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domenica 23 dicembre 2012
recensione: “Storie di anguane”
Oggi inauguro una rubrica (aperiodica) di recensioni a libri che ho letto e che ho ritenuto significativi nell'ambito di misteri e leggende italiane.
In particolare il tema del libro con cui apro mi è molto caro, perché ne ho trattato anche nel mio libro relativamente agli avvistamenti di anguane sul lago di Garda, nonché in alcuni miei racconti.
recensione “Storie di anguane” di Anguanamadre, Anguana Edizioni, 2010
Una raccolta di storie popolari, oppure di racconti scritti in forma di storia popolare? Che cosa rappresenti “Storie di anguane” non è così chiaro, ma nemmeno così importante per gustarne la lettura. Sta di fatto che una soave magia percorre questo libro, dove sono narrate le "situazioni topiche" che riguardano il mondo delle anguane, ma anche alcune disgressioni più particolari e originali su queste figure, e soprattutto dove il lettore può farsi un'idea consistente di quello che, un tempo, erano queste creature magiche e naturali che costituivano un particolare spaccato della fantasia contadina.
Il volume è piacevole, scorrevole, le storie sono idilliache e semplici eppure affascinanti, adatte anche ai lettori più giovani, non solo del nordest, che vogliono conoscere miti e leggende anguanesche.
Di sicuro “Storie di anguane” è un libro che non può lasciare indifferenti, grazie ai numerosi sottintesi simbolici e sociali, e che contribuisce a preservare la memoria dei miti popolari di un tempo, patrimonio che stiamo perdendo in questi anni mano a mano che perdiamo i nostri nonni e il loro mondo antico fatto anche di paura e fantasia.
Decisamente 16 euro spesi bene, e un libro che non può mancare nella biblioteca degli appassionati di tradizioni e leggende italiane, di fate e folletti e di fiabe.
Simona Cremonini
QUARTA DI COPERTINA:
Le Anguane, le favolose “donne magiche”, un po’ fate e un po’ streghe, potenti guaritrici e sciamane, le cui storie si narravano attorno al fuoco e nei “filò” contadini, dal Veneto fino al Friuli, e oltre, ritornano, vive ed ammaliatrici più che mai, in questo volume, che raccoglie 33 storie, tratte dalla tradizione popolare orale di tutto il Nord-Est.
Il libro è arricchito da una introduzione monografica su queste figure mitiche, che racconta dettagliatamente chi sono, dove abitano, che cosa fanno, da dove vengono... e dove stanno andando, le Signore Anguane.
Un libro pieno di magia e mistero, tratto dal primo manoscritto di Anguanamadre.
giovedì 1 novembre 2012
Prosegue Veneto Spettacoli di Mistero
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giovedì 9 febbraio 2012
Leggende e misteri di Venezia in un libro
L'Arena Clic
mercoledì 08 febbraio 2012 – SPETTACOLI – Pagina 60
LIBRERIA FELTRINELLI. Molto pubblico alla presentazione del volume di Alberto Toso Fei
Viaggio nei misteri di Venezia
Lo scrittore conduce nei palazzi «maledetti», tra storia e leggenda, come Ca´ Dario di Raul Gardini
Ci tiene a precisare che di lui non basta dire «è veneziano», ma nello specifico le sue origini sono insulari, essendo nato a Murano, discendente di un´antica famiglia di artigiani vetrai. Lo storico e scrittore Alberto Toso Fei, 43 anni, che sa davvero tanto di ciò che concerne vita, morte e miracoli della «perla della laguna», ha presentato alla libreria Feltrinelli il suo libro Misteri di Venezia- Sette notti tra storia e mito, leggende, fantasmi, enigmi e curiosità (Studio LT2 Edizioni) e un nutrito pubblico, in prevalenza femminile, è rimasto incantato dalla sua capacità di raccontare la materia di cui si occupa da vent´anni alla maniera dei menestrelli, intercalando il racconto in lingua italiana a frasi ad effetto in vernacolo «venexian».
Il reale e l´immaginario si fondono nella guida estemporanea di Toso Fei alla riscoperta, in sette percorsi, dei segreti che Venezia custodisce in case e palazzi! , senza bisogno che il lettore vada a visitare gli interni dei luoghi svelati. Ci ha pensato infatti il narratore, appassionato raccoglitore di storie della tradizione orale, ad aprire le porte, regalandoci sia trame apparentemente fiabesche, che cronache vere di famiglie e bordelli, canovacci di sapore parapsicologico e horror, senza fasi mancare nemmeno i casi insoluti e le dimore maledette, tra cui Ca´ Dario, appartenuta ad un signorotto che nel 1400 andò in rovina. «La dimora è nota a tutti perché era la residenza veneziana dell´imprenditore Raul Gardini (poi morto suicida a Milano), ma c´è dell´altro che inquieta a proposito di quelle mura che registrano nei secoli una serie infinita di decessi», ha spiegato Toso Fei che reca in apertura del libro la prefazione dell´amico-scrittore-conduttore televisivo noir Carlo Lucarelli. «Il tenore Mario Del Monaco, inoltre, si era messo in testa di acquistarlo, ma proprio durante le trattative ! si ruppe una gamba e ritornò, come dire sui suoi passi. Woody! Allen era rimasto incantato dal palazzo tanto da volerlo pure lui comprare, ma quando gli dissero che fama aveva, cambiò subito idea. Oggi, invece, pare che l´abitazione sia di una multinazionale di cui non si sa il nome», ha aggiunto Toso Fei, «ma circola in città la battuta che... chissà, magari è la Lehman Brothers».
Un´altra caratteristica del libro: su svariate pagine è dotato di sensori speciali e, se ci si passa sopra col cellulare, l´iPad o il mouse del Pc, permette di mettersi in contatto con l´autore che appare sul telefonino del lettore e gli racconta una storia.
mercoledì 08 febbraio 2012 – SPETTACOLI – Pagina 60
LIBRERIA FELTRINELLI. Molto pubblico alla presentazione del volume di Alberto Toso Fei
Viaggio nei misteri di Venezia
Lo scrittore conduce nei palazzi «maledetti», tra storia e leggenda, come Ca´ Dario di Raul Gardini
Ci tiene a precisare che di lui non basta dire «è veneziano», ma nello specifico le sue origini sono insulari, essendo nato a Murano, discendente di un´antica famiglia di artigiani vetrai. Lo storico e scrittore Alberto Toso Fei, 43 anni, che sa davvero tanto di ciò che concerne vita, morte e miracoli della «perla della laguna», ha presentato alla libreria Feltrinelli il suo libro Misteri di Venezia- Sette notti tra storia e mito, leggende, fantasmi, enigmi e curiosità (Studio LT2 Edizioni) e un nutrito pubblico, in prevalenza femminile, è rimasto incantato dalla sua capacità di raccontare la materia di cui si occupa da vent´anni alla maniera dei menestrelli, intercalando il racconto in lingua italiana a frasi ad effetto in vernacolo «venexian».
Il reale e l´immaginario si fondono nella guida estemporanea di Toso Fei alla riscoperta, in sette percorsi, dei segreti che Venezia custodisce in case e palazzi! , senza bisogno che il lettore vada a visitare gli interni dei luoghi svelati. Ci ha pensato infatti il narratore, appassionato raccoglitore di storie della tradizione orale, ad aprire le porte, regalandoci sia trame apparentemente fiabesche, che cronache vere di famiglie e bordelli, canovacci di sapore parapsicologico e horror, senza fasi mancare nemmeno i casi insoluti e le dimore maledette, tra cui Ca´ Dario, appartenuta ad un signorotto che nel 1400 andò in rovina. «La dimora è nota a tutti perché era la residenza veneziana dell´imprenditore Raul Gardini (poi morto suicida a Milano), ma c´è dell´altro che inquieta a proposito di quelle mura che registrano nei secoli una serie infinita di decessi», ha spiegato Toso Fei che reca in apertura del libro la prefazione dell´amico-scrittore-conduttore televisivo noir Carlo Lucarelli. «Il tenore Mario Del Monaco, inoltre, si era messo in testa di acquistarlo, ma proprio durante le trattative ! si ruppe una gamba e ritornò, come dire sui suoi passi. Woody! Allen era rimasto incantato dal palazzo tanto da volerlo pure lui comprare, ma quando gli dissero che fama aveva, cambiò subito idea. Oggi, invece, pare che l´abitazione sia di una multinazionale di cui non si sa il nome», ha aggiunto Toso Fei, «ma circola in città la battuta che... chissà, magari è la Lehman Brothers».
