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sabato 15 novembre 2014

I sussurri dei fantasmi a Isola della Scala


Isola della Scala, il fascino e la tradizione
del festival «Veneto, spettacoli di Mistero»


Novembre", in Veneto, si traduce solo con un'altra parola: "Mistero". 
Torna, infatti, l'ormai tradizionale Festival dedicato interamente ai luoghi leggendari e misteriosi della regione che, per tutto il mese, terrà banco dalle montagne alle coste, dai laghi alla laguna, dalle pietre dei borghi antichi ai marmi sontuosi delle città d'arte. 
L'edizione 2014 di "Veneto: spettacoli di Mistero" vedrà nelle piazze, nelle ville, le aie, i teatri, i castelli, i giardini, la rivisitazione delle antiche leggende del territorio, spesso provenienti direttamente dalla tradizione orale, in una infinita teoria di fascinazione e di scoperta. 
Promosso dalla Regione Veneto, il Festival del Mistero è organizzato dalle Pro Loco aderenti all'Unpli, che daranno vita ad oltre duecento eventi per rievocare  storie di streghe e di demoni, di folletti dispettosi e di fate generose, di antichi tiranni la cui vita sanguinaria è circonfusa di leggenda e di mille fantasmi pronti a essere evocati per raccontare i segreti più nascosti. 
A Verona il festival fa tappa a Isola della Scala domenica 16 novembre nello spettacolare scenario di Villa Boschi con una serata dal titolo "I sussurri dei Fantasmi di Villa Boschi". La visita teatralizzata si muoverà attraverso le sale di Villa Boschi (secc. XVI-XVIII) alla luce di sole candele; saranno rappresentate alcune fra le pagine più buie della storia isolana soffermandosi, in particolare, sul personale tormento dei protagonisti e delle loro anime dannate. Presenze inquietanti ed allestimenti saranno dislocati lungo il percorso. A condurre i drappelli dei visitatori sarà un essere dall'aspetto inquietante, capace di evocare i fantasmi. 
Un grande fuoco, alla fine, farà ricadere i fantasmi nell'oblio della storia.
 Organizza la Pro Loco di Isola della Scala in collaborazione con Compagnia dell'Arca, Comune di Isola della Scala, Villa Boschi. 
La manifestazione sarà supportata da una degustazione del prodotto tipico "risotto all'isolana" (con carne di maiale e vitello) accompagnato da vino del territorio veronese. Maestosa ed elegante, la villa si eleva a testimoniare la lunga storia dei nobili proprietari terrieri che l'hanno abitata e che da queste mura hanno governato le messi e i profitti delle immense coltivazioni circostanti. Una serata misteriosa con un fascino particolare. 

L'Arena 
sabato 15 novembre 2014 – INSERTI

venerdì 18 luglio 2014

Tra i covoli nella Notte del diavolo: domani a Marano di Valpolicella


L'Arena

venerdì 18 luglio 2014

Nella Notte del diavolo
si affronta l'oscurità
per ripararsi nei covoli


Avete mai provato a camminare di notte per i boschi per poi entrare in una grotta carsica illuminata? Questa è la suggestione da cui parte l'evento «La Notte del diavolo» organizzato dalla Pro loco di Marano, che si terrà domani alle 20 a Malga Biancari. Una notte in compagnia che prevede cena e passeggiata nel bosco, fino ad arrivare ai Covoli di Marano, illuminati. Ed è proprio da una di queste grotte carsiche, che ospitano al loro interno uno scenario di stalattiti e stalagmini unico per la zona, che l'iniziativa prende il nome. La grotta conosciuta dagli abitanti e dagli studiosi di biologia e di preistoria come il Coalo del Diaolo può far sorgere numerose suggestioni, così da una di queste è partita l'idea degli organizzatori, come se il diavolo, o qualche suo sostituto, avesse scelto la grotta come dimora e si aggirasse di notte nei boschi. «In una notte d'estate si rovesciano le consuetudini: la grotta, normalmente buia, si illumina, mentre l'intorno, il bosco, solitamente rischiarato dai raggi del sole, appare scuro. Così, in un incantesimo che dura poche ore, la grotta diventa un riparo sicuro, un luogo ospitale per chi vi giunge al termine di una suggestiva camminata immersa nelle tenebre», afferma il presidente della Pro loco, Dario Degani. Il tutto, al prezzo di 12 euro a persona, viene proposto in combinazione con una cena a malga Biancari. Da qui, alle 22, si parte per la passeggiata e la visita ai covoli illuminati. La partecipazione della Protezione civile garantirà la sicurezza sul percorso boschivo. Gli organizzatori consigliano inoltre, per rendere più agevole l'esperienza e come misura protettiva, di indossare calzature adatte a terreni scoscesi o da trekking e di portare una torcia elettrica. La malga si trova in località Girotto, che si raggiunge percorrendo la strada provinciale da San Floriano a Pontarola, poco dopo l'abitato di San Rocco, da lì si prende a sinistra la strada, e dopo circa 500 metri si arriva a destinazione. La preiscrizione è obbligatoria, telefonando in orario pasti ai numeri 045 7755018 o 331 3530360. A.C.

