La Voce di Mantova, 17 maggio 2014
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sabato 17 maggio 2014
martedì 30 ottobre 2012
La misteriosa notte del Vicario, leggenda di Marano
nb: l'articolo è di qualche giorno fa, l'evento si è già svolto!
L'Arena
domenica 28 ottobre 2012
MARANO. Oggi alle 16,30 nella Sala Macondo
De Manincor narra
la misteriosa
notte del Vicario
Era l´anno 1439 e Francesco Gonzaga voleva occupare Verona
Va in scena oggi alle 16,30 nella Sala Macondo di Marano, per la rassegna Veneto Spettacoli di Mistero, lo spettacolo La notte del Vicario, scritto da Andrea de Manincor, con Matteo Spiazzi (Federico della Scala), Andrea de Manincor (Jacopo da Marano), Sabrina Modenini (Matilde), Nicolò Franceschini (Trivelli, Francesco Sforza, Saverio). Fa riferimento alla notte tra il 19 e il 20 novembre 1439 in cui il Vicario della Valpolicella di quell´anno, Giacomo o Jacopo da Marano appunto, dovette rispondere alla provocazione di Francesco Gonzaga che, alleato con i Visconti di Milano, puntava all´occupazione di Verona ai danni della Serenissima Repubblica di Venezia.
A Verona, in ostaggio nelle mani di Gonzaga quella notte erano la moglie e i figli di Jacopo da Marano. Nonostante il pericolo, con la minaccia che la moglie venisse data in pasto ai soldati e i figli trucidati, Jacopo, uomo già di per sé accorto e coraggioso insieme, sembra spinto da una forza misteriosa che lo muove ad azioni temerarie, a rischiare l´impresa. Leggenda vuole che al Castello si presenti un uomo dall´identità sconosciuta, un uomo che propone a Jacopo una partita a dadi, che ha in palio la vita e la salvezza dei congiunti. Le cronache ufficiali non parlano di quella partita misteriosa, ma da carte secondarie e spurie sappiamo invece che Jacopo, col pensiero già di partire e avvertire l´alleato Francesco Sforza a Torbole, non badò al risultato, perse la partita ma vinse in realtà la sfida più importante.
Chi era quell´uomo mandato dal destino, quel cavaliere il cui viso ricordaba tratti di maschera? Un messaggero, un fantasma, che forse aveva a che fare con la storia di Marano e del suo Castelòn, con la storia stessa degli Scaligeri?
Lo spettacolo mette mano ad un mistero, proponendolo in un linguaggio volutamente alto, antico, che recuperi il senso proprio di un´epoca, con qualche guizzo di modernità nei costumi e la strana sovrapposizione del meccanismo della Commedia dell´Arte, con l´evocazione dei tratti di una maschera da Capitano. È organizzato da Consorzio Pro loco della Valpolicella; la messinscena è a cura di de Manincor, luci di Francesco Melotti.
sabato 28 gennaio 2012
Ogni anno in Italia si mangiano 6-7mila gatti
http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201201281313-ipp-rt10048-animali_in_italia_ogni_anno_si_mangiano_6_7mila_gatti
Aidaa: in Italia ogni anno si mangiano 6-7mila gatti
13:13 28 GEN 2012
(AGI) - Roma, 28 gen. - Ogni anno in Italia sono almeno 6-7mila i gatti "allevati, cacciati o semplicemente uccisi a scopo alimentare, il 10% di tutti i gatti scomparsi ed abbandonati". A confermare quella che secondo alcuni sarebbe solo una leggenda metropolitana, usata in modo strumentale contro alcune comunita', e' l'Aidaa, l'Associazione italiana difesa animali ed ambiente. "E' una realta' quotidiana", assicurano invece i responsabili dell'associazione, i mici "vengono cucinati prevalentemente in umido con la polenta o arrosto".
E non si tratta di persone che uccidono il gatto del vicino perche' altrimenti muoiono di fame, ma di "una vera e propria abitudine culinaria, che seppure vietata per legge, e punita addirittura con la reclusione (uccidere un gatto e' reato penale che rientra nell'articolo 544 del codice penale che riguarda il maltrattamento e l'uccisione degli animali di affezione) e' ancora radicata in alcune zone specifiche dell'Italia del centro-nord ed in particolare in Veneto con epicentro nelle zone di Vicenza e Verona, ma anche nelle province che stanno ad est della Lombardia (Bergamo, Brescia e Mantova) e in alcune zone del Piemonte e dell'Emilia Romagna".
