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domenica 6 luglio 2014

Garda Doble, il Garda si fa doppio



Storie del “doppio”, rigorosamente gardesane, nel nuovo libro di Simona Cremonini



Quattro storie diverse, ambientate sul lago di Garda, ma con un unico filo conduttore: il “doppio”.
È uscito in questi giorni il nuovo libro di narrativa della scrittrice e giornalista Simona Cremonini, dal titolo “Garda Doble”: quattro doppi passi nel Fantastico Garda, ovvero quattro novelle di genere fantastico che prendono vita attorno al lago e da leggende locali evidenziando aspetti di ambientazioni o personaggi “doppi”.

“Il Giorno della Dea” narra di Acilia, aspirante vestale della dea Atena, che in epoca romana percorre il crinale della Rocca di Manerba per prendere parte a una cerimonia di consacrazione; lo stesso giorno, sempre il 4 agosto, vocato nei calendari antichi alla greca Atena divenuta Minerva per i romani, in tempi moderni la giovane Anna percorre lo stesso pendio, incrociando il proprio destino con quello dell’antica ma sua coetanea sacerdotessa.
In “Di sangue in sangue” si parla della strega Virginia, impegnata per l’amicizia che lega la sua genia alla dea Garda ad assistere una ninfa nel parto; ma stavolta a Lazise il destino dell’anguana Dora si incrocia con un antico patto stretto tra divinità e con la fame di sangue di Les Eguales, due spaventose gemelle di cui aveva narrato C.F. Wolff nelle sue cronache di leggende italiane.
È una storia moderna, ma con echi antichi, quella di Maurizio in “Al di là del lago”: il suo segreto, il fatto di avere una doppia vita tra la riviera bresciana e la costa veronese, sarà messo in pericolo dall’incontro con un individuo misterioso sul traghetto che lo porta da Maderno a Torri.
Infine in “Il destino in una profezia” a essere rievocata è la leggenda di Limone e Grineo, figli del dio delle acque dolci Benàco, rinarrata in un contesto più ampio che coinvolge non solo il lago e la sua mitologia ma anche la sibilla Manto e il loro nonno, il dio Nettuno.

Edito da PresentARTsì, "bottega di prodotti culturali" di Castiglione delle Stiviere, Garda Doble indaga il tema del “doppio” in tante accezioni, inserendolo di diritto in quello che l’autrice ha soprannominato il “Fantastico Garda”, quella dimensione fantastica del lago di Garda fatta di mitologia, paura e magia, da cui pesca ispirazione e ambientazioni.

Il libro è distribuito presso la libreria Mr Libro di Castiglione delle Stiviere e nelle altre librerie e punti vendita indicati sul sito www.leggendedelgarda.com, nonché sulla pagina facebook di PresentARTsì.

Editor, giornalista, autrice di narrativa e di articoli su folklore e leggende, Simona Cremonini vive e lavora tra Mantova e la seconda casa a Manerba del Garda; ha presentato racconti su e-book e pubblicazioni cartacee. È autrice di saggi su leggende e misteri del lago di Garda e delle colline moreniche e del libro di narrativa “(I) racconti fantastici del Garda” (PresentArtsì 2012). Piazzata in diversi concorsi letterari di genere, ha vinto l’edizione 2005 del Premio Akery, sezione horror, e la targa Isabella d’Este 2013 per la letteratura.

Per acquistare  i libri e per informazioni:

giovedì 1 agosto 2013

il 2 agosto, la festa degli uomini e dei loro "gioielli"



tratto da:
http://albtex.wordpress.com/2012/07/25/due-agosto-festa-dei-gioielli/



Ma perché il 2 Agosto è la festa degli uomini?
 Dino Coltro nel suo “Parole perdute – Il parlar figurato nella tradizione orale veneta” (Cierre Edizioni) dà una possibile interpretazione circa la nascita della tradizione, che pare appartenga soltanto al Triveneto e alla Lombardia, con epicentro nel Friuli, precisamente a Monteprato (frazione di Nimis, in provincia di Udine), dove la festa degli uomini ha assunto un carattere decisamente goliardico, attirando peraltro migliaia di spettatori.


Coltro richiama la nascita della festa all’ultimo periodo della Serenissima, “quando soldati e ufficiali francesi – scrive – portavano calzoni attillatissimi che lasciavano intravedere le parti virili. Pare che una ordinanza abbia obbligato i militari a sistemare “les deux a gauche” per motivi estetici e di decenza”.


“Do de agosto” quindi non sarebbe altro che l’imitazione, fatta dai veneti, della pronuncia del francese “le deux a gauche”. Ora, perché da una frase francese che assomiglia a una frase in dialetto veneto, sia nata addirittura una festa, non è chiarissimo. Lo stesso Dino Coltro aggiunge: “O, forse, la leggenda vuole rendere più accettabile la frase i do de agosto, frase popolarissima per definire i genitali maschili, e che probabilmente deriva da una interpretazione del simbolo calendariale du oto”.

domenica 17 marzo 2013

Gabriele D'Annunzio, un mistero fin dalla nascita



Bresciaoggi
martedì 12 marzo 2013

IL PERSONAGGIO. Un primo segno quando la famiglia cambiò cognome

Nato «nel mese fecondo
che da Marte si noma»

