domenica 30 dicembre 2012

Il Dukw ritrovato nel Garda

Il Giornale di Brescia, 11 dicembre 2012



I poteri magici del vischio

Il Giornale di Brescia, 30 dicembre 2012



Riti, scaramanzie, superstizioni dell'ultimo dell'anno


L'Arena
venerdì 28 dicembre 2012


QUASI NESSUNO CI CREDE VERAMENTE, MA IN FONDO NON COSTA NULLA METTERLE IN ATTO...

Rituali e scaramanzie
che portano fortuna  

Mangiare alcuni alimenti porterebbe abbondanza e prosperità


Fra le scaramanzie che riguardano l'ultimo giorno dell'anno c'è quella che dice "ciò che fai il primo dell'anno lo fai tutto l'anno". Detto derivante dal fatto che il Capodanno è tradizionalmente considerato il giorno di transizione, la notte in cui tutto è permesso, ma soprattutto la serata che sarà il modello per le 364 successive. 
Ecco perché si mangia e si beve in abbondanza Per garantire fortuna e prosperità per il nuovo periodo che arriva e che, nel mondo contadino, annunciava l'arrivo della stagione più fredda e critica per i raccolti.
 Oltre al bere e mangiare ognuno è libero di fare anche altre cose che vorrebbe poi fare per il resto dell'anno.
Sempre nella notte di Capodanno, non dimenticate di appendere del vischio sulle porte. 
Il vischio è sempre stato una pianta sacra, una specie di miracolo della natura, che d'inverno spicca nei boschi quando alberi e arbusti mostrano solo rami spogli. 
La tradizione vuole che si appenda il vischio per allontanare gli spiriti maligni da casa e, se gli spiriti sono già dentro, non c'è da preoccuparsi, basterà arieggiare una stanza buia poco prima dello scoccare del nuovo anno. 
Attenzione, però, è indispensabile aprire le finestre anche in una stanza illuminata per accogliere nelle mura domestiche gli spiriti del bene.  Il bacio sotto al vischio è un portafortuna per gli innamorati.
Altra usanza è quella di non uscire a tasche vuote, perché la tradizione narra che tutte le monetine che avrete, alla mezzanotte, si moltiplicheranno nel nuovo anno. Per rimanere in tema. una tradizione poco conosciuta sostiene che non si debbano mai negare prestiti a Capodanno, poiché i soldi prestati torneranno, addirittura, centuplicati 
Infine qualche tradizione gastronomica, prima fra tutte quella delle immancabili lenticchie che arrivano puntuali simboleggiando l'abbondanza e il denaro. Ogni lenticchia è, infatti, rappresentazione di una moneta e quindi più ne mangeremo e più soldi avremo. Anche lo zampone e il cotechino sono divenuti il simbolo dell'abbondanza, viste anche le caratteristiche estremamente nutrienti della carne di maiale. 
Mangiare queste due pietanze a Capodanno promette un anno ricco di abbondanza, benessere e prosperità. Stesso significato viene dato ai chicchi d'uva (freschi e di uva passa). 
Un antico proverbio recita: chi mangia l'uva per Capodanno conta i quattrini tutto l'anno. 
In Spagna l'ultimo giorno dell'anno si saluta con un chicco d'uva per ognuno degli ultimi 12 secondi . 

lunedì 24 dicembre 2012

Tradizioni popolari della Lessinia in un libro


L'Arena
mercoledì 19 dicembre 2012


GREZZANA. Quattrocento pagine per il 2013

Tradizioni e ricette
della Lessinia
nell'agenda del Ctg

I santi, le ricorrenze, le usanze un mondo tutto da riscoprire

È uscita in questi giorni, a cura del CTG, l'agenda veronese 2013, un volume di quasi 400 pagine in cui si trovano tutte le usanze e tradizioni folcloristiche, nonchè i proverbi ed i modi di dire legati ai giorni e ai periodi dell'anno.
«Ogni avvenimento annuale era infatti segnato da azioni che si dovevano compiere e da cose che invece non si dovevano fare, ed alcune di queste usanze non sono ancora completamente scomparse», spiega Gianmarco Lazzarin del CTG Lessinia «Sono state inserite nell'agenda giornaliera le festività, i Santi e le ricorrenze principali, le lune, un proverbio al giorno, fotografie particolari di tutta la provincia e una cinquantina di ricette veronesi».
Il territorio veronese possiede una serie di tradizioni popolari assai interessanti e poco conosciute, spesso derivate dalla cultura agricola e oggi a rischio di cancellazione nella memoria collettiva per i cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi quarant'anni.
«Le tradizioni sono una risorsa importante, culturale ed anche economica, che valorizza il territorio locale, utili a comprendere il presente partendo dal passato, dalle nostre radici storiche e identità», continua Lazzarin. «Perciò, come CTG, riproponiamo tradizioni e aspetti della cultura contadina che vanno conservati e valorizzati come testimonianza di una civiltà e di un passato che ha ancora molte da insegnarci e valori da trasmetterci». Un modo di vita, che nonostante la fatica, era sereno, non alienante, e legato a ritmi naturali, e soprattutto congiunto profondamente con l'ambiente ed il territorio da cui riceveva il sostentamento strettamente necessario. Il volume-agenda è disponibile nelle librerie della città e della provincia o al CTG a Verona.M.D.

domenica 23 dicembre 2012

recensione: “Storie di anguane”


Oggi inauguro una rubrica (aperiodica) di recensioni a libri che ho letto e che ho ritenuto significativi nell'ambito di misteri e leggende italiane. 
In particolare il tema del libro con cui apro mi è molto caro, perché ne ho trattato anche nel mio libro relativamente agli avvistamenti di anguane sul lago di Garda, nonché in alcuni miei racconti.





recensione “Storie di anguane” di Anguanamadre, Anguana Edizioni, 2010


Una raccolta di storie popolari, oppure di racconti scritti in forma di storia popolare? Che cosa rappresenti “Storie di anguane” non è così chiaro, ma nemmeno così importante per gustarne la lettura. Sta di fatto che una soave magia percorre questo libro, dove sono narrate le "situazioni topiche" che riguardano il mondo delle anguane, ma anche alcune disgressioni più particolari e originali su queste figure, e soprattutto dove il lettore può farsi un'idea consistente di quello che, un tempo, erano queste creature magiche e naturali che costituivano un particolare spaccato della fantasia contadina.

