del castello


Una serata dedicata ai misteri del castello con la presentazione ufficiale dei risultati delle indagini svolte lo scorso agosto dal gruppo «Ghost hunters Verona». Gli strani fenomeni rilevati all'interno della fortezza saranno illustrati, stasera alle 20.45, nella sala civica della fortezza. 
L'evento, organizzato dal Comune con l'associazione Donne della Pianura veronese, sarà articolato in diversi momenti relativi alla storia passata e presente del castello. Le sofisticate strumentazioni del gruppo dei «cacciatori di fantasmi» avevano rilevato voci, rumori e strane entità nella torre restaurata. Consentendo così di effettuare indagini dalle quali è emerso che tra le mura del castello vivrebbero alcune «anime» maschili e femminili collocabili in diverse epoche storiche, dal Medioevo alla prima metà del Novecento. La fortezza, secondo la leggenda dimora di Donna Verde da Salizzole, moglie di Alberto della Scala, è stata abitata ! fino agli anni Settanta ed è divenuta poi proprietà comunale negli anni Ottanta. L.M. 


(Arena di Verona, 26 aprile 2014)

mercoledì 8 gennaio 2014

Strane entità al castello di Bevilacqua, Verona


L'Arena
sabato 28 dicembre 2013 


BEVILACQUA. Presentati i risultati dell'indagine svolta nella fortezza dal «Ghost Hunter Padova»

Voci, tonfi e lamenti 
Strane entità al castello


Tonfi, rumori, lamenti e folate di aria fredda, ma anche voci elettroniche (in gergo tecnico Evp) con parole molto chiare come «foderasti», «non c'è», «ci provo» e «liberati». Queste sono solo alcune delle anomalie registrate dal «Ghost Hunter Padova» durante l'indagine al castello di Bevilacqua compiuta lo scorso 26 novembre. I risultati sono stati presentati in occasione della serata conclusiva del «Festival del mistero veneto», che ha richiamato nella fortezza numerosi visitatori. 
Per l'occasione, il pubblico ha potuto ascoltare alcune delle registrazioni Evp e metafoniche, conoscendo meglio l'attività del gruppo padovano, la strumentazione utilizzata e la metodologia di indagine. «La ricerca», ha spiegato Erica Turetta, uno degli investigatori, «si è svolta in due fasi. Inizialmente, abbiamo effettuato un sopralluogo nel castello col medianistra del gruppo Orazio Daniele. Il quale, senza saper nulla sulla storia della fortezza, ha percepito delle presenze in alcune stanze, che sono state poi oggetto della nostra indagine». L'indagine vera e propria è partita nella sala dispensa al piano terra, dove il sensitivo aveva avvertito la presenza di alcuni soldati tedeschi. E dove, effettivamente, nella seconda guerra mondiale i soldati nazisti radunavano i partigiani catturati: alcuni di loro erano stati anche uccisi in quella stanza. Qui è stato registrato l'Evp più rilevante e scattata l'unica foto della serata. 
«Mentre stavamo dialogando», ha proseguito Turetta, «si è intromessa nella nostra conversazione una voce maschile. Nessuno di noi l'aveva sentita sul momento, ma sembra inserirsi bene nell'argomento di cui stavamo parlando». La voce in questione pronuncia la parola «foderasti», facendo riferimento a qualcosa da nascondere o da foderare qualcosa. L'altra stanza analizzata è stata la sala amanuense, dove il medianista aveva percepito la presenza di guardie attorno ad un tavolo intente a discutere animatamente sulla difesa del castello. Anche qui è stato registrato un Evp in francese, «Mon frère», ed anche questo sembra inserirsi nella conversazione degli operatori, riferendosi al particolare che i passi uditi dal piano di sopra erano di persone in carne ed ossa. 
Ma la stanza dove si sono registrati i più significativi Evp è stata quella di Felicita Bevilacqua. «Qui, già dal sopralluogo, Orazio aveva sentito la presenza di una donna che gli aveva urlato in un orecchio», ha continuato Turetta. Durante l'indagine il sensitivo ha poi confermato la presenza di una donna in un angolo della stanza, attorno ai 40 anni, non molto alta e vestita di verde. Inoltre, la stanza gli appariva diversa da come è attualmente. «In questo locale abbiamo registrato numerosi Evp, frasi e lamenti principalmente, che sembrano provenire tutti da una voce femminile». 
L'indagine si è poi spostata nella chiesetta del castello dove, tramite un registratore, sono stati «fissati» sospiri e colpi. Per la prima volta, inoltre, è stata usata la metafonia, ossia la captazione, mediante l'uso di un registratore o di una radio su frequenze corte, di parole e frasi di senso compiuto non provenienti dall'ambiente circostante o da emittenti radiofoniche. «Entità» che, si suppone, provenienti dal mondo ultraterreno. «Abbiamo registrato una serie di risposte, sia di voci femminili che maschili», ha concluso Turetta. Tutti gli Evp e le registrazioni si possono ascoltare sul sito del gruppo www.gosthunterpadova.altervista.org

venerdì 19 luglio 2013

Le colline del basso lago di Garda si tingono di mistero


COMUNICATO STAMPA - Tornano i viaggi nel mistero locale della giornalista Simona Cremonini, che dopo la guida per viaggiare tra le leggende del lago di Garda propone per l’estate 2013 il nuovo “Misteri Morenici”: un viaggio nella fantasia popolare, fra i culti, i simboli, le storie fantastiche e le leggende che ancora oggi sedimentano lungo le colline moreniche del basso lago di Garda.
“Misteri Morenici” segna un percorso affascinante e inedito tra le province di Mantova, Brescia e Verona, narrando gli enigmi di quello che, come ricordato nel libro e in fascetta, il Solitro ha definito “il più vasto, perfetto ed ammirevole anfiteatro morenico, che vanti l'Italia”.


Medole, Cavriana, Solferino, Castiglione delle Stiviere, Montichiari, Lonato del Garda, Valtenesi, Desenzano del Garda, Lugana, San Martino della Battaglia, Pozzolengo, Peschiera del Garda, Ponti sul Mincio, Monzambano, Volta Mantovana, Guidizzolo, Valeggio sul Mincio, Castelnuovo del Garda, Sona, Custoza, Lazise: sono le tappe di questo tragitto mistico, a tratti esoterico, di cui si può andare alla scoperta con la nuova “guida del mistero”. La copertina è dedicata al Monte Corno di Desenzano del Garda, santuario naturale teatro di antichi culti di eco celtica.

Misteri Morenici, come spiega la quarta di copertina, è “Una passeggiata tra le colline moreniche del basso lago di Garda lungo le storie di spettri e fantasmi, mostri e animali simbolici, antichi culti mai sopiti tra religione celtica e cristiana, mitologia, streghe, creature fantastiche, fate, leggendarie città sommerse, tavolette enigmatiche, presenze infernali e trabocchi sulfurei”.

