mercoledì 14 marzo 2012

lunedì 12 marzo 2012

Misteri e leggende del Garda a Cartoomics

Nell’edizione 2012 di Cartoomics, in uno stand multiautore che ospiterà le più interessanti e recenti produzioni legate al fantastico, al fantasy e alla fantascienza italiani, ritorna Il libro "Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda" di Simona Cremonini, saggio che in 159 pagine narra le storie e le leggende di fantasmi, streghe, mostri, draghi, miti e creature fantastiche legate al lago di Garda.

In “Leggende, curiosità e misteri” (a cui è dedicato il sito www.leggendedelgarda.com) viene ricreato un vero e proprio tour delle coste delle tre province del lago di Garda, ovvero Brescia, Verona e Trento, che può essere percorso alla ricerca di luoghi e oggetti magici e misteriosi.

Dal 16 al 18 marzo, presso fieramilanocity, il saggio-guida dell'autrice e giornalista Simona Cremonini che consente un "meraviglioso" giro intorno al lago di Garda, sarà disponibile per la vendita nello spazio collettivo "Bancarella Medievale", Pad. 4 - Stand 0, nonché sabato 17 marzo dalle 15,00 presso l'AGORÀ FieraMilanoCity Padiglione 4, in occasione di una vera e propria presentazione al pubblico condivisa con gli altri autori presenti in stand.

Gli altri libri e autori presenti in stand:
- Alexia Bianchini, "Minon" (Ciesse edizioni)
- Elvio Ravasio, "I guerrieri d'argento" (Sensoinverso edizioni)
- Marta Leandra Mandelli, "Oltremondo" (Il Filo Edizioni)
- Vittorio Rioda, "L'altra foresta disincantata" (I Libri di Emil di Odoya)
- Giuliana Borghesani, "L'acqua e la freccia" (Delmiglio editore)

Partecipano alla presentazione:
Diego Bortolozzo, Marilena Ferranti e Roberto Fontana.



Alcune info logistiche per Cartoomics

Dove: fieramilanocity - Padiglione 4 - Porta Teodorico - Gate 5 - Viale Scarampo -
MM1 Lotto Fiera - Milano
Orari: venerdi 9.30-19.30, sabato 9.30-19.30, domenica 9.30-19.30
Ingressi: individuale giornaliero € 12 euro (€ 8 con coupon sconto scaricabile dal sito); ridotto 6 euro (bambini dai 6 ai 12 anni e over 65); biglietto cumulativo famiglia (papà, mamma, max. 2 figli sotto i 12 anni) € 20 - Abbonamenti: 2 giorni € 15, 3 giorni € 20 - Scuole: 4 euro
Il biglietto è valido anche per l'ingresso a Ludica Milano 2012, Hobby Show Milano Primavera 2012 e Weekend Donna Milano Primavera 2012

Informazioni per il pubblico: www.cartoomics.it - 02/66 30 17 54

Ritrovamenti inquietanti a Verona

L'Arena
venerdì 09 marzo 2012 – CRONACA

RITROVAMENTO INQUIETANTE. Le carcasse trovate nelle aiuole dei giardini di circonvallazione Raggio di Sole

Uccisi due gatti e un corvo
L´ombra di messe sataniche

«Temiamo siano stati sacrificati: accanto agli animali c´era un sacchetto con fiori e lumini» dice la responsabile della Lav