Il volume è piacevole, scorrevole, le storie sono idilliache e semplici eppure affascinanti, adatte anche ai lettori più giovani, non solo del nordest, che vogliono conoscere miti e leggende anguanesche.
Di sicuro “Storie di anguane” è un libro che non può lasciare indifferenti, grazie ai numerosi sottintesi simbolici e sociali, e che contribuisce a preservare la memoria dei miti popolari di un tempo, patrimonio che stiamo perdendo in questi anni mano a mano che perdiamo i nostri nonni e il loro mondo antico fatto anche di paura e fantasia.

Decisamente 16 euro spesi bene, e un libro che non può mancare nella biblioteca degli appassionati di tradizioni e leggende italiane, di fate e folletti e di fiabe.

Simona Cremonini



QUARTA DI COPERTINA:
Le Anguane, le favolose “donne magiche”, un po’ fate e un po’ streghe, potenti guaritrici e sciamane, le cui storie si narravano attorno al fuoco e nei “filò” contadini, dal Veneto fino al Friuli, e oltre, ritornano, vive ed ammaliatrici più che mai, in questo volume, che raccoglie 33 storie, tratte dalla tradizione popolare orale di tutto il Nord-Est.
Il libro è arricchito da una introduzione monografica su queste figure mitiche, che racconta dettagliatamente chi sono, dove abitano, che cosa fanno, da dove vengono... e dove stanno andando, le Signore Anguane.
Un libro pieno di magia e mistero, tratto dal primo manoscritto di Anguanamadre.

lunedì 17 dicembre 2012

Garda e Baldo, conoscerli anche con leggende e misteri


Aperte le iscrizioni al corso de El Vissinel per conoscere il Baldo Garda (l'incontro sulle leggende e i misteri gardesani è tenuto da Simona Cremonini)




L'Arena
domenica 16 dicembre 2012

VALEGGIO

Garda Baldo
«El Vissinel»
Iscrizioni 
al corso Ctg


Vuoi innamorarti del Baldo Garda? Della sua arte, cultura, natura e sapori? Per tutto questo il Ctg ha aperto le iscrizioni al corso «El Vissinèl» che si svolgerà dal 16 al 20 marzo, tra momenti teorici e uscite. Possono partecipare soci, simpatizzanti, amici: «È il 13° ciclo di Conoscere il Baldo- Garda; quest´anno si svolgerà a Valeggio, nell´aula magna delle medie Foroni», dice il presidente e animatore culturale Fabio Salandini. Il costo è di 50 euro per chi ha più di 30 anni, di 30 per chi ha meno di 30 anni e gratis per i residenti a Valeggio; altre informazioni su www.elvissinel.it o al 338.611.00.20.
«Da anni il Ctg El Vissinèl conduce centinaia di persone alla scoperta del Baldo Garda per farne conoscere le caratteristiche e per cercare di coinvolgere tutti nella sua tutela e promozione. Al termine delle lezioni, infatti, i partecipanti potranno anche scegliere di impegnarsi come animatori turistico-cultura! li del Ctg».
Ora è tempo di bilanci: «Chiudiamo soddisfatti il 2012», dice Salandini. «Alle uscite hanno partecipato quasi 2mila persone e i nostri 20 animatori hanno organizzato 150 escursioni gratuite». Sui temi precisa: «Dopo un inizio sulle caratteristiche, geologiche e climatiche, del Baldo Garda, passeremo a serate su Valeggio e sulla sua storia». Incontri sempre il mercoledì, dalle 20.30 alle 22.B.B.  



Il Dukw ritrovato, dal 45 sotto il Garda


L'Arena 
venerdì 14 dicembre 2012 

LA SCOPERTA. L'anfibio si era inabissato a Torbole il 30 aprile 1945 con i venticinque giovani militari che trasportava

Relitto Usa, l'emozione dei parenti dei soldati

Val Rios, il presidente dei discendenti delle vittime: «Vogliamo riportare a casa i resti dei nostri ragazzi»