Il libro è edito da PresentARTsì, "bottega di prodotti culturali" di Castiglione delle Stiviere, che della stessa autrice ha pubblicato lo scorso anno i due fortunati libri precedenti “(I) racconti fantastici del Garda” e il saggio “Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda”, uscito in queste settimane nella versione inglese, nonché nel 2013 Il breve saggio “La paura danza in collina”, che attraverso un viaggio nel rapporto tra letteratura horror e collina completa idealmente Misteri Morenici.

I libri sono distribuiti presso la libreria Mr Libro di Castiglione delle Stiviere e nelle altre librerie e punti vendita indicati sul sito www.leggendedelgarda.com, nonché sulla pagina facebook di PresentARTsì.

Editor, giornalista, autrice di narrativa e di articoli su folklore e leggende, Simona Cremonini ha presentato racconti su e-book e pubblicazioni cartacee, tra cui tra i più recenti "Il gioiello di Crono" e “Storie di gente a pezzi” (Delmiglio Editore 2012), “La bottega dell’erborista” (Delmiglio Editore 2013). Piazzata in diversi concorsi letterari di genere, ha vinto l’edizione 2005 del Premio Akery, sezione horror.

Per acquistare  i libri e per informazioni: tel. 0376 636839 – associazionepresentartsì@gmail.com.

giovedì 11 aprile 2013

A Bevilacqua strani fenomeni al castello


L'Arena
domenica 07 aprile 2013


BEVILACQUA. Le anomalie sono state riscontrate al castello dal Gruppo investigativo attività paranormali di Roma 

Nebbiolina, impronte e rumori
Strani fenomeni nella fortezza

L'analisi del materiale raccolto  dai «cacciatori di fantasmi» con sofisticate strumentazioni ha rivelato anche voci e risate


In una stanza è apparsa improvvisamente una leggera nebbia mentre un'entità ha lasciato impronte su un tavolo. Ma si sono verificati anche rumori di sedie in movimento e voci elettroniche Evp - Electronic voice phenomena - che sembravano rispondere alle domande. Queste sono state le principali anomalie riscontrate al castello di Bevilacqua durante l'indagine effettuata lo scorso 23 febbraio dal Gruppo investigativo attività paranormali di Roma, con la partecipazione dei sensitivi Francesca Gargano ed Angelo Caregaro, del proprietario della fortezza Roberto Iseppi e di numerosi utenti collegati online via internet.
C'è voluto del tempo per analizzare dettagliatamente tutto il materiale raccolto in quella serata. «Innanzitutto abbiamo analizzato il video dell'indagine, visionando le immagini delle telecamere mobili e fisse a visione infrarossa, nonché quelle termiche» spiega Gian Paolo Peroni, fondatore del gruppo di Ghost hunters (cacciatori di fantasmi ndr) nato nel 2011. «Poi», aggiunge, «abbiamo esaminato i file audio raccolti con i registratori digitali ed il convertitore di ultrasuoni. Infine, sono state elaborate le foto scattate con le visioni ad infrarossi, ultravioletti e termiche». 

Due sono state le singolari manifestazioni riscontrate nel sopralluogo. La prima riguarda l'improvvisa nebbia creatasi all'interno della stanza sottostante alla camera da letto della contessa Felicita Bevilacqua, che è stata confermata dal rilevatore di umidità, il quale ha avuto una netta impennata verso l'alto. Le rilevazioni eseguite con la griglia laser, la termocamera ed i termometri laser non hanno segnalato però alcun movimento anomalo, mentre nei filmati compare solo una lieve foschia. L'altra anomalia riguarda le tracce termiche lasciate sul tavolo della stanza della musica, come se qualcuno o qualcosa si fosse appoggiato: tracce non riconducibili comunque ad una mano umana.

Dall'analisi degli Evp, invece, sono emerse ben due anomalie: una registrata nella stanza da letto della contessa, l'altra nella sala della musica. «La prima, molto facile da ascoltare», riferisce Peroni, «sembrerebbe la risata di un bambino». «La seconda, invece, ha volume e nitidezza minori rispetto alla prima, ma ad un attento ascolto, pur non riuscendo a ricostruire parole di senso compiuto, sembrerebbe essere la risposta ad una nostra domanda precisa su come mai il castello fu conquistato molte volte dai nemici».
In conclusione, dopo aver analizzato tutto il materiale raccolto, non si può dire con certezza se il castello sia abitato dalle anime di Felicita, di Alessandro Bevilacqua, di altri componenti della famiglia o di soldati caduti in quei luoghi. Tuttavia, «i risultati dell'indagine inducono a ritenere che qualcosa di anomalo accade realmente all'interno del castello, sebbene non si possa parlare di infestazione». «Sicuramente la struttura», a detta dei Ghost hunters romani, «è un luogo interessante dove sarebbe il caso di svolgere ulteriori ricerche». 

mercoledì 27 febbraio 2013

Il pittore della leggenda del Palazzon di Sorgà


L'Arena
mercoledì 27 febbraio 2013


SORGÀ. Olirco Bozzini si è diviso per anni tra la sua officina e i pennelli 

Meccanico di giorno
e pittore naif di notte

In uno dei quadri premiati in importanti concorsi ha raffigurato anche la leggenda del «Palazzon»

Una vita intera da meccanico ma con una grande passione: la pittura. Olirco Bozzini, classe 1948, pensionato, non ha mai frequentato accademie o scuole d'arte ma si è lasciato guidare dalla passione per la pittura semplice, meglio conosciuta come naif, che è diventata famosa con l'altrettanto celebre Antonio Ligabue, precursore italiano di questa tecnica pittorica. Nelle scorse settimane, il nostro meccanico-pittore è balzato agli onori della cronaca quando una troupe televisiva ha girato un documentario sulla leggenda che circonda il «Palazzon del diàlo». 

Infatti, attorno alla storia sul diavolo che avrebbe abitato l'antico palazzo, Olirco ha illustrato in un suo dipinto una delle tante versioni popolari che circolano in paese. Il dipinto, regalato ad un amico, lo realizzò nel 1982 e, in quello stesso anno, fu premiato ad un concorso nazionale che si tenne ad Arona, sul Lago Maggiore. «Ho cominciato da ragazzo a fare il meccanico con mio padre», racconta Olirco, che abita in centro a Sorgà, proprio sopra la sua officina. «Di giorno aggiustavo auto e motori mentre di sera, dopo cena, magari anche fino all'una, mi ritiravo in una stanza a dipingere». Olirco ricorda che il suo primo dipinto è stato il ritratto della nipote Livia, nei primi anni Settanta. 