Due gatti e un corvo, ammazzati con qualcosa di contundente. Non animali qualsiasi, bensì animali che solitamente vengono sacrificati durante le messe nere. Gli animali erano chiusi in un sacchetto delle immondizie. E accanto, in un altro sacco sono stati trovati fiori e lumini. E quindi impossibile non ipotizzare sacrifici animali durante messe nere.
Come ha detto anche l´altro giorno monsignor Gino Oliosi, rettore di Santa Toscana, ma soprattutto esorcista riconosciuto dalla Chiesa, nelle messe a Satana viene scimmiottata la messa cattolica, in altri termini, è come se assistesse ad una messa domenicale cattolica, al contrario, nel senso che al posto della lode a Dio, subentra la lode a Satana.
Cosa succede in città? spariscono reliquiari e candelabri. Si ritrovano carogne di animali come gatti e corvi uccisi a botte (la gattina aveva anche l´utero di fuori).
Nelle messe nere esistono un sacerdote, dei rituali, de! lle preghiere, infine il culmine è la comunione satanica, al proposito vengono utilizzate ostie consacrate e trafugate dai tabernacoli delle chiese oppure rubate al momento della comunione, con la comunione "in mano".
C´è anche un mercato delle ostie consacrate, riguarda soprattutto quelle grandi. Le ostie consacrate vengono poi dissacrate in vario modo: il rito cambia a seconda di quello che si vuole celebrare, e del momento dell´anno (sempre come accade nel rito cattolico). Viene sacrificata una creatura nera (gatto, corvo, cane, caprone) oppure uomini, donne, bambini, il loro sangue (talvolta mestruale o di una vergine penetrata in quel momento) viene raccolto in un calice a quel sangue si aggiunge lo sperma del sacerdote poi si intinge l´ostia nella mistura e la si dà da mangiare agli adepti, talvolta l´ostia viene inserita nella vulva di una donna.
«Stamattina verso le 9 ho ricevuto da una nostra socia, che portava a passeggio i s! uoi tre cani, mi segnalava la presenza di una borsa di juta co! n dentro dei gatti morti nascosta sotto la siepe dell´aiuola che c´è prima dei giardini Raggio di Sole», ha detto ieri Lorenza Zanaboni, responsabile della Lav.
«Recatami sul posto, ho trascinato fuori da sotto la siepe la borsa e ne ho versato il contenuto. All´interno due gatti e un corvo morti. Il gatto maschio è tigrato, non sterilizzato ed è stato colpito al muso; la femmina è bianco e nera, colpita al muso e con schiacciamento dell´addome che le ha prodotto la fuoriuscita dell´utero. Il corvo stecchito. Accanto alla borsa con le carcasse dei poveri animali, una borsa in nylon contenente 4 portalumini rossi la cui candela è consumata, utilizzati come vasetti per 4 mazzetti di fiori gialli, proprio ben conservati, segno che i fiori erano stati raccolti da poche ore», continua l´animalista, «le due borse erano ben nascoste sotto la siepe e solo il fiuto dei cani della nostra socia le ha scovate. La stessa siepe verrebbe u! tilizzata normalmente come deposito per parti di biciclette smontate o altra refurtiva, come ci riferisce la signora che mi ha segnalato la presenza delle due borse. Inoltre, spesso la signora in quel posto e nei vicini bastioni è solita trovare porcospini morti presi al laccio da rudimentali trappole realizzate con spago. Parrebbe trattarsi di caccia a scopi alimentari ad un animaletto molto utile all´ambiente. Ci allarma la morte e lo strano modo di occultamento dei due gatti e del corvo accanto a lumini da cimitero con dentro mazzetti di fiori. Temiamo si tratti di riti satanici in cui vengono sacrificati animali».
Zanaboni ha allertato il Corpo Forestale dello Stato e la polizia locale per provvedere alla rimozione delle carcasse e al loro smaltimento.

lunedì 5 marzo 2012

Una pietra misteriosa dal cielo a Roveré Veronese

L'Arena Clic
domenica 04 marzo 2012 – PROVINCIA – Pagina 29



ROVERÈ. A colpire nel ritrovamento è stato il colore grigio-blu: «Qui ci sono solo sassi bianchi»

Vede una scia di fuoco
e il mattino dopo trova
una pietra misteriosa

Racconta Accordini : «L´ho vista atterrare su un prato scosceso e lì l´ho rinvenuta, in una buca. Ora saranno gli esperti a pronunciarsi»