Introdotto al mistero da una parente badessa

di Attilio Mazza



Gabriele d'Annunzio nacque 150 anni fa, alle ore 8 di giovedì 12 marzo 1863, «con tante grida nel mese fecondo / che da Marte si noma, / entrando il Sole nel segno / dell'Ariete duro cozzante, / mentre passavan sul nostro / tetto col volubile nembo / i pòllini di primavera», scrisse nelle Laudi. 
Vide la luce nella casa paterna di Pescara in via Manthoné, terzogenito di Luisa de Benedictis andata in sposa il 3 maggio 1858 in Ortona a don Francesco Paolo d'Annunzio; la madre aveva 25 anni, il padre 26 anni. La casa dei giovani e abbienti coniugi era già stata allietata da due eventi: la nascita di Anna (1859) e di Elvira (1861); a completare la famiglia saranno poi Ernestina (1865) e Antonio (1867).
Alla madre, donna riservata, di tradizioni familiari signorili - e alla quale fu assai legato - Gabriele, barando sul giorno di nascita, attribuì il grido profetico: «Figlio mio, sei nato di marzo e di venerdì; chi sa quante grandi cose tu dovrai fare nel mondo!». Tra i giorni della settimana il venerdì è quello che meglio entra nei calcoli cabalistici e superstiziosi; così il poeta scelse di nascere di venerdì.
Anche il padre, amante della bella vita e delle belle donne, signorotto di provincia dai folti mustacchi e dal pizzetto curato, presentì in qualche modo che quel figlio era destinato a un grande futuro; e per festeggiarne la nascita si racconta abbia aperto la casa agli amici offrendo da bere a tutti, vuotando non poche damigiane di vino.
«Nomina sunt omina», dicevano i latini: i nomi sono presagi. Il primo «segno» si ebbe quando non era ancora nato. «Si sarebbe potuto cognominare Rapagnetta, come suo padre Francesco Paolo, come suo nonno Camillo; se non che il padre, adottato da uno zio per parte di madre, ne eredita i beni e il cognome: d'Annunzio. Il quale avrebbe dovuto, tuttavia appaiarsi con Rapagnetta, facendo il cognome Rapagnetta-d'Annunzio; ma non si conosce un solo documento, né di ufficio privato, in cui Francesco Paolo d'Annunzio figuri a un tempo Rapagnetta», scrisse Donatello d'Orazio. E solo il cognome d'Annunzio compare sul certificato di nascita di Gabriele. Giustamente osservò ancora d'Orazio: «Chi riesce a immaginare Laus vitae, poniamo, firmato anziché d'Annunzio, Rapagnetta?».

RITI SUPERSTIZIOSI. A una «fattura» fattagli dal nonno paterno, o meglio dalla consuetudine abruzzese di mettere nelle fasce del neonato monete d'argento (quattrocento), il poeta fece risalire la propria irrefrenabile prodigalità, scrisse al proprio editore Emilio Treves: «Ma lo sai che ero appena nato e mi corazzarono con quattrocento piastre d'argento? Come puoi dire che io non sappia il valore del danaro, se me lo misero tra le pieghe stesse delle fasce?» E sublimerà la propria travolgente prodigalità col motto «Io ho quel che ho donato» che volle inciso anche sul frontone triangolare della fontana al centro dei due principali portali d'ingresso del Vittoriale.
Una «fattura» di altro genere gli fece la nonna paterna donandogli un paio d'orecchini di brillanti: l'antica e gentile tradizione d'Abruzzo consente, infatti, di regalare ornamenti femminili al primo maschio di una coppia giovane, come auspicio e legame di felicità fino al giorno del matrimonio, quando cioè sceglierà la sposa e a lei offrirà quel dono. 
Chi crede nelle «fatture» potrebbe spiegare con questo episodio la componente femminea del carattere di d'Annunzio, da cui discenderebbero l'eterna malinconia, una certa passività, addirittura il suo inesauribile desiderio della donna: «se ne invoglia fino a quando non incontra in essa ciò che egli stesso possiede». Del resto, tra i numerosi pseudonimi, non disdegnò quello di Mimosa; alcuni biografi hanno anche rilevato la sua ambigua amicizia con celebri gay, come lo scrittore conte Robert de Montesquiou-Fezesensac a Parigi e alcuni fedelissimi a Fiume.

SAN GABRIELE. Ferruccio Ulivi ipotizza che sia stata la madre a pensare al nome nel ricordo del santuario di San Gabriele sulle pendici del Gran Sasso. «Ma dové intervenire anche l'assonanza che veniva a sigillare il cognome acquisito appena da una generazione: d'Annunzio». Già dai casati della madre, de Benedictis, e da quello del padre, D'Annunzio, si possono leggere i segni del destino; e al suo nome darà alte interpretazioni, creando giochi di parole: «Se io porto il nome dell'Arcangelo, ho nella mia mente il suggello sovrano dell'Arcangelo. Platone direbbe di me che sono una natura regale». Gli piacque ritenere la madre imparentata con Jacopo de Benedictis (o de' Benedetti), il grande poeta francescano Jacopone da Todi; tra i suoi avi ricordò anche, in una lettera, un antico tipografo: «Ho ritrovato un documento che dimostra come mia madre discenda da uno dei più insigni stampatori del primo rinascimento : Plato de Benedictis».
Tra le prime forti impressioni che gli rimasero impresse vi fu quella della casa materna di Ortona, vastissima «di architettura massiccia, tra il monastero e il fortilizio, tutta atrii anditi vestivoli cortili adornati di logge giardinetti murati corridoi lunghi a spartitura di stanze quasi celle». 
A Ortona, badessa del convento era una congiunta della madre, una Onofrii la cui famiglia ebbe in feudo Paganica. Il poeta raccontò l'introduzione ai misteri del destino che si leggono sulla mano avuta a nove anni dalla priora: «Dal parlatorio comune ella mi ammise nell'intimo della vita monastica: in privilegio di nepote. mi accoglieva talvolta nel segreto della cella quando s'adoperava a sapere le cose occulte e le venture con le sue arti divinatorie, se bene la divinazione sia stata sempre condannata dalla Chiesa mi prese le mani, me le voltò; e si mise ad esaminare i segni nell'una e nell'altra palma, mentre su le sue labbra vedevo disegnarsi parole non proferite. aguzzava ed eludeva la mia smania di sapere». Onufria lesse il destino di Gabriele inciso sulle mani e, raccontò in un libro, alla sua incredulità esclamò: «non dubitante ma ignorante sei. l'ignoranza nega il mistero perché non sa discernere i gradi del lume. tu sei mistero a te stesso, o figlio. qui, in questo tuo dittico vivente, son rivelati con brevi segni i segreti del tuo cuore e in bene e in male». 
E fu quella l'introduzione al mistero che dì Annunzio indagò nella vita e nell'arte. 