«Dipingevo di notte per rilassarmi ma anche perché era il momento della giornata in cui c'era il massimo silenzio e riuscivo a concentrarmi. Non si deve dimenticare che il pittore naif lavora parecchio di fantasia. Ero un autodidatta ma mi aiutò molto un caro amico, Roberto Paparini, che aveva frequentato la scuola d'arte a Mantova. Mi insegnò le tecniche della pittura che poi negli anni ho affinato». I soggetti ritratti in un centinaio di quadri sono di fantasia ma riprendono anche la vita del paese: dai bozzetti per i presepi viventi alle feste sull'aia. I quadri prodotti in 40 anni, tranne quei pochi appesi alle pareti di casa, li ha regalati. Negli anni '70, il periodo di maggior produzione, Bozzini ha partecipato a diversi concorsi e mostre, non solo in Italia, a Venezia, Como, Ciano d'Enza, Genova, ma anche a Parigi insieme a famosi pittori naif come Gino Covili, Antonio Donati, Brenno Benatti. «Nel 1975», ricorda Olirco «alla mostra dedicata ai pittori naif italiani di Genova, tra le 200 opere esposte ne furono scelte 40 da inviare al Salone delle Nazioni a Parigi: tra queste c'era anche un mio dipinto».  

lunedì 25 febbraio 2013

Cacciatori di fantasmi al castello di Bevilacqua


L'Arena
venerdì 22 febbraio 2013


BEVILACQUA. Dopo il Palazzon del diaolo, un altro gruppo di esperti verificherà se vi siano « anime» nel maniero 

I «ghost hunters» al castello
alla ricerca della bella Felicita

Anche questo team, come quello che esplorò le segrete della villa di Sorgà userà speciali strumenti di rilevazione e resterà in contatto chat con chiunque lo voglia


Lo hanno confermato i proprietari, lo hanno assicurato i sensitivi ed alcuni ospiti hanno dichiarato di averle addirittura viste.
All'interno delle mura del Castello di Bevilacqua vivrebbero numerose «anime» e, ogni tanto, si divertirebbero pure a fare qualche dispetto come spegnere e riaccendere le luci, camminare nelle stanze vuote oppure aprire le finestre dei balconi in piena notte. Nessuno, però, è mai riuscito a dare una prova tangibile della loro esistenza.
Questo mistero avrà presto fine perché domani, dalle 22, all'interno del Castello si svolgerà il sopralluogo del Gruppo investigativo attività paranormali di Roma. I Ghost hunters (letteralmente «cacciatori di fantasmi», com'è chiamato chi si occupa di questo tipo di indagini) cercheranno le eventuali anomalie del luogo dando, innanzitutto, una spiegazione logica agli eventi e, nel caso questa non venga trovata, documenteranno gli accadimenti nel modo più chiaro possibile per poi analizzare il materiale raccolto.
Attivo dal 2011, il gruppo di Roma ha svolto numerose indagini in tutta Italia, sia in castelli ed edifici storici che in abitazioni private e fa parte dell'associazione italiana Ghost Hunting, che riunisce i team nazionali più seri ed attivi di Ghost hunters.
«La maggior parte del tempo, un ghost hunter lo impiega nella ricerca di luoghi interessanti nei quali poter svolgere le indagini», spiega Gian Paolo Peroni, fondatore del gruppo. «Monitoriamo, regione per regione, i luoghi menzionati in storie e leggende locali, seguendo anche le segnalazioni che ci giungono sul nostro sito. Nel caso di Bevilacqua abbiamo letto delle leggende riguardanti la contessa Felicita e dello spirito inquieto di Alessandro Bevilacqua».
L'attrezzatura utilizzata per l'indagine sarà tecnologicamente all'avanguardia.
«Ci avvarremo di telecamere ad infrarossi e ad ultravioletti, fisse e mobili, per riuscire a monitorare gli ambienti del castello con un campo visivo maggiore rispetto all'occhio umano. Verrà utilizzata una termocamera di ultima generazione per effettuare riprese e fotografie termiche che esalteranno eventuali fonti di calore difficilmente percepibili. Inoltre, verranno utilizzati sensori di movimento, rilevatori di campi elettromagnetici, misuratori di vibrazioni, registratori digitali e rilevatori di ultrasuoni», ha proseguito Peroni.
L'approccio utilizzato nel ghost hunting è quello di instaurare un vero e proprio dialogo con le eventuali entità. «Non esiste un manuale di istruzioni da seguire alla lettera, non c'è un approccio giusto o sbagliato. Noi cerchiamo di approcciarci alle eventuali entità, analizzando i loro comportamenti tenuti nella vita terrena, come il carattere, i modi di fare e i modi di rapportarsi agli altri, rispettando comunque un mondo che a noi ad oggi è ancora poco conosciuto».
L'indagine non sarà aperta al pubblico, ma sarà possibile assistere online sul sito www.giaproma.it alla voce «giap live» dove, attraverso la chat, si potrà anche interagire con i ghost hunter esprimendo le proprie opinioni, domande, consigli e anche critiche. La chat sarà monitorata in tempo reale da una persona del gruppo, che comunicherà le segnalazioni agli altri membri. 


lunedì 28 gennaio 2013

Al Palazzon del diavolo un neonato sepolto


L'Arena
venerdì 25 gennaio 2013



SORGÀ. Emergono altri particolari sulle «presenze» all'interno della villa, di recente studiata da un gruppo di esperti

«C'è un bambino appena nato
sepolto al Palazzon del diaolo»



Onelia Foroni Recchia, sensitiva di Verona, visse dai 13 ai 18 anni nell'edificio e da subito avvertì «il dolore degli spiriti rimasti lì»