Un´altra caratteristica del libro: su svariate pagine è dotato di sensori speciali e, se ci si passa sopra col cellulare, l´iPad o il mouse del Pc, permette di mettersi in contatto con l´autore che appare sul telefonino del lettore e gli racconta una storia.
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martedì 10 gennaio 2012
Brusa la vecia, successo a Verona
L'Arena
sabato 07 gennaio 2012
TRADIZIONI. Una folla si è radunata davanti a Palazzo Barbieri per assistere al suggestivo spettacolo con il fuoco
«Brusa la Vecia» in Bra
Le scintille sono «buone»
Le «falive» e il fumo hanno preso la direzione del Garda. Tosi: «Sarà un anno non facile ma forse meglio del 2011»
Forse non sarà un 2012 così brutto come lo dipingono economisti, politici e opinionisti. Sarà un semplice auspicio, o un´illusione a cui voler credere, ma ieri sera in Bra le «falive» e il fumo sprigionatisi dalla monumentale befana allestita e bruciata davanti a Palazzo Barbieri si sono dirette verso il lago di Garda, cioè la direzione invocata al momento dell´accensione da parte del sindaco Flavio Tosi, la direzione «buona» che dovrebbe indicare, almeno nelle aspettative, un´annata positiva.
In qualsiasi modo andranno le cose, è stato uno spettacolo suggestivo a cui hanno assistito centinaia di persone che si sono assipate in Bra intorno all´area di sicurezza predisposta intorno alla gigantesca costruzione, realizzata con materiali naturali come legno, cartone e stoffa, disegnata dallo scenografo veneziano Querino Lovato insieme alla sua squadra di collaboratori.
In Bra la gente aveva cominciato a radunar! si ben prima delle 17.30, orario in cui è stato acceso il gigantesco falò. Un attento servizio d´ordine, formato dai volontari della Protezione civile, da carabinieri, vigili urbani e poliziotti, ha vigilato affinchè nessuno superasse la soglia di sicurezza stabilita tra il pubblico e la «vecia». Il presentatore ha ricordato che, a causa del vento nella nottata, la «vecia» aveva perso parte dei «doni» di cui era stata addobbata e anche il giardinetto sottostante era stato un po´ sconquassato. Ma la circostanza non sembra aver impressionato molto gli spettatori ansiosi di assistere al rogo.
Nell´attesa è stata diffusa musica di vario genere, un mix di ritmi brasiliani e brani nostalgici italiani. In mezzo la gustosa performance di un comico veneziano, Maurizio Bastianetto, che si è cimentato in un´altrettanta veneziana apologia dell´ombelico con annessa teoria divinatoria del «bunigolo». Applausi.
Il sindaco Tosi, nel dare il ! benvenuto agli ospiti, ha ricordato ancora una volta che «non! sarà un anno facile quello che ci aspetta» ma ha subito aggiunto che «si spera sia migliore di quello appena trascorso». Quindi, sotto l´occhio attento dei vigili del fuoco, ha innescato il meccanismo elettrico che ha innescato il rogo.
Una scenografia spettacolare in una serata baciata da un clima limpido con una luna splendente, che ha suscitato l´entusiasmo del pubblico. Tra ritmi sincopati di tamburi e musiche è stato dato il via allo spettacolo. A partire per primi sono state delle fontane di scintille intorno alla «vecia» e dopo qualche istante la gigantesca installazione, alta come la facciata di Palazzo Barbieri, ha preso fuoco in più punti. Subito le alte fiamme si sono levate diritte, poi le scintille e il fumo hanno preso la piega in direzione della Gran Guardia, quella «buona» come ha ribadito lo speaker.
In breve la «vecia» si è ridotta a uno scheletro fumante mentre veniva diffusa a tutto volume l´ormai datata «Se brucia! sse la città» a cui è seguito, altrettanto in tema, il più classico brano lirico «Di quella pira» dal Trovatore di Verdi. Poi dispersione della folla con assalto ai banchi dove si distribuivano pandorini e brioches. Un´altra Befana archiviata. Ma dopo il ponte è già Carnevale.E.CARD.
sabato 07 gennaio 2012
TRADIZIONI. Una folla si è radunata davanti a Palazzo Barbieri per assistere al suggestivo spettacolo con il fuoco
«Brusa la Vecia» in Bra
Le scintille sono «buone»
Le «falive» e il fumo hanno preso la direzione del Garda. Tosi: «Sarà un anno non facile ma forse meglio del 2011»
Forse non sarà un 2012 così brutto come lo dipingono economisti, politici e opinionisti. Sarà un semplice auspicio, o un´illusione a cui voler credere, ma ieri sera in Bra le «falive» e il fumo sprigionatisi dalla monumentale befana allestita e bruciata davanti a Palazzo Barbieri si sono dirette verso il lago di Garda, cioè la direzione invocata al momento dell´accensione da parte del sindaco Flavio Tosi, la direzione «buona» che dovrebbe indicare, almeno nelle aspettative, un´annata positiva.
In qualsiasi modo andranno le cose, è stato uno spettacolo suggestivo a cui hanno assistito centinaia di persone che si sono assipate in Bra intorno all´area di sicurezza predisposta intorno alla gigantesca costruzione, realizzata con materiali naturali come legno, cartone e stoffa, disegnata dallo scenografo veneziano Querino Lovato insieme alla sua squadra di collaboratori.
In Bra la gente aveva cominciato a radunar! si ben prima delle 17.30, orario in cui è stato acceso il gigantesco falò. Un attento servizio d´ordine, formato dai volontari della Protezione civile, da carabinieri, vigili urbani e poliziotti, ha vigilato affinchè nessuno superasse la soglia di sicurezza stabilita tra il pubblico e la «vecia». Il presentatore ha ricordato che, a causa del vento nella nottata, la «vecia» aveva perso parte dei «doni» di cui era stata addobbata e anche il giardinetto sottostante era stato un po´ sconquassato. Ma la circostanza non sembra aver impressionato molto gli spettatori ansiosi di assistere al rogo.
Nell´attesa è stata diffusa musica di vario genere, un mix di ritmi brasiliani e brani nostalgici italiani. In mezzo la gustosa performance di un comico veneziano, Maurizio Bastianetto, che si è cimentato in un´altrettanta veneziana apologia dell´ombelico con annessa teoria divinatoria del «bunigolo». Applausi.
Il sindaco Tosi, nel dare il ! benvenuto agli ospiti, ha ricordato ancora una volta che «non! sarà un anno facile quello che ci aspetta» ma ha subito aggiunto che «si spera sia migliore di quello appena trascorso». Quindi, sotto l´occhio attento dei vigili del fuoco, ha innescato il meccanismo elettrico che ha innescato il rogo.
Una scenografia spettacolare in una serata baciata da un clima limpido con una luna splendente, che ha suscitato l´entusiasmo del pubblico. Tra ritmi sincopati di tamburi e musiche è stato dato il via allo spettacolo. A partire per primi sono state delle fontane di scintille intorno alla «vecia» e dopo qualche istante la gigantesca installazione, alta come la facciata di Palazzo Barbieri, ha preso fuoco in più punti. Subito le alte fiamme si sono levate diritte, poi le scintille e il fumo hanno preso la piega in direzione della Gran Guardia, quella «buona» come ha ribadito lo speaker.
In breve la «vecia» si è ridotta a uno scheletro fumante mentre veniva diffusa a tutto volume l´ormai datata «Se brucia! sse la città» a cui è seguito, altrettanto in tema, il più classico brano lirico «Di quella pira» dal Trovatore di Verdi. Poi dispersione della folla con assalto ai banchi dove si distribuivano pandorini e brioches. Un´altra Befana archiviata. Ma dopo il ponte è già Carnevale.E.CARD.
mercoledì 9 novembre 2011
Leggende e tradizioni veronesi nei libri di Umberto Martino
stasera la presentazione!