lunedì 17 dicembre 2012

La leggenda metropolitana del chip nei portachiavi


Bresciaoggi 
domenica 16 dicembre 2012

 Il microchip leggenda metropolitana, però
la paura dei furti è vera


«Attenzione, attenzione, attenzione. In questi giorni nei parcheggi e nei distributori di benzina persone vi regalano portachiavi per l'auto o la moto. Non accettateli o buttateli se li avete presi: al loro interno c'è un microchip che segnala la vostra presenza in casa. Quando uscite sanno dove vi trovate. Possono così entrare nella vostra abitazione e rubare. La fonte è sicura».
Il messaggio è apparso su Facebook e subito è stato copiato, seminando allarme. Leggenda metropolitana o tutto vero? Di certo c'è che in città, a Mompiano come a Porta Trento, a Sant'Eufemia, a Brescia due, al Violino o al Sereno il passaparola nei negozi, nei bar o per strada ha fatto sì che il tutto apparisse credibile. E c'è ovviamente chi racconta che il vicino o il cugino sono stati avvicinati da immigrati dell'Est con i regali. Di concreto, il nulla.
Anni fa a spaventare la gente erano i graffiti tracciati sul portone di casa. Si parò a lungo di segni convenzionali lasciati dai ladri. Cinque cerchietti equivalevano a «casa molto buona», un rombo a «casa disabitata», un triangolo a «donna sola», una ringhiera equivaleva a «presenza di un cane». La enne che era meglio «rubare di notte», la emme «al mattino» e la d «di domenica».
MA ANCHE IN questo caso le indagini estese in tutta Italia non portarono a nulla di concreto. La leggenda metropolitana invece cavalcò l'onda.
In merito ai portachiavi regalati dai ladri, non sono mancate richieste di chiarimenti alle forze dell'ordine, ma l'impressione è che si tratti di una bufala che grazie a Facebook è corsa di paese in paese, di città in città.
È ANCHE VERO che l'aumento dei furti in casa, nei negozi e nei bar ha aumentato l'insicurezza tra la gente. Uno stillicidio continuo, nonostante l'intensificarsi dei controlli nei quartieri e nei paesi dove maggiormente i ladri hanno colpito. Le forze dell'ordine stanno agendo scientificamente per evitare che non sia un triste Natale per i bresciani. Per mesi sono stati analizzati orari, luoghi e giorni maggiormente a rischio di furto, al fine di potenziare i servizi nelle aree privilegiate dalla malavita italiana e straniera. In questo modo si cerca di tamponare le falle.
In aumento frattanto i bresciani che collegano gli antifurti di casa alle centrali delle forze dell'ordine, al computer o telefonino. In questo caso si sa del furto in diretta e si può intervenire. Il collegamento alla centrale è gratuito.F.MO.

sabato 15 dicembre 2012

I misteri di San Zeno a Verona


L'Arena
giovedì 13 dicembre 2012


I misteri di San Zeno
(da "Le gemme sull'Adige")


Il prossimo anno, gli abitanti di San Zeno compiranno 12 secoli: il primo documento che attesta la presenza di un borgo attorno alla chiesa e al monastero benedettino, dedicati all´ottavo vescovo di Verona, porta, infatti, la data del 24 giugno 813. Ma, per raccontare la storia della basilica di San Zeno, capolavoro del Romanico italiano, occorre andare indietro di altri cinque secoli. Una prima chiesa sarebbe sorta subito dopo la morte del santo vescovo, avvenuta tra il 372 e il 380.

Era stata fondata in quello che era il primo cimitero cristiano di Verona, lungo la via Gallica, vicino alla chiesa di San Procolo. Un luogo abbandonato, fuori dalla città, immerso nel silenzio. Fu poi rinnovata nel VI secolo, divenendo, nel 589, il luogo di uno dei più celebri miracoli del santo, raccontato da papa Gregorio Magno: quando, nella ricorrenza della morte di San Zeno, durante le solenni celebrazioni, che avevano gremito la basilica di fedeli, l´Adige crebbe improvvisamente, al punto che l´acqua raggiunse il tetto della chiesa.
Benché le porte fossero aperte, l´acqua non entrò, arrestandosi sulla soglia e permettendo ai fedeli di bere per dissetarsi. E se la chiesa di questo miracolo non esiste più, all´interno della basilica ci sarebbe la traccia di un altro prodigio del santo patrono, seppure dai tratti più leggendari: la coppa in porfido di origine romana che, secondo una antichissima leggenda, sarebbe stata sottratta da San Zeno al diavolo, che vi ha lasciato la sua impronta.

Tornando alla concretezza della storia architettonica, l´edificio che ammiriamo sarebbe del X-XI secolo, opera, forse, di Nicolò da Ferrara, a cui seguirono, soprattutto nel XII secolo, vari interventi, fra cui l´armonica facciata, riconducibile a Brioloto, scultore e architetto, divisa da pilastri verticali di diversa altezza, che corrispondono alle navate interne, e da sottili lesene, che la disegnano con eleganza.
Domina il rosone che ha la struttura di una ruota a dodici raggi, formata da coppie di colonnette esagonali. Ancora non del tutto svelata la sua simbologia, anche se l´ipotesi più probabile lo riconduce all´allegoria della fortuna: mostra sei personaggi in diverse posizioni, scolpiti nella condizione instabile di chi sale o scende, a seconda del caso.
Un´altra ipotesi suggestiva lo identificherebbe come un notturlabio, un orologio astronomico, inventato nel medioevo. 

mercoledì 5 dicembre 2012

Un mistero tutto sabbionetano ogni 6 dicembre


A Sabbioneta (Mantova) ogni 6 dicembre, giorno di nascita di Vespasiano Gonzaga, duca di Sabbioneta (Fondi 1532 - Sabbioneta 1591), si verifica un avvenimento molto affascinante: il sole giunge allo zenith proprio quel giorno entrando con i suoi raggi all'interno di Palazzo Ducale.

La "coincidenza" è che ciò si verifica proprio nel giorno di nascita di Vespasiano, e soprattutto i numeri 6 e 12 (rispettivamente giorno e mese di nascita) ricorrono anche nella numerologia delle mura e di alcuni monumenti (per esempio le dodici statue dedicate alle divinità romane che ornano l'interno del Teatro all'Antica oppure i sei bastioni delle mura di Sabbioneta).