Annunciato da una scia di fuoco un oggetto misterioso è «atterrato» su un prato scosceso nei pressi di San Francesco di Roverè.
Eugenio Accordini ha avuto la fortuna di vedere la palla di fuoco dalla finestra di casa perché in quel momento, seduto sul divano davanti alla tivù, la sua attenzione è stata attratta da quello strano fenomeno comparso nel cielo scuro. E il giorno dopo è pure riuscito a trovare la «pietra» spaziale.
«Mi sembrava vicinissimo, per questo la mattina successiva mi sono messo d´impegno a cercare cosa fosse. Ho attivato il metal detector e sono partito a perlustrare il prato, convinto di trovare un pezzo caduto da qualche aereo o satellite. Due ore di fatica sprecata perché lo strumento non mi ha segnalato nessuna presenza ferrosa nel prato. Stanco e sudato, nonostante la temperatura invernale, mi sono seduto su un masso per riposarmi ed è stato allora che più in basso, a una ventina di metri, ! ho visto la terra di un cumulo creato dagli scavi delle talpe sparsa tutto attorno. L´erba era bassa e grigia. Mi sono avvicinato e ho trovato al centro una pietra strana in una buca di modeste dimensioni», racconta Accordini tenendo in mano l´oggetto misterioso.
In effetti non dà nessun segnale di presenze ferrose ma quello che colpisce è il colore grigio bluastro di ciò che chiunque potrebbe considerare una pietra, a forma piramidale, con due lati che misurano ciascuno 14 centimetri, il terzo 12 e l´altezza è pari a 6,5 centimetri, mentre il peso corrisponde a 1020 grammi,
«Il colore mi ha mi ha colpito, perché qui attorno ci sono solo pietre bianche e questa non poteva appartenere alle pietre nostrane: poi com´era finita in mezzo a un prato privo di sassi? L´unica spiegazione è che fosse quello l´oggetto che avevo visto scendere dal cielo la sera prima», si convince Accordini.
Ha chiamato l´amico Diego P! apa per mostrargli quanto aveva trovato e sentito telefonicame! nte Mario Bombassei, che fa parte del Circolo astrofili veronesi, il quale ha spedito loro l´estratto di un opuscolo pubblicato dalla Regione in cui è indicato come comportarsi in caso di avvistamenti e ritrovamenti. Eugenio Accordini, detto dagli amici «Soga», ha fatto l´idraulico per una vita e si è ritirato quassù da una decina d´anni. «Non sono esperto di questi fenomeni e mi piace capire, oltre che scrutare il cielo. Non saprei proprio che fare di questo oggetto se non destinarlo a chi è in grado di studiarne origine e provenienza», dice. Non sa di essere un rarissimo e fortunato osservatore: capita a molti di vedere oggetti volanti luminosi, i cosiddetti «bolidi»: qualcuno ha anche la fortuna o l´impressione di vederli cadere, rarissimi quelli che identificano anche il punto esatto dell´impatto. «Mi è stato possibile perché l´angolo di visuale dalla finestra della mia cucina in cui ero seduto quella sera è ben delimita! to: sono uscito sul prato tenendo d´occhio sempre la finestra e cercando in quello spicchio di prato nel quale la traiettoria si era probabilmente conclusa», racconta. Un´ipotesi che poteva essere molto approssimativa ma che invece ha avuto la fortuna del riscontro positivo.
Ciò che ha in casa e che maneggia con cautela, utilizzando dei guanti per non contaminare eventuali tracce che potrebbero essere utili per l´identificazione dell´oggetto, dovrebbe essere un meteorite, ma si attendono i pareri e le analisi degli esperti per una classificazione definitiva.
Intanto la voce si è sparsa e da Bologna è arrivata ad Accordini la prima proposta di acquisto della misteriosa pietra.
«Non mi ha fatto il suo nome, ma si è qualificato come collezionista e appassionato di meteoriti», spiega. «Io non so come abbia saputo né come sia arrivato al mio numero di telefono, ma», conclude Accordini, «non intendo speculare su questa pietra: non! voglio venderla, ma la posso prestare a chi intende studiarla in manie! ra seria e competente», conclude.



