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giovedì 17 gennaio 2013

Canti di fantasmi nel Palazzo del Diavolo


L'Arena
martedì 15 gennaio 2013 


SORGÀ. Il gruppo ufficiale di ricerca sul paranormale della trasmissione «Mistero» nell'edificio «dedicato» al diavolo

I ghostbuster sentono cantare
nei sotterranei del «Palazzon»

Il «Ghost Hunters Team» ha rilevato cori sacri e una forte attività elettromagnetica Il sensitivo in «stato di disagio»

Nei sotterranei del «Palazzon del diàolo» sono stati rilevati canti corali, simili ai canti gregoriani che si sentono cantare nelle chiese e una forte attività elettromagnetica. 
È questo il primo risultato delle ricerche effettuate sabato notte dal gruppo comasco «Ghost Hunters Team», gruppo ufficiale di ricerca sul paranormale della trasmissione televisiva «Mistero» di Italia 1, coordinato da Mirko Barbaglia. «Abbiamo iniziato le ricerche verso le 20,30 terminandole poco prima dell'una di notte, sia nei sotterranei sia nel sottotetto. Specialmente nei sotterranei abbiamo riscontrato una forte attività elettromagnetica di fatto inspiegabile non avendo riscontrato la presenza di fonti artificiali elettriche nel luogo», racconta Barbaglia.
Successivamente, il fonico Fulvio Caimi ha posizionato dei microfoni panoramici sull'anello sommitale del pozzo «rasadòr». 
«Da questi microfoni, attraverso le cuffie, si sono sentiti, per qualche tempo, dei canti corali, simili ai canti gregoriani che si sentono nelle chiese», continua il coordinatore del gruppo di ricerca. «Siamo subito usciti all'esterno del palazzo per verificare che non ci fossero magari una radio o altri apparecchi che emettessero quei canti. All'esterno, nell'oscurità, il silenzio più assoluto circondava il palazzo. Si tratta di suoni o rumori che le nostre orecchie non avrebbero potuto percepire facendo essi parte degli infrasuoni e degli intrasuoni». 
Per quanto riguarda invece le immagini registrate e le foto scattate con strumenti a raggi infrarossi e ultravioletti, «a una prima analisi superficiale, non abbiamo riscontrato alcuna figura», osserva il responsabile del gruppo Ght. «Le foto saranno comunque inviate a Torino dove un esperto del settore che ci coadiuva nelle ricerche, Alessandro Cercara, le analizzerà approfonditamente nei suoi laboratori e ci darà una risposta». Brabaglia sottolinea che tutti i partecipanti alle operazioni di ricerca, durante la registrazione dei canti e dei rumori con le apparecchiature, in contemporanea hanno percepito delle strane sensazioni. 
«Dall'inizio fino alle 22,30, provammo delle sensazioni assai strane che è difficile descrivere: uno stato di disagio confermato anche dal nostro sensitivo Daniele Piccirillo. Tutto è sparito quando anche gli apparecchi hanno smesso di registrare i fenomeni». 
Nel pomeriggio sono accorsi a Sorgà numerosi ragazzi e ragazze, giovanissimi, non solo del luogo ma provenienti anche dai paesi limitrofi, oltre a diversi adulti, per assistere alle operazioni di ricerca dei fantasmi, che si dice lo abitino. Per la cronaca l'unica presenza accertata e reale è quella del club «Amici dei Nomadi» che ha la sua sede al piano rialzato dell'edificio cinquecentesco. 
Le operazioni sono iniziate con il volteggiare in cielo di un piccolo «drone», munito di telecamere, per riprendere dall'alto la scena entro la quale si inserisce il «palazzon del diàolo» per introdurre il servizio televisivo incentrato appunto sulla ricerca dei fantasmi. 
È stata l'unica operazione cui la gente ha assistito, rimanendo alla fine delusa. La delusione è presto chiarita. Le ricerche con i rilievi strumentali per captare rumori dovevano essere eseguite dopo le 20, col calar delle tenebre, a porte chiuse. Questa scelta, se da un lato ha aumentato l'alone di mistero che circonda il luogo, dall'altro ha una spiegazione, diciamo così, pratica. 
«Non è che i fantasmi o le loro “voci” si manifestino solo durante le ore notturne com'è nell'immaginario collettivo», osserva Barbaglia. «Semplicemente dobbiamo operare a porte chiuse e di notte perché le interferenze di rumori esterni sono ridotte la minimo e si evitano così sovrapposizioni nelle registrazioni che potrebbero falsarle». 
Le operazioni tecniche per registrare suoni, presunte voci e rumori, sono state effettuate da Fulvio Caimi, di Milano, fonico di professione, collaboratore esterno del gruppo comasco che utilizza dei microfoni panoramici a bassa frequenza e tutto il materiale viene salvato su una multitraccia digitale. 
Caimi aggiunge che il tutto verrà poi analizzato con appositi filtri mettendo in rilievo le frequenze che possono contenere una voce o un rumore. Alla fine i rumori ed i suoni eventualmente percepiti saranno catalogati come Evp (Electronic voice presence). 
Alle ricerche ha partecipato anche un sensitivo, Daniele Piccirillo, per scoprire se ci sono fenomeni paranormali o di magnetismo. Tra gli strumenti usati anche telecamere a raggi infrarossi e macchine fotografiche a raggi ultravioletti per «immortale» eventuali figure di fantasmi non visibili dall'occhio umano. 