L'Arena Clic
martedì 08 novembre 2011 – PROVINCIA – Pagina 23
SAN BONIFACIO. L´autore alle Barbarani
Le «anguane» di Martino
Per gli incontri con l´autore, organizzati in sala Barbarani dalla libreria Bonturi, domani alle 20.45 l´autore Umberto Martino presenterà due opere: «La valle dell´orco» e «L´ultima anguana», pubblicate da Foschi editore. Martino, esordiente con «La Valle dell´orco», si è affermato arrivando a vendere oltre 10.000 copie grazie al passaparola. In entrambi i romanzi l´autore riesce a costruire delle storie attraverso cui riscoprire i luoghi e le tradizioni delle nostre terre, delle contrade sperdute della montagna veneta, boschi e monti dove aleggia la presenza delle anguàne, mitiche ninfe delle sorgenti. Umberto Martino è nato a Schio nel 1950. Laureato al Politecnico di Milano, lavora tra Padova e Venezia come dirigente di una società di ingegneria. G.B.
L'Arena Clic
martedì 08 novembre 2011 – PROVINCIA – Pagina 23
SAN BONIFACIO. L´autore alle Barbarani
Le «anguane» di Martino
Per gli incontri con l´autore, organizzati in sala Barbarani dalla libreria Bonturi, domani alle 20.45 l´autore Umberto Martino presenterà due opere: «La valle dell´orco» e «L´ultima anguana», pubblicate da Foschi editore. Martino, esordiente con «La Valle dell´orco», si è affermato arrivando a vendere oltre 10.000 copie grazie al passaparola. In entrambi i romanzi l´autore riesce a costruire delle storie attraverso cui riscoprire i luoghi e le tradizioni delle nostre terre, delle contrade sperdute della montagna veneta, boschi e monti dove aleggia la presenza delle anguàne, mitiche ninfe delle sorgenti. Umberto Martino è nato a Schio nel 1950. Laureato al Politecnico di Milano, lavora tra Padova e Venezia come dirigente di una società di ingegneria. G.B.
mercoledì 14 settembre 2011
Leggende d'amore "fastidiose" a Verona
L'ArenaIL GIORNALE DI VERONA
Lunedì 12 Settembre 2011 CRONACA Pagina 11
ANTICHE POLEMICHE. Ora è in vicolo cieco San Marco, potrebbe traslocare ma manca il placet della Sovrintendenza «Dateci il pozzo dell'Amore»I residenti non tollerano il via vai e il lancio di monetine, i negozianti si sono riuniti in un comitato che ha come unico scopo di spostarlo in piazzetta San Rocchetto
Dov'è non lo vogliono, qualcuno desidera portarlo in un'altra piazza ma pare che spostarlo, nonostante abbia solo 25 anni, non sia così semplice. E per poter dare al Pozzo dell'Amore una sistemazione diversa si attende solo il placet della Sovrintendenza.
Preso di mira dai ladri, non gradito ai residenti dei palazzi che si affacciano su vicoletto cieco San Marco, «resuscitato» sulla scia del mito di Giulietta e comunque méta continua di giovani innamorati che lanciano la monetina, si promettono amore eterno e davanti a quel benedetto pozzo si baciano. Negli anni il braccio di ferro tra chi lo desidera nel cuore della urbe romana, a due passi da piazza delle Erbe e dal Campidoglio, e chi non lo sopporta perchè il via vai è continuo e l'a! more, come gli schiamazzi, non conosce orari, ha avuto sempre lui come protagonista: il pozzo.Un pozzo lì forse nell'antichità non c'era (e questa «assenza» storica ha rappresentato il cavallo di battaglia per chi voleva sbarazzarsene), di certo l'influenza veneziana è forte e presente in questa parte nascosta della città che assomiglia a un campiello ma sta di fatto che quel manufatto venne posato nel 1986. E da un quarto di secolo su quel pozzo si concentrano attenzioni di amanti, residenti infastiditi, commercianti che lo vorrebbero inserito in un circuito «romantico» di quella Verona che, nel mondo, è conosciuta come la città degli innamorati. E tra liti, esposti, indicazioni stradali che spariscono e che ricompaiono, ora per «salvare» quel benedetto pozzo sul quale, ad un certo punto, sono spuntati anche i lucchetti e le scritte (perchè gli innamorati si adeguano alle mode), si è formato addiritt! ura un comitato. Già, perchè se dov'è dà f! astidio in un'altra piazzetta lontana cento passi, a San Rocchetto, dove non ci sono residenti, dove il passaggio è continuo e soprattutto dove c'è chi lo «ama», il pozzo dell'amore potrebbe trovare finalmente una collocazione definitiva. Ben visto e benvoluto da tutti.Anzi, desiderato al punto che una cinquantina di titolari di negozi hanno creato, con tanto di statuto, il «Comitato negozi per il centro» che non ha scopo di lucro, nulla c'entra con altre associazioni di categoria e che un solo scopo sociale: «favorire e sollecitare la pubblica amministrazione affinchè si possa predisporre e realizzare l'obiettivo di traslocare il monumento denominato „pozzo dell'amore‰ da vicolo cieco san Marco in Foro, dove oggi si trova, in via San Rocchetto».Insomma se lì dove si trova attualmente non lo tollerano perchè è un'attrazione che crea disturbo, piuttosto che venga tenuto nascosto, chiuso o peggio ig! norato, c'è chi sarebbe felice di prendersene cura. Anzi, lo ritiene «simbolo» da valorizzare perchè in tal modo si creerebbe una sorta di itinerario: da via Mazzini o da piazza Erbe, prima di andare sotto al balcone di Giulietta in via Cappello, una capatina davanti al pozzo dell'amore sembrerebbe quasi d'obbligo.Loro, i commercianti, sono disposti a sobbarcarsi ogni genere di onere, compreso quello di tenere in ordine e salvaguardarlo da chi, invece di scambiarsi la promessa con un bacio, decide che il suo amore lo dichiara col pennarello, ovviamente i pegni d'amore continuerebbero ad essere destinati al club di Giulietta. Ai proprietari e ai direttori dei negozi di via Pellicciai, San Rocchetto, via Quattro Spade e via Mazzini basta la presenza del pozzo.L'amministrazione, e nello specifico l'assessore al commercio Enrico Corsi e Matteo Gelmetti, presidente della prima Circoscrizione, non avrebbero nulla in contrario, anzi hanno fornito la più ampia disponibilità perchè in fondo su quel pozzo da troppo tempo si è aperto un contenzioso difficile da dirimere: da una parte la tutela dei residenti (e il rumore del lancio delle monetine ha provocato più di qualche volta reazioni scomposte, lettere ai giornali e esposti all'amministrazione) che hanno il sacrosanto diritto di riposare e non trovare grappoli di fidanzatini seduti sul pozzo, dall'altra la possibilità di aggiungere a una piazza dei Signori e alle vie pedonali che diventano un enorme cuore nella settimana di San Valentino una nuova «sosta». Manca il permesso di farlo traslocare.
Lunedì 12 Settembre 2011 CRONACA Pagina 11
ANTICHE POLEMICHE. Ora è in vicolo cieco San Marco, potrebbe traslocare ma manca il placet della Sovrintendenza «Dateci il pozzo dell'Amore»I residenti non tollerano il via vai e il lancio di monetine, i negozianti si sono riuniti in un comitato che ha come unico scopo di spostarlo in piazzetta San Rocchetto
Dov'è non lo vogliono, qualcuno desidera portarlo in un'altra piazza ma pare che spostarlo, nonostante abbia solo 25 anni, non sia così semplice. E per poter dare al Pozzo dell'Amore una sistemazione diversa si attende solo il placet della Sovrintendenza.