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domenica 04 marzo 2012 – PROVINCIA – Pagina 29

IL PARERE DEGLI ESPERTI. Anna Maria Fioretti, ricercatrice del Cnr: «Ha una sfumatura strana, ma vorrei esaminarla»

«Meteorite? Mai vista finora una così»

Romano Serra: «Sembra verniciata, ma per capirne la vera natura servono le analisi»
ROBERTO ZORZIN

Attorno al misterioso ritrovamento a San Francesco di Roverè (la foto è stata inviata per conoscenza e per un parere a cinque esperti del settore) si è acceso l´interesse del mondo scientifico.
La prima reazione è stata quella dell´incredulità: «Per dire cosa sia questo oggetto, bisogna averlo in mano. A volte ci sono delle rocce che solo con analisi dettagliate si mostrano per quello che sono, meteoriti o meno. L´impressione è che non sia una meteorite», taglia corto Romano Serra del Dipartimento di Fisica dell´università di Bologna, che è ritenuto uno dei massimi esperti in materia e che pensa addirittura a uno scherzo. Perché? «Perché si nota una macchia di colore che è lo stesso della pietra sul ceppo di legno dov´è stata messa per essere fotografata», suggerisce da attento osservatore.
«Io sono un gran praticone di meteoriti», confessa, «ma una cosa del genere non l´ho mai vista. Non è lunare, non è marziana, non è una delle meteoriti che finora abbiamo conosciuto. Se lo fosse potrebbe arrivare da Mercurio, ma per determinare cosa sia occorrono analisi molto sofisticate e complesse. In realtà il reperto si presenta come una roccia terrestre sedimentaria e sembra verniciata. Anche la storia della scia di fuoco che l´avrebbe accompagnata non sta in piedi perché le meteoriti non si vedono cadere e quando arrivano a impattare la superficie terreste sono nere e fredde. Cosa sia non lo so, potrebbe essere un pezzo di satellite o di Shuttle, ma dovrei averla fra le mani e tagliarla per capirne di più. Certo che se fosse davvero una meteorite sarebbe unica al mondo, ma non avrebbe fondamento scientifico. Comunque ci sono rocce che mi lasciano a volte perplesso e devo ammettere che la natura fa scherzi atroci», conclude.
È scettico anche Roberto Zorzin, geologo e conservatore di geologia al Museo civico di storia naturale di Verona: «Gli spigoli sono troppo vivi per essere una meteorite e l! te;impressione e di vedere la superficie come fosse stata pennellata. Ci sono dei marocchini che vendono presunte meteoriti sahariane colorando pietre comuni con calce e pennello, arrivando a risultati simili. Per dire una parola definitiva bisognerebbe studiare la composizione della roccia, ma un blocco di un chilo che cadesse alla velocità di una meteorite su terra smossa, come è stato raccontato del suo ritrovamento, farebbe un cratere di almeno un metro di diametro e si conficcherebbe in profondità, non si farebbe certo trovare in superficie. Comunque il Museo si rende disponibile a prendersi in carico l´oggetto e far fare delle analisi», conclude.
Chi non sta nella pelle per avere fra le mani l´oggetto da studiare è la dottoressa Anna Maria Fioretti, ricercatrice dell´Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr contattata con Gianmario Molin, professore ordinario di Geoscienze all´università di Padova tramite Cesare Barbieri, ordinari! o di Astronomia al Dipartimento di astronomia e fisica dello stesso ateneo.
«Il colore è strano e concordo con Serra», ammette Fioretti, «ma ci sono strutture superficiali che potrebbero rappresentare condruli (granuli, ndr). Però per confermare che si tratta di una meteorite vorrei esaminarla e fare tutte le analisi che servono per la classificazione ufficiale e per inserire eventualmente il ritrovamento nel “Meteoritical Bulletin”». La perplessità sul colore nasce dal fatto che di solito le meteoriti hanno una crosta nera che tende al marrone, non certo al grigio-blu come quella trovata a San Francesco. «La luce a volte inganna», ammette la ricercatrice, «soprattutto sulla base di una fotografia per quanto fedele. Si tratta comunque di un oggetto molto particolare e anche su questo concordo con Serra, perché anche fosse roccia terrestre, non avrebbe nessuna corrispondenza. La soluzione si trova facendo una sezione con lo stereomicroscopio, rom! pendo un angolo non più grande di un´unghia e se dovesse essere ! una montatura si capirebbe subito», dice. Quanto alle meteoriti, secondo la studiosa che da 15 anni analizza quelle recuperate in Antartide, «hanno tutte la loro impronta digitale, identificata con analisi sofisticate: se fosse di origine terrestre lo si capirebbe senza dubbio. A questo punto, io che da ricercatrice non dò mai nulla per scontato, sono molto curiosa e se il signore che l´ha trovata accetta, posso mettermi al lavoro per le analisi e la classificazione», conclude. V.Z.