«Sono emozionatissimo per il ritrovamento del Dukw e felice che qualcuno si sia preoccupato di continuare le ricerche. Abbiamo avvertito le famiglie e farò tutto il possibile per riuscire a riportare ai loro discendenti i resti dei nostri poveri soldati». È quanto ha comunicato, prima via mail e poi con una toccante telefonata, Val Rios il presidente della decima Mountain Division Descendants (Associazione dei discendenti della Decima divisione di montagna) ai Volontari del Garda. 
Il gruppo bresciano degli «angeli azzurri» lunedì, dopo mesi di impegnative ricerche, è riuscito ad individuare nelle acque al largo di Torbole, a oltre 270 metri di profondità, il Dukw, l'autocarro anfibio che il 30 aprile 1945 si inabissò nel lago. Un tragico incidente nel quale persero la vita 25 giovanissimi soldati statunitensi tra i 18 e i 23 anni. 
Intanto, annuncia il loro responsabile Mauro Fusato, i Volontari del Garda hanno preparato un video che racconta il ritrovamento del mezzo militare tramite le immagini registrate sul fondo del Garda con l'aiuto di sonar e robot, nonchè con un vecchio filmato dell'epoca della seconda guerra mondiale. Un video che verrà mostrato per la prima volta durante la conferenza stampa convocata per domani alle 10.30 nella sala ex biblioteca di Riva, in via Chiesa 12.
Quanto al Dukw, è un autocarro che pesa 2 tonnellate e mezzo. In quel 30 aprile del 1945 aveva portato gli alleati «alpini americani» sul Garda. Una tempesta li colse alla sprovvista e soprattutto troppo carichi: il mezzo anfibio si rovesciò e fu una strage. Riferiscono i volontari che non ci sono corpi all'interno del relitto. Ma nella zona circostante, così ha rilevato il sonar, appaiono numerose forme di misura compresa tra il metro e 70 e il metro e 80: potrebbero essere i resti di quegli sfortunati soldati. Dal naufragio si salvò soltanto uno dei militari, il caporale Thomas Hough, che si aggrappò ad un pezzo del mezzo e guadagnò la riva. In paese si tramanda ancora che quella sera, nel buio, gli abitanti di Torbole sentirono le urla dei dei giovani naufraghi. Nel 2004 arrivò sul Garda per cercare il mezzo anche una spedizione statunitense, con un'equipe della Texas University, che non ebbe successo. 
Gli stessi Volontari del Garda avevano cercato di individuare il Dukw anche tra la fine del 2011 ed il 2012. L'altro giorno la scoperta grazie a un sonar e una telecamera filoguidata. 





L'Arena 
domenica 16 dicembre 2012

LA SCOPERTA. Furono 24 i soldati che persero la vita sul Dukw, affondato il 30 aprile 1945 e rinvenuto a sud di Riva

Avvistati i corpi dei militari
vicino all'anfibio americano

«Gli echi del sonar segnalano target di 160 e 180 centimetri» dicono i Volontari del Garda  di Salò che hanno trovato il relitto

Tasselli di storia emergono dalle acque del Garda. Con il ritrovamento del mezzo anfibio (Dukw) della Decima Mountain Division su cui viaggiavano 25 giovani soldati americani prima di essere travolti dalle onde del lago in tempesta, dopo quasi 70 anni il gruppo Volontari del Garda di Salò ha riportato alla luce la più grande tragedia del secolo scorso nell'area gardesana. 
Non solo: i segnali restituiti dal sonar nelle immediate vicinanze del Dukw fanno ipotizzare anche ai ritrovamento dei corpi di qualche membro dell'equipaggio. Il mezzo americano è stato trovato a circa 3,5 chilometri a sud di Riva, all'altezza del Corno di Bò, falesia sovrastante la seconda galleria che da Torbole conduce a Malcesine. Il traguardo, frutto di un anno di ricerche a tappeto sui fondali dell'alto lago, è stato raggiunto grazie alle tecnologie a bordo dell'imbarcazione Volga 2026 dei Volontari di Salò, alle testimonianze di personalità dell'esercito americano e ai racconti di Carlo Bombardelli, testimone oculare di Riva (vedi box) all'epoca bambino, che ha dato indicazioni per l'individuazione del punto in cui il Dukw affondò la sera del 30 aprile 1945.
Sono stati scandagliati 7 milioni di metri quadrati di fondale in 17 sessioni di ricerca, con decine di volontari e oltre 1000 scansioni sonar. «Le ricerche sono iniziate il 7 dicembre 2011 e in una prima fase hanno coinvolto la punta nord del lago tra Torbole, Riva del Garda e Limone», ha spiegato ieri a Riva del Garda Mauro Fusato, comandante del gruppo sommozzatori di Salò. «Nel marzo 2012 abbiamo ampliato il raggio di ricerca verso sud, tornando sulla possibile rotta che il Dukw ha intrapreso dopo essere partito da Navene e domenica scorsa il sonar l'ha individuato a 276 metri di profondità». 
La telecamera ad alta definizione (Rov) integrata e collegata all'imbarcazione ha ripreso il Dukw integro e ben riconoscibile, nei suoi 9,5 metri di lunghezza e 2,5 di larghezza, alto 2,7 metri e con le sei ruote motrici. Un mezzo potente, con una velocità di 80 chilometri orari su terra e fino a 7 nodi in navigazione, ideato per trasportare uomini e merci dalle navi alle spiagge ma molto utilizzato anche nei fiumi e nei laghi. Ma a niente è servita quella potenza davanti al forte vento che ha scatenato un temporale mentre il Dukw si trovava in mezzo al lago. «Possiamo solo immaginare la tragedia vissuta dai giovani soldati dell'esercito americano», ha detto Luca Turrini dei Volontari del Garda, «il buio, la paura di persone che non conoscevano la zona e probabilmente non sapevano nuotare perché addestrate a combattere tra le montagne, il pericolo del fuoco nemico dei tedeschi dai monti vicini, e le onde sempre più alte che travolsero il Dukw e tutti loro». Tutti tranne il capitano Thomas Hough originario dell'Ohio, che è riuscito ad aggrapparsi a un'asse di carico per sfuggire alle acque gelide del lago. «In aprile le temperature massime dell'acqua sul Garda raggiungono gli 8 gradi», ha precisato Mauro Fusato, «a quelle condizioni si può sopravvivere al massimo 20 minuti, per questo ipotizziamo che il superstite abbia avuto un supporto con cui spingersi verso nord, fino a quando alcuni commilitoni di stanza a Riva del Garda lo hanno recuperato con una barca a remi, ormai privo di sensi».
Gli echi del sonar che ha rinvenuto il Dukw segnalano altri target tra i 160 e i 180 centimetri. I Volontari del Garda ipotizzano siano i corpi delle persone morte nella tragedia. «Fino al 23 torneremo a scandagliare il fondale per approfondire la questione», ha affermato Turrini, «trovare i resti dei soldati sarebbe un modo per dare memoria alle vittime ma sarà compito della magistratura e delle autorità americane recuperarli». 