Simona Cremonini

giovedì 23 febbraio 2012

Numeri curiosi per il 2012

L'Arena
lunedì 20 febbraio 2012 – CRONACA – Pagina 13
CURIOSITÀ. Numeri
Domani data palindroma: si legge nelle due direzioni


Martedì 21 febbraio prima curiosa data di questo 2012: si tratta di una data palindroma, cioè scrivendola in cifre, non cambia sia che la si legga da destra che da sinistra: è il 21.02.2012.
I singoli numeri, infatti, si ripropongono nelle stesse posizioni. Il bello è che questa data è anche quella di una giornata festaiola, l´ultimo giorno di Carnevale.
Per chi è affezionato a questi curiosi numeri, domani non deve dimenticarsi delle 20 e 12 minuti: la sequenza sarà dunque tripla. E se volesse le ore palindrome, deve aspettare le 21 e 02 minuti. Insomma, più che pensare alla maschera per il veglione, c´è da controllare l´orologio.
Per trovare un´altra data curiosa, dobbiamo aspettare altri dieci mesi e cioè il 12 dicembre 2012, che in cifre si ripeterà: 12.12. 12.
E poi ci sarà il 20 dicembre 2012 che ripeterà l´anno direttamente: 20.12 2012. Il vero avvenimento è però la data p! alindroma di domani.
Prima di ritrovarne un´altra, dobbiamo attendere parecchi anni, e cioè fino al 2 febbraio 2020. Infatti, in cifre, si propone la sequenza 02.02 2020. Per l´anno prossimo, invece, si dovrebbe proporre il 31.02. 2013, ma il 31 febbraio non esiste.E.CERP.

Leggende e misteri della città di Verona, un nuovo libro

I misteri della città: siamo da sempre allineati al solstizio
LEGGENDA. Nuove ricerche nel libro di Luigi Pellini e Davide Polinari.
Un'origine esoterica della mappa urbana, che sarebbe orientata non secondo i punti cardinali ma al sole. L'asse dal «piloton» di Montorio a San Giovanni in Valle

23/02/2012



Verona. C'è il mito popolare di Giulietta e Romeo, utilmente sfruttato come attrazione turistica, ma ci sono altri miti più suggestivi su cui gli studiosi si danno da fare da tanto tempo: per esempio quello che ipotizza e tende a confermare l'origine esoterica di Verona. L'ultimo studio sui significati occulti dell'origine della nostra città si intitola Nascita di una città tra architettura, mistica e metafisica ed è firmato da Luigi Pellini e Davide Polinari per le Edizioni della Vita Nova di Giovanni Perez. La culla della città è sicuramente Castel San Pietro, il sacro colle dove fin dalla memoria più profonda si celebravano arcaici cerimoniali e riti propiziatori pagani. Il tufo dove sorgeva il tempio di Giano conserva tracce di insediamenti di ogni epoca, dalla preistoria ai giorni nostri. Da lì sicuramente deriva il soffio che ha dato anima alla città. Segni mistici riconducibili alla cultura romana e pagana sono confermati da numerosi ritrovamenti, da toponimi, leggende, ricorrenze e tradizioni popolari. Cunicoli, labirinti e caverne che perforano il colle di San Pietro aggiungono fascinosi indizi utili a una origine di Verona ispirata a rimandi simbolici e significati oscuri o occulti. Un'interpretazione ipotizzabile, più che dimostrabile, ma sicuramente plausibile che Pellini e Polinari cercano di decifrare con un lavoro attento e profondo, rigorosi nel tenersi nel solco della concretezza scientifica per non cedere alle facili suggestioni. La ricerca secondo parametri riconducibili alla sfera esoterica dell'origine di Verona costituisce un criterio di lettura relativamente recente: ne parlò dal 1956 Umberto Grancelli, in un primo saggio intitolato I misteri di Verona romana e firmato con lo pseudonimo Rheticus (l'allievo di Copernico), riveduto e ampliato nel 1964 con il titolo Il piano di fondazione di Verona; testi ai quali i due autori fanno ampio riferimento, confermandone gran parte delle teorie, consolidate anche da più recenti riscontri storici e archeologici. Grancelli sostiene che il piano geometrico di Verona romana non è orientato secondo i punti cardinali, ma è allineato secondo il solstizio d'estate. La linea immaginaria parte dal «piloton» a nord di Montorio (il megalite decapitato in epoca molto recente, pare da alcuni cacciatori per liberare l'orizzonte di tiro), prosegue in direzione sud-ovest, passa da San Giovanni in Valle (san Giovanni si festeggia il 24 giugno, in coincidenza appunto con il solstizio) attraversa il foro (piazza Erbe), imbocca corso Portoni Borsari e oltrepassa il punto in cui sorgeva il convento di Santa Lucia Extra (zona tribunale). Su questo asse si sviluppa il reticolo romano di Verona, con decumani e cardi. Misteriose impronte che sottendono l'origine di Verona sono contenute nei versi del Ritmo Pipiniano e nella Iconografia Rateriana, la veduta di Verona risalente al X secolo dopo Cristo, dove, accanto a monumenti a noi noti (Arena, Teatro Romano, Ponte Pietra) ve ne sono rappresentati altri (Orfanum-sepolcro o Organum-macchina, Horreum-granaio) che ancora attendono un'interpretazione definitiva sulla loro posizione, funzione e riferimento simbolico. Pellini e Polinari suggeriscono una rilettura delle antiche origini di Verona, proponendone una versione meno superficiale e più scientifica, fondata da rigorose verità ma imprescindibile da miti e arcane leggende pure appartenenti alla storia. Chissà se e quando queste analisi potranno essere inconfutabilmente provate o demolite da nuovi riscontri. Ma intanto possono fornire spunti per studi più approfonditi e possono prestarsi a visite meno popolar-turistiche e più istruttive della città.
Franco Bottacini


tratto da:
http://www.larena.it/stories/dalla_home/336134_i_misteri_della_citt_siamo_da_sempre_allineati_al_solstizio/

lunedì 26 dicembre 2011

Perché il 17 fa paura?

Nel 2012 ci saranno ben due venerdì 17 (S.C.)





http://www3.lastampa.it/domande-risposte/articolo/lstp/380369/


Perché il 17 fa paura?