LE CREDENZE. Molte le versioni tramandate. In comune pianti e urla provenienti dall'edificio

Secondo la leggenda Belzebù
nel '600 abitava quelle stanze

Fu cacciato dal parroco che benedì la casa durante una festa satanica

Il tentativo di svelare i misteri della leggenda secolare sul «palazzon del diàolo», messo in atto, sabato notte, dal «Ghost Hunters Team», ha un precedente amalogo. 
Il 4 novembre 2012 il gruppo «Hespery Crew», effettuò delle ricerche i cui risultati si possono vedere in un breve filmato messo in rete. Ma perché si chiama palazzo del diavolo? E qui nasce la leggenda che il maestro Renzo Colombini, morto nel 1966, appassionato di chiromanzia, astrologia, filosofia, parapsicologia, ipnotismo, scrisse e pubblicò sui «Quaderni di vita veronese», nel 1949, una raccolta di leggende popolari della Bassa veronese. 
Si racconta infatti che nel '600 il palazzo fosse sprofondato dopo che il parroco dell'epoca, alla testa di una processione di fedeli oranti, si recò davanti al palazzo durante lo svolgimento di una festa satanica, cospargendolo di acqua santa, con la benedizione, per scacciare appunto il diavolo che, secondo la credenza popolare, lo abitava. L'operazione ebbe l'effetto sperato tanto che il palazzo addirittura sprofondò di un piano. I fantasmi che la gente credeva lo abitassero, i pianti, le urla che si diceva si sentissero di notte, avevano una giustificazione molto più banale, come la storia del pozzo «rasadòr» (tagliatore), un pozzo che si trova nei sotterranei, ora riempito di terra, sul cui fondo si diceva ci fossero delle lame che tagliavano a pezzi chi vi veniva gettato dentro. 
«Poiché il palazzo fu costruito per conto del mago De Bursis», spiega Giacomo Murari Dalla Corte Bra, «si racconta che i nemici del mago venissero uccisi gettandoli nel pozzo “rasadòr” che però non risulta avesse delle lame». Ma circola anche un'altra versione della leggenda, stavolta illustrata in un quadro naif. A «raccontarla» con il pennello un pensionato sorgarese, Olirco Bozzini, ex meccanico, pittore naif da oltre 40 anni, che nel lontano 1982 ritrasse, in un quadro, le fasi salienti della misteriosa storia popolare. 
«Con quel quadro vinsi anche un premio a un concorso per pittori naif ad Arona, sul lago Maggiore», ricorda con orgoglio. Sottolinea subito che la sua versione della leggenda si discosta da quella scritta dal maestro elementare Renzo Colombini. Infatti Bozzini ricorda che, da ragazzino, sentiva raccontare la storia del parroco di Sorgà dell'epoca, agli inizi del 1600, che decise di benedire il palazzo dei Conti Murari Dalla Corte Bra, che si diceva fosse abitato dal diavolo, perché ormai i suoi parrocchiani non andavano più in chiesa ma correvano a frotte nel palazzo dove Belzebù organizzava, evidentemente gratis, orge e riti satanici con vergini pulzelle che poi uccideva gettandole nel famoso pozzo “rasadòr" e prendersi le loro anime dannate. Nel dipinto di Bozzini si vede infatti il prete seguito non da una processione di uomini e donne oranti, come raccontato dal maestro Colombini, ma soltanto da due donne, e lui (il prete, ndr) che benedice il demonio con una croce e non con l'aspersorio. Inequivocabili si vedono i segni della vendetta luciferina: fulmini che colpiscono il campanile della vicina chiesa parrocchiale, distruggendolo, e il palazzo, che poi sarebbe sprofondato, dove si notano giovani fanciulle nude che tentano di entrarvi: chi dalla porta principale, chi usando addirittura delle scale a pioli per accedere ai piani superiori, tutte ansiose di partecipare alle orge sataniche. Insomma un assalto per entrare nel palazzo dei peccati e della lussuria sfrenata. Con questa nuova versione il mistero del “palazzon del dialo” continua. Un mistero avvolto nella leggenda che, dopo tutto, ai sorgaresi forse non dispiace che rimanga tale a meno che i risultati delle ricerche del “Ghost Hunters Team" non riescano a metterci, una volta per tutte, la parola fine. 
Ma, a quanto sembra, il mistero continua. LI.FO. 