sabato 26 aprile 2014

Misteri e fantasmi al castello di Salizzole



SALIZZOLE

Serata
sui misteri
e le «entità»
del castello


Una serata dedicata ai misteri del castello con la presentazione ufficiale dei risultati delle indagini svolte lo scorso agosto dal gruppo «Ghost hunters Verona». Gli strani fenomeni rilevati all'interno della fortezza saranno illustrati, stasera alle 20.45, nella sala civica della fortezza. 
L'evento, organizzato dal Comune con l'associazione Donne della Pianura veronese, sarà articolato in diversi momenti relativi alla storia passata e presente del castello. Le sofisticate strumentazioni del gruppo dei «cacciatori di fantasmi» avevano rilevato voci, rumori e strane entità nella torre restaurata. Consentendo così di effettuare indagini dalle quali è emerso che tra le mura del castello vivrebbero alcune «anime» maschili e femminili collocabili in diverse epoche storiche, dal Medioevo alla prima metà del Novecento. La fortezza, secondo la leggenda dimora di Donna Verde da Salizzole, moglie di Alberto della Scala, è stata abitata ! fino agli anni Settanta ed è divenuta poi proprietà comunale negli anni Ottanta. L.M. 


(Arena di Verona, 26 aprile 2014)

lunedì 25 febbraio 2013

La leggenda della Lessinia e del Baldo sposi


L'Arena
sabato 09 febbraio 2013


dall'articolo: "La Lessinia e il Baldo oggi sposi"


La Lessinia e il Baldo. Lei, la montagna: femminile, sinuosa, dolce, distesa. Lui, il monte: maschile, imponente, frastagliato, slanciato. Si guardano, di qua e di là della valle dell'Adige. La bella ragazza dei prati distesi e il gagliardo giovane dagli occhi azzurri del Garda sono innamorati, da sempre, ma non si possono toccare. La leggenda dice che fossero stati, un tempo, felici insieme, principe Montebaldo e principessa Lessinia. Felici come nessun altro nel regno delle Alpi, con le loro tre figlie: Valpolicella, Valpantena e Valdillasi. Furono le altre principesse del regno, invidiose di tanta felicità, a dividere i due innamorati, separandoli con una valle profonda. Cosicché Lessinia sporge invano sopra la valle la mano del Corno d'Aquilio, per tentare di accarezzare il suo amore, e Montebaldo, ogni sera, quando il sole si è spento dietro le sue creste, le intona una struggente serenata. 
Così racconta Alessandro Anderloni, cantastorie della Lessinia.

giovedì 17 gennaio 2013

Sorgà, gli spettri del Palazzo del Diavolo


L'Arena
mercoledì 16 gennaio 2013 


SORGÀ. I «Ghost Hunters Team» sono rimasti esterrefatti per il gran numero di «presenze» che sono state rilevate al «Palazzon del diaolo»

«Uno spettro della villa ci ha parlato»

Il gruppo di esperti, oltre alle voci femminili in coro che provenivano dal pozzo, hanno avuto risposta da un certo Alfio: sarà il parroco della leggenda?

Del diavolo - che dà persino il nome al luogo - non hanno trovato traccia. Eppure dal «Palazzon del diaolo» sono usciti loro stessi esterrefatti. Si aspettavano, certo, di trovare «qualcuno», delle presenze, forti anche delle testimonianze arrivate da Sorgà su fenomeni strani che accadevano sia dentro la villa che nelle case accanto ad essa. Sapevano insomma, ma non che ci fossero così tante presenze e per giunta misteriosissime.
Mentre nel castello di Bevilacqua i fantasmi che si sono manifestati sia ai proprietari che agli ospiti del relais sono noti e appartengono alla nobiltà che viveva nel maniero, non così facile sarà comprendere chi siano coloro che hanno parlato con i «Ghost Hunters Team», gruppo di esperti che sono stati al palazzo di Sorgà a raccogliere elementi.
Quella più inquietante è senza dubbio la risposta che una di queste presenze ha dato agli appassionati di ricerche sul paranormale: «Noi poniamo sempre domande, quando gli strumenti registrano qualcosa che può essere una voce», dice infatti il sensitivo di Milano, Daniele Piccirillo, «chiediamo chi sia a parlarci. E quella sera abbiamo ottenuto un nome: Alfio. La risposta è stata udita da tutti noi. Al pari dei cori di canti sacri che venivano dal pozzo: voci femminili. Ma il vero mistero rimane quest'uomo che non si sa, per ora, chi sia».
Mirko Barbaglia, il responsabile del gruppo, conferma: «Non sappiamo chi sia, se sia il parroco di cui parla la leggenda, che tentò di riportare i fedeli in chiesa, sulla retta via, anziché partecipare a riti orgiastici e festini nel palazzo. Verranno condotte delle ricerche storiche, così sapremo chi fosse Alfio».
Ma altre risposte sono arrivate, inaspettatamente numerose, dalle segrete e dalle soffitte del Palazzo del diavolo: «Abbiamo ricevuto anche specie di minacce: qualcuno ha gridato chiaramente "andate via di qui", un altro ci ha insultati, ma non possiamo riferire come», prosegue Barbaglia, «e comunque i canti che arrivavano dal pozzo sono durati moltissimo, almento un quarto d'ora. Siamo entrati, ma a orecchio nudo non si sentiva nulla. Questi fenomeni si chiamano metanofonia e sono ultrasuoni che si possono percepire solo con particolari strumenti».
Questo per quanto riguarda le «voci». Ma non è tutto, perché nel palazzo si è verificato un altro fenomeno misterioso: «Ad un certo punto si è alzata una palla di luce che ha fluttuato sopra il pozzo, evidentemente delle anime che volevano manifestare la loro presenza», dice Piccirilli. Senza contare altri segnali, come dita che picchiettavano sul microfono, passi, e, infine, addirittura dei tentativi di «sabotaggio»: «Avevamo posizionato un microfono con l'asta stretta a mano. Per due volte lo abbiamo trovato completamente girato e non c'era assolutamente nessuno».
Ora ogni registrazione, sia su pellicola - per ora pare che nulla si sia impresso sulle foto - che su supporto audio, sarà inviato ad esperti che sanno come sviluppare ed interpretare correttamente ogni segnale catturato. 
«È certo che torneremo, questa primavera», dicono sia Piccirilli che Barbaglia, «perché c'è ancora molto da scoprire, da fare, lì dentro. Ma lo faremo in sordina per avere tutta la tranquillità necessaria per le nostre ricerche». 