Se fosse un'indagine poliziesca, si direbbe che cominciano ad emergere sempre più particolari sul mistero delle presenze al «Palazzon del diaolo» di Sorgà. In realtà, a mano a mano che se ne parla, spuntano testimoni che per tempo si sono tenuti per sé i segreti scoperti nella villa perché, si sa, di queste cose - di persone morte che «vivono» in una casa - non solo non è facile parlarne, ma lo scetticismo mette in difficoltà gli stessi che hanno vissuto queste esperienze «paranormali». Il loro non è un mestiere, ma una capacità di captare e sentire che qualcuno possiede ed altri no.
La signora Onelia Foroni Recchia è una deliziosa e sorridente signora di 86 anni che «vede» le anime fin da quando era piccolissima. E, ancora oggi, è in contatto con esse, anzi, sono loro che la chiamano, dice. «Non evoco i defunti», precisa, «sono loro a presentarsi a me». In comune con altri sensitivi, anche le visioni della signora Foroni sono iniziate nell'infanzia e non l'hanno spaventata affatto. Da piccola giocava con i «bambini che arrivavano attraverso i muri», racconta, «poi mia nonna, anche lei medium, mi chiamava per la cena e mi diceva che era ora che li mandassi via e andassi a tavola». 
Poi di anni ne sono passati, ma non è mai passato, in lei, il suo straordinario senso percettivo.
Dai 13 ai 18 anni, Onelia Foroni dovette scappare dalla sua casa di Verona perché la città era assiedata dalle bombe della seconda guerra mondiale; si rifugiò nelle pertinenze della villa dei conti Murari-Bra, dove lo zio lavorava come fattore. «Avevano ampissimi possedimenti», racconta la signora, «e già allora c'era la diceria che il palazzon fosse abitato da spiriti. Un giorno sentii una fortissima negatività pervadermi: era dolore, e proveniva dal palazzo. Non vi entrai, però: allora la mia unica preoccupazione era partire prestissimo la mattina in bicicletta per andare a lavorare a Verona, come sarta, e tornare la sera».
Finché un giorno, inaspettatamente avvenne una rivelazione sul luogo dove era vissuta durante l'adolescenza: «Successe durante una seduta: un'entità mi disse che sapeva che avevo abitato accanto al palazzon del diaolo dai 13 ai 18 anni, e che lì dentro era stato sepolto un bambino appena nato. Quella villa è piena di presenze e stanno male, ecco perché sentii tutto quel dolore provenire da essa, perché queste anime non si rendono conto di essere morte, sono bloccate dentro se stesse, non hanno preso coscienza di sé e non si sono sciolti i sette corpi astrali che hanno ricevuto al momento della nascita di ognuno di noi. Quando si muore», spiega la sensitiva, «si perdono via via i sette corpi, senza sofferenza, ma se il decesso è violento, improvviso, questo processo può non avvenire o avvenire con molta lentezza, durare decenni. C'è da sperare, ma dubito, che quel neonato fosse già morto quando venne sepolto nel palazzo. Di certo è lì da almeno 100 anni. A mio parere, e per quello che ne so io, togliere la vita a un bambino è uno dei delitti più efferati e non solo per come lo percepiamo oggi in senso morale, ma perché prima che ognuno di noi nasca, gli «enteli», entità dell'altro mondo, preparano con cura la discesa dell'anima sulla terra e mostrano come sarà tutta la sua vita».
«Per esempio», prosegue per spiegare meglio una materia non così facile da accettare razionalmente, «se dei ragazzi muoiono in incidenti stradali, quasi sempre succede che loro non si accorgono di essere morti e credono di sognare, pensano di essere vivi: per questo certe presenze si comportano esattamente come quando erano in questo mondo».
Ma, al «palazzon» c'è il diavolo, come tramanda la leggenda? «No, non c'è il diavolo. Nell'aldilà c'è solo amore. Me lo dicono tutti, per primo mio marito, che mi sta sempre accanto dal giorno in cui morì. Mi ha parlato a lungo, dopo il suo funerale, e anche mio figlio, che morì a 21 anni in un incidente di moto».
A parlare con Onelia, la paura delle paure o, almeno, la più diffusa tra gli esseri umani - quella della morte - si dilegua. Secondo la sensitiva ci aspetta non solo un posto «pieno di amore ma anche un ritorno in terra, sotto altro aspetto o anche sesso. Ma questo non avviene subito, può capitare anche dopo decenni».
Di pre-visioni, la signora Onelia ne ha avute parecchie, insieme ai contatti con l'aldilà - uno fra tutti, con Dante Alighieri che a lungo le spiega quanto fosse innamorato di Beatrice ma, sposato, non osò mai toccarla - come quella dell'appartizione della sua casa, fin nei minimi particolari, e prima che fosse costruita.  

giovedì 17 gennaio 2013

Sorgà, gli spettri del Palazzo del Diavolo


L'Arena
mercoledì 16 gennaio 2013 


SORGÀ. I «Ghost Hunters Team» sono rimasti esterrefatti per il gran numero di «presenze» che sono state rilevate al «Palazzon del diaolo»

«Uno spettro della villa ci ha parlato»

Il gruppo di esperti, oltre alle voci femminili in coro che provenivano dal pozzo, hanno avuto risposta da un certo Alfio: sarà il parroco della leggenda?

Del diavolo - che dà persino il nome al luogo - non hanno trovato traccia. Eppure dal «Palazzon del diaolo» sono usciti loro stessi esterrefatti. Si aspettavano, certo, di trovare «qualcuno», delle presenze, forti anche delle testimonianze arrivate da Sorgà su fenomeni strani che accadevano sia dentro la villa che nelle case accanto ad essa. Sapevano insomma, ma non che ci fossero così tante presenze e per giunta misteriosissime.
Mentre nel castello di Bevilacqua i fantasmi che si sono manifestati sia ai proprietari che agli ospiti del relais sono noti e appartengono alla nobiltà che viveva nel maniero, non così facile sarà comprendere chi siano coloro che hanno parlato con i «Ghost Hunters Team», gruppo di esperti che sono stati al palazzo di Sorgà a raccogliere elementi.
Quella più inquietante è senza dubbio la risposta che una di queste presenze ha dato agli appassionati di ricerche sul paranormale: «Noi poniamo sempre domande, quando gli strumenti registrano qualcosa che può essere una voce», dice infatti il sensitivo di Milano, Daniele Piccirillo, «chiediamo chi sia a parlarci. E quella sera abbiamo ottenuto un nome: Alfio. La risposta è stata udita da tutti noi. Al pari dei cori di canti sacri che venivano dal pozzo: voci femminili. Ma il vero mistero rimane quest'uomo che non si sa, per ora, chi sia».
Mirko Barbaglia, il responsabile del gruppo, conferma: «Non sappiamo chi sia, se sia il parroco di cui parla la leggenda, che tentò di riportare i fedeli in chiesa, sulla retta via, anziché partecipare a riti orgiastici e festini nel palazzo. Verranno condotte delle ricerche storiche, così sapremo chi fosse Alfio».
Ma altre risposte sono arrivate, inaspettatamente numerose, dalle segrete e dalle soffitte del Palazzo del diavolo: «Abbiamo ricevuto anche specie di minacce: qualcuno ha gridato chiaramente "andate via di qui", un altro ci ha insultati, ma non possiamo riferire come», prosegue Barbaglia, «e comunque i canti che arrivavano dal pozzo sono durati moltissimo, almento un quarto d'ora. Siamo entrati, ma a orecchio nudo non si sentiva nulla. Questi fenomeni si chiamano metanofonia e sono ultrasuoni che si possono percepire solo con particolari strumenti».
Questo per quanto riguarda le «voci». Ma non è tutto, perché nel palazzo si è verificato un altro fenomeno misterioso: «Ad un certo punto si è alzata una palla di luce che ha fluttuato sopra il pozzo, evidentemente delle anime che volevano manifestare la loro presenza», dice Piccirilli. Senza contare altri segnali, come dita che picchiettavano sul microfono, passi, e, infine, addirittura dei tentativi di «sabotaggio»: «Avevamo posizionato un microfono con l'asta stretta a mano. Per due volte lo abbiamo trovato completamente girato e non c'era assolutamente nessuno».
Ora ogni registrazione, sia su pellicola - per ora pare che nulla si sia impresso sulle foto - che su supporto audio, sarà inviato ad esperti che sanno come sviluppare ed interpretare correttamente ogni segnale catturato. 
«È certo che torneremo, questa primavera», dicono sia Piccirilli che Barbaglia, «perché c'è ancora molto da scoprire, da fare, lì dentro. Ma lo faremo in sordina per avere tutta la tranquillità necessaria per le nostre ricerche». 



