mercoledì 8 agosto 2012

Performance di Land Art per festeggiare le Olimpiadi


L'Arena 
lunedì 06 agosto 2012



CASTAGNARO. L´enorme ritratto, che occupa quasi 15mila metri quadrati, è stato realizzato sui terreni di famiglia

L´aratro offre a Dorando Pietri
un oro ad honorem sul campo


Con una sua nuova performance di «Land Art»  l´artista Dario Gambarin ha voluto rendere omaggio allo sfortunato maratoneta emiliano



Dopo il grandioso omaggio di 15 giorni fa alle Olimpiadi di Londra ed allo spettacolare grattacielo «The Shard» di Renzo Piano - il più alto di tutta Europa - l´artista Dario Gambarin, castagnarese di nascita e bolognese d´adozione, resta ancora in ambito olimpico, realizzando un´altra enorme opera di Land Art su uno dei campi di famiglia, appena fuori il centro di Castagnaro, nella Bassa veronese.
Questa volta però il poliedrico artista, capace di passare con disinvoltura dalla pittura su tela alle perfomance musicali arrivando appunto fino alla Land Art, è andato addirittura indietro nel tempo omaggiando un grande dello sport - tanto bravo quanto sfortunato - diventato un vero e proprio simbolo dell´atletica italiana: Dorando Pietri. Grazie alla consueta tecnica della realizzazione «a mano libera» con trattore ed aratro, nelle prime ore del mattino di ieri, Gambarin ha dato vita ad un gigantesco ritratto del! maratoneta - occupa, infatti, quasi tutti i 15mila metri quadrati del campo utilizzato - mettendogli finalmente al collo quella medaglia d´oro immeritatamente sottrattagli ai Giochi Olimpici di Londra del 1908.
Pietri, che era originario di un paesino vicino a Coreggio in provincia di Reggio Emilia ma visse quasi tutta la vita a Carpi, passò infatti alla storia per essere stato squalificato subito dopo aver tagliato il traguardo della maratona di Londra 1908 perché, stremato dalla fatica e barcollante, venne sorretto da due giudici di gara. Tra la commozione generale degli spettatori, il maratoneta perse la sua medaglia d´oro, ma le immagini di quel drammatico arrivo fecero il giro del mondo, consacrando Pietri alla leggenda. Particolarmente colpita dalla vicenda fu anche la regina Alessandra, moglie di Edoardo VII, che volle premiare l´atleta con una coppa d´argento dorato. 
«A noi italiani però quella medaglia manca», spiega Gambari! n. «Era giusto quindi mettergliela al collo. Ed il fatto che ! nella mia performance essa appaia addirittura sproporzionata rispetto al resto del corpo non fa che sottolineare non solo quanto sia stata meritata, ma anche che Pietri possa essere identificato come il simbolo di uno sport pulito, di un talento naturale».
Non è comunque solo con questo obiettivo che l´artista castagnarese ha voluto, proprio in occasione delle nuove Olimpiadi di Londra, ricordare l´umile e grandiosa impresa di Pietri, ritratto senza occhi, «appunto perché simbolo». 
«La mia opera», conclude Gambarin, «intende sì celebrare un grande italiano, ma soprattutto ricordare la sua terra natale così duramente colpita dal sisma del maggio scorso. È infatti a quella terra che dovrebbe essere restituita la medaglia ingiustamente sottratta a Pietri».  




«Va fatto tutto in fretta
Senza margini di errore»


Nata alla fine degli anni Sessanta tra gli Stati Uniti d´America e le sconfinate terre dell´Ovest per idea di un gruppo di artisti che intendevano rivalutare l´opera artistica al di fuori dei contesti urbani e dei tradizionali spazi espositivi, la Land Art è stata portata avanti nel tempo da personalità anche molto diverse, con realizzazioni in certi casi addirittura contrastanti. Dario Gambarin, che dopo il famoso ritratto su terra di Barack Obama del 2009 è ormai noto in tutto il mondo, ci tiene però a precisare che la sua è una Land Art fuori dagli schemi, «totalmente ecologica. Io non trasformo nulla e la terra sulla quale opero viene rispettata, non distrutta».
«Per questo», prosegue l´artista che da tempo opera in assoluta libertà, svincolato da galleristi, committenze e quant´altro, «utilizzo i campi esclusivamente nel periodo di latenza tra il raccolto e la successiva semina. La mia Land Art ! perciò può durare anche solo poche ore». Ma come si trasforma un campo in una tela? E come si usa un trattore con aratro al posto del pennello? «Innanzitutto», spiega Gambarin, «bisogna avere molta dimestichezza nella conduzione del trattore. Io ho imparato a guidarlo da mio padre quando avevo ancora sette anni. Poi, chiaramente, è necessario talento artistico, intuito, senso dello spazio. Non traccio mai nulla preventivamente, vado a mano libera, e non vedo niente mentre disegno. L´opera è tutta nella mia testa. Occorrono molta concentrazione e grande rapidità d´azione perché dopo che con il mio passaggio rimuovo una zolla di terra questa può assumere forme diverse. Bisogna terminare tutto molto velocemente senza alcun margine di errore, perché è impossibile ritornare indietro».
I tempi di realizzazione di un´opera vanno di solito da un´ora e mezza a tre. Lo sforzo fisico e mentale porta Gambarin a perdere anche un paio di chili p! er ogni performance.E.P.  

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