lunedì 5 novembre 2012

L'Arco della Costa, un giallo veronese


L'Arena
venerdì 02 novembre 2012



La Costa, il giallo 
dell´osso che dura
da oltre tre secoli

Un fossile trovato sui Lessini  o una reliquia dalla Terra Santa? La costola di balena è appesa alla passerella della Domus Nova

Il lato est di piazza Erbe, dopo le case Mazzanti, mostra la facciata posteriore della Domus Nova, o palazzo dei giudici. 
Costruita nel Duecento, per allargare gli spazi del vicino palazzo del Comune, in epoca veneziana, vi abitarono i magistrati di stanza a Verona, nominati dalla Serenissima, che, per recarsi nel palazzo diventato della Ragione, anziché scendere in strada passavano sopra l´arco di collegamento, denominato della Costa. Evitavano così di essere avvicinati da malintenzionati o corruttori. 
L´arco della Costa dal quale si va in piazza dei Signori ha appeso ancora oggi un curioso reperto: si tratterebbe di una costola di balena o di ittiosauro, un rettile marino preistorico. Numerose, nel corso dei secoli, altre ipotesi: una sorta di reliquia portata dalla Terra Santa dai crociati e appesa qui come ex voto; un fossile, forse trovato sui monti Lessini e, creduto un osso di qualche misterioso mostro, sarebbe stato collocato a protezione scaramantica della città. Sarebbe anche un souvenir portato dai veronesi che hanno partecipato alla battaglia di Lepanto, contro i Turchi, nel 1571. 
L´ipotesi più probabile, che spiega anche la collocazione, è molto meno fantasiosa: una primitiva pubblicità di una delle spezierie (farmacie) che erano aperte in questo angolo di piazza, fra cui la più nota era quella del famoso botanico Francesco Calzolari «Alla campana d´oro». Si diceva che la polvere ricavata dall´osso grattuggiato della balena aveva qualità medicinali. Ma da quando l´osso è lì? La risposta a questa domanda è in tre rappresentazioni: sopra una tela di Sante Creara dell´inizio del Seicento e in una mappa del 1630, l´arco era senza la costa, che invece compare in una stampa della metà del Settecento. Dunque, restiamo all´ipotesi più probabile del pezzo esotico che si usava appendere all´ingresso delle spezierie. Al di là dell´arco della Costa, vi è il maestoso palazzo del Comune, eretto negli ultimi anni del XII secolo per accogliere le nuove magistrature del potere locale. 
Nel corso dei secoli, quando Verona divenne veneziana fu palazzo della Ragione ed ospitò il Collegio dei Notai, il dazio della seta, la camera fiscale, i pubblici granai, i depositi del sale, gli uffici della sanità, la pretura e la corte di assise, oltre alle carceri cittadine. Due lapidi, murate all´esterno, indicano per la sua erezione due date discordi: il 1138 e il 1193. 
Nel 1218, un terribile incendio investì gran parte del palazzo, ma questo fu rifabbricato l´anno successivo. Nel medioevo, era una costruzione severa, con quattro possenti torri angolari, che servivano di presidio, di cui, oltre alla torre dei Lamberti, che però subì varie modifiche, è rimasta solo quella nell´angolo tra la piazza e via Cairoli, detta il Torrazzo delle Carceri. Proprio questa torre angolare dà l´idea di come fu in origine il palazzo, che, nell´Ottocento, venne ristrutturato dall´architetto Giuseppe Barbieri, aprendo numerose finestre e dando alla facciata su piazza Erbe un´impronta classica. Il Torrazzo delle Carceri rimane una delle poche architetture originali del Duecento a Verona. Proprio nei piani superiori di questa torre, ancora agli inizi dell´ Ottocento, vi erano le principali prigioni della città.  


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