Preso di mira dai ladri, non gradito ai residenti dei palazzi che si affacciano su vicoletto cieco San Marco, «resuscitato» sulla scia del mito di Giulietta e comunque méta continua di giovani innamorati che lanciano la monetina, si promettono amore eterno e davanti a quel benedetto pozzo si baciano. Negli anni il braccio di ferro tra chi lo desidera nel cuore della urbe romana, a due passi da piazza delle Erbe e dal Campidoglio, e chi non lo sopporta perchè il via vai è continuo e l'a! more, come gli schiamazzi, non conosce orari, ha avuto sempre lui come protagonista: il pozzo.Un pozzo lì forse nell'antichità non c'era (e questa «assenza» storica ha rappresentato il cavallo di battaglia per chi voleva sbarazzarsene), di certo l'influenza veneziana è forte e presente in questa parte nascosta della città che assomiglia a un campiello ma sta di fatto che quel manufatto venne posato nel 1986. E da un quarto di secolo su quel pozzo si concentrano attenzioni di amanti, residenti infastiditi, commercianti che lo vorrebbero inserito in un circuito «romantico» di quella Verona che, nel mondo, è conosciuta come la città degli innamorati. E tra liti, esposti, indicazioni stradali che spariscono e che ricompaiono, ora per «salvare» quel benedetto pozzo sul quale, ad un certo punto, sono spuntati anche i lucchetti e le scritte (perchè gli innamorati si adeguano alle mode), si è formato addiritt! ura un comitato. Già, perchè se dov'è dà f! astidio in un'altra piazzetta lontana cento passi, a San Rocchetto, dove non ci sono residenti, dove il passaggio è continuo e soprattutto dove c'è chi lo «ama», il pozzo dell'amore potrebbe trovare finalmente una collocazione definitiva. Ben visto e benvoluto da tutti.Anzi, desiderato al punto che una cinquantina di titolari di negozi hanno creato, con tanto di statuto, il «Comitato negozi per il centro» che non ha scopo di lucro, nulla c'entra con altre associazioni di categoria e che un solo scopo sociale: «favorire e sollecitare la pubblica amministrazione affinchè si possa predisporre e realizzare l'obiettivo di traslocare il monumento denominato „pozzo dell'amore‰ da vicolo cieco san Marco in Foro, dove oggi si trova, in via San Rocchetto».Insomma se lì dove si trova attualmente non lo tollerano perchè è un'attrazione che crea disturbo, piuttosto che venga tenuto nascosto, chiuso o peggio ig! norato, c'è chi sarebbe felice di prendersene cura. Anzi, lo ritiene «simbolo» da valorizzare perchè in tal modo si creerebbe una sorta di itinerario: da via Mazzini o da piazza Erbe, prima di andare sotto al balcone di Giulietta in via Cappello, una capatina davanti al pozzo dell'amore sembrerebbe quasi d'obbligo.Loro, i commercianti, sono disposti a sobbarcarsi ogni genere di onere, compreso quello di tenere in ordine e salvaguardarlo da chi, invece di scambiarsi la promessa con un bacio, decide che il suo amore lo dichiara col pennarello, ovviamente i pegni d'amore continuerebbero ad essere destinati al club di Giulietta. Ai proprietari e ai direttori dei negozi di via Pellicciai, San Rocchetto, via Quattro Spade e via Mazzini basta la presenza del pozzo.L'amministrazione, e nello specifico l'assessore al commercio Enrico Corsi e Matteo Gelmetti, presidente della prima Circoscrizione, non avrebbero nulla in contrario, anzi hanno fornito la più ampia disponibilità perchè in fondo su quel pozzo da troppo tempo si è aperto un contenzioso difficile da dirimere: da una parte la tutela dei residenti (e il rumore del lancio delle monetine ha provocato più di qualche volta reazioni scomposte, lettere ai giornali e esposti all'amministrazione) che hanno il sacrosanto diritto di riposare e non trovare grappoli di fidanzatini seduti sul pozzo, dall'altra la possibilità di aggiungere a una piazza dei Signori e alle vie pedonali che diventano un enorme cuore nella settimana di San Valentino una nuova «sosta». Manca il permesso di farlo traslocare.
giovedì 16 giugno 2011
Venerdì 17 giugno, torna la giornata antisuperstizione
Anche quest'anno, per la terza volta, torna la Giornata Anti-superstizione del CICAP prevista per venerdì 17 giugno in varie città d'Italia (qui sotto il calendario).
Che cos'è la Giornata Anti-Superstizione? «Parte dall'idea che essere superstiziosi... porta male» spiega Massimo Polidoro, Segretario Nazionale del CICAP, già docente di Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Sembra una battuta, ma per gli esperti del CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale – www.cicap.org) è un dato di fatto. «Credere che un oggetto, una persona o una frase abbiano il potere di procurare disastri è una profezia che si auto avvera».
Ed è proprio per combattere la superstizione, che fin dal 2009 il CICAP propone, non a caso sempre in occasione di un venerdì 17, una “Giornata anti-superstizione”. In alcune città, tra cui Roma, Brescia, Pisa, Torino, Gorizia, Vicenza, i gruppi locali del Comitato organizzeranno eventi di vario tipo: incontri, conferenze, dibattiti ma anche dimostrazioni all'aperto, happy hour, grigliate e cene. «Novità di quest'anno è un esperimento che mirerà a misurare se certi riti superstiziosi possano davvero influenzare la sorte» dice Marta Annunziata, biotecnologa all’Università di Torino e Coordinatrice dei Gruppi Locali del CICAP. «Proporremo ai partecipanti di lanciare dei dadi prima e dopo aver compiuto un gesto considerato “portasfortuna”: per caso qualcuno migliorerà, qualcuno peggiorerà e qualcuno farà lo stesso risultato di prima. Sui grandi numeri però contiamo di vedere se questi cambiamenti vanno al di là delle fluttuazioni casuali e se si può notare un effetto del gesto !
superstizioso».
Caratteristica di molti appuntamenti quindi è che, per accedervi, sarà necessario compiere un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi”. Si passerà, per esempio, sotto una scala aperta, si romperà uno specchio, si verserà a terra del sale, si farà in mille pezzi una lettera con la classica catena di sant’Antonio, si aprirà un ombrello al chiuso e così via. In alcuni casi i partecipanti dovranno eseguire un totale di 13 gesti e azioni ritenute fortemente pericolose dai superstiziosi. A chi supererà tutte le prove verrà anche consegnato un diploma di "antisuperstizioso".
«Si tratta di un modo allegro e simpatico per svelare la pochezza di certi rituali che, se presi troppo sul serio, finiscono per condizionare negativamente la vita delle persone» conclude Polidoro. «Il CICAP da oltre 20 anni è impegnato a combattere l’irrazionalità, la superstizione e il pregiudizio con le armi della scienza e della ragione. Lo facciamo attraverso libri, articoli, interventi radiotelevisivi, esperimenti, indagini, conferenze, convegni ma anche con esperienze insolite e divertenti come la Giornata anti-superstizione».
Ricordiamo che è ancora aperto il Concorso Video-Fotografico legato alla Giornata.
Per maggiori informazioni sul CICAP e sulla Giornata anti-superstizione: tel. 049-686870 – info@cicap.org
CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI PER VENERDI' 17 GIUGNO:
ABRUZZO/MOLISE (Vasto-CH) Quando e dove: dalle h.17,17 presso la Libreria Mondadori, in Circonvallazione Istoniense a Vasto (CH)
Il nascente gruppo abruzzese propone numerose “prove a ostacoli per superstiziosi” (scale sotto cui passare, sale da versare, ombrelli da aprire rigorosamente al chiuso e così via) anche per partecipare all’esperimento nazionale sulla sfortuna. Si svolgeranno inoltre delle piccole conferenze sulla superstizione e di presentazione del Comitato, e verranno distribuiti materiali di di approfondimento sulle origini delle superstizioni e attestati di partecipazione. In tutte le fasi un buffet sarà a disposizione dei partecipanti. Per informazioni: Luca Menichelli, info@scetticamente.it, tel. 3396459815
EMILIA ROMAGNA (Traversetolo-PR ) Quando e dove: dalle h.21 alla Corte Agreste, Traversetolo (PR)
Andrea Salsi terrà una doppia conferenza dal titolo “Superstizioni, credenze, miti” e “L'Astrologia: Nato sotto il segno della Balena”. Naturalmente ci saranno poi scale sotto cui passare, sale da spargere, specchi da rompere e così via... Si darà inoltre lettura di brani letterari, miti e proverbi in cui emerge il tema della superstizione. Per informazioni: Ivana Taverni emiliaromagna@cicap.org
FRIULI VENEZIA GIULIA (Gorizia) Quando e dove: alle h.20.30, presso l’Osservatorio astronomico di Farra d’Isonzo (GO), in Strada della Colombara 11.