«Scettica ma ho assistito
io stessa a tanti eventi»

Il padre è scettico, la figlia anche, ma non può proprio dire che non esista nulla. Giacomo Murari Bra, proprietario del «palazzon», proprio non ci crede ai fantasmi nella villa: «Sono totalmente scettico. Basta leggersi cosa dice il Comitato di controllo delle attività paranormali: niente è mai stato provato scientificamente. Non è la prima volta che vengono fatte ricerche di questo tipo qui. A parte questo gruppo di ragazzi che mi parevano più seri degli altri, c'è un sacco di gente scombinata che viene in villa: traccia la posizione delle stelle sul pavimento, fa riti. Ma non succede nulla. Anzi, dal 1993, da quando una parte del palazzo è stato concessa all'associazione Amici dei Nomadi, secondo me, se anche gli spettri c'erano, se ne sono andati tutti: hanno sentito il profumo del risotto col tastal e via». 
Ma mentre Murari Bra se la ride sotto i baffi, la figlia Caterina, 20 anni, studentessa, è incredula: da una parte non crede, ma dall'altra vede e sente. «Sì. Ho assistito personalmente a dei fenomeni che non si spiegano, in casa mia, vicino al palazzo», racconta la giovane. Ad esempio? «Eravamo in cucina io e mia madre e la ciotola del cane si è spostata da sola. Poi, una sera che era con noi il mio fidanzato, successe che perse le chiavi della macchina: non si trovavano e ad un certo punto caddero da soffitto. Ad un mio amico è uscito improvvisamente il portafoglio dalla tasca, senza che lui si fosse mosso».
Caterina ci è abituata. «Non ho affatto paura», dice la studentessa, «sono cose che succedono a casa mia e anche in altre case qui vicino. Essere un po' scettici va bene e pure non avere paura, anche se c'è qualcuno che invece si prende dei bei spaventi: molti gruppi si riuniscono per sedute spiritiche e ne escono davvero impressionati», conclude Caterina.D.A.  

Canti di fantasmi nel Palazzo del Diavolo


L'Arena
martedì 15 gennaio 2013 


SORGÀ. Il gruppo ufficiale di ricerca sul paranormale della trasmissione «Mistero» nell'edificio «dedicato» al diavolo

I ghostbuster sentono cantare
nei sotterranei del «Palazzon»

Il «Ghost Hunters Team» ha rilevato cori sacri e una forte attività elettromagnetica Il sensitivo in «stato di disagio»

Nei sotterranei del «Palazzon del diàolo» sono stati rilevati canti corali, simili ai canti gregoriani che si sentono cantare nelle chiese e una forte attività elettromagnetica. 
È questo il primo risultato delle ricerche effettuate sabato notte dal gruppo comasco «Ghost Hunters Team», gruppo ufficiale di ricerca sul paranormale della trasmissione televisiva «Mistero» di Italia 1, coordinato da Mirko Barbaglia. «Abbiamo iniziato le ricerche verso le 20,30 terminandole poco prima dell'una di notte, sia nei sotterranei sia nel sottotetto. Specialmente nei sotterranei abbiamo riscontrato una forte attività elettromagnetica di fatto inspiegabile non avendo riscontrato la presenza di fonti artificiali elettriche nel luogo», racconta Barbaglia.
Successivamente, il fonico Fulvio Caimi ha posizionato dei microfoni panoramici sull'anello sommitale del pozzo «rasadòr». 
«Da questi microfoni, attraverso le cuffie, si sono sentiti, per qualche tempo, dei canti corali, simili ai canti gregoriani che si sentono nelle chiese», continua il coordinatore del gruppo di ricerca. «Siamo subito usciti all'esterno del palazzo per verificare che non ci fossero magari una radio o altri apparecchi che emettessero quei canti. All'esterno, nell'oscurità, il silenzio più assoluto circondava il palazzo. Si tratta di suoni o rumori che le nostre orecchie non avrebbero potuto percepire facendo essi parte degli infrasuoni e degli intrasuoni». 
Per quanto riguarda invece le immagini registrate e le foto scattate con strumenti a raggi infrarossi e ultravioletti, «a una prima analisi superficiale, non abbiamo riscontrato alcuna figura», osserva il responsabile del gruppo Ght. «Le foto saranno comunque inviate a Torino dove un esperto del settore che ci coadiuva nelle ricerche, Alessandro Cercara, le analizzerà approfonditamente nei suoi laboratori e ci darà una risposta». Brabaglia sottolinea che tutti i partecipanti alle operazioni di ricerca, durante la registrazione dei canti e dei rumori con le apparecchiature, in contemporanea hanno percepito delle strane sensazioni. 
«Dall'inizio fino alle 22,30, provammo delle sensazioni assai strane che è difficile descrivere: uno stato di disagio confermato anche dal nostro sensitivo Daniele Piccirillo. Tutto è sparito quando anche gli apparecchi hanno smesso di registrare i fenomeni». 
Nel pomeriggio sono accorsi a Sorgà numerosi ragazzi e ragazze, giovanissimi, non solo del luogo ma provenienti anche dai paesi limitrofi, oltre a diversi adulti, per assistere alle operazioni di ricerca dei fantasmi, che si dice lo abitino. Per la cronaca l'unica presenza accertata e reale è quella del club «Amici dei Nomadi» che ha la sua sede al piano rialzato dell'edificio cinquecentesco. 
Le operazioni sono iniziate con il volteggiare in cielo di un piccolo «drone», munito di telecamere, per riprendere dall'alto la scena entro la quale si inserisce il «palazzon del diàolo» per introdurre il servizio televisivo incentrato appunto sulla ricerca dei fantasmi. 
È stata l'unica operazione cui la gente ha assistito, rimanendo alla fine delusa. La delusione è presto chiarita. Le ricerche con i rilievi strumentali per captare rumori dovevano essere eseguite dopo le 20, col calar delle tenebre, a porte chiuse. Questa scelta, se da un lato ha aumentato l'alone di mistero che circonda il luogo, dall'altro ha una spiegazione, diciamo così, pratica. 
«Non è che i fantasmi o le loro “voci” si manifestino solo durante le ore notturne com'è nell'immaginario collettivo», osserva Barbaglia. «Semplicemente dobbiamo operare a porte chiuse e di notte perché le interferenze di rumori esterni sono ridotte la minimo e si evitano così sovrapposizioni nelle registrazioni che potrebbero falsarle». 
Le operazioni tecniche per registrare suoni, presunte voci e rumori, sono state effettuate da Fulvio Caimi, di Milano, fonico di professione, collaboratore esterno del gruppo comasco che utilizza dei microfoni panoramici a bassa frequenza e tutto il materiale viene salvato su una multitraccia digitale. 
Caimi aggiunge che il tutto verrà poi analizzato con appositi filtri mettendo in rilievo le frequenze che possono contenere una voce o un rumore. Alla fine i rumori ed i suoni eventualmente percepiti saranno catalogati come Evp (Electronic voice presence). 
Alle ricerche ha partecipato anche un sensitivo, Daniele Piccirillo, per scoprire se ci sono fenomeni paranormali o di magnetismo. Tra gli strumenti usati anche telecamere a raggi infrarossi e macchine fotografiche a raggi ultravioletti per «immortale» eventuali figure di fantasmi non visibili dall'occhio umano. 