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domenica 04 marzo 2012 – PROVINCIA – Pagina 29


Vanno raccolti e messi
in sacchetti di plastica


Dai rottami vaganti, alle meteoriti: dal cielo piove di tutto, con la differenza che le meteoriti, arrivando davvero da un altro mondo, portano con sé pressoché inalterate la bassissima temperatura cosmica, la composizione chimica, la struttura morfologica e preziosissime informazioni sull´ambiente da cui provengono. Proprio perché rappresentano frammenti di diversi corpi rocciosi del sistema solare, ciascuno caratterizzato da una propria storia evolutiva, la corretta classificazione di una meteorite costituisce la base fondamentale per qualsiasi ulteriore indagine. Il Veneto ospita il maggior complesso astronomico italiano sull´Altopiano di Asiago, e al Dipartimento di Geoscienze dell´università di Padova sono disponibili apparecchiature specifiche e sono state messe a punto metodologie per lo studio delle meteoriti. Una volta a terra non sono pericolose, né radioattive, né portatrici di chissà quali sconosciute malatti! e. Non è necessario proteggersi per raccoglierle, ma piuttosto proteggere le meteoriti dagli agenti atmosferici, dall´inquinamento biologico, dalla contaminazione delle nostre mani. Non vanno lavate né con acqua né con detersivi e vanno conservate in un sacchetto di plastica, lontano da aria e acqua: non vanno spezzate perché l´interno, soprattutto se la caduta è recente, può essere ancora molto freddo e ustionare la pelle. Le segnalazioni vanno fatte senza timore perché è meglio sentirsi dire di aver raccolto un pezzo di fonderia caduto da un camion, piuttosto che trascurare un campione che può essere utilissimo per la scienza. Una pioggia di minutissime particelle di polvere cosmica cade in continuazione sulla Terra: raramente si trovano pezzi di un certo peso perché la pressione frantuma l´oggetto e l´azione frenante dell´atmosfera annulla la velocità cosmica facendo cadere i residui per gravità. Il ritrovamento va segnalato a is! tituti di ricerca o anche alla Protezione civile o ai carabini! eri, informati su come meglio consigliare. In Italia non esistono leggi che riguardino la proprietà dei ritrovamenti di oggetti caduti dal cielo: il centro di ricerca consultato potrebbe trattenere un frammento del pezzo utilizzato per le analisi e come documentazione e restituire il resto all´autore del ritrovamento. Esiste invece un florido mercato di minerali e meteoriti che determina il valore commerciale degli oggetti trovati.V.Z.