Tempo fa, il gastronomo Beppe Bigazzi pago' con la sospensione da "La prova del cuoco" l'aver dato in trasmissione dei consigli su come cucinare i poveri felini, ma "la tradizione dei 'magnagatti' - denuncia l'Aidaa - e' molto sopita ma tutt'altro che dimessa".
"Il dato degli ultimi dodici mesi - spiegano i responsabili dell'associazione - non si discosta molto da quello degli anni precedenti. Certamente non mancano anche le segnalazioni 'esotiche' come quelle provenienti dalla zona del litorale romano dove e' stata segnalata a piu' riprese la scomparsa dei gatti dalle colonie, cosi come avviene (anche se in misura ridotta rispetto al passato) che si segnalino cacciatori in cerca di gatti da impallinare nelle zone classiche della cucina dei 'magnagatti'".
Nel conto vanno messe anche segnalazioni estemporanee "sulle quali bisogna sempre andare con i piedi di piombo come quelle dei famosi furgoni bianchi e rossi che ogni tanto appaiono nelle zone piu' impensate d'Italia (l'anno scorso a Vigevano, Verbania, Milano, Roma, Isernia, Lecce e Messina) guidati da orientali che raccoglierebbero gatti da servire poi in pasti in ristoranti di seconda categoria". E segnalazioni che "hanno dell'incredibile, ma che sono state poi appurate, come quella della signora in provincia di Milano che in diversi anni ha allevato a scopo di alimentazione oltre 600 gatti dandoli da mangiare ai suoi amici in succulenti pranzetti che garantiva essere a base di coniglio".
Aidaa: in Italia ogni anno si mangiano 6-7mila gatti
13:13 28 GEN 2012
(AGI) - Roma, 28 gen. - Ogni anno in Italia sono almeno 6-7mila i gatti "allevati, cacciati o semplicemente uccisi a scopo alimentare, il 10% di tutti i gatti scomparsi ed abbandonati". A confermare quella che secondo alcuni sarebbe solo una leggenda metropolitana, usata in modo strumentale contro alcune comunita', e' l'Aidaa, l'Associazione italiana difesa animali ed ambiente. "E' una realta' quotidiana", assicurano invece i responsabili dell'associazione, i mici "vengono cucinati prevalentemente in umido con la polenta o arrosto".
E non si tratta di persone che uccidono il gatto del vicino perche' altrimenti muoiono di fame, ma di "una vera e propria abitudine culinaria, che seppure vietata per legge, e punita addirittura con la reclusione (uccidere un gatto e' reato penale che rientra nell'articolo 544 del codice penale che riguarda il maltrattamento e l'uccisione degli animali di affezione) e' ancora radicata in alcune zone specifiche dell'Italia del centro-nord ed in particolare in Veneto con epicentro nelle zone di Vicenza e Verona, ma anche nelle province che stanno ad est della Lombardia (Bergamo, Brescia e Mantova) e in alcune zone del Piemonte e dell'Emilia Romagna".
Tempo fa, il gastronomo Beppe Bigazzi pago' con la sospensione da "La prova del cuoco" l'aver dato in trasmissione dei consigli su come cucinare i poveri felini, ma "la tradizione dei 'magnagatti' - denuncia l'Aidaa - e' molto sopita ma tutt'altro che dimessa".
"Il dato degli ultimi dodici mesi - spiegano i responsabili dell'associazione - non si discosta molto da quello degli anni precedenti. Certamente non mancano anche le segnalazioni 'esotiche' come quelle provenienti dalla zona del litorale romano dove e' stata segnalata a piu' riprese la scomparsa dei gatti dalle colonie, cosi come avviene (anche se in misura ridotta rispetto al passato) che si segnalino cacciatori in cerca di gatti da impallinare nelle zone classiche della cucina dei 'magnagatti'".
Nel conto vanno messe anche segnalazioni estemporanee "sulle quali bisogna sempre andare con i piedi di piombo come quelle dei famosi furgoni bianchi e rossi che ogni tanto appaiono nelle zone piu' impensate d'Italia (l'anno scorso a Vigevano, Verbania, Milano, Roma, Isernia, Lecce e Messina) guidati da orientali che raccoglierebbero gatti da servire poi in pasti in ristoranti di seconda categoria". E segnalazioni che "hanno dell'incredibile, ma che sono state poi appurate, come quella della signora in provincia di Milano che in diversi anni ha allevato a scopo di alimentazione oltre 600 gatti dandoli da mangiare ai suoi amici in succulenti pranzetti che garantiva essere a base di coniglio".
domenica 11 dicembre 2011
Natale e cibo, qualche leggenda
l'articolo completo:
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-12-11/altro-panettone-081832.shtml?uuid=AaqsIFTE
Altro che panettone!