«Scettica ma ho assistito
io stessa a tanti eventi»

Il padre è scettico, la figlia anche, ma non può proprio dire che non esista nulla. Giacomo Murari Bra, proprietario del «palazzon», proprio non ci crede ai fantasmi nella villa: «Sono totalmente scettico. Basta leggersi cosa dice il Comitato di controllo delle attività paranormali: niente è mai stato provato scientificamente. Non è la prima volta che vengono fatte ricerche di questo tipo qui. A parte questo gruppo di ragazzi che mi parevano più seri degli altri, c'è un sacco di gente scombinata che viene in villa: traccia la posizione delle stelle sul pavimento, fa riti. Ma non succede nulla. Anzi, dal 1993, da quando una parte del palazzo è stato concessa all'associazione Amici dei Nomadi, secondo me, se anche gli spettri c'erano, se ne sono andati tutti: hanno sentito il profumo del risotto col tastal e via». 
Ma mentre Murari Bra se la ride sotto i baffi, la figlia Caterina, 20 anni, studentessa, è incredula: da una parte non crede, ma dall'altra vede e sente. «Sì. Ho assistito personalmente a dei fenomeni che non si spiegano, in casa mia, vicino al palazzo», racconta la giovane. Ad esempio? «Eravamo in cucina io e mia madre e la ciotola del cane si è spostata da sola. Poi, una sera che era con noi il mio fidanzato, successe che perse le chiavi della macchina: non si trovavano e ad un certo punto caddero da soffitto. Ad un mio amico è uscito improvvisamente il portafoglio dalla tasca, senza che lui si fosse mosso».
Caterina ci è abituata. «Non ho affatto paura», dice la studentessa, «sono cose che succedono a casa mia e anche in altre case qui vicino. Essere un po' scettici va bene e pure non avere paura, anche se c'è qualcuno che invece si prende dei bei spaventi: molti gruppi si riuniscono per sedute spiritiche e ne escono davvero impressionati», conclude Caterina.D.A.  

domenica 13 gennaio 2013

Al Palazzo del Diavolo gli esperti di fantasmi a Sorgà


L'Arena
venerdì 11 gennaio 2013

SORGÀ. Nell'edificio abbandonato entra il «Ghost hunter team» con attrezzature in grado di rilevare presenze strane

Nel «palazzon del diaolo»
arrivano gli esperti di fantasmi

Dopo alcune segnalazioni mirate la trasmissione tivù «Mistero» vuole documentare i fenomeni che si verificano nella villa