Una vongola gigante ritrovata nel Veronese

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domenica 04 marzo 2012 – CRONACA – Pagina 17

CURIOSITÀ. Forse qualcuno l´ha gettata nel corso d´acqua a Montorio


Una vongola gigante
trovata nel Fibbio


Il biologo Confortini: «Non è consigliabile mangiarla»

Una vongola gigante, 22 centimetri di lunghezza, 14 di larghezza e quasi un chilogrammo di peso, è stata pescata nel Fibbio a Montorio. Un evento bizzarro che ha lasciato senza parole i volontari del Comitato Fossi della frazione che, pulendo gli argini del corso d´acqua e l´area delle risorgive, si sono imbattuti in questo «mostro».
Di fatto, la notizia, per quanto originale, pare non essere un evento soprannaturale: nessuna invasione di vongole aliene quindi, né mostro di Lockness in vacanza sul Fibbio, ma piuttosto un curioso caso di «anodonta» di origine asiatica, che può raggiungere anche i 30 centimetri di lunghezza, che ha da qualche anno trovato un nuovo habitat in tutta la pianura Padana. Quel che di strano ha questo ritrovamento è il luogo: se è vero che di «vongoloni» di queste misure ne sono pieni i rivoli del mantovano e di tutto il Polesine e che se ne possono trovare parecchi anche nel veronese, a Ronco all´Adige e sempre nel Fibbio all´altezza San Martino Buon Albergo, inusuale è che si trovi in «altura» a Montorio. Tanto che non è da escludere che vi sia stato gettato da qualcuno.
«Faccio parte del Comitato dei Fossi di Montorio», spiega Valentino Magagnin che insieme ad altri due volontari, Guido Burato e a Paolo Kessel, è l´autore del ritrovamento, «e andando a ripulire l´area abbiamo trovato in un acquitrino questa vongola gigante. Subito non eravamo certi di cosa fosse e pensavamo fosse morta. Poi l´abbiamo messa in un secchio d´acqua per lavarla e questa si è aperta». Magagnin, conclude: «Non sappiamo se sia cresciuta qui o se qualcuno ce l´abbia gettata, certo è che in questa zona abbiamo trovato altre specie esotiche che erano state abbandonate. Ad esempio, qualche tempo fa, abbiamo trovato delle tartarughe carnivore».
Intanto per provare a svelare il mistero, abbiamo chiesto a un esperto ittiologo, nonché biologo, Ivano Confortini che è responsabile del se! rvizio Tutela faunistica e ambientale della Provincia di darci il suo parere su questo caso che sta facendo chiacchierare tutta Montorio. «Si tratta, con molta probabilità, di una anodonta originaria delle Filippine che negli ultimi 15 anni si è diffusa partendo dal lago di Mantova in un pò tutti i corsi d´acqua della pianura sostituendo progressivamente quella autoctona, la cosiddetta anodonta cygnea», spiega Confortini. «Molti corsi d´acqua veronesi ne sono pieni soprattutto nella zona bassa, sono esemplari che hanno una vita media di 5-6 anni e che raggiungono anche i 30 centimetri di lunghezza», prosegue, «il rinvenimento è particolare, non tanto per la specie, quanto piuttosto per il luogo. Montorio è un pò troppo in alto e se non vi sono altri esemplari nelle vicinanze è più probabile che vi sia stato gettato da qualcuno che l´ha raccolto più a valle».
Ma sarà commestibile? Confortini spiega che può esserlo ma che, essendo l! ute;animale un cosiddetto «filtratore di scorie», sarebbe alquanto sconsigliabile mangiarlo. G.COZ.