L'Arena
domenica 16 dicembre 2012

«Ho sentito
le loro grida
nel buio»

Carlo Bombardelli aveva solo 10 anni quando, quel 30 aprile 1945, il Dukw s'inabissò a tre chilometri da Riva, causando la morte di 24 soldati americani. Oggi, a 77 anni, contadino in pensione, testimonia l'esperienza diretta di quella tragedia. «Quel giorno ero con mio padre a Torbole e vedevamo passare i soldati americani, erano gli ultimi giorni di guerra e ormai era la fine per i tedeschi». «Ero piccolo», prosegue, «ma ricordo bene che quella sera c'era la “vinessa”, cioè vento molto forte e violento che viene da sud e provoca onde molto alte». Carlo non sapeva che di lì a poco la minaccia di sventura portata dalla “vinessa” si sarebbe abbattuta sul Dukw e sull'equipaggio a bordo. Solo le grida disperate di aiuto glielo fecero intuire: «Verso le 20 ho iniziato a sentire della urla provenienti dal lago», racconta, «non sapevo l'inglese ma percepivo la disperazione nelle parole che sentivo». Il giorno dopo le acque avevano spinto verso la riva tra la foce del Sarca e il monte Brione otto zaini, appartenenti ai giovani militari americani. Nel 2003 gli americani avevano effettuato diversi sopralluoghi alla ricerca del Dukw nella zona antistante il porto di Riva del Garda. Ma Bombardelli sapeva che lì non avrebbero trovato nulla: «La direzione in cui cercare era a sud, fuori dalla foce del Sarca, al largo di Torbole». L.Z. 

Il nuovo Centro Studi Dino Coltro

Da PrimoGiornale, edizione Bassa Veronese, 11 dicembre 2012






Toponimi misteriosi del lago di Garda


Bresciaoggi 
domenica 16 dicembre 2012

LIMONE. Lo studio

Una ricerca
per svelare
il mistero
dei toponimi


«Una ricerca iniziata nel 2010, ma per essere ultimata richiede l'aiuto di tutti». Lo chiedono Antonio Foglio, Domenico Fava e Gianfranco Ligasacchi, tre esperti di storia locale che a Limone stanno svolgendo un lavoro sui toponimi del borgo, per risalire all'origine dei nomi delle varie località limonesi.
È una ricerca che affonda le sue radici sin dal 1500, tra meticolose ricerche catastali e giornate trascorse negli archivi parrocchiali e comunali. 
«Il 95% del lavoro - afferma Domenico Fava - è stato realizzato, ma è necessario colmare quest'ultima parte con l'ausilio della tradizione orale, necessaria per comprendere i significati dei termini antichi, nomi che sono spesso legati alle attività dell'uomo e alla morfologia del territorio».
La pubblicazione definitiva della ricerca è prevista nel prossimo anno. Per i tre studiosi sarà la quarta pubblicazione dedicata ai nomi di luogo di paesi gardesani: in precedenza sono state pubblicate le ricerche su Toscolano, San Felice e Gardone Riviera. L.S.

Luci e alieni nella bassa bresciana


Bresciaoggi 
venerdì 14 dicembre 2012

GLI AVVISTAMENTI. Luci e bagliori sopra Pompiano e Orzivecchi

Strane «presenze» in cielo
Nella Bassa è psicosi alieni


Comete rosse. Strani bagliori. Parallelepipedi giganti che scompaiono nel nulla. Da qualche giorno nella Bassa, tra Pompiano, Orzivecchi e Borgo San Giacomo, si stanno moltiplicando le segnalazioni di oggetti volanti non identificati. C'è chi parla anche di tuoni e boati. Ma l'astronomo invita alla calma e prova a spiegare il mistero: «È tutta colpa dello sciame meteorico».






ORZIVECCHI. Luci intermittenti, comete rosse e un parallelepipedo gigante sospeso in mezzo al cielo: sono decine le segnalazioni di fenomeni «X-files» negli ultimi giorni

Strane presenze e bagliori: è psicosi alieni

L'avvistamento più sconvolgente sopra la rotonda della Girandola «Un tuono, poi è sparito nel buio senza lasciare nessuna traccia»