La Bassa terra di fantasmi? Se il primo esperimento di ricerca di anime di defunti, eseguito a novembre al Castello di Bevilacqua, ha confermato che nel maniero è rimasto, con somma gioia, lo spirito della contessina Felicita Bevilacqua, ultima discendente della nobile dinastia proprietaria del luogo, nonché di Guglielmo Bevilacqua, altro avo della stirpe, ora il sospetto che il territorio pulluli di fantasmi si fa più concreto. Basta cercarli.
Ed è quello che farà domani il «Ghost hunters team», un gruppo di esperti che fa questo mestiere in forma professionale. Normalmente si occupa di rilevare presenze soprattutto nella abitazioni. Ma, a differenza di Francesca Gargano, la sensitiva vicentina che esplorò il Castello di Bevilacqua e che si occupa anche di «liberare» i luoghi dalle anime («perché in realtà, la maggior parte è alla ricerca della propria strada, del loro luogo che non è la terra», disse la signora), il team che domani sarà a Sorgà cerca prove e documenta scientificamente le presenze ultraterrene.
In ogni caso, che ci si creda o meno, la loro visita al «Palazzo del diavolo» - è lì che sono stati chiamati ad operare - per chi ama mistero e paranormale, non può che incuriosire, e proprio a partire dal nome che si porta dietro la villa. Meglio conosciuto come «el palazzon del diaolo», la struttura evoca da secoli storie misteriose e ha dato origine a leggende tramandate fino ad oggi.
Un luogo simile non poteva non destare l'interesse di chi si occupa di paranormale. Così, domani, dalle 16, il «Palazzo del diavolo» sarà «esaminato» dal «Ghost hunters team», gruppo di ricerca che collabora con la trasmissione televisiva «Mistero» di Italia 1.
«Alcuni giorni fa ho ricevuto una telefonata dal responsabile del gruppo di ricerca Ght», racconta Giacomo Murari Dalla Corte Bra, figlio del Conte Vittorio, proprietario del palazzo disabitato, «che mi chiedeva l'autorizzazione per svolgere nel palazzo un'indagine ed un servizio per un loro nuovo progetto sulla ricerca di fantasmi. Ho accolto di buon grado la richiesta, seppur con scetticismo, e sono curioso di sapere come sono arrivati a Sorgà».
È presto detto. «In zona abbiamo dei referenti che ci hanno segnalato questo palazzo misterioso», dice Mirko Barbaglia, fondatore del gruppo. «Dalle informazioni avute, sembra che il palazzo fosse luogo di sacrilegi, di peccati di ogni sorta e che vi albergasse il diavolo dopo essere stato evocato con sacrifici umani. Nei sotterranei c'è anche un pozzo e dei cunicoli al cui interno si racconta ci fossero i demoni cui avevano immolato delle vergini sventurate. Si narra di luci che misteriosamente si spengono e si accendono, di strani rumori, di pianti ed ombre che aleggiano nei dintorni».
Barbaglia aggiunge che il lavoro del gruppo consiste nel cercare di rilevare, con strumenti tecnologici, parametri ambientali non spiegabili, quali cambiamenti di temperatura, campi elettromagnetici, con telecamere a raggi infrarossi o ultravioletti e registratori per captare ultrasuoni e infrasuoni non percettibili dall'uomo. Il risultato delle ricerche sarà messo a disposizione sul sito www.aliismundi.tv.
Il palazzo, edificato alla fine del '500, usato come deposito di granaglie, non è mai stato abitato, se non da famiglie di sfollati durante l'ultima guerra. Ma perché si chiama palazzo del diavolo? E qui nasce la leggenda che il maestro Renzo Colombini, morto nel 1966, appassionato di chiromanzia, astrologia, filosofia, parapsicologia, ipnotismo, scrisse e pubblicò sui «Quaderni di vita veronese», nel 1949, una raccolta di leggende popolari della Bassa veronese.
Si racconta infatti che nel '600 il palazzo fosse sprofondato dopo che il parroco dell'epoca, alla testa di una processione di fedeli oranti, si recò davanti al palazzo durante lo svolgimento di una festa satanica, cospargendolo di acqua santa, per la benedizione, per scacciare appunto il diavolo che, secondo la credenza popolare, lo abitava.
L'operazione ebbe l'effetto sperato, tanto che il palazzo addirittura sprofondò di un piano. I fantasmi che la gente credeva lo abitassero, i pianti, le urla che si diceva si sentissero di notte, avevano una giustificazione molto più banale, come la storia del pozzo «rasadòr» (tagliatore), che si trova nei sotterranei, ora riempito di terra, alle cui pareti pare ci fossero conficcate delle lame che tagliavano a pezzi chi vi veniva gettato, specie, si dice, le amanti del signore in origine proprietario del palazzo.
«Poiché il palazzo fu costruito per conto del mago De Bursis», spiega Giacomo Murari, «si racconta che anche i nemici del mago venissero uccisi gettandoli nel pozzo rasadòr». Fin qui la leggenda.
Ben diversa invece la realtà. Nel '600 le misere case, detti «casotti», dei popolani, erano a piano terra; non esistevano i seminterrati perché, essendo la zona paludosa, sarebbero stati invasi dall'acqua. «Il fatto di vedere un grande palazzo con mezzo piano fuori terra e mezzo sotto terra probabilmente», secondo Murari, «ha impressionato la gente che ha finito per credere che tutto ciò fosse opera del diavolo».
Per quanto riguarda Lucifero, i fantasmi e tutto il corollario di misteri che circolano sul «palazzon», pare siano stati invece originati da un trucco ben orchestrato da chi, di notte, in realtà gozzovigliava nei saloni del palazzo, con orge e riti anche satanici, e per evitare che la gente sapesse di queste feste, avevano sparso la voce che il palazzo fosse abitato dal diavolo. Da qui la paura ancestrale del demonio inculcata nel «popolino» da spaventarlo talmente tanto che, come calavano le tenebre, non usciva più di casa. Così nessuno vedeva quali oscuri riti e feste si svolgevano nel «palazzon del diaolo» dando così sfogo all'immaginazione per giustificare le proprie paure.




«Il diavolo in quella villa?
Io l'ho visto davvero»


Ma il «palazzon del diaolo» si chiama così perché davvero si voleva far circolare una leggenda che tenesse lontani i curiosi da festini più o meno licenziosi che vi si tenevano nelle sue sale, oppure un elemento di verità esiste? Insomma, è solo diceria oppure questo epiteto ha una vena di verità? La risposta, ovviamente, ognuno se la darà da solo, a seconda di quanto crede o immagina. Eppure decenni fa, un bambino che abitava vicino al palazzo - oggi adulto ma per niente scettico sulla sua esperienza - vide con i suoi occhi Belzebù davanti al cancello della villa.
«Andavo spesso a giocare nei paraggi del palazzo», racconta il testimone che non vuole rivelare la sua identità, «e un giorno lo vidi». Ma era proprio come la classica iconografia ce lo descrive? «Sì. Era così e tranquillamente si aggirava per la zona», conferma. «Mi spaventai, ovviamente, ma non l'ho mai dimenticato. Ancora oggi ho chiarissima la sua immagine negli occhi».D.A. 