Il gatto nero è considerato portatore di sfortuna come il numero 17
A CURA DI ELENA LISA

Oggi è venerdì 17, una data nefasta per gli scaramantici, perché?
Non per tutti gli scaramantici, soprattutto per gli italiani. Nel mondo, infatti, il numero «sfortunato» è il 13. La ragione per cui nel nostro paese il 17 è giudicato «negativo» sta in una sorta di rebus. Il 17 in cifre romane si scrive XVII. Anagrammato diventa VIXI che in lettere latine significa «vissi». La scritta era incisa sulle tombe dei defunti dell’antica Roma, come dire: «ho vissuto e adesso non ci sono più, sono morto». Ma a tener viva la credenza c’è anche l’antico Testamento che fissa l’inizio del diluvio universale il 17 febbraio.

E perché ad essere impregnato di «negatività» è proprio il venerdì?
La tradizione ha più origini: c’è quella cristiana secondo cui Gesù è morto crocifisso di venerdì e quella musulmana che giudica il giorno infausto perché Adamo ed Eva mangiarono il frutto proibito quel giorno.

La tradizione consiglia di non sposarsi di venerdì. Qual è il motivo? Secondo la Cabala, il venerdì è il giorno in cui vennero creati gli spiriti maligni. Solo in Norvegia il venerdì è un giorno nel quale vengono celebrati molti matrimoni, giudicato fortunato per via della «protezione» della dea dell’amore e della bellezza, Venere. Per quanto riguarda gli altri giorni della settimana, il lunedì e il mercoledì sono considerati di buon auspicio per la salute e la fortuna, il giovedì recherebbe dispiaceri alla sposa, mentre il sabato, anche se è il giorno più scelto per la cerimonia, sarebbe un giorno «negativo».

L’antipatia per il venerdì è legata alla religione?
In un certo modo, sì. C’è chi ritiene sia nata proprio per volere dei primi sacerdoti cristiani che vollero «sconfessare» abitudini e tradizioni pagane. Il venerdì, infatti, era il giorno della settimana preferito da celti, greci, egizi, slavi e anche romani. Nel paganesimo il venerdì era considerato «fortunato», un giorno da onorare, «amico» perché spartiacque tra lavoro e riposo. Come molti altri miti e leggende, anche questa credenza pare sia nata per contrapposizione al paganesimo: un modo per contestare e rinnegare ciò che veniva prima del Cristianesimo. Non è superfluo ricordare però che il primo a battersi contro credenze popolari e superstizioni fu proprio Gesù Cristo.

Perché nei paesi anglosassoni il grande iettatore è il numero 13?
Filippo il Bello re di Francia ordinò di uccidere tutti i Templari, per cancellare il debito dello Stato contratto con l’ordine cavalleresco, nel 1307 di venerdì 13. Non è un caso che questa data si leghi ai monaci guerrieri che da secoli rappresentano uno dei miti più forti e inossidabili e alimentano teorie di cospirazioni e congiure. Ma va detto che giudizi di «negatività» legati al numero sono numerosi anche in Italia. Nella cultura popolare è un cattivo augurio soprattutto a tavola: nell’«ultima cena» a prendere quel posto fu Giuda. Si tratta di una scaramanzia diffusa, radicata, ma considerata, nel nostro paese, un gioco, un divertimento. In Italia vince la forte antipatia verso il numero 17. Mentre in Spagna, paese dalle radici latine e cattoliche, il giorno sfortunato è «martedì 13».

Cosa dice la smorfia sui numeri 13 e 17?
A tagliare la testa al toro sul giudizio è la Bibbia degli scaramantici: la smorfia napoletana che, in modo netto, dà valore positivo al 13, indicandolo come Sant’Antonio - la sua ricorrenza liturgica cade appunto il 13 giugno - e valore negativo al numero 17 che viene tradotto come: disgrazia.

Quanti venerdì 17 ci sono in un anno?
Uno, al massimo due. È una circostanza casuale e non è legata all’anno bisestile.

La cinematografia si è occupata di «venerdì 17»?
La superstizione è ambivalente: respinge e attrae. I grandi registi non si sono lasciati scappare l’occasione di girare pellicole - i più di genere «horror» - che includessero la data nefasta. I film più celebri sono «Venerdì 17» diretto nel 1956 da Mario Soldati, e «Shriek, hai impegni per venerdì 17?». Il titolo originale del film girato da John Blanchard nel 2001 citava «venerdì 13», tradotto in Italia con «venerdì 17».

Ma cos’è la superstizione?
Si tratta di credenze di natura irrazionale che influiscono sul pensiero e sulla condotta delle persone che la fanno propria. Quando è eccessiva disturba le menti e distrugge personalità. È una delle «malattie» sociali più pericolose che si affacciano prepotenti nei periodi di crisi. Una debolezza umana di cui, in ogni epoca, hanno approfittato imbonitori e ciarlatani senza scrupoli.

lunedì 14 novembre 2011

Contro i numeri, contro le tradizioni e contro i fantasmi!

L'Arena Clic
Thursday 10 November 2011 – CULTURA – Pagina 57
CONTROCORRENTE. La coppia che ha voluto celebrare il proprio matrimonio proprio l´11.11.11. Naturalmente alle 11 «Ma noi sfidiamo la sorte e ci sposiamo»

La donna perdipiù sceglie un palazzo con fantasma «L´ho visto: spingeva una carrozzina, buon auspicio»


La cerimonia
a Villa Nogarola
La leggenda
la vuole infestata
dallo spirito
di un sepolto vivo



