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venerdì 6 gennaio 2012

Un topo dentro una lattina di Pepsi?

tratto da
http://www.corriere.it/esteri/12_gennaio_05/topo-lattina-bibita-pepsi-impossibile-si-sarebbe-sciolto_38052eb2-37a4-11e1-8a56-e1065941ff6d.shtml



CHIESTI 50MILA DOLLARI DI DANNI
Un topo dentro una lattina di Pepsi? 
«Impossibile, si sarebbe sciolto»
Illinois, un uomo trova un ratto nella bibita e fa causa,
la società fornisce una risposta inquietante


MILANO – La Pepsi questa volta dovrà affilare le proprie armi e preparare una difesa convincente per fronteggiare l’azione legale intrapresa da un signore dell’Illinois che incolpa il celebre marchio di aver lasciato un topo morto in una bottiglietta di gassosa. Ad aggravare la situazione è stata la reazione del brand, che ha scartato la bizzarra possibilità, sostenendo che se fosse vero il roditore si sarebbe dissolto.

UN TOPO, UN TOPO - Correva l’anno 2009 quando il signor Ronald Ball acquistò da un distributore una fresca lattina di gassosa della Pepsi, per l’esattezza una dissetante Mountain Dew al limone. Ma subito Ball si rese conto che c’era qualcosa di strano e il presagio sfociò presto in una terribile scoperta: un topolino morto nella sua gassosa. Ball iniziò a vomitare e si sentì malissimo, non si sa se per la suggestione del terribile ritrovamento o per le conseguenze igieniche della presenza del roditore. Ronald Ball subito si mise in contatto con un numero telefonico per segnalare il grave incidente e un esperto della Pepsi arrivò prontamente nel luogo dell’accaduto per analizzare l’animale, requisendo la prova e spiegando successivamente l’impossibilità dell’accaduto: “Il topolino si sarebbe già trasformato in gelatina se il racconto fosse vero”.

UN RISARCIMENTO PER DANNI - Lo sfortunato consumatore dell’Illinois a questo punto decide di trascinare in tribunale Pepsi, chiedendo un risarcimento di 50 mila dollari sul quale è chiamato a rispondere il giudice della contea statunitense di Madison, Dennis Ruth. A prescindere dalla dichiarazione inquietante dell’azienda, le capacità di dissoluzione della bevanda sarebbero spiegate dai cosiddetti oli vegetali bromurati, brevettati come ritardanti di fiamma e proibiti in tutta Europa. In realtà queste sostanze sarebbero consentite in maniera molto limitata negli Stati Uniti e sarebbero contenute in molte bibite, tra le quali la Fanta e la stessa Mountain Dew. Ragion per cui la tesi difensiva di Pepsi ha le sue fondamenta, anche se per certi versi l’idea del topo morto ridotto in gelatina è ancor più inquietante.

I COMMENTI – Comprensibilmente la querelle legale tra il signor Ball e Pepsi ha suscitato molta curiosità, vuoi per gli aspetti bizzarri vuoi perché si tratta di un classico caso di reputation che può nuocere non poco al marchio. Tra i commenti dei lettori c’è chi consiglia i consumatori di avere sempre una macchina fotografica sotto mano, per immortalare ipotetici topi e prove schiaccianti, e c’è anche chi polemicamente (e non sempre educatamente) fa notare lo strano comportamento di Ronald Ball, che dopo aver trovato un topolino nella sua lattina continua tranquillamente a berne il contenuto.

Emanuela Di Pasqua
5 gennaio 2012 | 16:06

giovedì 4 novembre 2010

Comunicato Assolatte: IL LATTE FRESCO E’ SEMPRE UN PRODOTTO “DI PRIMA MANO”

IL LATTE FRESCO E’ SEMPRE UN PRODOTTO “DI PRIMA MANO”

(Milano, 29 ottobre 2010) Che il latte fresco scaduto venga ritirato dai negozi, “ribollito” e rimesso in commercio, è l’ennesima leggenda metropolitana che circola sul web. Ecco cosa accade in realtà.

Ha come protagonista il latte fresco l’ultima “bufala” che sta girando su internet. E’ una mail dove si afferma che il latte fresco scaduto rimasto invenduto viene ritirato dal produttore per essere sottoposto a un ulteriore trattamento termico, riconfezionato e rimesso nuovamente in vendita. Un’operazione che sarebbe consentita dalla legge, per un massimo di 5 volte, e che sarebbe indicata sulle confezioni da una serie di numeri.

E’ tutto falso: per il latte fresco la legge n.169/89 ammette un unico trattamento termico di pastorizzazione a 72°C per 15 secondi massimi, che dev’essere effettuato entro 48 ore dalla mungitura. Inoltre stabilisce che il latte fresco debba contenere almeno il 14% di sieroproteine solubili non denaturate: un valore che può essere rispettato solo effettuando un’unica pastorizzazione. Quindi, quando si acquista una confezione di latte fresco si può stare certi che si tratta sempre di un prodotto “di prima mano”. Il latte fresco scaduto, poi, non può mai essere utilizzato per usi alimentari e quindi non ci sono rischi per il consumatore di ritrovarlo in commercio.