IL SENSITIVO. Daniele Piccirillo è un«medium» ed ha accettato di presenziare all'indagine per «interesse storico»

Ci sarà anche il «cacciatore di anime»

«Vogliamo scoprire se davvero esiste questo pozzo e se vi siano state gettate persone»

Tutto è pronto per scovare gli invisibili che abitano «el palazzon del diaolo». Strumenti sofisticati, esperti ma anche un sensitivo che, lungi dal voler essere considerato un improvvisato spiritista, ci tiene a dire innanzitutto che «è raro che io accetti di visitare palazzi o castelli, si rischia di venir scambiati per macchiette. Il mio è diventato un mestiere serio nel tempo, fatto di studi, di viaggi, di approfondimenti». A parlare è il milanese Daniele Piccirillo, chiaroudente, come lui stesso si definisce. «Chiaroudente significa che riesco a sentire le voci interne che mi parlano. E a trasmetterle, a volte, con la scrittura automatica». Il «medium» Piccirillo è aiutato, in questo, dal suo spirito guida che si chiama Lorenzo. «È lui che mi indica come mettermi in contatto con le entità presenti e non è detto che siano i parenti che la gente ricerca, o gli amici, ma anche degli estranei. Infatti i miei interventi sono più frequenti in case che in palazzi o simili: è lì che spesso chi vi abita soffre le entità, sente rumori, passi, urla, si sente osservata, e non è piacevole. Anche se le anime sono buone e si palesano così perché non hanno preso coscienza di se stesse, non sanno che il loro stato è cambiato e continuano la vita che facevano prima, senza evolversi».
In qualità di sensitivo, Piccirillo ha accettato di presenziare all'indagine al Palazzo del Diavolo di Sorgà per «interesse storico, soprattutto: vorremmo scoprire se davvero esiste questo pozzo e se vi siano state gettate persone e se le loro anime sono ancora lì». Anche il chiaroudente Piccirillo viene spesso interpellato per liberare le case dalle anime che non si sono evolute: con preghiere, soprattutto. Lo farà anche al «palazzon del diaolo?». Ma il diavolo esiste? «Quello che chiamiamo così, sono fenomeni legati al male, a demoni: sì, quelli esistono», afferma il sensitivo.
«Vorrei chiarire che la nostra non è scienza, ma esperienza e non facciamo apparire, ma evochiamo. Certo, sono in tanti a non credere e infatti ad un certo punto anch'io cominciai a dubitare. Invece poi ho scelto di andare avanti, perché sensitivo lo sono da sempre, fin da bambino». Piccirillo racconta la sua primissima esperienza: «Dalla finestra di casa mia, di notte, vedevo un bambino che usciva da una casa e si dirigeva alle immondizie. Quel bambino non esisteva, ma io lo vedevo e nella mia fantasia infantile lo chiamai Spazzatura». Ciò che davvero convinse il chiaroudente a proseguire per la sua strada, senza timori e non ascoltando chi lo «denigrava», fu un episodio fondamentale nella sua esistenza: «Mio padre fu colto da infarto e stava per morire: andai da lui e gli promisi che se fosse vissuto da quel giorno avrei fatto del bene alla gente. Mio padre guarì e io rispettai la promessa».
Testimonianze, anche da parte di Mirko Barbaglia, ce ne sono moltissime: «A Trezzo d'Adda le nostre pellicole, che registano gli ultravioletti, riuscirono a imprimere una sagoma d'uomo, di profilo, nel buio completo. In genere le presenze si manifestano con cambiamenti repentini di temperature o di campi magnetici che interferiscono anche fino a far spegnere gli apparecchi, che non trovano spiegazione». Lo scrupolo dei Ghost vuole, infatti, che prima di analizzare un luogo, si accertino che non esistano, vicino, fonti di elettromagnetismo.  

lunedì 17 dicembre 2012

Luci e alieni nella bassa bresciana


Bresciaoggi 
venerdì 14 dicembre 2012

GLI AVVISTAMENTI. Luci e bagliori sopra Pompiano e Orzivecchi

Strane «presenze» in cielo
Nella Bassa è psicosi alieni


Comete rosse. Strani bagliori. Parallelepipedi giganti che scompaiono nel nulla. Da qualche giorno nella Bassa, tra Pompiano, Orzivecchi e Borgo San Giacomo, si stanno moltiplicando le segnalazioni di oggetti volanti non identificati. C'è chi parla anche di tuoni e boati. Ma l'astronomo invita alla calma e prova a spiegare il mistero: «È tutta colpa dello sciame meteorico».






ORZIVECCHI. Luci intermittenti, comete rosse e un parallelepipedo gigante sospeso in mezzo al cielo: sono decine le segnalazioni di fenomeni «X-files» negli ultimi giorni

Strane presenze e bagliori: è psicosi alieni

L'avvistamento più sconvolgente sopra la rotonda della Girandola «Un tuono, poi è sparito nel buio senza lasciare nessuna traccia»