giovedì 11 agosto 2011

I conti non tornano: convegno Cicap a Torino


I CONTI NON TORNANO - Il fascino dei numeri tra scienza e mistero
Un Convegno CICAP - Torino, Sala Convegni ATC - 11-13 novembre 2011


I numeri rappresentano il noto e il razionale per eccellenza. Eppure, dai numeri irrazionali dei pitagorici alla sezione aurea, sono tanti i misteri della matematica che affascinano e incuriosiscono. I numeri, poi, si trovano da sempre al centro di credenze irrazionali, come l’idea che esistano dei numeri che portano fortuna o sfortuna o che sia possibile "calcolare" e prevedere l'uscita dei numeri al lotto. E non manca chi ritiene che la numerologia possa consentire di prevedere il futuro.

Molte di queste idee e tradizioni culturali hanno un’influenza significativa anche nella nostra società, ed è allora interessante chiedersi quali ne siano le origini e quali i processi che portano alla loro diffusione. Si apre così lo spazio per una riflessione più ampia, che riguarda il modo in cui si costruiscono il sapere popolare (dai proverbi all’etnomedicina) e quello scientifico.

Sono questi i temi di cui si discuterà con il CICAP, tra l'11 e il 13 novembre 2011 a Torino, in un Convegno intitolato per l'appunto: "I conti non tornano. Il fascino dei numeri tra scienza e mistero". L'incontro, che si terrà presso la Sala Convegni ATC (Corso Dante 14, Torino), vedrà la partecipazione di alcuni tra i più noti scienziati e studiosi che in questi anni si sono occupati di scienza, pseudoscienza e credenze irrazionali, in ambito matematico e non solo (il programma dettagliato sarà pubblicato prossimamente).


Piergiorgio Odifreddi

Uno spazio speciale sarà riservato al "matematico impertinente" Piergiorgio Odifreddi, che la sera dell'11 novembre (non a caso in una data molto speciale: l'11.11.11) aprirà il Convegno con una "lectio magistralis" sui temi della matematica e dell'irrazionalità.

Non mancherà poi una sessione dedicata alla presentazione di alcune nuove indagini sul mistero condotte da soci e simpatizzanti del CICAP (e alla quale è aperta la partecipazione anche a "indagatori" esordienti).


Segnatevi la data sul calendario e consultate il programma del Convegno: le iscrizioni sono già aperte!



Per scaricare il programma e per le info:
http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273830

lunedì 18 luglio 2011

Larve nel naso, morto il paziente

SANITA'
Larve nel naso: morto il paziente ricoverato al Policlinico di Messina
I familiari avevano denunciato la presenza dei moscerini nella stanza d'ospedale.

NOTIZIE CORRELATE
Larve nel naso: ospedale denunciato (16 luglio 2011)



Moscerini

MILANO - È morto al Policlinico di Messina l'uomo di 55 anni ricoverato in Rianimazione per un'emorragia celebrale dovuta ad un aneurisma e i cui familiari avevano denunciato la presenza di larve di insetti nel suo naso. «Siamo sconvolti - spiega Valentina Misuraca, figlia dell' uomo -: mio padre si è aggravato improvvisamente e i medici hanno detto che ha avuto dei problemi cardiaci. Hanno tentato di rianimarlo ma non c'è stato nulla da fare. Ancora non sappiamo se ci possano essere dei collegamenti tra la presenza delle larve e la sua morte, al momento non escludiamo nulla, vedremo cosa ci dirà poi il medico legale. Non sappiamo ancora se verrà fatta un'autopsia».
DENUNCIA - Il caso aveva suscitato scalpore. I parenti avevano notato la presenza di moscerini nella stanza del loro congiunto e avevano avvertito la direzione sanitaria. «Erano 10 giorni che vedevamo volare dei moscerini nella stanza dove si trova ricoverato mio marito, - ha raccontato la moglie del paziente deceduto, Maria Napoli -, ma nonostante avessimo chiesto più volte un intervento dei sanitari loro non hanno fatto nulla». La presenza delle larve di moscerino è poi stata confermata dal direttore dell'Unità operativa di Anestesia e rianimazione, Angelo Ugo Sinardi. «È vero, erano presenti delle piccole larve sul naso di un nostro paziente ricoverato - ha dichiarato il responsabile sanitario -, ma subito siamo intervenuti eliminandole. L'uomo è stato sottoposto ad una visita da parte di un otorino che ha escluso la presenza di altre larve».