Non ci si sposa di venerdì, se poi è l´11.11.11 vuol dire proprio sfidare la sorte. Lo faranno domattina, naturalmente alle 11, i veronesi Damiano Dalli Cani, fratello di chi scrive, 38 anni, e Silvia Bazziga, 37. Per non farsi mancar nulla, la cerimonia sarà in un palazzo a Castel d´Azzano che la leggenda vuole popolato dagli spiriti. La sposa è azzanese di nascita e conosce bene la storia di Villa Violini Nogarola, meravigliosa residenza del XIX secolo che ospita la sede municipale, meglio nota come il castello.
Davvero c´è il fantasma? «Io l´ho visto», dice la sposa. «Ero in seconda elementare e con la mia classe venivamo accompagnati in visita al castello. Tenevo per mano la mia amica Simonetta e a furia di chiacchiere ci eravamo ritrovate a chiudere la fila, da sole. Sentimmo alle nostre spalle come un refolo di vento. Ci voltammo e vedemmo la sagoma tutta bianca di una persona che spingeva una carrozzina! ». Forse un auspicio per le nozze e la famiglia che nasce? «Ancora oggi, se ci penso, mi sembra una cosa bella. Anche se la leggenda dice che il fantasma del castello è quello di un sepolto vivo nelle segrete».
Lo sposo ascolta esterrefatto e fa capire che su data, giorno e luogo del suo matrimonio non ha gran responsabilità. «Sono un amante dell´horror», dice. «Quando domani entrerò al castello mi raccomanderò gridando che sono un amico della sposa!»
Perché scegliere proprio questa data? «Quando ci siamo presentati all´ufficiale d´anagrafe per fissare il rito civile», raccontano gli sposi, «l´impiegato è sbiancato. “De venare e de marte, no se sposa, no se parte e non se inissia l´arte”, ci ha rimproverati in dialetto».
Davvero di martedì e venerdì è sconsigliabile parrtire, sposarsi e iniziare un lavoro? I promessi dell´11.11.11 scoppiano in una grossa risata. «Ma in effetti», confermano, «abbiamo inca! ssato commenti tutt´altro che festosi da qualche conosce! nte. Vogliamo metterla così? La nostra è una sfida alla superstizione».
Inutile evocare influssi astrali poco propizi; inutile ricordare la numerologia che traduce l´11 come il numero del peccato e scova il diabolico 6 nella somma dei numeri della data. «Echissene...» ridono gli sposi. Anzi lei, visto che snobba il proverbio di casa, ignorerà anche quello inglese, che vuole per la sposa il giorno delle nozze «something old, something new, somethind borrowed, something blue». Domani indosso niente di nuovo, niente di vecchio, niente di prestato e niente di blu.© RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 11 agosto 2011

I conti non tornano: convegno Cicap a Torino


I CONTI NON TORNANO - Il fascino dei numeri tra scienza e mistero
Un Convegno CICAP - Torino, Sala Convegni ATC - 11-13 novembre 2011


I numeri rappresentano il noto e il razionale per eccellenza. Eppure, dai numeri irrazionali dei pitagorici alla sezione aurea, sono tanti i misteri della matematica che affascinano e incuriosiscono. I numeri, poi, si trovano da sempre al centro di credenze irrazionali, come l’idea che esistano dei numeri che portano fortuna o sfortuna o che sia possibile "calcolare" e prevedere l'uscita dei numeri al lotto. E non manca chi ritiene che la numerologia possa consentire di prevedere il futuro.

Molte di queste idee e tradizioni culturali hanno un’influenza significativa anche nella nostra società, ed è allora interessante chiedersi quali ne siano le origini e quali i processi che portano alla loro diffusione. Si apre così lo spazio per una riflessione più ampia, che riguarda il modo in cui si costruiscono il sapere popolare (dai proverbi all’etnomedicina) e quello scientifico.

Sono questi i temi di cui si discuterà con il CICAP, tra l'11 e il 13 novembre 2011 a Torino, in un Convegno intitolato per l'appunto: "I conti non tornano. Il fascino dei numeri tra scienza e mistero". L'incontro, che si terrà presso la Sala Convegni ATC (Corso Dante 14, Torino), vedrà la partecipazione di alcuni tra i più noti scienziati e studiosi che in questi anni si sono occupati di scienza, pseudoscienza e credenze irrazionali, in ambito matematico e non solo (il programma dettagliato sarà pubblicato prossimamente).


Piergiorgio Odifreddi

Uno spazio speciale sarà riservato al "matematico impertinente" Piergiorgio Odifreddi, che la sera dell'11 novembre (non a caso in una data molto speciale: l'11.11.11) aprirà il Convegno con una "lectio magistralis" sui temi della matematica e dell'irrazionalità.

Non mancherà poi una sessione dedicata alla presentazione di alcune nuove indagini sul mistero condotte da soci e simpatizzanti del CICAP (e alla quale è aperta la partecipazione anche a "indagatori" esordienti).


Segnatevi la data sul calendario e consultate il programma del Convegno: le iscrizioni sono già aperte!



Per scaricare il programma e per le info:
http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273830

giovedì 16 giugno 2011

Venerdì 17 giugno, torna la giornata antisuperstizione

Anche quest'anno, per la terza volta, torna la Giornata Anti-superstizione del CICAP prevista per venerdì 17 giugno in varie città d'Italia (qui sotto il calendario).
Che cos'è la Giornata Anti-Superstizione? «Parte dall'idea che essere superstiziosi... porta male» spiega Massimo Polidoro, Segretario Nazionale del CICAP, già docente di Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Sembra una battuta, ma per gli esperti del CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale – www.cicap.org) è un dato di fatto. «Credere che un oggetto, una persona o una frase abbiano il potere di procurare disastri è una profezia che si auto avvera».

Ed è proprio per combattere la superstizione, che fin dal 2009 il CICAP propone, non a caso sempre in occasione di un venerdì 17, una “Giornata anti-superstizione”. In alcune città, tra cui Roma, Brescia, Pisa, Torino, Gorizia, Vicenza, i gruppi locali del Comitato organizzeranno eventi di vario tipo: incontri, conferenze, dibattiti ma anche dimostrazioni all'aperto, happy hour, grigliate e cene. «Novità di quest'anno è un esperimento che mirerà a misurare se certi riti superstiziosi possano davvero influenzare la sorte» dice Marta Annunziata, biotecnologa all’Università di Torino e Coordinatrice dei Gruppi Locali del CICAP. «Proporremo ai partecipanti di lanciare dei dadi prima e dopo aver compiuto un gesto considerato “portasfortuna”: per caso qualcuno migliorerà, qualcuno peggiorerà e qualcuno farà lo stesso risultato di prima. Sui grandi numeri però contiamo di vedere se questi cambiamenti vanno al di là delle fluttuazioni casuali e se si può notare un effetto del gesto !
superstizioso».