Incontri ravvicinati del terzo tipo avanti tutta. Saranno le prospettive apocalittiche del calendario Maya, oppure l'effetto contagioso propagato dai fenomeni «x-files», fatto sta che la ventata di manifestazioni (pseudo)paranormali che in questi giorni sta invadendo la provincia non accenna a placarsi. Anzi. Dopo le recenti scorribande gardesane di mostri, fantasmi e acchiappa fantasmi, a tornare nel mirino del mistero è ancora l'area della Bassa, già teatro soli pochi mesi fa di un controverso episodio modello «sonic-bang» e bagliori nel buio. Ma stavolta c'è chi giura di aver visto in cielo qualcosa sconvolgente.
«Era circa l'una e mezza di notte, stavo rientrando da Brescia e mi trovavo esattamente a metà strada tra Pompiano e Orzivecchi, in prossimità della rotonda della Girandola - è la testimonianza di un ragazzo orceano sulla trentina, tra i primi qualche sera fa a sollevare il tam tam dell'avvistamento -. Tutto ad un tratto ho avvertito un frastuono micidiale provenire dall'alto, così forte che nemmeno riuscivo più a sentire la radio della macchina: nemmeno il tempo di rallentare, che attraverso il parabrezza ho visto questa sorta di grosso parallelepipedo, simile a un camion senza ruote e con fari giganti. Ho pensato subito a un elicottero, ma era molto basso e stava letteralmente immobile a mezz'aria, producendo una luce fortissima nel cielo. Cinque, forse dieci secondi al massimo... poi è sparito nel buio senza lasciar traccia: non dico fosse un Ufo, ma di certo non avevo mai visto una cosa del genere».
AL DI LÀ DEL FACILE sensazionalismo extraterrestre, a dar man forte alla credibilità impressa nel bizzarro racconto sono soprattutto un paio di fattori corollari. Il primo è di natura puramente «scientifica»: secondo la capillare mappatura dei cieli fornita dal sito flightradar24.com, infatti, di aerei sopra a Orzivecchi (quel giorno, a quell'ora) manco l'ombra.
L'altro, invece, come al solito attinge a piene mani dal bacino delle voci popolari, che a più riprese hanno visto moltiplicarsi l'eco del fenomeno paranormale. «Un rumore tremendo, ho guardato fuori dalla finestra e ho visto questo strano, enorme oggetto volante. Non prendetemi per matta», posta su Facebook una ragazza di Orzivecchi. «Macché, l'ho visto anch'io a Borgo San Giacomo», risponde Michela Chiari via social. E ancora dal calderone virtuale: «Mi sono svegliato di soprassalto, pensavo fosse solo un aereo»; «stanotte ero di servizio, ciò che più mi ha lasciato perplesso è stato il fascio rosso lasciato nel cielo da quella cosa»; «rumore fortissimo, secondo voi cos'è successo?» chiede invece al popolo cybernauta Emanuela Labati. Qualcuno risponde lapidario e sarcastico «E.T. telefono casa!», altri glissano, altri ancora con la mente volano al «boato» bassaiolo di qualche mese fa. Così, nella bolla del mistero, l'unica certezza rimane quella di sempre: veri o inventati, gli alieni devono essere gente molto schiva per natura. Un capitolo a parte, invece, lo merita un'altra tipologia di strani avvistamenti che in questi giorni nella Bassa si stanno moltiplicando a go-go: a decine infatti dicono di aver notato bagliori notturni, descritti come un mix tra una cometa e una stella cadente. Ordinaria amministrazione celeste? Forse in questo caso una spiegazione razionale potrebbe anche esserci. Ma il condizionale rimane d'obbligo.

mercoledì 5 dicembre 2012

Un mistero tutto sabbionetano ogni 6 dicembre


A Sabbioneta (Mantova) ogni 6 dicembre, giorno di nascita di Vespasiano Gonzaga, duca di Sabbioneta (Fondi 1532 - Sabbioneta 1591), si verifica un avvenimento molto affascinante: il sole giunge allo zenith proprio quel giorno entrando con i suoi raggi all'interno di Palazzo Ducale.

La "coincidenza" è che ciò si verifica proprio nel giorno di nascita di Vespasiano, e soprattutto i numeri 6 e 12 (rispettivamente giorno e mese di nascita) ricorrono anche nella numerologia delle mura e di alcuni monumenti (per esempio le dodici statue dedicate alle divinità romane che ornano l'interno del Teatro all'Antica oppure i sei bastioni delle mura di Sabbioneta).

Simona Cremonini

venerdì 16 novembre 2012

Culturando Speciale Mantova Magica



Il link di "Culturando TV" con la puntata su Mantova Magica:


Un diverso modo di vedere Mantova attraverso una lettura legata alla magia, all'esoterismo e all'astrologia.
Isabella d'Este , per esempio, aveva una vera passione per le erbe, i profumi, il potere della musica e l'astrologia. E parlando di astrologia è d'obbligo un riferimento al pubblico Orologio che fornì la possibilità ai cittadini di conoscere i momenti favoriti dalle stelle.
Ma a Mantova era presente anche la magia nera. Sotto le volte dell'Arengario si ha testimonianza della "caccia alle streghe" e delle torture inflitte pubblicamente a chi, si presumeva, avesse frequentazioni con il demonio. A Virgilio stesso si attribuiscono mirabolanti prodigi, imprese grandiose e talmente impossibili da risultare frutto di potenti incantamenti.
Inoltre la facciata e le fattezze della chiesa di S.Andrea celano matematiche proporzioni legate alla Kabbala ebraica.

martedì 30 ottobre 2012

Una supernova scoperta dal Monte Baldo


L'Arena
domenica 28 ottobre 2012

FERRARA DI MONTE BALDO. Ora sarà studiata per un anno nei centri-ricerca di tutto il mondo

Scoperta supernova:
il cielo svela altri segreti

È stata avvistata all´Osservatorio di Novezzina da due ricercatori veronesi, servirà a misurare la velocità di espansione dell´universo