MARINO - La famiglia ha poi chiesto l'intervento della Polizia e sul caso è intervenuto Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale. L'esponente del Pd ha inoltre detto di aver sollecitato l'intervento dei Nas per verificare le condizioni igienico sanitarie dell'ospedale.

Redazione online Corriere.it
18 luglio 2011 16:12

giovedì 16 giugno 2011

Venerdì 17 giugno, torna la giornata antisuperstizione

Anche quest'anno, per la terza volta, torna la Giornata Anti-superstizione del CICAP prevista per venerdì 17 giugno in varie città d'Italia (qui sotto il calendario).
Che cos'è la Giornata Anti-Superstizione? «Parte dall'idea che essere superstiziosi... porta male» spiega Massimo Polidoro, Segretario Nazionale del CICAP, già docente di Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Sembra una battuta, ma per gli esperti del CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale – www.cicap.org) è un dato di fatto. «Credere che un oggetto, una persona o una frase abbiano il potere di procurare disastri è una profezia che si auto avvera».

Ed è proprio per combattere la superstizione, che fin dal 2009 il CICAP propone, non a caso sempre in occasione di un venerdì 17, una “Giornata anti-superstizione”. In alcune città, tra cui Roma, Brescia, Pisa, Torino, Gorizia, Vicenza, i gruppi locali del Comitato organizzeranno eventi di vario tipo: incontri, conferenze, dibattiti ma anche dimostrazioni all'aperto, happy hour, grigliate e cene. «Novità di quest'anno è un esperimento che mirerà a misurare se certi riti superstiziosi possano davvero influenzare la sorte» dice Marta Annunziata, biotecnologa all’Università di Torino e Coordinatrice dei Gruppi Locali del CICAP. «Proporremo ai partecipanti di lanciare dei dadi prima e dopo aver compiuto un gesto considerato “portasfortuna”: per caso qualcuno migliorerà, qualcuno peggiorerà e qualcuno farà lo stesso risultato di prima. Sui grandi numeri però contiamo di vedere se questi cambiamenti vanno al di là delle fluttuazioni casuali e se si può notare un effetto del gesto !
superstizioso».

Caratteristica di molti appuntamenti quindi è che, per accedervi, sarà necessario compiere un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi”. Si passerà, per esempio, sotto una scala aperta, si romperà uno specchio, si verserà a terra del sale, si farà in mille pezzi una lettera con la classica catena di sant’Antonio, si aprirà un ombrello al chiuso e così via. In alcuni casi i partecipanti dovranno eseguire un totale di 13 gesti e azioni ritenute fortemente pericolose dai superstiziosi. A chi supererà tutte le prove verrà anche consegnato un diploma di "antisuperstizioso".

«Si tratta di un modo allegro e simpatico per svelare la pochezza di certi rituali che, se presi troppo sul serio, finiscono per condizionare negativamente la vita delle persone» conclude Polidoro. «Il CICAP da oltre 20 anni è impegnato a combattere l’irrazionalità, la superstizione e il pregiudizio con le armi della scienza e della ragione. Lo facciamo attraverso libri, articoli, interventi radiotelevisivi, esperimenti, indagini, conferenze, convegni ma anche con esperienze insolite e divertenti come la Giornata anti-superstizione».
Ricordiamo che è ancora aperto il Concorso Video-Fotografico legato alla Giornata.

Per maggiori informazioni sul CICAP e sulla Giornata anti-superstizione: tel. 049-686870 – info@cicap.org

CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI PER VENERDI' 17 GIUGNO:

ABRUZZO/MOLISE (Vasto-CH) Quando e dove: dalle h.17,17 presso la Libreria Mondadori, in Circonvallazione Istoniense a Vasto (CH)
Il nascente gruppo abruzzese propone numerose “prove a ostacoli per superstiziosi” (scale sotto cui passare, sale da versare, ombrelli da aprire rigorosamente al chiuso e così via) anche per partecipare all’esperimento nazionale sulla sfortuna. Si svolgeranno inoltre delle piccole conferenze sulla superstizione e di presentazione del Comitato, e verranno distribuiti materiali di di approfondimento sulle origini delle superstizioni e attestati di partecipazione. In tutte le fasi un buffet sarà a disposizione dei partecipanti. Per informazioni: Luca Menichelli, info@scetticamente.it, tel. 3396459815