Davide Paolini
11 dicembre 2011
quelle leccornie dal dolce sapore di Babbo Natale e di neve sono portatrici (sane) di bizzarri racconti a cominciare dal panforte, la cui leggenda risale ai giovani gaudenti del XII secolo, antesignani forse dei protagonisti di Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, le cui droghe però erano i cibi speziati. Al loro capo, tale Nicolò de' Salimbeni, si deve l'evoluzione del «pan mielato» nel panpepato con l'introduzione del pepe. Resta invece irrisolto il passaggio in «panforte» che, alcuni sostengono sia stato inventato addirittura prima, altri invece dopo il panpepato, con la perdita di nuovo del pepe.
...
Alla simbologia è invece legata la leggenda del nadalin, dolce veronese antesignano del pandoro, che presentava appunto forma stellare raffigurante la cometa che guidò i Magi. Questa interpretazione sembra rifarsi ai riti pagani che si tenevano in onore del Sole, sui quali si sono sovrapposte le feste natalizie cristiane.
...
Assai controversa e, con variegate versioni, è l'origine del panettone. Forse la più popolare è quella che narra di uno sguattero, Toni (da cui Pan de Toni) che lavorava alla corte di Ludovico il Moro e salvò il pranzo della vigilia di Natale sostituendo il dolce bruciato con una sua invenzione a base di lievito madre, uva sultanina e canditi di scorza d'arancia.
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-12-11/altro-panettone-081832.shtml?uuid=AaqsIFTE
Altro che panettone!
Davide Paolini
11 dicembre 2011
quelle leccornie dal dolce sapore di Babbo Natale e di neve sono portatrici (sane) di bizzarri racconti a cominciare dal panforte, la cui leggenda risale ai giovani gaudenti del XII secolo, antesignani forse dei protagonisti di Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, le cui droghe però erano i cibi speziati. Al loro capo, tale Nicolò de' Salimbeni, si deve l'evoluzione del «pan mielato» nel panpepato con l'introduzione del pepe. Resta invece irrisolto il passaggio in «panforte» che, alcuni sostengono sia stato inventato addirittura prima, altri invece dopo il panpepato, con la perdita di nuovo del pepe.
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Alla simbologia è invece legata la leggenda del nadalin, dolce veronese antesignano del pandoro, che presentava appunto forma stellare raffigurante la cometa che guidò i Magi. Questa interpretazione sembra rifarsi ai riti pagani che si tenevano in onore del Sole, sui quali si sono sovrapposte le feste natalizie cristiane.
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Assai controversa e, con variegate versioni, è l'origine del panettone. Forse la più popolare è quella che narra di uno sguattero, Toni (da cui Pan de Toni) che lavorava alla corte di Ludovico il Moro e salvò il pranzo della vigilia di Natale sostituendo il dolce bruciato con una sua invenzione a base di lievito madre, uva sultanina e canditi di scorza d'arancia.
giovedì 4 novembre 2010
Il mistero della valigia rossa a Malpensa
MALPENSA
Il mistero della valigia rossa
Compare spesso sui nastri trasportatori dei bagagli e fa fermare il cronometro che indica il tempo tra atterraggio e riconsegna. Rimpallo di responsabilità tra le società di handling
Una valigia misteriosa, che compare spesso sui nastri di Malpensa. L'ha notata più di un viaggiatore in fila davanti ai nastri trasportatori che consegnano i bagagli. E stamattina il Corriere della Sera ha portato allo scoperto il caso, attraverso la segnalazione di un lettore: «ho notato più volte – scrive il lettore del Corriere - come a Malpensa, sul nastro trasportatore di bagagli, appaia spesso una valigia rossa come prima valigia consegnata». La lettera fa notare come la comparsa della valigia rossa – riempita di vecchi giornali – abbia anche una conseguenza pratica: «la fortunata valigia fa fermare il cronometro che appare sui monitor che indica il tempo trascorso tra l'atterraggio e la consegna del primo bagaglio. Purtroppo dopo la valigia rossa, il nulla per 20 minuti prima che le altre valigie appaiano sul nastro». La segnalazione al Corriere chiama in causa direttamente il gestore aeroportuale, Sea. E qui nasce il mistero: di chi è la misteriosa valigia rossa?