Incontri ravvicinati del terzo tipo avanti tutta. Saranno le prospettive apocalittiche del calendario Maya, oppure l'effetto contagioso propagato dai fenomeni «x-files», fatto sta che la ventata di manifestazioni (pseudo)paranormali che in questi giorni sta invadendo la provincia non accenna a placarsi. Anzi. Dopo le recenti scorribande gardesane di mostri, fantasmi e acchiappa fantasmi, a tornare nel mirino del mistero è ancora l'area della Bassa, già teatro soli pochi mesi fa di un controverso episodio modello «sonic-bang» e bagliori nel buio. Ma stavolta c'è chi giura di aver visto in cielo qualcosa sconvolgente.
«Era circa l'una e mezza di notte, stavo rientrando da Brescia e mi trovavo esattamente a metà strada tra Pompiano e Orzivecchi, in prossimità della rotonda della Girandola - è la testimonianza di un ragazzo orceano sulla trentina, tra i primi qualche sera fa a sollevare il tam tam dell'avvistamento -. Tutto ad un tratto ho avvertito un frastuono micidiale provenire dall'alto, così forte che nemmeno riuscivo più a sentire la radio della macchina: nemmeno il tempo di rallentare, che attraverso il parabrezza ho visto questa sorta di grosso parallelepipedo, simile a un camion senza ruote e con fari giganti. Ho pensato subito a un elicottero, ma era molto basso e stava letteralmente immobile a mezz'aria, producendo una luce fortissima nel cielo. Cinque, forse dieci secondi al massimo... poi è sparito nel buio senza lasciar traccia: non dico fosse un Ufo, ma di certo non avevo mai visto una cosa del genere».
AL DI LÀ DEL FACILE sensazionalismo extraterrestre, a dar man forte alla credibilità impressa nel bizzarro racconto sono soprattutto un paio di fattori corollari. Il primo è di natura puramente «scientifica»: secondo la capillare mappatura dei cieli fornita dal sito flightradar24.com, infatti, di aerei sopra a Orzivecchi (quel giorno, a quell'ora) manco l'ombra.
L'altro, invece, come al solito attinge a piene mani dal bacino delle voci popolari, che a più riprese hanno visto moltiplicarsi l'eco del fenomeno paranormale. «Un rumore tremendo, ho guardato fuori dalla finestra e ho visto questo strano, enorme oggetto volante. Non prendetemi per matta», posta su Facebook una ragazza di Orzivecchi. «Macché, l'ho visto anch'io a Borgo San Giacomo», risponde Michela Chiari via social. E ancora dal calderone virtuale: «Mi sono svegliato di soprassalto, pensavo fosse solo un aereo»; «stanotte ero di servizio, ciò che più mi ha lasciato perplesso è stato il fascio rosso lasciato nel cielo da quella cosa»; «rumore fortissimo, secondo voi cos'è successo?» chiede invece al popolo cybernauta Emanuela Labati. Qualcuno risponde lapidario e sarcastico «E.T. telefono casa!», altri glissano, altri ancora con la mente volano al «boato» bassaiolo di qualche mese fa. Così, nella bolla del mistero, l'unica certezza rimane quella di sempre: veri o inventati, gli alieni devono essere gente molto schiva per natura. Un capitolo a parte, invece, lo merita un'altra tipologia di strani avvistamenti che in questi giorni nella Bassa si stanno moltiplicando a go-go: a decine infatti dicono di aver notato bagliori notturni, descritti come un mix tra una cometa e una stella cadente. Ordinaria amministrazione celeste? Forse in questo caso una spiegazione razionale potrebbe anche esserci. Ma il condizionale rimane d'obbligo.

La leggenda metropolitana del chip nei portachiavi


Bresciaoggi 
domenica 16 dicembre 2012

 Il microchip leggenda metropolitana, però
la paura dei furti è vera


«Attenzione, attenzione, attenzione. In questi giorni nei parcheggi e nei distributori di benzina persone vi regalano portachiavi per l'auto o la moto. Non accettateli o buttateli se li avete presi: al loro interno c'è un microchip che segnala la vostra presenza in casa. Quando uscite sanno dove vi trovate. Possono così entrare nella vostra abitazione e rubare. La fonte è sicura».
Il messaggio è apparso su Facebook e subito è stato copiato, seminando allarme. Leggenda metropolitana o tutto vero? Di certo c'è che in città, a Mompiano come a Porta Trento, a Sant'Eufemia, a Brescia due, al Violino o al Sereno il passaparola nei negozi, nei bar o per strada ha fatto sì che il tutto apparisse credibile. E c'è ovviamente chi racconta che il vicino o il cugino sono stati avvicinati da immigrati dell'Est con i regali. Di concreto, il nulla.
Anni fa a spaventare la gente erano i graffiti tracciati sul portone di casa. Si parò a lungo di segni convenzionali lasciati dai ladri. Cinque cerchietti equivalevano a «casa molto buona», un rombo a «casa disabitata», un triangolo a «donna sola», una ringhiera equivaleva a «presenza di un cane». La enne che era meglio «rubare di notte», la emme «al mattino» e la d «di domenica».
MA ANCHE IN questo caso le indagini estese in tutta Italia non portarono a nulla di concreto. La leggenda metropolitana invece cavalcò l'onda.
In merito ai portachiavi regalati dai ladri, non sono mancate richieste di chiarimenti alle forze dell'ordine, ma l'impressione è che si tratti di una bufala che grazie a Facebook è corsa di paese in paese, di città in città.
È ANCHE VERO che l'aumento dei furti in casa, nei negozi e nei bar ha aumentato l'insicurezza tra la gente. Uno stillicidio continuo, nonostante l'intensificarsi dei controlli nei quartieri e nei paesi dove maggiormente i ladri hanno colpito. Le forze dell'ordine stanno agendo scientificamente per evitare che non sia un triste Natale per i bresciani. Per mesi sono stati analizzati orari, luoghi e giorni maggiormente a rischio di furto, al fine di potenziare i servizi nelle aree privilegiate dalla malavita italiana e straniera. In questo modo si cerca di tamponare le falle.
In aumento frattanto i bresciani che collegano gli antifurti di casa alle centrali delle forze dell'ordine, al computer o telefonino. In questo caso si sa del furto in diretta e si può intervenire. Il collegamento alla centrale è gratuito.F.MO.