EMILIA ROMAGNA (Traversetolo-PR ) Quando e dove: dalle h.21 alla Corte Agreste, Traversetolo (PR)
Andrea Salsi terrà una doppia conferenza dal titolo “Superstizioni, credenze, miti” e “L'Astrologia: Nato sotto il segno della Balena”. Naturalmente ci saranno poi scale sotto cui passare, sale da spargere, specchi da rompere e così via... Si darà inoltre lettura di brani letterari, miti e proverbi in cui emerge il tema della superstizione. Per informazioni: Ivana Taverni emiliaromagna@cicap.org

FRIULI VENEZIA GIULIA (Gorizia) Quando e dove: alle h.20.30, presso l’Osservatorio astronomico di Farra d’Isonzo (GO), in Strada della Colombara 11.
Il CICAP Friuli Venezia-Giulia, in collaborazione con il Circolo Culturale Astronomico di Farra d’Isonzo, presenta un convegno a più voci sulla superstizione, soffermandosi in paricolare sul tema delle credenze nell’ambito dei numeri e della meteorologia. Lo scopo è informare, ma anche incuriosire, suscitare spunti di riflessione, e possibilmente divertire il pubblico. La serata si concluderà con un dibattito coi presenti. Per informazioni: Giuliano Bettella, Friuli-vg@cicap.org, tel. 040-417067

LAZIO (Roma)
Il CICAP Lazio incontrerà simpatizzanti e curiosi in una "Cena scettica" (luogo in via di definizione). Si parlerà della superstizione e delle tante leggende, tradizioni, etc della superstizione a Roma. Si discuteranno inoltre le motivazioni antropologiche, psicologiche e sociali che spingono l'essere umano a questi pensieri e comportamenti. Per informazioni: Enrico Speranza lazio@cicap.org.

LIGURIA (Genova) Quando e dove: alle h.21, presso la sede dell'associazione "La finestra sul mondo" via Cesarea 103, Genova.
Silvano Fuso presenterà una conferenza sull'origine delle più comuni superstizioni, mettendo anche in opera una serie di "dimostrazioni" pratiche e sfide alla sorte. Per informazioni: Silvano Fuso: fuso@cicap.org.

LOMBARDIA (Brescia) Quando e dove: dalle h.17,17 alle 22:30 circa in corso Zanardelli, a Brescia.
Il CICAP Lombardia sarà presente con un gazebo,una vera e propria “ruota della sfortuna” e un test per capire quanto si è superstiziosi. Si potrà partecipare inoltre all’esperimento nazionale, compresa una variante sugli effetti “portafortuna”. Verranno infine distribuiti materiali di presentazione del Comitato e attestati di partecipazione. Per informazioni: Simone Angioni lombardia@cicap.org.

MARCHE (Saltara-PU) Quando e dove: alle h.21 presso il Museo del Balì, loc. San Martino, Saltara (PU).
I presenti potranno sfidare la malasorte cimentandosi in un percorso ad ostacoli per superstiziosi, e venire a conoscere alcune origini storiche delle più comuni superstizioni. Per informazioni: info@museodelbali.it.

PIEMONTE (Torino) Quando e dove: dalle h.17,17 alle h.22 in Piazza CLN, Torino, e alle h.21 al Mausoleo della Bela Rosin, Strada Castello di Mirafiori 148/7, Torino.
Dal tardo pomeriggio il CICAP Piemonte proporrà ai passanti in Piazza CLN un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi” e una piccola mostra sulle origini delle superstizioni. Chi effettuerà il percorso potrà anche partecipare all’esperimento nazionale e riceverà un attestato di partecipazione. Alla sera inoltre, al Mausoleo della Bela Rosin, si terrà una conferenza dal titolo “Essere superstiziosi porta male”, aperta al pubblico e a partecipazione gratuita. Per informazioni: Marta Annunziata, piemonte@cicap.org

PIEMONTE (Cuneo) Quando e dove: dalle h.21 su TRS radio Savigliano (FM 104.8 e in streaming su www.trsradio.it).
Il Coordinamento CICAP Cuneo propone una trasmissione serale su TRS radio Savigliano, in cui si parlerà di superstizione, con particolare riferimento alle tradizioni del cuneese. Verranno intervistati lo scrittore Donato Bosca, sul tema delle superstizioni locali e di personaggi leggendari come gnomi e folletti, e Francesca Marucco del Centro Grandi Carnivori della Regione e responsabile del Progetto lupo, sul tema delle superstizioni legate alla figura dei lupi. Per informazioni: Fabrizio Bonetto, cuneo@cicap.org