Caratteristica di molti appuntamenti quindi è che, per accedervi, sarà necessario compiere un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi”. Si passerà, per esempio, sotto una scala aperta, si romperà uno specchio, si verserà a terra del sale, si farà in mille pezzi una lettera con la classica catena di sant’Antonio, si aprirà un ombrello al chiuso e così via. In alcuni casi i partecipanti dovranno eseguire un totale di 13 gesti e azioni ritenute fortemente pericolose dai superstiziosi. A chi supererà tutte le prove verrà anche consegnato un diploma di "antisuperstizioso".

«Si tratta di un modo allegro e simpatico per svelare la pochezza di certi rituali che, se presi troppo sul serio, finiscono per condizionare negativamente la vita delle persone» conclude Polidoro. «Il CICAP da oltre 20 anni è impegnato a combattere l’irrazionalità, la superstizione e il pregiudizio con le armi della scienza e della ragione. Lo facciamo attraverso libri, articoli, interventi radiotelevisivi, esperimenti, indagini, conferenze, convegni ma anche con esperienze insolite e divertenti come la Giornata anti-superstizione».
Ricordiamo che è ancora aperto il Concorso Video-Fotografico legato alla Giornata.

Per maggiori informazioni sul CICAP e sulla Giornata anti-superstizione: tel. 049-686870 – info@cicap.org

CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI PER VENERDI' 17 GIUGNO:

ABRUZZO/MOLISE (Vasto-CH) Quando e dove: dalle h.17,17 presso la Libreria Mondadori, in Circonvallazione Istoniense a Vasto (CH)
Il nascente gruppo abruzzese propone numerose “prove a ostacoli per superstiziosi” (scale sotto cui passare, sale da versare, ombrelli da aprire rigorosamente al chiuso e così via) anche per partecipare all’esperimento nazionale sulla sfortuna. Si svolgeranno inoltre delle piccole conferenze sulla superstizione e di presentazione del Comitato, e verranno distribuiti materiali di di approfondimento sulle origini delle superstizioni e attestati di partecipazione. In tutte le fasi un buffet sarà a disposizione dei partecipanti. Per informazioni: Luca Menichelli, info@scetticamente.it, tel. 3396459815

EMILIA ROMAGNA (Traversetolo-PR ) Quando e dove: dalle h.21 alla Corte Agreste, Traversetolo (PR)
Andrea Salsi terrà una doppia conferenza dal titolo “Superstizioni, credenze, miti” e “L'Astrologia: Nato sotto il segno della Balena”. Naturalmente ci saranno poi scale sotto cui passare, sale da spargere, specchi da rompere e così via... Si darà inoltre lettura di brani letterari, miti e proverbi in cui emerge il tema della superstizione. Per informazioni: Ivana Taverni emiliaromagna@cicap.org

FRIULI VENEZIA GIULIA (Gorizia) Quando e dove: alle h.20.30, presso l’Osservatorio astronomico di Farra d’Isonzo (GO), in Strada della Colombara 11.
Il CICAP Friuli Venezia-Giulia, in collaborazione con il Circolo Culturale Astronomico di Farra d’Isonzo, presenta un convegno a più voci sulla superstizione, soffermandosi in paricolare sul tema delle credenze nell’ambito dei numeri e della meteorologia. Lo scopo è informare, ma anche incuriosire, suscitare spunti di riflessione, e possibilmente divertire il pubblico. La serata si concluderà con un dibattito coi presenti. Per informazioni: Giuliano Bettella, Friuli-vg@cicap.org, tel. 040-417067

LAZIO (Roma)
Il CICAP Lazio incontrerà simpatizzanti e curiosi in una "Cena scettica" (luogo in via di definizione). Si parlerà della superstizione e delle tante leggende, tradizioni, etc della superstizione a Roma. Si discuteranno inoltre le motivazioni antropologiche, psicologiche e sociali che spingono l'essere umano a questi pensieri e comportamenti. Per informazioni: Enrico Speranza lazio@cicap.org.

LIGURIA (Genova) Quando e dove: alle h.21, presso la sede dell'associazione "La finestra sul mondo" via Cesarea 103, Genova.
Silvano Fuso presenterà una conferenza sull'origine delle più comuni superstizioni, mettendo anche in opera una serie di "dimostrazioni" pratiche e sfide alla sorte. Per informazioni: Silvano Fuso: fuso@cicap.org.

LOMBARDIA (Brescia) Quando e dove: dalle h.17,17 alle 22:30 circa in corso Zanardelli, a Brescia.
Il CICAP Lombardia sarà presente con un gazebo,una vera e propria “ruota della sfortuna” e un test per capire quanto si è superstiziosi. Si potrà partecipare inoltre all’esperimento nazionale, compresa una variante sugli effetti “portafortuna”. Verranno infine distribuiti materiali di presentazione del Comitato e attestati di partecipazione. Per informazioni: Simone Angioni lombardia@cicap.org.

MARCHE (Saltara-PU) Quando e dove: alle h.21 presso il Museo del Balì, loc. San Martino, Saltara (PU).
I presenti potranno sfidare la malasorte cimentandosi in un percorso ad ostacoli per superstiziosi, e venire a conoscere alcune origini storiche delle più comuni superstizioni. Per informazioni: info@museodelbali.it.

