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domenica 18 novembre 2012

Tra i misteri del castello di Bevilacqua


L'Arena
venerdì 16 novembre 2012

BEVILACQUA. La rassegna fa tappa al maniero

Le antiche leggende
del castello narrate 
al festival dei misteri


Si dice che la contessa Felicita prima di morire seppellì sotto la fortezza una carrozza piena d´oro

Sotto le mura del castello la leggenda narra che sia sepolta una carrozza piena d´oro, mentre chi si avvicina con intenzioni bellicose ed ostili deve affrontare l´ira del fantasma di Alessandro Bevilacqua. Queste ed altre storie saranno raccontate stasera al castello in occasione de «Il segreto di Felicita Bevilacqua», evento organizzato dai proprietari della storica dimora con il consorzio Pro Loco Basso veronese nell´ambito del Festival dei luoghi misteriosi del Veneto.
La serata inizierà alle  20 con la visita guidata al maniero, seguita dalla presentazione ed illustrazione di alcune leggende legate al castello a cura della «Bottega delle Arti» del teatro di Villabartolomea. Una delle storie più conosciute riguarda la contessa Felicita Bevilacqua, l´ultima discendente dell´antica famiglia. Si narra che la contessa, prima di morire, abbia seppellito una carrozza piena d´oro e di gioielli sotto le mura del castello. Un segreto che, nonostante i numerosi restauri del trecentesco complesso, non è ancora stato svelato. Anche il castello di Bevilacqua, al pari di altre fortezze, ha il suo fantasma che si aggira tra le mura e, precisamente, quello di Alessandro Bevilacqua.
Nella primavera del 1848 il paese e il castello furono messi a ferro e fuoco dall´esercito austriaco, il quale, dopo aver sfondato la porta dell´oratorio privato, profanò la tomba di Alessandro Bevilacqua e ne disperse le ceneri al vento. Da allora si dice che lo spirito vaga nel castello e che la sua voce si possa sentire tra gli alberi del giardino pensile. La sua però è un´anima benigna. Infatti, è convinzione che il suo spirito aleggi per proteggere chi al castello viene in pace, accanendosi invece contro chi si avvicina con spirito bellicoso ed ostile. Alle 21.30 si svolgerà lo spettacolo di musica popolare legata alla cultura e tradizione veneta con il gruppo Folkamazurka. Al termine degustazione di prodotti tipici. L.B.


mercoledì 17 novembre 2010

La fossa scavata nel cimitero sbagliato

SONA. Un errore provoca lo sconcerto dei parenti del defunto i quali non hanno trovato nessuno ad attenderli
Corteo funebre va al cimitero ma la fossa per la bara non c'è


Gli addetti della cooperativa l'hanno scavata a Lugagnano, nel camposanto sbagliato Scuse alla famiglia che le accetta. La salma accolta per una notte nella chiesetta

Corteo funebre arriva al cimitero, ma non può seppellire il defunto perché non è stata scavata la fossa.
È successo a Sona, venerdì pomeriggio. La salma benedetta di Domenico Fornasiero è stata depositata per la notte nella chiesetta del campo santo, fino a ieri mattina, quando è stata finalmente sepolta. A segnalare il fatto, il signor Menegardo, titolare dell'agenzia di onoranze funebri di via Marconi, a Sona: «Arrivati là, non c'era nessuno», racconta, «nemmeno la buca in cui calare la bara».
Un fatto davvero singolare. «Abbiamo attuato i relativi accertamenti e le dovute verifiche», aggiunge, «e ne è emerso che il Comune non ha colpa, i documenti erano compilati correttamente». L'errore, secondo quanto riferito, è da imputarsi alla cooperativa incaricata della mansione, che aveva predisposto la sepoltura nel cimitero di Lugagnano, paese in cui viveva Fornasiero e in cui è stato celebrato il funerale.
Contattati dall'agenzia funebre, i funzionari della cooperativa si sono immediatamente recati a Sona, dove il corteo con la bara li attendeva, per scusarsi del malinteso.
«Io all'inizio non me n'ero neanche accorta», ha raccontato Mariarosa Bottini, cognata del defunto, «quando ce l'hanno fatto notare non riuscivo a crederci. Sono rimasta senza parole. È stato un colpo durissimo, queste cose non devono succedere». «Quando sono arrivati», ha aggiunto, «ci hanno spiegato che è stato un errore e si sono scusati tanto. Ieri mattina, poi, hanno ribadito il loro dispiacere per l'accaduto».
I responsabili del fatto non si sono limitati alle parole, ma hanno sollevato la famiglia dal pagam! ento delle spese. «È stato un modo per risarcirci de! l danno provocato», ha spiegato la signora Bottini, «è vero che hanno sbagliato, ma hanno anche riparato».
Perplesso anche don Roberto, parroco di Lugagnano. «Una cosa del genere non mi era mai capitata», ha affermato, «ma lì per lì non mi sono sentito di dare alcun giudizio, non conoscendo le motivazioni dell'accaduto. Quando me ne sono andato, dopo aver impartito la benedizione, i familiari stavano ancora aspettando che qualcuno della cooperativa arrivasse per dar loro le dovute spiegazioni».
Quando le hanno ricevute, dopo lo sconcerto iniziale, i familiari si sono calmati, hanno accettato le scuse, e hanno atteso che la salma del loro caro venisse sepolta il giorno dopo.
«Da parte mia non c'è alcun risentimento nei confronti dei ragazzi della cooperativa», conclude Orlando Fornasiero, fratello del defunto, «è stato un disguido, non vale la pena sollevare una questione sull'accaduto. Mi h! anno chiesto scusa in mille modi. A noi basta questo, ci siamo già chiariti». La famiglia è certa che si sia trattato di un errore accidentale, di cui si è sentita immediatamente «risarcita».
Ora Domenico Fornasiero riposa in pace nel cimitero di Sona, come voluto dai suoi cari, che hanno lasciato intendere chiaramente che, per loro, ogni polemica ulteriore è puramente superflua.


(L'Arena di Verona, Domenica 14 Novembre 2010)