PUGLIA Il CICAP Puglia invita tutti i simpatizzanti a pubblicare su Facebook o inviare via email una foto nella quale compiono un gesto vietato dalle più comuni superstizioni (aprire un ombrello in casa, passare sotto una scala, accarezzare un gatto nero, versare del sale etc.) o a spiegare in poche righe quale superstizione hanno deciso di sfidare, in occasione della Giornata Anti-Superstizione, che da quest'anno si apre al mondo del web. A fine giornata un collage con le foto e le frasi più divertenti sarà pubblicato sul sito del CICAP Puglia. Chi lo vorrà potrà anche partecipare al concorso nazionale, nella sezione foto. Per informazioni: puglia@cicap.org

TOSCANA (Pisa) Quando e dove: dalle h. 15.00 alle h. 19.00 di fronte alla libreria Tra le Righe (via Corsica 8, accanto a Piazza dei cavalieri), a Pisa.
Il Cicap Toscana sarà presente con un banchetto, dove ognuno potrà mettere alla prova la propria superstizione attraverso un "percorso a ostacoli" tra scale, specchi rotti e olio versato... Chi senza timore supererà tutte le prove vincerà un aperitivo. Naturalmente sarà anche possibile reperire materiale informativo sulle superstizioni e sul Comitato, e partecipare all’esperimento nazionale. Per informazioni: toscana@cicap.org

TRENTINO ALTO ADIGE (Trento)
Il CICAP Trentino Alto Adige organizza una "cena anti-superstizione" aperta a simpatizzanti e curiosi (luogo in via di definizione). La serata comprenderà sfide alla sorte per i superstiziosi e sarà un'occasione per confrontarsi sul tema e conoscere il lavoro dell'associazione. Per maggiori info: trentinoaltoadige@cicap.org

VENETO (Vicenza) Quando e dove: dalle 17.17 alle 20 in Piazza del Castello, a Vicenza.
Durante queste ore sarà possibile sfidare la sorte rompendo specchi, rovesciando sale, passando sotto scale e molto altro. Ai coraggiosi che si cimenteranno in queste prove verrà rilasciato un attestato di non superstizioso. Per informazioni : Matteo Granziero, veneto@cicap.org


http://www.genovaogginotizie.it/cronaca/2011/6/15/news-25589/venerdi-17-giugno-giornata-antisuperstizione.html

lunedì 31 gennaio 2011

La leggenda di Mantova

LA STORIA LE LEGGENDE
Etrusca o greca? Due leggende dividono Mantova
La fondazione risalirebbe a «Manto»: per una civiltà dea delle tenebre, per l' altra figlia dell' indovino Tiresia