Il CICAP Friuli Venezia-Giulia, in collaborazione con il Circolo Culturale Astronomico di Farra d’Isonzo, presenta un convegno a più voci sulla superstizione, soffermandosi in paricolare sul tema delle credenze nell’ambito dei numeri e della meteorologia. Lo scopo è informare, ma anche incuriosire, suscitare spunti di riflessione, e possibilmente divertire il pubblico. La serata si concluderà con un dibattito coi presenti. Per informazioni: Giuliano Bettella, Friuli-vg@cicap.org, tel. 040-417067
LAZIO (Roma)
Il CICAP Lazio incontrerà simpatizzanti e curiosi in una "Cena scettica" (luogo in via di definizione). Si parlerà della superstizione e delle tante leggende, tradizioni, etc della superstizione a Roma. Si discuteranno inoltre le motivazioni antropologiche, psicologiche e sociali che spingono l'essere umano a questi pensieri e comportamenti. Per informazioni: Enrico Speranza lazio@cicap.org.
LIGURIA (Genova) Quando e dove: alle h.21, presso la sede dell'associazione "La finestra sul mondo" via Cesarea 103, Genova.
Silvano Fuso presenterà una conferenza sull'origine delle più comuni superstizioni, mettendo anche in opera una serie di "dimostrazioni" pratiche e sfide alla sorte. Per informazioni: Silvano Fuso: fuso@cicap.org.
LOMBARDIA (Brescia) Quando e dove: dalle h.17,17 alle 22:30 circa in corso Zanardelli, a Brescia.
Il CICAP Lombardia sarà presente con un gazebo,una vera e propria “ruota della sfortuna” e un test per capire quanto si è superstiziosi. Si potrà partecipare inoltre all’esperimento nazionale, compresa una variante sugli effetti “portafortuna”. Verranno infine distribuiti materiali di presentazione del Comitato e attestati di partecipazione. Per informazioni: Simone Angioni lombardia@cicap.org.
MARCHE (Saltara-PU) Quando e dove: alle h.21 presso il Museo del Balì, loc. San Martino, Saltara (PU).
I presenti potranno sfidare la malasorte cimentandosi in un percorso ad ostacoli per superstiziosi, e venire a conoscere alcune origini storiche delle più comuni superstizioni. Per informazioni: info@museodelbali.it.
PIEMONTE (Torino) Quando e dove: dalle h.17,17 alle h.22 in Piazza CLN, Torino, e alle h.21 al Mausoleo della Bela Rosin, Strada Castello di Mirafiori 148/7, Torino.
Dal tardo pomeriggio il CICAP Piemonte proporrà ai passanti in Piazza CLN un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi” e una piccola mostra sulle origini delle superstizioni. Chi effettuerà il percorso potrà anche partecipare all’esperimento nazionale e riceverà un attestato di partecipazione. Alla sera inoltre, al Mausoleo della Bela Rosin, si terrà una conferenza dal titolo “Essere superstiziosi porta male”, aperta al pubblico e a partecipazione gratuita. Per informazioni: Marta Annunziata, piemonte@cicap.org
PIEMONTE (Cuneo) Quando e dove: dalle h.21 su TRS radio Savigliano (FM 104.8 e in streaming su www.trsradio.it).
Il Coordinamento CICAP Cuneo propone una trasmissione serale su TRS radio Savigliano, in cui si parlerà di superstizione, con particolare riferimento alle tradizioni del cuneese. Verranno intervistati lo scrittore Donato Bosca, sul tema delle superstizioni locali e di personaggi leggendari come gnomi e folletti, e Francesca Marucco del Centro Grandi Carnivori della Regione e responsabile del Progetto lupo, sul tema delle superstizioni legate alla figura dei lupi. Per informazioni: Fabrizio Bonetto, cuneo@cicap.org
PUGLIA Il CICAP Puglia invita tutti i simpatizzanti a pubblicare su Facebook o inviare via email una foto nella quale compiono un gesto vietato dalle più comuni superstizioni (aprire un ombrello in casa, passare sotto una scala, accarezzare un gatto nero, versare del sale etc.) o a spiegare in poche righe quale superstizione hanno deciso di sfidare, in occasione della Giornata Anti-Superstizione, che da quest'anno si apre al mondo del web. A fine giornata un collage con le foto e le frasi più divertenti sarà pubblicato sul sito del CICAP Puglia. Chi lo vorrà potrà anche partecipare al concorso nazionale, nella sezione foto. Per informazioni: puglia@cicap.org
TOSCANA (Pisa) Quando e dove: dalle h. 15.00 alle h. 19.00 di fronte alla libreria Tra le Righe (via Corsica 8, accanto a Piazza dei cavalieri), a Pisa.
Il Cicap Toscana sarà presente con un banchetto, dove ognuno potrà mettere alla prova la propria superstizione attraverso un "percorso a ostacoli" tra scale, specchi rotti e olio versato... Chi senza timore supererà tutte le prove vincerà un aperitivo. Naturalmente sarà anche possibile reperire materiale informativo sulle superstizioni e sul Comitato, e partecipare all’esperimento nazionale. Per informazioni: toscana@cicap.org
TRENTINO ALTO ADIGE (Trento)
Il CICAP Trentino Alto Adige organizza una "cena anti-superstizione" aperta a simpatizzanti e curiosi (luogo in via di definizione). La serata comprenderà sfide alla sorte per i superstiziosi e sarà un'occasione per confrontarsi sul tema e conoscere il lavoro dell'associazione. Per maggiori info: trentinoaltoadige@cicap.org
VENETO (Vicenza) Quando e dove: dalle 17.17 alle 20 in Piazza del Castello, a Vicenza.
Durante queste ore sarà possibile sfidare la sorte rompendo specchi, rovesciando sale, passando sotto scale e molto altro. Ai coraggiosi che si cimenteranno in queste prove verrà rilasciato un attestato di non superstizioso. Per informazioni : Matteo Granziero, veneto@cicap.org
http://www.genovaogginotizie.it/cronaca/2011/6/15/news-25589/venerdi-17-giugno-giornata-antisuperstizione.html
Che cos'è la Giornata Anti-Superstizione? «Parte dall'idea che essere superstiziosi... porta male» spiega Massimo Polidoro, Segretario Nazionale del CICAP, già docente di Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Sembra una battuta, ma per gli esperti del CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale – www.cicap.org) è un dato di fatto. «Credere che un oggetto, una persona o una frase abbiano il potere di procurare disastri è una profezia che si auto avvera».
Ed è proprio per combattere la superstizione, che fin dal 2009 il CICAP propone, non a caso sempre in occasione di un venerdì 17, una “Giornata anti-superstizione”. In alcune città, tra cui Roma, Brescia, Pisa, Torino, Gorizia, Vicenza, i gruppi locali del Comitato organizzeranno eventi di vario tipo: incontri, conferenze, dibattiti ma anche dimostrazioni all'aperto, happy hour, grigliate e cene. «Novità di quest'anno è un esperimento che mirerà a misurare se certi riti superstiziosi possano davvero influenzare la sorte» dice Marta Annunziata, biotecnologa all’Università di Torino e Coordinatrice dei Gruppi Locali del CICAP. «Proporremo ai partecipanti di lanciare dei dadi prima e dopo aver compiuto un gesto considerato “portasfortuna”: per caso qualcuno migliorerà, qualcuno peggiorerà e qualcuno farà lo stesso risultato di prima. Sui grandi numeri però contiamo di vedere se questi cambiamenti vanno al di là delle fluttuazioni casuali e se si può notare un effetto del gesto !
superstizioso».
Caratteristica di molti appuntamenti quindi è che, per accedervi, sarà necessario compiere un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi”. Si passerà, per esempio, sotto una scala aperta, si romperà uno specchio, si verserà a terra del sale, si farà in mille pezzi una lettera con la classica catena di sant’Antonio, si aprirà un ombrello al chiuso e così via. In alcuni casi i partecipanti dovranno eseguire un totale di 13 gesti e azioni ritenute fortemente pericolose dai superstiziosi. A chi supererà tutte le prove verrà anche consegnato un diploma di "antisuperstizioso".
«Si tratta di un modo allegro e simpatico per svelare la pochezza di certi rituali che, se presi troppo sul serio, finiscono per condizionare negativamente la vita delle persone» conclude Polidoro. «Il CICAP da oltre 20 anni è impegnato a combattere l’irrazionalità, la superstizione e il pregiudizio con le armi della scienza e della ragione. Lo facciamo attraverso libri, articoli, interventi radiotelevisivi, esperimenti, indagini, conferenze, convegni ma anche con esperienze insolite e divertenti come la Giornata anti-superstizione».
Ricordiamo che è ancora aperto il Concorso Video-Fotografico legato alla Giornata.