Scoperta la prima Supernova targata Verona. L´annuncio arriva dall'Osservatorio del Monte Baldo, la sola struttura pubblica esistente nel Veronese, che sorge a Novezzina ed è proprietà del Comune di Ferrara di Monte Baldo. 
La rilevazione è stata fatta sulle immagini riprese domenica e martedì scorsi dal telescopio principale da due ricercatori veronesi, Raffaele Belligoli e Flavio Castellani, due soci del Cav (Circolo astrofili veronesi) che gestisce l'Osservatorio per il Comune. Subito dopo la scoperta, Belligoli e Castellani hanno predisposto il telescopio dell´Osservatorio per un´immagine di conferma del fenomeno e hanno subito inviato un´allerta all´Unione astronomica internazionale.
La sera successiva il professor Simone Zaggia e la dottoressa Lina Tommasella dell´Università di Padova, che in quel momento lavoravano al telescopio di Asiago, hanno ottenuto uno spettro della Supernova, confermandone il tipo e rivelando l´impressionante velocità dell´onda d´urto dell´esplosione che si espande a 10900 chilometri al secondo. 
La notizia ha già fatto il giro del mondo: «L´importante scoperta», fanno sapere gli studiosi, «è stata annunciata venerdì dal direttore dell´Unione astronomica internazionale Daniel Green, che ha diramato una circolare nella quale la supernova viene catalogata con la sigla “2012fm”. Di questo oggetto», precisano, «vengono forniti i dati fondamentali per i successivi studi a tutti gli osservatori e centri di ricerca». Poi precisano: «La Supernova 2012fm è esplosa in UGC 3528, una galassia a 290 milioni di anni luce da noi: è molto simile alla nostra, anche se un po´ più piccola, ma l´enorme distanza che ci separa da lei, la rende molto difficile da riprendere con telescopi amatoriali e sicuramente impossibile da osservare a occhio nudo».
Questi eventi sono seguiti con attenzione particolare: «Siamo di fronte all´esplosione di una supernova di tipo “1 a”, appartenente a una categoria di esplosioni stellari molto interessanti in quanto adoperate come “candele standard”, cioè come indicatori di distanza per misurare l´espansione dell´universo e la lontananza delle galassie». In parole semplice, conoscendo i dati sulla massima luce prodotta dall´esplosione di una supernova “1a”, se una nuova supernova è più luminosa di quella luce significa che l´espansione dell´universo sta rallentando, se invece è meno luminosa, che è in espansione. E dai calcoli fatti finora, secondo gli studiosi, l´universo si sta espandendo a una velocità accelerata. «Questa è prima supernova scoperta a Verona, risultato che non è frutto del caso”, evidenzia Raffaele Belligoli, segretario del Cav responsabile del progetto di ricerca supernove dell´Osservatorio del Monte Baldo. «In poco più di un anno, dal nostro osservatorio, abbiamo ripreso oltre 10.000 galassie e controllando, immagine per immagine, la presenza di eventuali “nuove stelle´”nelle immediate vicinanze di queste galassie. Dopo ogni scoperta», racconta, «ci muoviamo con molta velocità poiché la concorrenza è molto agguerrita e in tutto il mondo sono presenti osservatori amatoriali e professionali che cercano continuamente la luce emanata da queste esplosioni stellari tra le miriadi di galassie che affollano il cosmo. Il nostro è un bellissimo risultato».  

domenica 28 ottobre 2012

Il giorno dei morti nella bassa bresciana, alcune tradizioni

Giornale di Brescia, 28 ottobre 2012

nb: queste tradizioni fanno molta più paura di tante maschere e feste "spaventose" che si vedono in giro la sera di Halloween!




martedì 18 settembre 2012

Curiosità e leggende valsabbine


Bresciaoggi
venerdì 31 agosto 2012


(LETTERE)

Ugo Vaglia nel suo interessante libero "Curiosità e leggende valsabbine" del 1947, tramandò alcune notizie quasi dimenticate.
A Marmentino c´è una caverna: là dentro si nascondono le streghe per uscire la notte del sabato a convegno, sotto la luna, con le streghe del Gaver. Camminano con passi lunghissimi. Si dice che un solo passo le porti da Marmentino a Barbaine; da Barbaine a Prato oppure ad Avenone.
A volte si trasformano in vecchie miserabili e reggendo la gobba schiena sul nodoso bastone battono a tutte le porte per avere la carità. Se non sono bene accolte, o vengono derise dai ragazzi, sempre pronti a burlarsi dei difetti altrui, si vendicano.
A Odeno, infatti, si vendicarono bruciando il paese nel 1438. Forse con questa strana leggenda gli abitanti vollero coprire la sconfitta subita dal generale di Niccolò Piccinino, Talliano del Friuli, che, per vendicarsi dell´infelice giornata toccatagli il 22 genna! io a Lodrone, aggredì di notte la Valle Sabbia. Distrusse Aveno, la chiesa di Barbaine, Livemmo ed Odeno, con la morte di molte persone.
Ancora infame memoria delle streghe rimane nell´anno 1830, detto appunto l´anno delle streghe, quando nella sola Val Scura furono schiantati da un turbine 18 mila abeti. Per buona fortuna (e lo posso garantire, scrisse Vaglia) le streghe non esistono, più; ed anche i folletti, creati a tormento nostro e di tanti altri, sono di molto diminuiti. Pensavo che la benedizione di san Carlo Borromeo data alla Pertica, li avesse completamente precipitati nelle chiostre infernali: e ritenevo anche che l´oratorio di S. Bernardo a Prato, edificato circa duecento anni or sono, stesse là, fra terra e cielo, in un ammanto di frondosi castagni, per testimoniare, con un atto di fede, la vittoria delle profondità metafisiche sulle più diffuse superstizioni. Anche presso i Romani era comune credenza che nel buio delle notti, nel folto dei boschi rintronassero, d´improvviso, voci cupe e cavernose degli dei silvestri (Silvano, Pan. Fauna) che mettevano spavento al viandante smarrito e lo facevano scappare a precipizio.