LE CREDENZE. Molte le versioni tramandate. In comune pianti e urla provenienti dall'edificio

Secondo la leggenda Belzebù
nel '600 abitava quelle stanze

Fu cacciato dal parroco che benedì la casa durante una festa satanica

Il tentativo di svelare i misteri della leggenda secolare sul «palazzon del diàolo», messo in atto, sabato notte, dal «Ghost Hunters Team», ha un precedente amalogo. 
Il 4 novembre 2012 il gruppo «Hespery Crew», effettuò delle ricerche i cui risultati si possono vedere in un breve filmato messo in rete. Ma perché si chiama palazzo del diavolo? E qui nasce la leggenda che il maestro Renzo Colombini, morto nel 1966, appassionato di chiromanzia, astrologia, filosofia, parapsicologia, ipnotismo, scrisse e pubblicò sui «Quaderni di vita veronese», nel 1949, una raccolta di leggende popolari della Bassa veronese. 
Si racconta infatti che nel '600 il palazzo fosse sprofondato dopo che il parroco dell'epoca, alla testa di una processione di fedeli oranti, si recò davanti al palazzo durante lo svolgimento di una festa satanica, cospargendolo di acqua santa, con la benedizione, per scacciare appunto il diavolo che, secondo la credenza popolare, lo abitava. L'operazione ebbe l'effetto sperato tanto che il palazzo addirittura sprofondò di un piano. I fantasmi che la gente credeva lo abitassero, i pianti, le urla che si diceva si sentissero di notte, avevano una giustificazione molto più banale, come la storia del pozzo «rasadòr» (tagliatore), un pozzo che si trova nei sotterranei, ora riempito di terra, sul cui fondo si diceva ci fossero delle lame che tagliavano a pezzi chi vi veniva gettato dentro. 
«Poiché il palazzo fu costruito per conto del mago De Bursis», spiega Giacomo Murari Dalla Corte Bra, «si racconta che i nemici del mago venissero uccisi gettandoli nel pozzo “rasadòr” che però non risulta avesse delle lame». Ma circola anche un'altra versione della leggenda, stavolta illustrata in un quadro naif. A «raccontarla» con il pennello un pensionato sorgarese, Olirco Bozzini, ex meccanico, pittore naif da oltre 40 anni, che nel lontano 1982 ritrasse, in un quadro, le fasi salienti della misteriosa storia popolare. 
«Con quel quadro vinsi anche un premio a un concorso per pittori naif ad Arona, sul lago Maggiore», ricorda con orgoglio. Sottolinea subito che la sua versione della leggenda si discosta da quella scritta dal maestro elementare Renzo Colombini. Infatti Bozzini ricorda che, da ragazzino, sentiva raccontare la storia del parroco di Sorgà dell'epoca, agli inizi del 1600, che decise di benedire il palazzo dei Conti Murari Dalla Corte Bra, che si diceva fosse abitato dal diavolo, perché ormai i suoi parrocchiani non andavano più in chiesa ma correvano a frotte nel palazzo dove Belzebù organizzava, evidentemente gratis, orge e riti satanici con vergini pulzelle che poi uccideva gettandole nel famoso pozzo “rasadòr" e prendersi le loro anime dannate. Nel dipinto di Bozzini si vede infatti il prete seguito non da una processione di uomini e donne oranti, come raccontato dal maestro Colombini, ma soltanto da due donne, e lui (il prete, ndr) che benedice il demonio con una croce e non con l'aspersorio. Inequivocabili si vedono i segni della vendetta luciferina: fulmini che colpiscono il campanile della vicina chiesa parrocchiale, distruggendolo, e il palazzo, che poi sarebbe sprofondato, dove si notano giovani fanciulle nude che tentano di entrarvi: chi dalla porta principale, chi usando addirittura delle scale a pioli per accedere ai piani superiori, tutte ansiose di partecipare alle orge sataniche. Insomma un assalto per entrare nel palazzo dei peccati e della lussuria sfrenata. Con questa nuova versione il mistero del “palazzon del dialo” continua. Un mistero avvolto nella leggenda che, dopo tutto, ai sorgaresi forse non dispiace che rimanga tale a meno che i risultati delle ricerche del “Ghost Hunters Team" non riescano a metterci, una volta per tutte, la parola fine. 
Ma, a quanto sembra, il mistero continua. LI.FO. 

domenica 13 gennaio 2013

La vecchia brucia in Piazza Bra a Verona


L'Arena
lunedì 07 gennaio 2013


FIAMME IN BRA. Le «falive» vanno verso Garda, grande folla in piazza ad ammirare l'antico rito propiziatorio di buone nuove

Il falò in Bra allontana
le negatività del 2012

Migliaia di persone davanti all'Arena. Il rogo accompagnato prima dai tamburi e poi dalle note del compositore Vangelis