sabato 15 dicembre 2012

Il culto di San Michele ad Arcé, Pescantina di Verona

L'Altro Giornale, 10 dicembre 2012, edizione Provincia (Verona)




I misteri di San Zeno a Verona


L'Arena
giovedì 13 dicembre 2012


I misteri di San Zeno
(da "Le gemme sull'Adige")


Il prossimo anno, gli abitanti di San Zeno compiranno 12 secoli: il primo documento che attesta la presenza di un borgo attorno alla chiesa e al monastero benedettino, dedicati all´ottavo vescovo di Verona, porta, infatti, la data del 24 giugno 813. Ma, per raccontare la storia della basilica di San Zeno, capolavoro del Romanico italiano, occorre andare indietro di altri cinque secoli. Una prima chiesa sarebbe sorta subito dopo la morte del santo vescovo, avvenuta tra il 372 e il 380.

Era stata fondata in quello che era il primo cimitero cristiano di Verona, lungo la via Gallica, vicino alla chiesa di San Procolo. Un luogo abbandonato, fuori dalla città, immerso nel silenzio. Fu poi rinnovata nel VI secolo, divenendo, nel 589, il luogo di uno dei più celebri miracoli del santo, raccontato da papa Gregorio Magno: quando, nella ricorrenza della morte di San Zeno, durante le solenni celebrazioni, che avevano gremito la basilica di fedeli, l´Adige crebbe improvvisamente, al punto che l´acqua raggiunse il tetto della chiesa.
Benché le porte fossero aperte, l´acqua non entrò, arrestandosi sulla soglia e permettendo ai fedeli di bere per dissetarsi. E se la chiesa di questo miracolo non esiste più, all´interno della basilica ci sarebbe la traccia di un altro prodigio del santo patrono, seppure dai tratti più leggendari: la coppa in porfido di origine romana che, secondo una antichissima leggenda, sarebbe stata sottratta da San Zeno al diavolo, che vi ha lasciato la sua impronta.

Tornando alla concretezza della storia architettonica, l´edificio che ammiriamo sarebbe del X-XI secolo, opera, forse, di Nicolò da Ferrara, a cui seguirono, soprattutto nel XII secolo, vari interventi, fra cui l´armonica facciata, riconducibile a Brioloto, scultore e architetto, divisa da pilastri verticali di diversa altezza, che corrispondono alle navate interne, e da sottili lesene, che la disegnano con eleganza.
Domina il rosone che ha la struttura di una ruota a dodici raggi, formata da coppie di colonnette esagonali. Ancora non del tutto svelata la sua simbologia, anche se l´ipotesi più probabile lo riconduce all´allegoria della fortuna: mostra sei personaggi in diverse posizioni, scolpiti nella condizione instabile di chi sale o scende, a seconda del caso.
Un´altra ipotesi suggestiva lo identificherebbe come un notturlabio, un orologio astronomico, inventato nel medioevo. 

Gli unicorni di San Fermo a Verona


L'Arena
lunedì 10 dicembre 2012

CHIESA E LIBRO. Un mix tra guida artistica e un cammino di catechesi

Con l´unicorno Fermino
alla scoperta di San Fermo



Otto capitoli per scoprire la chiesa di San Fermo. Gli amici del museo diocesano d´arte hanno realizzato un libro che «può essere vissuto come una sorta di catechismo», ma che è anche «una guida storico-artistica e religiosa». A raccontare il passato della chiesa dei Santi Fermo e Rustico è un personaggio di fantasia: Fermino. Un unicorno. Anche se, questo fantastico animale è per davvero rappresentato all´interno di San Fermo: si trova nella chiesa superiore, sopra la porta della sacrestia. E ve ne sono almeno altre 10 raffigurazioni. La sua «insolita» presenza non deve stupire, poiché questo animale di cui si raccontano meraviglie già nell´antichità diventa con il cristianesimo simbolo di Cristo, dell´innocenza, della purezza e della castità. 

Così, il simpatico Fermino introduce al primo capitolo del volumetto dove si narra la storia dei santi Fermo e Rustico, della chiesa a loro dedicata e qualche curiosità. Si prosegue con una spiegazione più dettagliata di alcune parti dell´interno della chiesa superiore a cui si aggiunge un intero capitolo sul Mausoleo Brenzoni. Poi, l´altare dei «Marangoni», cioè dei falegnami, il pulpito, l´altare di San Raffele, l´altare maggiore e il tornacoro. Una sezione è dedicata alla Santissima Trinità e a come è rappresentata nelle opere degli artisti. «Questo libro può essere letto in due modi», spiega don Tiziano Brusco, parroco di San Fermo e direttore del Museo diocesano, «è una guida per chi desidera conoscere meglio alcuni aspetti della chiesa e può essere un cammino di catechesi per i più giovani con la guida di un adulto, per spiegare, pregare e vivere meglio il periodo dell´Avvento e la festa del Natale». 

Il libro è stato realizzato dall´associazione «Amici del Museo diocesano d´arte San Fermo Maggiore». Il percorso ed i testi sono di don Tiziano Brusco, le filastrocche, l´editing e la cura editoriale di Lorenzo Gobbi, i disegni di Susanna Bragantini, le fotografie di Marcello Brentarolli, il progetto e la realizzazione grafica di Laura Arnaldi. M.CERP.  

mercoledì 5 dicembre 2012

Un mistero tutto sabbionetano ogni 6 dicembre


A Sabbioneta (Mantova) ogni 6 dicembre, giorno di nascita di Vespasiano Gonzaga, duca di Sabbioneta (Fondi 1532 - Sabbioneta 1591), si verifica un avvenimento molto affascinante: il sole giunge allo zenith proprio quel giorno entrando con i suoi raggi all'interno di Palazzo Ducale.