MANTOVA - Già il luogo di nascita di questa città porta dritto all' enigma: un piccolo acquitrino circondato dal Mincio, che appena sale la inonda e le trafuga ogni segno, ogni testimonianza. Ti immagini questo luogo solitario, buio, sospeso nel silenzio delle nebbie e lo sciabordio dell' acqua: e per nutrimento uccelli acquatici e pesce dolce, nessun campo da seminare, nessun commercio da praticare. Così isolato, così lontano da tutto, così irreale. È facile credere alla leggenda che dicono Mantova fondata dalla maga Manto, figlia dell' indovino Tiresia fuggito da Tebe, e anche lei fuggitiva. Facile da pensare, perché niente, a chi voglia nascondersi, è più sicuro di quest' isola impraticabile e coperta di canne. Non sarà infatti un caso se molti secoli dopo i Gonzaga si servirono della suggestiva leggenda per decorare i saloni dei loro palazzi: la nobile e greca indovina che si aggira nel misterioso paesaggio lacustre. Della leggenda della maga Manto si parla sempre. Mentre nelle campagne, ai bambini che ancora non sono stati in città, è diffuso l' invito ad andare a baciare i piedi della «vecchia Mantova», identificata nella figura di marmo bianco di Verona, i capelli lunghi e la testa coronata, le mani posate su una tavola tenuta sui ginocchi, seduta a gambe larghe dentro la nicchia del palazzo comunale; (benché le ragazze di 30 anni fa che passavano per via Pescheria più facilmente la riconoscessero nella sguaiata venditrice con gli stivaloni di gomma e un grembiulone di cerata, che pesava le anguille vive). Naturalmente Rodolfo Signorini, storico esigentissimo che prende in considerazione solo i documenti, puntualizza che «la vecchia Manto» dentro la nicchia è Virgilio, massima gloria mantovana: «Quel che possiamo dire dell' origine della città è che fu etrusca e poi romana, e che il suo nome quasi di sicuro deriva da Manto, etrusca divinità infernale». Degli etruschi, probabili fondatori di Mantova già mille anni prima di Cristo, mancano quasi del tutto i reperti, a parte due anfore trovate scavando in piazza Sordello, il luogo dove Mantova iniziò la sua vita, la terra più alta di tutto l' acquitrino. Anche se adesso le carte dicono 25 metri sul livello del mare, rispetto a un tempo è quasi una montagna: basta vedere le arie che si danno i ciclisti quando ne escono passando sotto il «voltone» dove fu alzata la prima porta della città: paiono discender dall' Adamello. Se trova qualcuno che fa la guardia alla cassa, la signora/Virgilio che gestisce il Caffè Accademia per scalette e cunicoli ti accompagna in cantina, molto sotto al livello stradale e mostra il pavimento romano, un bellissimo mosaico geometrico bianco e nero. «Questa era forse la casa di un benestante» mormora il professor Signorini. Trattandosi di interessante e prezioso reperto, subito viene da chiedere: che cosa ci fa ancora qui? Chi lo tiene pulito? Lo tiene pulito la signora/Virgilio, ma solo perché si tratta di una signora gentile. Quanto al luogo, sono anni che si attende il definitivo restauro della bellissima sede del Museo archeologico. Frattanto, a parte il pavimento nella cantina del Caffè Accademia, quel che resta del passaggio romano è in un cortile del palazzo Ducale: un sarcofago, alcune lapidi funerarie, una dedicata da una signora ai suoi tre mariti, qualche torso maschile e qualche testa. C' era anche un tratto di selciato trovato scavando in piazza Broletto. Ma non c' è più. Certo, non è stato né disfatto e neppure rubato: ma non c' è più. C' è invece, curiosamente, una testolina di marmo incastrata fra le colonne di un' alta bifora della torre campanaria del Duomo, chissà come e chi l' ha portata lassù. E intanto il mistero di questa città ti intriga ancora di più: pare un de Chirico, un Magritte formato padano, un surreale giochino della fantasia. Che cosa ci facessero i romani, qua dentro il lago, non è dato sapere. La grande strada di collegamento fra Verona e la via Emilia non passava da qui; né la Gallica che congiungeva Torino con Padova, e neppure quella che univa Verona con Cremona. Tutte al largo di Mantova: e si vede a occhio nudo che una strada di importante collegamento non può permettersi di scavalcare il Mincio in forma di lago, affondare nella palude e arrancando raggiungere la terra asciutta. Tradizione peraltro immutata, dal momento che i collegamenti con Mantova anche oggi sono tali da farne una delle più isolate fra le città d' Italia. Dunque, gli etruschi erano arrivati fin qui con i loro zufoli di terra, i pugnali, i fondi di cesto intrecciato, le anfore per metterci il grano, l' olio, e anche i morti. Trattandosi di gente intraprendente si erano organizzati in una repubblica retta dai magistrati, mentre la classe dirigente dominava sui lavori agricoli e sui commerci via fiume: c' era il porto naturalmente, pressappoco dove adesso l' immenso monumento a Virgilio sull' omonima piazza indigna il professor Signorini: «È vergognoso che sia diventato il posto più sporco della città». Versi in latino non se ne leggono più, in compenso «Ornella ti amo» è il graffito più decente e gentile. Del passaggio dei Galli che con la loro furia distruttrice spazzarono via i civilissimi etruschi, neanche l' ombra; e niente neppure dei Celti che, fra un' incursione e una razzia, insieme ai Galli si erano fermati almeno due secoli. La città rimase piccola per moltissimo tempo: piazza Sordello, piazza Virgilio, via Cairoli e il lago: oltre non si poteva andare, si