Assolutamente non veritiera anche l’interpretazione fornita su internet dei codici numerici riportati sul fondo delle confezioni di latte in brik. Non si tratta, come si sostiene sul web, del numero dei trattamenti subiti dal latte ma semplicemente dei codici di tracciabilità dell’imballaggio.

Sull’etichetta del latte fresco si trovano invece tante altre indicazioni preziose per fare un acquisto oculato e sicuro. Per scoprirle basta entrare in www.AssoLatteYogurt.it, il nuovo portale realizzato da Assolatte con la supervisione scientifica dell'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), che illustra nel dettaglio anche il processo produttivo del latte e i parametri qualitativi fissati dalla legge.

Le industrie lattiero casearie lavorano nel rispetto della legge e offrono ai consumatori prodotti sicuri, garantiti e controllati in ogni momento della loro vita commerciale. Quello che si è verificato è dunque l’ennesimo caso di disinformazione sul latte fresco, un prodotto che probabilmente ha un solo difetto: quello di non averne.


Per maggiori informazioni:
Carmen Besta Assolatte tel.02-72021817
Elena Vincenzi Ufficio stampa Assolatte c/o Fruitecom tel.059-7863894

Nata nel 1945, Assolatte - Associazione Italiana Lattiero Casearia - è una libera associazione industriale. Assolatte è l'organo nazionale preposto a rappresentare e tutelare gli interessi economici e sindacali delle imprese che operano nel comparto lattiero caseario.
Le 300 realtà che aderiscono ad Assolatte rappresentano, in termini di fatturato, il 90% dell'intero comparto industriale nazionale del settore lattiero caseario.

lunedì 25 ottobre 2010

Una bufala sul latte

Latte di… bufala - 25/10/2010 da webnews.it


Nei giorni scorsi ricevemmo la prima segnalazione, e la sensazione fu immediata ed istintiva: si tratta di una bufala. Le prime ricerche online non sembravano però dare risultati apprezzabili, il che altro non significava se non il fatto di trovarsi di fronte ad una bufala non troppo vecchia o quantomeno non ancora smascherata. Nella giornata di oggi il Corriere della Sera ha però offerto il proprio contributo in merito, sbugiardando definitivamente la bufala del latte bollito e dei numeri che è possibile leggere sul fondo al cartoccio.

La bufala (termine forse improprio, se si tratta di qualcosa legato al latte) è arrivata a migliaia di utenti in uno dei classici passaparola via mail nei quali le notizie prendono vie incontrollate e, facendo leva sulla curiosità dell’informazione passata, si moltiplicano a colpi di “inoltra”. Secondo quanto riportato nella mail, il fondo di tutti i cartocci del latte contiene una sigla identificativa composta dai numeri “1 2 3 4 5″: in taluni casi uno di questi numeri potrebbe non essere stampato, oppure potrebbero essere presenti in serie tutti e cinque. Il teorema indicato nella mail è quello per cui tale codice servirebbe per segnalare il numero di volte in cui il latte è stato trattato con bollitura ed in seguito rimesso sul mercato nonostante il superamento della data di scadenza.

Tutti i cartocci del latte hanno il codice "12345" impresso sul fondo della confezione
La forza della bufala in questione è nel fatto che il codice risulta effettivamente presente sui cartocci del latte (provare per credere), ma il suo significato è perlopiù sconosciuto. In questo vuoto informativo si inserisce una mail virale dai contenuti fasulli e dalle accuse tendenziose: la presenza del codice e l’eventuale assenza di uno dei cinque numeri significa che si è di fronte a latte ribollito più volte e pertanto privo di qualità.

La risposta giunge, grazie al Corriere, direttamente dal gruppo Tetrapak: «si tratta di numeri utili per la rintracciabilità del materiale di imballaggio e non hanno niente a che vedere con l’alimento confezionato. Questi allarmi infondati, rischiano di minare la fiducia dei consumatori in un alimento come il latte del tutto sano ed essenziale».

La bufala è smascherata. L’occasione è buona per perpetrare due consigli differenti. Il primo è di Andrea Ghiselli, dell’Istituto di ricerca per gli alimenti e la nutrizione: il latte fa bene poichè ricco di calcio e vitamina B, dunque anche in età adulta bisognerebbe berne almeno un paio di bicchieri al giorno. Il secondo consiglio è invece il nostro: meglio evitare l’inoltro di email di questo tipo perchè, invece di fare utile comunicazione nei confronti dei propri conoscenti, si rischia di coinvolgerli in malainformazione, truffe o bufale di ogni tipo.

http://www.webnews.it/2010/10/25/latte-di-bufala/