Bresciaoggi
sabato 01 settembre 2012


(LETTERE)

Sempre l´indimenticabile Ugo Vaglia, studioso della storia e delle tradizioni valsabbine, per molti decenni segretario dell´Ateneo di Brescia e personaggio della vita pubblica bresciana (fu anche presidente della Camera di Commercio), nel libro edito nel 1947, intitolato «Curiosità e leggende valsabbine», tramandò una serie di leggende di folletti e di spiriti inquieti.
Nella Pertica i folletti ci sono ancora. Escono al lume della luna quando l´aria si colma di fantasmi e di ombre. Allora c´è da temere: si appiattano nei fossi, dietro le siepi, nelle concimaie; mugolano e latrano e poi balzano improvvisi a spaventarti.
Non fu raro che questi folletti birboni penetrassero nelle stanze più riparate della casa, nelle camere ben chiuse, nelle cantine per burlarsi di tutti, rendendo così più amara la fatica dei monti.
Nelle case, infatti, chi vi abita è spesso colpito da insoliti rumori: stoviglie che rotolano, colpi assordanti d´archibugio, gorgogliare di vino spillato dalle botti. Le ragazze si fanno ombrose e solitarie, melanconiche e pallide; le donne perdono la rocca, vedono il fuso fermarsi, sentono cadere le chiavi. Agli uomini scappa di mano il fiasco del vino mentre stanno versando un bicchiere agli amici.
E peggio ancora di notte. Le fiamme attaccano solai e sottotetti; si corre per spegnerle e nulla si vede.
Ma la paura, l´apprensione, l´orgasmo è indescrivibile. Entrano anche nelle camere per svegliare a sculacciate chi si gode tranquillo il meritato riposo. Stordito e torpido, attanagliato da un incubo infamante, il percosso altro non ode che tonfi sotto la finestra, risa irritanti; e poi urla e grida che riempiono le vene di furia e di rabbia.
Si dice, e si crede, che molti secoli fa in Gardo e in Forche, presso Persegno, alcuni signori in compagnia di vaghissime donne, vi trascorressero tra bagordi e licenze l´autunno e parte dell´inverno.
Quando morirono, i loro s! piriti furono condannati alla pena sul luogo dove avevano peccato, e ancora oggi pagano il fio dei libertinaggi.

lunedì 13 agosto 2012

Stelle cadenti e San Lorenzo, qualche leggenda


Bresciaoggi
venerdì 10 agosto 2012 – LETTERE



Il Martirologio Romano celebra oggi, 10 agosto, san Lorenzo. Fu diacono a Roma nel III secolo. Subì il supplizio del fuoco durante la persecuzione di Valeriano.
Il suo culto è tra i più antichi e diffusi nel Bresciano dal V secolo, legato a istituti di pubblica beneficenza e assistenza fra cui ospizi. La data del 10 agosto era considerata festiva nel XI secolo. Gli Statuti della Valle Trompia, stampati nel 1764, confermavano l´astensione da ogni occupazione lavorativa nel giorno di san Lorenzo.
In molte località, dove il santo è patrono della chiesa o del paese, si tengono tradizionali sagre. A san Lorenzo sono intitolate le parrocchiali di San Lorenzo in città, Angolo Terme, Camignone di Passirano, Carzago Riviera di Calvagese, Alone di Casto, Clibbio di Vobarno, Demo di Berzo, Fiesse, Fraine di Pisogne, Manerbio, Montirone, Novagli di Montichiari, Nuvolera, Palosco, Quinzanello di Dello, Remedello Sopra, Sonico, Soprapo! nte di Gavardo, Tremosine Voltino, Urago d´Oglio, Verolanuova, Zocco di Erbusco, Pozzolengo (provincia di Brescia, diocesi di Verona). Le chiese sussidiarie - quasi sempre ex chiese diaconali della cattedrale e delle pievi - e le cappelle a lui dedicate sono una sessantina, fra cui quella della frazione Promo di Vestone dove si tiene la tradizionale sagra.
La ricorrenza di san Lorenzo ha assunto, fin dai tempi antichi, il significato di festa dell´estate trionfante. Nella notte di san Lorenzo era consuetudine trarre auspici osservando le stelle "filanti" o cadenti, sciame di meteore Perseidi, dette anche "lacrime di San Lorenzo".
Tra le molte leggende, diffusa era quella che a mezzanotte, proprio al battere delle ore, si dovesse scavare nell´orto di casa per cercare il carbone del martirio di san Lorenzo: avrebbe preservato la famiglia da ogni guaio per tutto l´anno.
Il 10 agosto è ricordato dal calendario contadino con molti proverbi: "A san Lorèns la castégna l´è gròssa ´n dènt", "Per san Lorèns, l´ua la tèns", "Se piöf a san Lorèns l´è amò ´n tèmp", la pioggia a san Lorenzo è utile per la campagna.