Un ufo lungo la Transpolesana

L'Arena Clic
venerdì 02 marzo 2012 – PROVINCIA – Pagina 24

RALDON . Un giovane che abita nella frazione lupatotina racconta l´avvistamento lungo la Transpolesana, nel Rodigino
«La luce nel cielo? Per me era un Ufo»


Morini: «Sono un appassionato di aerei, non era un velivolo né una lanterna cinese»


«Io non ci credevo agli Ufo, però quello che ho visto l´altra sera, se non lo era, ci assomigliava maledettamente. Sono riuscito anche a fotografarlo». Parole di Roberto Morini, trentenne di Raldon (abita con la famiglia in piazza De Gasperi 18, la piazza centrale della frazione lupatotina), che mostra le dieci foto fatte in diversi momenti a quell´oggetto volante non identificato che ha scorto nel cielo di Canda, un paese in provincia di Rovigo, vicino a Fratta Polesine.
Racconta Roberto Morini: «Erano le 18.45 circa e stavo tornando in auto da Sottomarina, dove ero andato a cercare lavoro in vista dell´avvio della stagione turistica. Al volante c´era mio fratello Nicola, che mi aveva accompagnato. Ad un certo punto lui mi dice: “Hai visto che la luna ha quasi la pancia in giù e che sotto ha una stella?". Poi aggiunge: «E quella cosa luminosa lì vicino?", e mi indica, in direzione di Verona, un oggetto ! che pulsa. Io guardo dove lui mi dice e vedo un oggetto luminoso ma non riesco a capire a che distanza possa trovarsi. In apparenza sembrava abbastanza vicino».
I due fratelli, mentre procedono in auto lungo la Transpolesana, seguono l´oggetto luminoso, che appare e scompare. Continua il giovane: «Restava luminoso per 5-6 secondi poi si spegneva, quindi riappariva».
Roberto, che la passione della fotografia, ha al seguito la sua reflex. La estrae dalla custodia e punta il presunto Ufo. «Ho cercato di riprenderlo, ingrandendo al massimo l´immagine. Però, si sa, fare tutto in fretta non è semplicissimo. Le foto sono quello che sono».
I due fratelli continuano a scrutare il cielo. Decidono di fermarsi poco dopo Canda e, appena scesi dall´auto, vedono di nuovo il presunto Ufo. Questa volta però dall´altra parte, verso Rovigo.
Riferisce Roberto: «E´ riapparso in direzione di Rovigo e del mare, da dove noi provenivamo. Ad! un certo punto si è diviso in tre parti e poi è scomparso. ! Lo abbiamo rivisto qualche minuto dopo in direzione nord-est, verso Vicenza, è comparso una volta sola ed è stata l´ultima».
Spaventati dall´improvvisa apparizione? «Beh, un po´ impressionati sì. Anzi devo dire che sia io che mio fratello siamo rimasti letteralmente a bocca aperta per lo stupore», risponde Roberto Morini.
Il giovane aggiunge: «Io di mezzi aeronautici e di aeroplani un po´ me ne intendo perché qualche anno fa ho fatto un corso specifico e sono appassionato di aerei. Quello che posso assicurare è che ciò che abbiamo visto non è l´effetto di un motore di aereo né, tantomeno, la luce di una lanterna cinese o di una mongolfiera. Come avrebbe fatto a spostarsi tanto velocemente e come avrebbe fatto a spaccarsi in tre parti?». E allora? «Potrebbe essere stato davvero un Ufo. Lo dico io, seppure con il condizionale, che di solito non credo a nulla».
Arrivato a casa Roberto Morini ha telefonato a un organismo nazionale che si occupa di Ufo, ma non ha trovato molta soddisfazione. Racconta l´avvistatore: «Ho fatto il numero telefonico e mi ha risposto uno che mi ha detto di inviare le immagini, che poi mi avrebbero fatto sapere. Sinceramente mi aspettavo un maggiore interessamento».
Roberto ha poi provveduto ad ingrandire le foto. Spiega: «Non si vede molto di più di quello che appare sulla foto in dimensioni normali. Io sono un po´ timido e non volevo dire quello che ci è successo e abbiamo visto, ma poi mi sono deciso».
Una settimana fa un´altra persona di Campagnola, frazione di Zevio che si trova a ridosso di Raldon, ha riferito di aver visto un Ufo. Che dopo qualche giorno è risultato essere una lanterna cinese.