Per maggiori informazioni sul CICAP e sulla Giornata anti-superstizione: tel. 049-686870 – info@cicap.org
CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI PER VENERDI' 17 GIUGNO:
ABRUZZO/MOLISE (Vasto-CH) Quando e dove: dalle h.17,17 presso la Libreria Mondadori, in Circonvallazione Istoniense a Vasto (CH)
Il nascente gruppo abruzzese propone numerose “prove a ostacoli per superstiziosi” (scale sotto cui passare, sale da versare, ombrelli da aprire rigorosamente al chiuso e così via) anche per partecipare all’esperimento nazionale sulla sfortuna. Si svolgeranno inoltre delle piccole conferenze sulla superstizione e di presentazione del Comitato, e verranno distribuiti materiali di di approfondimento sulle origini delle superstizioni e attestati di partecipazione. In tutte le fasi un buffet sarà a disposizione dei partecipanti. Per informazioni: Luca Menichelli, info@scetticamente.it, tel. 3396459815
EMILIA ROMAGNA (Traversetolo-PR ) Quando e dove: dalle h.21 alla Corte Agreste, Traversetolo (PR)
Andrea Salsi terrà una doppia conferenza dal titolo “Superstizioni, credenze, miti” e “L'Astrologia: Nato sotto il segno della Balena”. Naturalmente ci saranno poi scale sotto cui passare, sale da spargere, specchi da rompere e così via... Si darà inoltre lettura di brani letterari, miti e proverbi in cui emerge il tema della superstizione. Per informazioni: Ivana Taverni emiliaromagna@cicap.org
FRIULI VENEZIA GIULIA (Gorizia) Quando e dove: alle h.20.30, presso l’Osservatorio astronomico di Farra d’Isonzo (GO), in Strada della Colombara 11.
Il CICAP Friuli Venezia-Giulia, in collaborazione con il Circolo Culturale Astronomico di Farra d’Isonzo, presenta un convegno a più voci sulla superstizione, soffermandosi in paricolare sul tema delle credenze nell’ambito dei numeri e della meteorologia. Lo scopo è informare, ma anche incuriosire, suscitare spunti di riflessione, e possibilmente divertire il pubblico. La serata si concluderà con un dibattito coi presenti. Per informazioni: Giuliano Bettella, Friuli-vg@cicap.org, tel. 040-417067
LAZIO (Roma)
Il CICAP Lazio incontrerà simpatizzanti e curiosi in una "Cena scettica" (luogo in via di definizione). Si parlerà della superstizione e delle tante leggende, tradizioni, etc della superstizione a Roma. Si discuteranno inoltre le motivazioni antropologiche, psicologiche e sociali che spingono l'essere umano a questi pensieri e comportamenti. Per informazioni: Enrico Speranza lazio@cicap.org.
LIGURIA (Genova) Quando e dove: alle h.21, presso la sede dell'associazione "La finestra sul mondo" via Cesarea 103, Genova.
Silvano Fuso presenterà una conferenza sull'origine delle più comuni superstizioni, mettendo anche in opera una serie di "dimostrazioni" pratiche e sfide alla sorte. Per informazioni: Silvano Fuso: fuso@cicap.org.
LOMBARDIA (Brescia) Quando e dove: dalle h.17,17 alle 22:30 circa in corso Zanardelli, a Brescia.
Il CICAP Lombardia sarà presente con un gazebo,una vera e propria “ruota della sfortuna” e un test per capire quanto si è superstiziosi. Si potrà partecipare inoltre all’esperimento nazionale, compresa una variante sugli effetti “portafortuna”. Verranno infine distribuiti materiali di presentazione del Comitato e attestati di partecipazione. Per informazioni: Simone Angioni lombardia@cicap.org.
MARCHE (Saltara-PU) Quando e dove: alle h.21 presso il Museo del Balì, loc. San Martino, Saltara (PU).
I presenti potranno sfidare la malasorte cimentandosi in un percorso ad ostacoli per superstiziosi, e venire a conoscere alcune origini storiche delle più comuni superstizioni. Per informazioni: info@museodelbali.it.
PIEMONTE (Torino) Quando e dove: dalle h.17,17 alle h.22 in Piazza CLN, Torino, e alle h.21 al Mausoleo della Bela Rosin, Strada Castello di Mirafiori 148/7, Torino.
Dal tardo pomeriggio il CICAP Piemonte proporrà ai passanti in Piazza CLN un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi” e una piccola mostra sulle origini delle superstizioni. Chi effettuerà il percorso potrà anche partecipare all’esperimento nazionale e riceverà un attestato di partecipazione. Alla sera inoltre, al Mausoleo della Bela Rosin, si terrà una conferenza dal titolo “Essere superstiziosi porta male”, aperta al pubblico e a partecipazione gratuita. Per informazioni: Marta Annunziata, piemonte@cicap.org
PIEMONTE (Cuneo) Quando e dove: dalle h.21 su TRS radio Savigliano (FM 104.8 e in streaming su www.trsradio.it).
Il Coordinamento CICAP Cuneo propone una trasmissione serale su TRS radio Savigliano, in cui si parlerà di superstizione, con particolare riferimento alle tradizioni del cuneese. Verranno intervistati lo scrittore Donato Bosca, sul tema delle superstizioni locali e di personaggi leggendari come gnomi e folletti, e Francesca Marucco del Centro Grandi Carnivori della Regione e responsabile del Progetto lupo, sul tema delle superstizioni legate alla figura dei lupi. Per informazioni: Fabrizio Bonetto, cuneo@cicap.org
PUGLIA Il CICAP Puglia invita tutti i simpatizzanti a pubblicare su Facebook o inviare via email una foto nella quale compiono un gesto vietato dalle più comuni superstizioni (aprire un ombrello in casa, passare sotto una scala, accarezzare un gatto nero, versare del sale etc.) o a spiegare in poche righe quale superstizione hanno deciso di sfidare, in occasione della Giornata Anti-Superstizione, che da quest'anno si apre al mondo del web. A fine giornata un collage con le foto e le frasi più divertenti sarà pubblicato sul sito del CICAP Puglia. Chi lo vorrà potrà anche partecipare al concorso nazionale, nella sezione foto. Per informazioni: puglia@cicap.org
TOSCANA (Pisa) Quando e dove: dalle h. 15.00 alle h. 19.00 di fronte alla libreria Tra le Righe (via Corsica 8, accanto a Piazza dei cavalieri), a Pisa.
Il Cicap Toscana sarà presente con un banchetto, dove ognuno potrà mettere alla prova la propria superstizione attraverso un "percorso a ostacoli" tra scale, specchi rotti e olio versato... Chi senza timore supererà tutte le prove vincerà un aperitivo. Naturalmente sarà anche possibile reperire materiale informativo sulle superstizioni e sul Comitato, e partecipare all’esperimento nazionale. Per informazioni: toscana@cicap.org
TRENTINO ALTO ADIGE (Trento)
Il CICAP Trentino Alto Adige organizza una "cena anti-superstizione" aperta a simpatizzanti e curiosi (luogo in via di definizione). La serata comprenderà sfide alla sorte per i superstiziosi e sarà un'occasione per confrontarsi sul tema e conoscere il lavoro dell'associazione. Per maggiori info: trentinoaltoadige@cicap.org
VENETO (Vicenza) Quando e dove: dalle 17.17 alle 20 in Piazza del Castello, a Vicenza.
Durante queste ore sarà possibile sfidare la sorte rompendo specchi, rovesciando sale, passando sotto scale e molto altro. Ai coraggiosi che si cimenteranno in queste prove verrà rilasciato un attestato di non superstizioso. Per informazioni : Matteo Granziero, veneto@cicap.org
http://www.genovaogginotizie.it/cronaca/2011/6/15/news-25589/venerdi-17-giugno-giornata-antisuperstizione.html
domenica 5 giugno 2011
Origini di Mantova, e altre leggende e curiosità
02 Giugno 2011 - Società E Cultura
Mantova La città dei Gonzaga
di Ruggero Romeo
Mantova è una città di origine etrusca intorno alla cui fondazione si sono addensate diverse leggende. L’Indovino tebano Tiresia secondo la tradizione greca avrebbe avuto una figlia Manto che, fuggita da Tebe, sarebbe arrivata nel territorio palustre della nostra penisola ove avrebbe creato con le sue lacrime un lago dalle acque miracolose.