sprofondava fra i branzini e le carpe. I romani bonificarono il tratto fra via Cairoli, piazza Paradiso, via Tazzoli e via Cavour: qui perché frattanto si era un poco alzata e asciugata la terra. Scavarono un fossato, alzarono le mura, aprirono quattro porte, le case di legno cominciarono a coprirsi di mattoni o di marmo. Il Mincio incombeva sempre, bastava un' alluvione per cancellare la città della greca indovina. Dev' esserne rimasto impressionato anche Virgilio, che parlando della sua terra aveva scritto «Ingens Mincius», Mincio grande, grandissimo; il Mincio che nel 589 si gonfiò tanto da deviare il proprio corso: non andò più a gettarsi in Adriatico, ma trovò sfogo nel Po, all' altezza di Governolo; il Mincio che a ogni rigurgito del Po saltava addosso a Mantova: e se alla fine dell' XI secolo non fosse arrivato il geniale architetto Pitentino a risolvere il problema, la città non avrebbe avuto futuro. Altrimenti come si spiega il fatto che, dei monumenti romani, nulla è rimasto, neppure sotto le innumerevoli chiese che fiorirono intorno al Mille, sempre sopra i resti di un tempio pagano. L' indovina greca sia la benvenuta e si accomodi, stiano invece lontane le divinità pagane, Mantova è protetta solo da quando si onorano i santi Pietro e Paolo, Alessandro e Agata, Cosma e Damiano, Zenone e Stefano, Salvatore, Lorenzo, Silvestro e Andrea, oltre alle varie santissime Croci e Madonne. «Si può identificare la vera data di nascita di Mantova: il 3 marzo 1048 - puntualizza Signorini - perché, a questo punto, finalmente parlano la carte». Dopo aver sognato per ben tre volte sant' Andrea che gli indicava il luogo dov' era stata nascosta la cassetta contenente le ampolle col sangue di Gesù Crocefisso, raccolte sul Golgota dal soldato Longino (arrivato fin qui risanato dalla vista, convertito e martirizzato) il cieco e tedesco eremita Adalberto riuscì a individuare la preziosa reliquia: e nell' orto dell' ospedale di sant' Andrea, al ritrovamento del Sangue e delle ossa del martire, assistevano inginocchiati la contessa Beatrice di Canossa e il vescovo Marziale che due anni prima, coi soldi della ricca signora che voleva ricordare la nascita di sua figlia Matilde, aveva cominciato a costruire la cattedrale di sant' Andrea: «Da allora, invitati dai signori della città Beatrice e Bonifacio di Canossa, per venerare il Santissimo Sangue che ancora si trova racchiuso dietro sette porte e sette cancelli, arrivarono imperatori, papi, principesse e regine, si tennero concilii e diete, facendo di Mantova una città importantissima». «E allora, anche questa è leggenda - polemizza Giancarlo Malacarne, storico e direttore di "Civiltà Mantovana" -: altrimenti come si spiegherebbe che quella che dovrebbe essere la più grande reliquia della cristianità è venerata solo dai mantovani? Come mai non arrivano a Mantova i pellegrini del mondo? Per non dire delle ossa di san Longino: sono cinque gli scheletri finora trovati». A lui sta bene che Mantova sia stata fondata dall' indovina di Tebe; oppure, come ricorda Virgilio, da suo figlio Ocno che nacque dagli amori di Mantova col fiume Tevere. Gli sta bene che, a differenza di tante città italiane fondate da visioni di santi, ritrovamento di ossa martirizzate, voli di angeliche colombe, Mantova abbia origine da una leggenda tenebrosa e gloriosa: «nientemeno che dalla Grecia, veniamo». E gli sta bene che nel ' 700, scavando ai piedi della porta Cerese, fu trovata una grossa chiave di bronzo che per un bel po' fu ritenuta la chiave della vicina città etrusca: «Poi fu osservato che la chiave portava incisa una torre che aveva una gabbia, la torre della gabbia che tutti ancora vediamo a fianco del "voltone" verso piazza Sordello; peccato però che, con gli etruschi, non abbia niente a che fare: è di età comunale. Così che piano piano la chiave ha perduto la sua leggenda, finché a furia di passare da una mano all' altra non si è perduta anche lei. E comunque, pur vivendo di documenti, non posso rifiutare spazio alla fantasia. Anche il principe rinascimentale si immerge nella leggenda: nella storica tela del Morone che racconta la vittoria dei Gonzaga su Passerino Bonaccolsi, una stupenda signora osserva, sola, avvolta in un mantello a bande oro e nero, la casata dei vincitori: e chi vuoi che sia, se non ancora l' indovina Manto. Nessuno si batterà mai per dimostrare che la leggenda è verità; ma nella nascita della città, è il mito quello che conta». L' etimologia LA DIVINITA' Il nome Mantova, secondo lo storico Rodolfo Signorini, quasi sicuramente deriva da «Manto», un' etrusca divinità infernale. Così come etrusca fu l' origine della città, quasi 1.000 anni prima di Cristo LA MAGA Secondo molte leggende, invece, Manto è una maga greca, figlia dell' indovino Tiresia, fuggito da Tebe, e anche lei fuggitiva. Trovò rifugio nell' acquitrino dove poi nacque la città. Secondo altri, è suo figlio Ocno, nato da Manto e il fiume Tevere, ad aver fondato la città LO STORICO / 2 Malacarne: nella nascita è il mito che conta. Noi veniamo dalla maga di Tebe, che compare anche in un dipinto del Morone: è una donna sola, con il mantello a bande oro e nere dei Gonzaga LO STORICO / 1 Signorini: Le origini, mille anni avanti Cristo, risalgono all' Etruria e poi a Roma. Ma i primi documenti sono datati 1048 e raccontano dell' eremita tedesco Adalberto

Ferri Edgarda

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(14 aprile 2002) - Corriere della Sera