PIEMONTE (Torino) Quando e dove: dalle h.17,17 alle h.22 in Piazza CLN, Torino, e alle h.21 al Mausoleo della Bela Rosin, Strada Castello di Mirafiori 148/7, Torino.
Dal tardo pomeriggio il CICAP Piemonte proporrà ai passanti in Piazza CLN un vero e proprio “Percorso a ostacoli per superstiziosi” e una piccola mostra sulle origini delle superstizioni. Chi effettuerà il percorso potrà anche partecipare all’esperimento nazionale e riceverà un attestato di partecipazione. Alla sera inoltre, al Mausoleo della Bela Rosin, si terrà una conferenza dal titolo “Essere superstiziosi porta male”, aperta al pubblico e a partecipazione gratuita. Per informazioni: Marta Annunziata, piemonte@cicap.org

PIEMONTE (Cuneo) Quando e dove: dalle h.21 su TRS radio Savigliano (FM 104.8 e in streaming su www.trsradio.it).
Il Coordinamento CICAP Cuneo propone una trasmissione serale su TRS radio Savigliano, in cui si parlerà di superstizione, con particolare riferimento alle tradizioni del cuneese. Verranno intervistati lo scrittore Donato Bosca, sul tema delle superstizioni locali e di personaggi leggendari come gnomi e folletti, e Francesca Marucco del Centro Grandi Carnivori della Regione e responsabile del Progetto lupo, sul tema delle superstizioni legate alla figura dei lupi. Per informazioni: Fabrizio Bonetto, cuneo@cicap.org

PUGLIA Il CICAP Puglia invita tutti i simpatizzanti a pubblicare su Facebook o inviare via email una foto nella quale compiono un gesto vietato dalle più comuni superstizioni (aprire un ombrello in casa, passare sotto una scala, accarezzare un gatto nero, versare del sale etc.) o a spiegare in poche righe quale superstizione hanno deciso di sfidare, in occasione della Giornata Anti-Superstizione, che da quest'anno si apre al mondo del web. A fine giornata un collage con le foto e le frasi più divertenti sarà pubblicato sul sito del CICAP Puglia. Chi lo vorrà potrà anche partecipare al concorso nazionale, nella sezione foto. Per informazioni: puglia@cicap.org

TOSCANA (Pisa) Quando e dove: dalle h. 15.00 alle h. 19.00 di fronte alla libreria Tra le Righe (via Corsica 8, accanto a Piazza dei cavalieri), a Pisa.
Il Cicap Toscana sarà presente con un banchetto, dove ognuno potrà mettere alla prova la propria superstizione attraverso un "percorso a ostacoli" tra scale, specchi rotti e olio versato... Chi senza timore supererà tutte le prove vincerà un aperitivo. Naturalmente sarà anche possibile reperire materiale informativo sulle superstizioni e sul Comitato, e partecipare all’esperimento nazionale. Per informazioni: toscana@cicap.org

TRENTINO ALTO ADIGE (Trento)
Il CICAP Trentino Alto Adige organizza una "cena anti-superstizione" aperta a simpatizzanti e curiosi (luogo in via di definizione). La serata comprenderà sfide alla sorte per i superstiziosi e sarà un'occasione per confrontarsi sul tema e conoscere il lavoro dell'associazione. Per maggiori info: trentinoaltoadige@cicap.org

VENETO (Vicenza) Quando e dove: dalle 17.17 alle 20 in Piazza del Castello, a Vicenza.
Durante queste ore sarà possibile sfidare la sorte rompendo specchi, rovesciando sale, passando sotto scale e molto altro. Ai coraggiosi che si cimenteranno in queste prove verrà rilasciato un attestato di non superstizioso. Per informazioni : Matteo Granziero, veneto@cicap.org


http://www.genovaogginotizie.it/cronaca/2011/6/15/news-25589/venerdi-17-giugno-giornata-antisuperstizione.html

domenica 2 gennaio 2011

Numeri curiosi per il 2011

CALENDARIO E SORPRESE. Le curiosità
Date strane: si parte
 già domani
 con il giorno 1.1.11
E a novembre si triplica: 11.11.11


Un anno molto ricco di date curiose, il 2011. Il nuovo anno incomincia subito domani offrendoci proprio la curiosità numerica del primo giorno, che si presenta con una serie di numeri 1: in cifre, il primo gennaio è indicato con 1.1.11.
Poi, una decina di giorni dopo, ecco l' 11 gennaio che in cifre dà 11.1.11. Poi si salta a novembre, quando troviamo tre date curiose: la prima è quella del primo novembre che, sempre in cifre, si scrive con 1.11.11. Quindi troviamo quella più perfetta, il giorno di San Martino, l'11 novembre: dove il numero 11 si triplica: 11.11.11. 11 è sia il giorno, che il mese ed anche l'anno. Su Facebook, vi è già un migliaio di persone in tutto il mondo che vuole condividere con gli amici questa data, proponendo feste, incontri, qualcosa da ricordare.
Il numero 11, comunque, nella simbologia antica non è un numero positivo: secondo alcune leggende medioevali, sarebbe simbolo del peccato, in quanto va oltre i 10 comandamenti. 11 sarebbe anche il numero della penitenza.
Nella storia compaiono spesso gruppi di undici persone: le undici dionisiadi di Sparta, donne formate per sottrarre le orge di Dioniso alla degenerazione e anche a Roma vi era un collegio di undici uomini, che perseguivano coloro che infrangevano le leggi. Dunque, in questi casi l'11 serve per vincere il male e una santa medioevale tedesca, Orsola, si diresse verso Colonia con undici navi e distese il suo velo protettivo su 11 mila vergini.
L'11 è comunque il numero del calcio: undici i giocatori in ognuna delle due squadre e da 11 metri viene calciato il rigore. Quale il motivo della scelta di questo numero? L'ipotesi più probabile è che il dieci, numero perfetto, per i giocatori in campo, più il portiere. Uno psicologo, Qalther Friedjung, volle vedere nel numero dei giocatori in questo e in altri sport un'allusione all'incapacità di perfezione propria dell'uomo.
Di recente, un altro studioso René Guenon ha interpretato l'11 come somma di 5 e 6, a rappresentare la congiunzione di cielo e terra e quindi il numero indicherebbe l'unione di macrocosmo e microcosmo.
In Renania, inoltre, il carnevale viene fatto iniziare l'11 dell'11 alle ore 11,11.
Infine, da non dimenticare il 20 novembre: in numeri, giorno e mese ripropongono l'anno 20.11 del 2011.
Queste date particolari sono le più cercate soprattutto dai novelli sposi: ma queste del prossimo anno appaiono poco indicate per i matrimoni. Il mese in cui ci si sposa di meno da sempre, per tutte le statistiche è novembre, seguito da gennaio. E. CERP.


(Arena di Verona, 31 dicembre 2010)