Brucia, vecchia, brucia. Bruciano con te le preoccupazioni, le cose non dette, quelle fin troppo dette. Le aspettative disilluse, i dolori provati, le paure patite.
Scalda fuoco, scalda. Gli animi pietrificati dalla sofferenza, dai patimenti. E purifica, purifica dalle cattiverie, dalle malattie, da questa crisi che non lascia il nostro Paese.
Quanti pensieri sono volati in alto ieri pomeriggio alle 18, quando la pira costruita in piazza Bra ha preso fuoco. Prima la luce dei fuochi attorno a illuminare la scena, poi il castello, dato alle fiamme dal cuore, fino a lavare per decine di metri le fiamme. E il tepore delle fiamme a riscaldare le migliaia di persone arrivate in Bra per tradizione, per scaramanzia, perchè sì l'Epifania che «tutte le feste si porta via», si porti via con sè tutto quello che dell'anno appena passato non ci era proprio piaciuto.
Prima i tamburi, a ritmare quei guizzi rapidi, i crepitii, poi, quando le fiamme erano alte imponentissime e quasi spaventose, ecco partire la musica, (grazie ad Eventi) del grande compositore Vangelis con la colonna sonora del film «1492 la conquista del paradiso», che narra del viaggiatore Colombo verso le Americhe. Lui ha conquistato il nuovo mondo. A noi basterebbe migliorare quello in cui viviamo.
Un tempo erano campanacci, latte, trombe, ferri e catene, si faceva un rumore assordante per spaventare gli spiriti maligni che si aggiravano per i paesi e le campagne. Per cacciarli via per sempre, restituendo pace agli uomini. I cacciatori sparavano in aria tanti colpi di fucile, perché colpissero direttamente il cuore delle streghe, sperando di liberarsi una volta per tutte della loro presenza. Quando le fiamme avevano bruciato la cattiva Befana e si spegnevano lentamente, si diceva che, morta la crudele vecchia, da quel rogo rinascesse finalmente la Befana buona, portando un gran regalo per tutti.
Nel Medioevo, periodo ricco di racconti demoniaci e di magie, si dava molta importanza al periodo compreso tra il Natale e il 6 gennaio, un periodo di dodici notti dove la notte dell'Epifania è anche chiamata la «Dodicesima notte». È un periodo molto delicato e critico per il calendario popolare, è il periodo che viene subito dopo la seminagione; è un periodo, quindi, pieno di speranze e di aspettative per il raccolto futuro, da cui dipende la sopravvivenza nel nuovo anno. La festa della Befana ha origine da antichi elementi folclorici pre-cristiani, recepiti ed adattati dalla tradizione cristiana. In particolare questa figura è probabilmente da connettere a tradizioni agrarie pagane relative all'inizio dell'anno. In tal senso l'aspetto da vecchia sarebbe da mettere in relazione con l'anno trascorso, ormai pronto per essere bruciato per "rinascere" come anno nuovo.
Ieri sera le «falive» sono andate verso ovest, verso Garda.
«Se le falive va al garbin, parécia el caro pa 'ndare al mulin. Se le faìve va a matina, tol su el saco e va a farina. Se le faìve va a sera, la poenta impiega la caliera», recita un vecchissimo proverbio. Che sia per tutti un anno migliore. 

Al Palazzo del Diavolo gli esperti di fantasmi a Sorgà


L'Arena
venerdì 11 gennaio 2013

SORGÀ. Nell'edificio abbandonato entra il «Ghost hunter team» con attrezzature in grado di rilevare presenze strane

Nel «palazzon del diaolo»
arrivano gli esperti di fantasmi

Dopo alcune segnalazioni mirate la trasmissione tivù «Mistero» vuole documentare i fenomeni che si verificano nella villa

La Bassa terra di fantasmi? Se il primo esperimento di ricerca di anime di defunti, eseguito a novembre al Castello di Bevilacqua, ha confermato che nel maniero è rimasto, con somma gioia, lo spirito della contessina Felicita Bevilacqua, ultima discendente della nobile dinastia proprietaria del luogo, nonché di Guglielmo Bevilacqua, altro avo della stirpe, ora il sospetto che il territorio pulluli di fantasmi si fa più concreto. Basta cercarli.
Ed è quello che farà domani il «Ghost hunters team», un gruppo di esperti che fa questo mestiere in forma professionale. Normalmente si occupa di rilevare presenze soprattutto nella abitazioni. Ma, a differenza di Francesca Gargano, la sensitiva vicentina che esplorò il Castello di Bevilacqua e che si occupa anche di «liberare» i luoghi dalle anime («perché in realtà, la maggior parte è alla ricerca della propria strada, del loro luogo che non è la terra», disse la signora), il team che domani sarà a Sorgà cerca prove e documenta scientificamente le presenze ultraterrene.
In ogni caso, che ci si creda o meno, la loro visita al «Palazzo del diavolo» - è lì che sono stati chiamati ad operare - per chi ama mistero e paranormale, non può che incuriosire, e proprio a partire dal nome che si porta dietro la villa. Meglio conosciuto come «el palazzon del diaolo», la struttura evoca da secoli storie misteriose e ha dato origine a leggende tramandate fino ad oggi.
Un luogo simile non poteva non destare l'interesse di chi si occupa di paranormale. Così, domani, dalle 16, il «Palazzo del diavolo» sarà «esaminato» dal «Ghost hunters team», gruppo di ricerca che collabora con la trasmissione televisiva «Mistero» di Italia 1.
«Alcuni giorni fa ho ricevuto una telefonata dal responsabile del gruppo di ricerca Ght», racconta Giacomo Murari Dalla Corte Bra, figlio del Conte Vittorio, proprietario del palazzo disabitato, «che mi chiedeva l'autorizzazione per svolgere nel palazzo un'indagine ed un servizio per un loro nuovo progetto sulla ricerca di fantasmi. Ho accolto di buon grado la richiesta, seppur con scetticismo, e sono curioso di sapere come sono arrivati a Sorgà».
È presto detto. «In zona abbiamo dei referenti che ci hanno segnalato questo palazzo misterioso», dice Mirko Barbaglia, fondatore del gruppo. «Dalle informazioni avute, sembra che il palazzo fosse luogo di sacrilegi, di peccati di ogni sorta e che vi albergasse il diavolo dopo essere stato evocato con sacrifici umani. Nei sotterranei c'è anche un pozzo e dei cunicoli al cui interno si racconta ci fossero i demoni cui avevano immolato delle vergini sventurate. Si narra di luci che misteriosamente si spengono e si accendono, di strani rumori, di pianti ed ombre che aleggiano nei dintorni».
Barbaglia aggiunge che il lavoro del gruppo consiste nel cercare di rilevare, con strumenti tecnologici, parametri ambientali non spiegabili, quali cambiamenti di temperatura, campi elettromagnetici, con telecamere a raggi infrarossi o ultravioletti e registratori per captare ultrasuoni e infrasuoni non percettibili dall'uomo. Il risultato delle ricerche sarà messo a disposizione sul sito www.aliismundi.tv.
Il palazzo, edificato alla fine del '500, usato come deposito di granaglie, non è mai stato abitato, se non da famiglie di sfollati durante l'ultima guerra. Ma perché si chiama palazzo del diavolo? E qui nasce la leggenda che il maestro Renzo Colombini, morto nel 1966, appassionato di chiromanzia, astrologia, filosofia, parapsicologia, ipnotismo, scrisse e pubblicò sui «Quaderni di vita veronese», nel 1949, una raccolta di leggende popolari della Bassa veronese.
Si racconta infatti che nel '600 il palazzo fosse sprofondato dopo che il parroco dell'epoca, alla testa di una processione di fedeli oranti, si recò davanti al palazzo durante lo svolgimento di una festa satanica, cospargendolo di acqua santa, per la benedizione, per scacciare appunto il diavolo che, secondo la credenza popolare, lo abitava.
L'operazione ebbe l'effetto sperato, tanto che il palazzo addirittura sprofondò di un piano. I fantasmi che la gente credeva lo abitassero, i pianti, le urla che si diceva si sentissero di notte, avevano una giustificazione molto più banale, come la storia del pozzo «rasadòr» (tagliatore), che si trova nei sotterranei, ora riempito di terra, alle cui pareti pare ci fossero conficcate delle lame che tagliavano a pezzi chi vi veniva gettato, specie, si dice, le amanti del signore in origine proprietario del palazzo.
«Poiché il palazzo fu costruito per conto del mago De Bursis», spiega Giacomo Murari, «si racconta che anche i nemici del mago venissero uccisi gettandoli nel pozzo rasadòr». Fin qui la leggenda.
Ben diversa invece la realtà. Nel '600 le misere case, detti «casotti», dei popolani, erano a piano terra; non esistevano i seminterrati perché, essendo la zona paludosa, sarebbero stati invasi dall'acqua. «Il fatto di vedere un grande palazzo con mezzo piano fuori terra e mezzo sotto terra probabilmente», secondo Murari, «ha impressionato la gente che ha finito per credere che tutto ciò fosse opera del diavolo».
Per quanto riguarda Lucifero, i fantasmi e tutto il corollario di misteri che circolano sul «palazzon», pare siano stati invece originati da un trucco ben orchestrato da chi, di notte, in realtà gozzovigliava nei saloni del palazzo, con orge e riti anche satanici, e per evitare che la gente sapesse di queste feste, avevano sparso la voce che il palazzo fosse abitato dal diavolo. Da qui la paura ancestrale del demonio inculcata nel «popolino» da spaventarlo talmente tanto che, come calavano le tenebre, non usciva più di casa. Così nessuno vedeva quali oscuri riti e feste si svolgevano nel «palazzon del diaolo» dando così sfogo all'immaginazione per giustificare le proprie paure.