La "coincidenza" è che ciò si verifica proprio nel giorno di nascita di Vespasiano, e soprattutto i numeri 6 e 12 (rispettivamente giorno e mese di nascita) ricorrono anche nella numerologia delle mura e di alcuni monumenti (per esempio le dodici statue dedicate alle divinità romane che ornano l'interno del Teatro all'Antica oppure i sei bastioni delle mura di Sabbioneta).

Simona Cremonini

Leggende bresciane in un libro

In regalo col Giornale di Brescia, in questi giorni, un libro sulle leggende bresciane.


sabato 1 dicembre 2012

Tra anime e fantasmi a Bevilacqua



L'Arena
mercoledì 28 novembre 2012

LA STORIA. A Bevilacqua la sensitiva avrebbe trovato molte anime

«Il castello è pieno
di fantasmi buoni,
vogliono restarci»

«Qui ci sono tantissime presenze, nobili e soldati soprattutto e una dama». Potrebbe essere Felicita ultima della stirpe; i proprietari ci convivono bene

In Inghilterra ci sono talmente abituati ai fantasmi che lungo le autostrade sono stati installati cartelli che avvisano di possibili comparizioni. Le segnalazioni di apparizioni, infatti, erano diventate così frequenti da indurre a mettere in allerta chi è alla guida, afficché non si spaventino.
Ma da noi gli incontri con gli spettri sono più rari, oppure sono liquidati come mere superstizioni, stramberie di personaggi che talvolta ne fanno una pratica «truffaldina». E ci sarà pure chi imbroglia, facendo ballare un tavolino dicendo di aver evocato uno spirito. Ma questo non è il caso di Francesca Gargano, una serena signora vicentina esperta in «pulizie» energetiche di case o palazzi da anime che sono rimaste a viverci, senza «prendere la via dell´aldilà», come spiega lei stessa.
Gargano domenica scorsa è stata al castello di Bevilacqua, l´unico luogo nel veronese dove ha controllato se siano rimasti spiriti del passato ed ha scoperto che il maniero ne ha moltissimi.
«Sono tutte anime buone», dice la sensitiva, «quindi non c´è nulla di cui preoccuparsi. Sono anime di soldati e di nobili. Di sicuro c´è una dama, l´ho sentito chiaramente. E non solo io, ma anche un ospite sensitivo che ha assistito alla conferenza ed ha visitato il castello». «Attenzione però», avvisa la signora Francesca, «lì non ci sono anime, o fantasmi, perché siamo in un castello: certo, in un luogo storico si sono consumate tante storie, passioni, vite, vicende, che è impossibile che non vi resti dell´energia, però gli spiriti non fanno preferenze e restano anche nella più comune delle case».
Ma cose induce le anime a rimanere in una casa?«L´attaccamento che ha avuto con quel luogo, con quella terra, oppure la scarsa consapevolezza della sua anima, per cui non riesce a prendere la sua direzione. In questo caso occorre accompagnare le anime dove debbono stare».
Gargano fa questo «mestiere»: aiuta chi non riesce a lasciare la terra ad andarsene, perché «solo così potrà continuare la sua vita». Ovvero reincarnarsi o rinascere in spoglie maschili o femminili, non fa differenza.
«Che nel castello di Bevilacqua vi fossero delle presenze non è una novità per i proprietari, per il personale e pure per gli ospiti. Ma non è mai successo nulla di brutto. Quando un´anima si fa sentire è perché vuole attirare la nostra attenzione, dirci che vorrebbe essere riportata nell´aldilà. Però i proprietari del castello non hanno mai chiesto di mandarli via, e questo vuol dire che convivono tutti pacificamente». Salvo qualche spavento, ovvio. 
«Come quella volta che un nostro dipendente», racconta Miresi Iseppi, proprietaria del castello con il marito Roberto, «andò a spegnere le luci ai piani alti. Quando arrivò, le lampadine si spensero tutte, sentì un soffio freddo e poi le luci si riaccesero da sole». Ma, a parte questo «dispetto», i coniugi Iseppi giusto tre giorni fa hanno entrambi sentito chiaramente qualcuno che camminava in una stanza vuota. «Quasi ogni fenomeno di questo tipo», prosegue Miresi, «si verifica nella stanza 204, che era la camera da letto di Felicita Bevilacqua, ultima discendente dei nobili proprietari del castello. Felicita viveva qui con il marito Giuseppe La Masa, un ex garibaldino. Non avevano figli».
Felicita è stata vista da una signora americana, ospite al castello con un gruppo di amici. «La signora mi raccontò che Felicita le apparse e le disse di aprire la finestra e di guardare in giardino: lì c´era Guglielmo Bevilacqua, un altro avo della stirpe», prosegue la titolare. Qualche settimana fa, nell´ambito del Festival nei luoghi del mistero, si raccontò che al castello fosse ancora presente l´anima di Alessandro Bevilacqua: nel 1848 la fortezza fu messa a ferro e fuoco, la tomba del nobile fu profanata e le sue ceneri disperse. A quanto pare, insomma, di anime dei Bevilacqua ce ne sarebbero almeno tre, ma non mancano quelle dei soldati che qui morirono in combattimenti.
«Ribadisco che non si deve affatto avere timore», riprende Iseppi, «sono presenze innocue e buone. Al più è successo che aprissero un balcone di notte o diffondessero musica o gironzolassero».
Beh, in effetti, il luogo è piacevole e c´è da capirli che non vogliano lasciare il loro castello. 