Sea respinge al mittente le accuse e anzi si dichiara in qualche modo parte lesa: «Il caso documentato dal lettore – spiega una nota della società - fa riferimento a un volo gestito da un handler in concorrenza con Sea Handling (100% controllata Sea) e quindi Sea non avrebbe ovviamente nessun interesse a falsificare in positivo il dato di riconsegna del bagaglio». Il comportamento sarebbe però ingannevole nei confronti dei passeggeri e danneggerebbe la stessa Sea, perchè sarebbe una forma di concorrenza sleale. L'operatore che assicurava il servizio bagagli su quel volo era infatti la società internazionale di handiling Aviapartner. «Per questa ragione Sea sta valutando eventuali azioni legali nei confronti dei responsabili dell’accaduto». Anche perchè il passeggero-lettore ha aperto il bagaglio senza autorizzazione. Sea spiega che l'uso di un “bagaglio test” è una proceduta «che tutti gli handler utilizzano per sbloccare eventuali valigie o zaini che rimangono incastrati sui nastri di riconsegna. A tal fine sono appesantiti (in questo caso con riviste) e per tale ragione i passeggeri possono averli visti spesso».
La procedura viene confermata anche da Aviapartner, che però specifica che – in una nota stampa diramata nel pomeriggio – che la valigia rossa non era di sua proprietà e che «Aviapartner non applica questa procedura e pertanto si ritiene estranea ai fatti denunciati dal passeggero».
E la rilevazione del tempo di riconsegna “alterato”? Secondo Aviapartner «il primo bagaglio scaricato dal volo in questione è stato consegnato dopo 16 minuti, come confermato dal sistema di rilevazione aeroportuale». Quindi la società non avrebbe avuto alcun vantaggio.
La domanda rimane: di chi è la valigia rossa?
4/11/2010
Roberto Morandiroberto.morandi@varesenews.it
http://www3.varesenews.it/gallarate_malpensa/articolo.php?id=186939
Il mistero della valigia rossa
Compare spesso sui nastri trasportatori dei bagagli e fa fermare il cronometro che indica il tempo tra atterraggio e riconsegna. Rimpallo di responsabilità tra le società di handling
Una valigia misteriosa, che compare spesso sui nastri di Malpensa. L'ha notata più di un viaggiatore in fila davanti ai nastri trasportatori che consegnano i bagagli. E stamattina il Corriere della Sera ha portato allo scoperto il caso, attraverso la segnalazione di un lettore: «ho notato più volte – scrive il lettore del Corriere - come a Malpensa, sul nastro trasportatore di bagagli, appaia spesso una valigia rossa come prima valigia consegnata». La lettera fa notare come la comparsa della valigia rossa – riempita di vecchi giornali – abbia anche una conseguenza pratica: «la fortunata valigia fa fermare il cronometro che appare sui monitor che indica il tempo trascorso tra l'atterraggio e la consegna del primo bagaglio. Purtroppo dopo la valigia rossa, il nulla per 20 minuti prima che le altre valigie appaiano sul nastro». La segnalazione al Corriere chiama in causa direttamente il gestore aeroportuale, Sea. E qui nasce il mistero: di chi è la misteriosa valigia rossa?
Sea respinge al mittente le accuse e anzi si dichiara in qualche modo parte lesa: «Il caso documentato dal lettore – spiega una nota della società - fa riferimento a un volo gestito da un handler in concorrenza con Sea Handling (100% controllata Sea) e quindi Sea non avrebbe ovviamente nessun interesse a falsificare in positivo il dato di riconsegna del bagaglio». Il comportamento sarebbe però ingannevole nei confronti dei passeggeri e danneggerebbe la stessa Sea, perchè sarebbe una forma di concorrenza sleale. L'operatore che assicurava il servizio bagagli su quel volo era infatti la società internazionale di handiling Aviapartner. «Per questa ragione Sea sta valutando eventuali azioni legali nei confronti dei responsabili dell’accaduto». Anche perchè il passeggero-lettore ha aperto il bagaglio senza autorizzazione. Sea spiega che l'uso di un “bagaglio test” è una proceduta «che tutti gli handler utilizzano per sbloccare eventuali valigie o zaini che rimangono incastrati sui nastri di riconsegna. A tal fine sono appesantiti (in questo caso con riviste) e per tale ragione i passeggeri possono averli visti spesso».
La procedura viene confermata anche da Aviapartner, che però specifica che – in una nota stampa diramata nel pomeriggio – che la valigia rossa non era di sua proprietà e che «Aviapartner non applica questa procedura e pertanto si ritiene estranea ai fatti denunciati dal passeggero».
E la rilevazione del tempo di riconsegna “alterato”? Secondo Aviapartner «il primo bagaglio scaricato dal volo in questione è stato consegnato dopo 16 minuti, come confermato dal sistema di rilevazione aeroportuale». Quindi la società non avrebbe avuto alcun vantaggio.
La domanda rimane: di chi è la valigia rossa?
4/11/2010
Roberto Morandiroberto.morandi@varesenews.it
http://www3.varesenews.it/gallarate_malpensa/articolo.php?id=186939
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