«Il diavolo in quella villa?
Io l'ho visto davvero»


Ma il «palazzon del diaolo» si chiama così perché davvero si voleva far circolare una leggenda che tenesse lontani i curiosi da festini più o meno licenziosi che vi si tenevano nelle sue sale, oppure un elemento di verità esiste? Insomma, è solo diceria oppure questo epiteto ha una vena di verità? La risposta, ovviamente, ognuno se la darà da solo, a seconda di quanto crede o immagina. Eppure decenni fa, un bambino che abitava vicino al palazzo - oggi adulto ma per niente scettico sulla sua esperienza - vide con i suoi occhi Belzebù davanti al cancello della villa.
«Andavo spesso a giocare nei paraggi del palazzo», racconta il testimone che non vuole rivelare la sua identità, «e un giorno lo vidi». Ma era proprio come la classica iconografia ce lo descrive? «Sì. Era così e tranquillamente si aggirava per la zona», conferma. «Mi spaventai, ovviamente, ma non l'ho mai dimenticato. Ancora oggi ho chiarissima la sua immagine negli occhi».D.A. 





IL SENSITIVO. Daniele Piccirillo è un«medium» ed ha accettato di presenziare all'indagine per «interesse storico»

Ci sarà anche il «cacciatore di anime»

«Vogliamo scoprire se davvero esiste questo pozzo e se vi siano state gettate persone»

Tutto è pronto per scovare gli invisibili che abitano «el palazzon del diaolo». Strumenti sofisticati, esperti ma anche un sensitivo che, lungi dal voler essere considerato un improvvisato spiritista, ci tiene a dire innanzitutto che «è raro che io accetti di visitare palazzi o castelli, si rischia di venir scambiati per macchiette. Il mio è diventato un mestiere serio nel tempo, fatto di studi, di viaggi, di approfondimenti». A parlare è il milanese Daniele Piccirillo, chiaroudente, come lui stesso si definisce. «Chiaroudente significa che riesco a sentire le voci interne che mi parlano. E a trasmetterle, a volte, con la scrittura automatica». Il «medium» Piccirillo è aiutato, in questo, dal suo spirito guida che si chiama Lorenzo. «È lui che mi indica come mettermi in contatto con le entità presenti e non è detto che siano i parenti che la gente ricerca, o gli amici, ma anche degli estranei. Infatti i miei interventi sono più frequenti in case che in palazzi o simili: è lì che spesso chi vi abita soffre le entità, sente rumori, passi, urla, si sente osservata, e non è piacevole. Anche se le anime sono buone e si palesano così perché non hanno preso coscienza di se stesse, non sanno che il loro stato è cambiato e continuano la vita che facevano prima, senza evolversi».
In qualità di sensitivo, Piccirillo ha accettato di presenziare all'indagine al Palazzo del Diavolo di Sorgà per «interesse storico, soprattutto: vorremmo scoprire se davvero esiste questo pozzo e se vi siano state gettate persone e se le loro anime sono ancora lì». Anche il chiaroudente Piccirillo viene spesso interpellato per liberare le case dalle anime che non si sono evolute: con preghiere, soprattutto. Lo farà anche al «palazzon del diaolo?». Ma il diavolo esiste? «Quello che chiamiamo così, sono fenomeni legati al male, a demoni: sì, quelli esistono», afferma il sensitivo.
«Vorrei chiarire che la nostra non è scienza, ma esperienza e non facciamo apparire, ma evochiamo. Certo, sono in tanti a non credere e infatti ad un certo punto anch'io cominciai a dubitare. Invece poi ho scelto di andare avanti, perché sensitivo lo sono da sempre, fin da bambino». Piccirillo racconta la sua primissima esperienza: «Dalla finestra di casa mia, di notte, vedevo un bambino che usciva da una casa e si dirigeva alle immondizie. Quel bambino non esisteva, ma io lo vedevo e nella mia fantasia infantile lo chiamai Spazzatura». Ciò che davvero convinse il chiaroudente a proseguire per la sua strada, senza timori e non ascoltando chi lo «denigrava», fu un episodio fondamentale nella sua esistenza: «Mio padre fu colto da infarto e stava per morire: andai da lui e gli promisi che se fosse vissuto da quel giorno avrei fatto del bene alla gente. Mio padre guarì e io rispettai la promessa».
Testimonianze, anche da parte di Mirko Barbaglia, ce ne sono moltissime: «A Trezzo d'Adda le nostre pellicole, che registano gli ultravioletti, riuscirono a imprimere una sagoma d'uomo, di profilo, nel buio completo. In genere le presenze si manifestano con cambiamenti repentini di temperature o di campi magnetici che interferiscono anche fino a far spegnere gli apparecchi, che non trovano spiegazione». Lo scrupolo dei Ghost vuole, infatti, che prima di analizzare un luogo, si accertino che non esistano, vicino, fonti di elettromagnetismo.