L´ESPERTA. Francesca Gargano, vicentina, da sempre «pulisce» le case da spiriti che fanno fatica ad andare nell´aldilà

«Nessun timore, chiedono solo aiuto»

Solo un ballerino con i suoi continui esercizi una volta le dette fastidio; il suo «non è lavoro ma una missione»

Francesca Gargano, originaria della Sicilia, ha vissuto a Milano finché un giovane vicentino, ora suo marito, non si rivolse a lei per una seduta di pranoterapia. Si conobbero così. Perché Gargano è anche pranoterapeuta, oltre che sensitiva ed esperta di pratiche olistiche. «Cerco di guarire le anime», dice, «il mio non è un lavoro ma una missione. Una attività che mi dà gioia». Così come non è mestiere, come già specificato, accompagnare le anime dei morti nell´aldilà.
Di esperienze, Gargano, ne ha vissute tante. Con anime in case di altri e nella propria. «Ci sono abituata», sorride, «e non mi spavento. Una volta ebbi ospite il fantasma di un ballerino: ecco, in quel caso devo ammettere che disturbava parecchio perché continuava a saltellare di qua e di là. Così, invocai gli angeli perché lo aiutassero a raggiungere l´aldilà». Gargano spiega che per accompagnare gli spiriti a lasciare la terra o la casa, si serve di invocazioni e preghiere e degli angeli. «Gli angeli non sono come vengono raffigurati, con un corpo antropomorfo ed ali. Sono luce, e quelle che crediamo ali sono fonti che avvolgono le anime e le portano con sé. Gli angeli servono per rincuorarci. Tutti abbiamo un angelo».
«Ricordo che una volta fui chiamata da una signora perché sua madre, una volta morto il padre, apparecchiava sempre per otto persone. La figlia non riusciva a farsi dare una spiegazione, così mi chiamò. Scoprii che il marito era ancora in casa e non voleva staccarsene, insieme a suoi cinque amici. Ecco perché la signora apparecchiava per otto. Un´abitudine che finì di punto in bianco, non appena le sei anime furono allontanate», racconta la sensitiva. «A me stessa capitò, poi, che nella casa in cui vivevo circa due anni fa, poco lontano da un cimitero, una sera si riunissero 25 anime, tutte sui gradini della mia abitazione. Le aiutai. Raramente ci sono fantasmi aggressivi, solo quando nessuno dà loro ascolto. Io invece riesco a sentirli, a parlarci, a volte sento le loro voci chiaramente, altre volte dentro di me. Non è facile per la gente crederci e molti preferiscono tacere queste esperienze per timore di essere giudicati male».
La signora, di Caldogno, si accorse di questo suo potere da piccola: «Passai un periodo in un collegio e una notte vidi in corridoio una signora. Pensai che fosse qualcuno del personale o un´insegnante. Ma il giorno dopo mi accorsi che il giornale riportava una notizia della morte di una donna: era esattamente quella che avevo visto di notte».
Gargano non vuole convincere nessuno, lo si sente da come parla di anime e di angeli, dal rispetto con cui tratta questo argomento sul quale spesso si ride o si scherza, anche per scaramanzia. Ma lei va oltre: vuole solo «aiutare gli altri», conclude.D.A. 

L'inquietante fessura delle denunce a Sanguinetto


L'Arena
venerdì 30 novembre 2012

SANGUINETTO. Domani al festival del mistero

Rivivono le antiche
denunce anonime
della Bocca del Leon


Nella fessura collocata all´ingresso del castello venivano infilati biglietti per segnalare gli evasori


Il «Festival degli spettacoli del mistero», la rassegna che le Pro loco del Veneto hanno dedicato a luoghi leggendari e misteriosi, farà tappa domani e domenica al castello scaligero e al teatro Zinetti di Sanguinetto. La manifestazione partirà domani alle 20 con un racconto sulla misteriosa «Bocca de Leon»: la famosa effigie che si trova all´ingresso del castello e che nel medioevo e nel rinascimento veniva utilizzata dai sanguinettani per denunciare in forma anonima gli evasori fiscali. 
Una sorta di 117 dei secoli scorsi, insomma, a cui i cittadini potevano rivolgersi di nascosto e senza firmarsi: era infatti sufficiente infilare nella «Bocca del leon» un biglietto contenente il nome dell´evasore e l´importo che costui aveva sottratto all´erario. Ogni tanto la «fessura delle denunce» era usata anche per fare rivelazioni piccanti sui cittadini del paese. E proprio questo sarà l´argomento della rappresentazione teatrale che si terrà alle 21 a cura della compagnia La Caneva di Lorenzagaga con la diventente commedia «Quel fiol d´un can d´un gato». Chi veniva colpito dalle denunce anonime veniva messo alla berlina in paese a tal punto da costringerlo spesso e volentieri ad evitare di uscire di casa per la vergogna. 
Chi parteciperà alla tappa cittadina dell´affascinante itinerario degli spettacoli del mistero potrà quindi ascoltare racconti sospesi tra leggenda e verità, che per secoli hanno accompagnato la vita del paese e che sono stati tramandati di generazione in generazione. Domenica, invece, il teatro Zinetti ospiterà alle 16 la rappresentazione per bambini dal titolo «Le Birichinate di Pinocchio» a cura del gruppo «Ensemble Vicenza Teatro», con Stefania Pimazzoni ed Irma Sinico. Lo spettacolo rientra nel cartellone di eventi proposti nella stagione teatrale 2012-2013 organizzata dal Comune in collaborazione con Arteven. RI.MI.