Infatti si tramanda che chi le beveva poteva diventare un profeta. Si aggiunge anche che Manto avrebbe sposato Tybris (il Tevere) con il quale avrebbe generato Ocno che sarebbe stato il fondatore della città cui avrebbe dato il nome di Mantua in onore della madre. Altri sostengono che il nome deriverebbe da Manth, uno degli dei etruschi.
La prima versione forse è la più credibile perché riportata nella Eneide di Virgilio, versione ripresa da Dante Alighieri nel XX Canto dell’Inferno nel quale il poeta, che insieme con Virgilio incontra gli indovini, fa una descrizione della zona in cui sorge Mantova. Comunque il centro etrusco ha il suo primo sviluppo nel VI secolo a.
C.. Nel 214 a.C. viene occupato dai Romani per essere poi saccheggiato da Alarico, conteso da Bizantini e Longobardi fino a passare sotto il dominio della Contessa Matilde di Canossa, la “Gran Contessa” (1046-1115) che è stata signora di vasti domini in Toscana, Emilia, Lombardia ed Umbria.
Matilde è stata una eminente figura della storia di quel periodo. Figlia ed erede di Bonario III, devotissima della Chiesa, ha avuto anche una parte cospicua nella storica “lotta delle investiture” fra Impero e Papato. Mantova si è poi costituita in Comune partecipando alle due “Leghe Lombarde” e respingendo in questo periodo gli assalti del feroce Ezzelino.
I Bonacolsi l’hanno tiranneggiata dal 1272 fino a quando è passata sotto il dominio dei Gonzaga (dal 1328 al 1707) cui deve la sua storia più gloriosa. Nel 1708 è passata sotto il Ducato d’Austria per essere poi coinvolta nel periodo napoleonico in tutte le vicende della Lombardia. Dal 1815 si è inserita nel Regno Lombardo Veneto e nel 1859 si è unita al Veneto per passare con quest’ultimo al Regno d’Italia nel 1866.
Prima di illustrare le bellezze architettoniche della città è interessante ricordare alcuni personaggi ad essa legati, fra tutti Virgilio nato nel 70 a.C. e la cui vita è sintetizzata nella frase “Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Partenope, cecini pasqua, rura, duces”. Fra gli altri menzioniamo Longino, martirizzato nel 37, Matilde di Canossa, già ricordata, Leon Battista Alberti, architetto e scrittore, Tito Speri, patriota, Jacquet da Mantova detto anche Jachet da Mantoue, compositore, Gilberto Govi, fisico e patriota, Publio Virgilio Marone, poeta, Gorni Kramer, compositore e Giulio Turcato, pittore.
Ma una delle vicende che ha coinvolto un gran numero di mantovani è stata quella tristemente celebre dei “Martiri di Belfiore”, una delle più nobili e sacre pagine del nostro Risorgimento. Nel Vallo o Spalto di Belfiore a Mantova sono stati infatti sacrificati moltissimi giovani congiurati che si opponevano all’Austria per tentare di realizzare l’Unità d’Italia dopo l’infelice epilogo della guerra del 1848-1849.
A Mantova in quel tempo facevano parte di queste società segrete fra gli altri Don Enrico Tazzoli, Montanari, Tito Speri e Grazioli che con tanti compagni sono stati impiccati proprio a Belfiore.
Ma per tornare a Mantova va detto che la città è ricca di monumenti insigni. Il Duomo, Cattedrale di San Pietro, risale al 1300 circa, è in stile romanico con aggiunte gotiche e sorge ove era stato eretto un tempio paleocristiano andato distrutto per un incendio. La ristrutturazione è stata fatta nel 1545 da Giulio Romano che in molti punti si è ispirato alle Basiliche Paleocristiane.
Qui è conservato sotto l’Altar Maggiore il corpo di Sant’Anselmo da Baggio, patrono della città.
Leon Battista Alberti ha progettato nel 1472 la Basilica di Sant’Andrea la cui ultimazione risale al 1530. La Cupola si deve a Filippo Juvarra mentre in una Cappella è stato inumato Andrea Mantegna. Giovan Battista Bersani ha progettato la Basilica Palatina di Santa Barbara commissionatagli dal Duca Guglielmo Gonzaga nel XVI secolo.
Va sottolineato che gran parte delle costruzioni monumentali di Mantova si devono a questa famiglia che ha sempre governato con capacità e discrezione.
La Chiesa più antica della città è la “Rotonda di San Lorenzo” realizzata durante il dominio della casa di Canossa nell’XI secolo. Essa dopo varie vicissitudini, è stata riportata agli antichi splendori su progetto di Leon Battista Alberti ed infine nella prima metà del XX secolo ha avuto la definitiva destinazione a Famedio dei caduti mantovani di tutte le guerre.
La Chiesa di San Barnaba è stata realizzata nel 1263, ma ha subito diversi interventi fino alla definitiva sistemazione nel 1737 ad opera di Antonio Galli da Bibbiena.
La Chiesa di Santa Maria del Gradaro, realizzata intorno al 1260 in stile romanico-gotico, è stata eretta nel punto in cui è stato martirizzato San Longino il Centurione Romano cui va il merito di aver portato a Mantova il preziosissimo sangue di Gesù che vi si conserva.
La Chiesa di Santa Maria della Vittoria è stata realizzata nel 1496 per celebrare il successo dei Gonzaga a Fornovo contro Carlo VIII. Questo sacro edificio conservava la “Madonna della Vittoria” di Andrea Mantegna che, trafugata da Napoleone, è oggi al Louvre.
La Chiesa di San Maurizio ha all’interno tele di Ludovico Carracci, di Geffels, di Denys e di diversi altri autori secenteschi. Moltissime altre Chiese sono state costruite nei vari quartieri della città che ha anche avuto la Sinagoga Norsa Torrazzo che dopo la demolizione è oggi stata ricostruita in via dei Govi perfettamente identica alla originale.
Molte costruzioni civili si possono ammirare in tutta Mantova fra le quali va citato il Palazzo Ducale che è il risultato dell’assemblaggio di molti edifici collegati fra loro che sono stati fatti realizzare per la maggior parte dai membri della famiglia Gonzaga. Federico II Gonzaga ha fatto costruire nel 1525 da Giulio Romano un prestigioso Palazzo destinato alla sua amante ufficiale e lo stesso architetto ha affrescato il Castello di San Giorgio mentre il Palazzo della Ragione è stato realizzato nel 1242 quando è stato Podestà Guido da Correggio mentre il Palazzo del Podestà detto anche “del Broletto” è stato realizzato su commissione di un altro Podestà, il Bresciano Martinengo.
La Dimora di Andrea Mantegna, nominato pittore di Corte da Ludovico Gonzaga nel 1457, sorge su di un terreno donato all’artista dallo stesso marchese. La Beata Osanna Andreasi ha abitato una casa costruita nel XV secolo in stile fancelliano. Una facciata in cotto con decorazioni di stile veneziano caratterizza la Casa del Mercante risalente al 1455 mentre al 1544 va datata la Casa di Giulio Romano (Giulio Pippi) portato a Mantova da Federico Gonzaga.
Altri edifici hanno avuto importanti progettisti, Palazzo Colloredo ristrutturato nel 1599 da Antonio Maria Viani, Palazzo Sordi dovuto al Fiammingo Frans Geffels che lo ha realizzato nel 1680 con un altorilievo di Giovanni Battista Barberini mentre Palazzo Valenti Gonzaga è un esempio di pregevole architettura barocca mantovana sempre a firma di Frans Geffels.
Diverse Torri arricchiscono la città, realizzate fra il 1200 ed il 1400, come pure Porte, Ponti e Teatri. Ne ricordiamo solo i nomi, il Teatro Scientifico dell’Accademia è stato realizzato nel 1769 da Antonio Bibiena con facciata del Piermarini, il Teatro Sociale di Luigi Canonica è stato inaugurato nel 1822, il Teatro di Corte dei Gonzaga inizialmente realizzato nel 1549, è stato ricostruito nel 1592 dopo essere stato distrutto da un incendio.
tratto da:
http://www.opinione.it/articolo.php?arg=14&art=102042
Mantova La città dei Gonzaga
di Ruggero Romeo
Mantova è una città di origine etrusca intorno alla cui fondazione si sono addensate diverse leggende. L’Indovino tebano Tiresia secondo la tradizione greca avrebbe avuto una figlia Manto che, fuggita da Tebe, sarebbe arrivata nel territorio palustre della nostra penisola ove avrebbe creato con le sue lacrime un lago dalle acque miracolose.
Infatti si tramanda che chi le beveva poteva diventare un profeta. Si aggiunge anche che Manto avrebbe sposato Tybris (il Tevere) con il quale avrebbe generato Ocno che sarebbe stato il fondatore della città cui avrebbe dato il nome di Mantua in onore della madre. Altri sostengono che il nome deriverebbe da Manth, uno degli dei etruschi.
La prima versione forse è la più credibile perché riportata nella Eneide di Virgilio, versione ripresa da Dante Alighieri nel XX Canto dell’Inferno nel quale il poeta, che insieme con Virgilio incontra gli indovini, fa una descrizione della zona in cui sorge Mantova. Comunque il centro etrusco ha il suo primo sviluppo nel VI secolo a.
C.. Nel 214 a.C. viene occupato dai Romani per essere poi saccheggiato da Alarico, conteso da Bizantini e Longobardi fino a passare sotto il dominio della Contessa Matilde di Canossa, la “Gran Contessa” (1046-1115) che è stata signora di vasti domini in Toscana, Emilia, Lombardia ed Umbria.
Matilde è stata una eminente figura della storia di quel periodo. Figlia ed erede di Bonario III, devotissima della Chiesa, ha avuto anche una parte cospicua nella storica “lotta delle investiture” fra Impero e Papato. Mantova si è poi costituita in Comune partecipando alle due “Leghe Lombarde” e respingendo in questo periodo gli assalti del feroce Ezzelino.
I Bonacolsi l’hanno tiranneggiata dal 1272 fino a quando è passata sotto il dominio dei Gonzaga (dal 1328 al 1707) cui deve la sua storia più gloriosa. Nel 1708 è passata sotto il Ducato d’Austria per essere poi coinvolta nel periodo napoleonico in tutte le vicende della Lombardia. Dal 1815 si è inserita nel Regno Lombardo Veneto e nel 1859 si è unita al Veneto per passare con quest’ultimo al Regno d’Italia nel 1866.
Prima di illustrare le bellezze architettoniche della città è interessante ricordare alcuni personaggi ad essa legati, fra tutti Virgilio nato nel 70 a.C. e la cui vita è sintetizzata nella frase “Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Partenope, cecini pasqua, rura, duces”. Fra gli altri menzioniamo Longino, martirizzato nel 37, Matilde di Canossa, già ricordata, Leon Battista Alberti, architetto e scrittore, Tito Speri, patriota, Jacquet da Mantova detto anche Jachet da Mantoue, compositore, Gilberto Govi, fisico e patriota, Publio Virgilio Marone, poeta, Gorni Kramer, compositore e Giulio Turcato, pittore.
Ma una delle vicende che ha coinvolto un gran numero di mantovani è stata quella tristemente celebre dei “Martiri di Belfiore”, una delle più nobili e sacre pagine del nostro Risorgimento. Nel Vallo o Spalto di Belfiore a Mantova sono stati infatti sacrificati moltissimi giovani congiurati che si opponevano all’Austria per tentare di realizzare l’Unità d’Italia dopo l’infelice epilogo della guerra del 1848-1849.
A Mantova in quel tempo facevano parte di queste società segrete fra gli altri Don Enrico Tazzoli, Montanari, Tito Speri e Grazioli che con tanti compagni sono stati impiccati proprio a Belfiore.
Ma per tornare a Mantova va detto che la città è ricca di monumenti insigni. Il Duomo, Cattedrale di San Pietro, risale al 1300 circa, è in stile romanico con aggiunte gotiche e sorge ove era stato eretto un tempio paleocristiano andato distrutto per un incendio. La ristrutturazione è stata fatta nel 1545 da Giulio Romano che in molti punti si è ispirato alle Basiliche Paleocristiane.
Qui è conservato sotto l’Altar Maggiore il corpo di Sant’Anselmo da Baggio, patrono della città.
Leon Battista Alberti ha progettato nel 1472 la Basilica di Sant’Andrea la cui ultimazione risale al 1530. La Cupola si deve a Filippo Juvarra mentre in una Cappella è stato inumato Andrea Mantegna. Giovan Battista Bersani ha progettato la Basilica Palatina di Santa Barbara commissionatagli dal Duca Guglielmo Gonzaga nel XVI secolo.
Va sottolineato che gran parte delle costruzioni monumentali di Mantova si devono a questa famiglia che ha sempre governato con capacità e discrezione.
La Chiesa più antica della città è la “Rotonda di San Lorenzo” realizzata durante il dominio della casa di Canossa nell’XI secolo. Essa dopo varie vicissitudini, è stata riportata agli antichi splendori su progetto di Leon Battista Alberti ed infine nella prima metà del XX secolo ha avuto la definitiva destinazione a Famedio dei caduti mantovani di tutte le guerre.
La Chiesa di San Barnaba è stata realizzata nel 1263, ma ha subito diversi interventi fino alla definitiva sistemazione nel 1737 ad opera di Antonio Galli da Bibbiena.
La Chiesa di Santa Maria del Gradaro, realizzata intorno al 1260 in stile romanico-gotico, è stata eretta nel punto in cui è stato martirizzato San Longino il Centurione Romano cui va il merito di aver portato a Mantova il preziosissimo sangue di Gesù che vi si conserva.
La Chiesa di Santa Maria della Vittoria è stata realizzata nel 1496 per celebrare il successo dei Gonzaga a Fornovo contro Carlo VIII. Questo sacro edificio conservava la “Madonna della Vittoria” di Andrea Mantegna che, trafugata da Napoleone, è oggi al Louvre.
La Chiesa di San Maurizio ha all’interno tele di Ludovico Carracci, di Geffels, di Denys e di diversi altri autori secenteschi. Moltissime altre Chiese sono state costruite nei vari quartieri della città che ha anche avuto la Sinagoga Norsa Torrazzo che dopo la demolizione è oggi stata ricostruita in via dei Govi perfettamente identica alla originale.
Molte costruzioni civili si possono ammirare in tutta Mantova fra le quali va citato il Palazzo Ducale che è il risultato dell’assemblaggio di molti edifici collegati fra loro che sono stati fatti realizzare per la maggior parte dai membri della famiglia Gonzaga. Federico II Gonzaga ha fatto costruire nel 1525 da Giulio Romano un prestigioso Palazzo destinato alla sua amante ufficiale e lo stesso architetto ha affrescato il Castello di San Giorgio mentre il Palazzo della Ragione è stato realizzato nel 1242 quando è stato Podestà Guido da Correggio mentre il Palazzo del Podestà detto anche “del Broletto” è stato realizzato su commissione di un altro Podestà, il Bresciano Martinengo.
La Dimora di Andrea Mantegna, nominato pittore di Corte da Ludovico Gonzaga nel 1457, sorge su di un terreno donato all’artista dallo stesso marchese. La Beata Osanna Andreasi ha abitato una casa costruita nel XV secolo in stile fancelliano. Una facciata in cotto con decorazioni di stile veneziano caratterizza la Casa del Mercante risalente al 1455 mentre al 1544 va datata la Casa di Giulio Romano (Giulio Pippi) portato a Mantova da Federico Gonzaga.
Altri edifici hanno avuto importanti progettisti, Palazzo Colloredo ristrutturato nel 1599 da Antonio Maria Viani, Palazzo Sordi dovuto al Fiammingo Frans Geffels che lo ha realizzato nel 1680 con un altorilievo di Giovanni Battista Barberini mentre Palazzo Valenti Gonzaga è un esempio di pregevole architettura barocca mantovana sempre a firma di Frans Geffels.
Diverse Torri arricchiscono la città, realizzate fra il 1200 ed il 1400, come pure Porte, Ponti e Teatri. Ne ricordiamo solo i nomi, il Teatro Scientifico dell’Accademia è stato realizzato nel 1769 da Antonio Bibiena con facciata del Piermarini, il Teatro Sociale di Luigi Canonica è stato inaugurato nel 1822, il Teatro di Corte dei Gonzaga inizialmente realizzato nel 1549, è stato ricostruito nel 1592 dopo essere stato distrutto da un incendio.
tratto da:
http://www.opinione.it/articolo.php?arg=14&art=102042
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