domenica 17 giugno 2012

San Giovanni in Valle tra storia e leggenda

Da L'Arena di Verona: http://www.larena.it/stories/dalla_home/375054_san_giovanni_in_valle_tra_storia_e_leggenda/ L'ITINERARIO. Due chilometri che si possono percorrere a piedi da Corte del Duca a Villa Francescatti alla Fontana del Ferro, per salire quindi fino a San Zeno in Monte. Il tragitto, ideato dal presidente di Italia Nostra Giorgio Massignan, porta a toccare testimonianze di epoca paleocristiana, longobarda e medievale 16/06/2012 Storia, leggende, esoterismo. Al verde borgo di San Giovanni in Valle non manca nulla per accendere la curiosità del visitatore.
IL CIRCUITO, da percorrere a piedi lungo i suoi due chilometri, tocca Corte del duca, la chiesa parrocchiale, villa Francescatti e la Fontana del ferro. Poi, costeggiando le mura scaligere, raggiunge San Zeno in Monte, per ridiscendere al punto iniziale dalla Scala Santa. Si possono aggiungere le tappe al Museo Africano (vicolo pozzo 1) e al giardino Giusti (via giardino Giusti 2).
Alla realizzazione del percorso, idea del presidente di Italia Nostra Giorgio Massignan, hanno contribuito Gian Maria Varanini, docente di storia medievale all'Università di Verona, e il settore Patrimonio del Comune. 
LONGOBARDI. In via Santa Chiara, attraverso l'omonimo ostello, entriamo in Corte del duca. Si può accedere anche dal volto in via San Giovanni in Valle. Ma sempre chiedendo permesso: la Corte, di proprietà comunale, è adibita all'edilizia residenziale Agec. 
Il toponimo potrebbe derivare dal Ducato longobardo di Verona (VI secolo). Perciò, basta un po' di fantasia per rintracciare il fantasma del sovrano Alboino tra il bel chiostro quattrocentesco e le case medievali. Ce lo immaginiamo proprio qui, il condottiero celebrato in molte opere teatrali, mentre impone alla moglie: "Bevi, Rosmunda, dal teschio di tuo padre!". Secondo il folklore, la regina ritrovò l'appetito solo grazie a una pietanza nuova, la pearà.
 CASE MEDIEVALI. Nella Corte, si trovano alcune tra le abitazioni più antiche della città. Lo stesso ostello di Santa Chiara, al capo occidentale, è detto Casa del mille, con tracce di muri "a sacco" di oltre un metro. "Per una staticità maggiore, nei muri si lasciava un'intercapedine, riempita poi con materiale di riporto", illustra Massignan. Poco più recenti le abitazioni al capo est, probabilmente di epoca scaligera. 
RE TEODORICO. Gli antichi abitanti della Corte? "Il luogo riporta tratti di insediamento aristocratico", spiega Gian Maria Varanini. "Si ha notizia di una famiglia importante, i Da Palazzo. Cognome forse legato alla dimora di Teodorico (454 - 526), che si favoleggia essere stata in zona". 
Altro mistero, più vecchio di quello di Alboino. Secondo alcuni, la reggia del re ostrogoto sarebbe sorta in Corte del duca. Altri la vogliono nei pressi di Castel San Pietro. O a lato del Teatro Romano. Di nuovo, Varanini dissipa i dubbi: "Come non si ha prova che la corte longobarda fosse proprio in questo punto, non esistono studi che rivelino con certezza la posizione del palazzo teodoriciano".
Eppure "sul castello di Verona / batte il sole a mezzogiorno", scriveva il Carducci, ne "La leggenda di Teodorico". Il poeta fantasticava sulla morte misteriosa del sovrano. E forse l'ispirazione giungeva da un bassorilievo sulla facciata della basilica di San Zeno, la "Caccia infernale": Teodorico, per braccare un cervo, salta in groppa a un cavallo malefico, e scompare per sempre.
CLARISSE. Le suore di Santa Chiara furono le abitanti più longeve della Corte, luogo di clausura dal XV secolo al 1964, con la chiesa dedicata alla patrona.
Particolare «noir». Sotto il tempio, scalini di pietra conducono a una piccola cantina a volta. Qui, al buio e al fresco, si adagiavano le salme in attesa di funerale e di vestizione per mano delle monache.
E nel chiostro, dove una targa del 1900 ricorda tale "Suor Serafica di San Giuseppe, abbadessa", ci si imbatte nella ruota degli esposti. È una feritoia nel muro del convento, abbastanza larga per posarci un neonato. Un meccanismo girevole permetteva di introdurre il bimbo nel monastero, abbandonandolo in anonimato.
 ANTICHI CULTI. Riti pagani e paleocristiani si stratificano nel luogo in cui sorge la chiesa di San Giovanni in Valle, in stile romanico. La cripta custodisce due pregevoli sarcofaghi in marmo. Uno del IV secolo, scolpito con scene bibliche: si dice contenga le reliquie dei santi Simone e Giuda Taddeo. L'altro del III secolo, pagano, è tomba di sposi. La collegiata, dimora dei chierici e oggi canonica, con i suoi 900 anni rientra nel patrimonio delle case più antiche della città. 
Umberto Grancelli (1904-1970), lo studioso che ipotizzò l'allineamento di Verona romana secondo il solstizio d'estate, indicava questa chiesa come uno dei punti toccati dal sole nel suo tragitto ideale. E infatti pare che in loco venissero celebrati antichi riti propiziatori alla divinità solare, sostituiti dalla ricorrenza cristiana del 24 giugno (San Giovanni Battista), festeggiata fino al primo dopoguerra alla vicina Fontana del ferro.
Acqua ferruginosa? Non c'entra, sebbene i veronesi ne abbiano elogiato a lungo la presunta salubrità. Più facilmente, in accordo al carattere mistico del luogo, la Fontana richiama la dea della rinascita: Feronia, forse dal latino "fero"(portare), quindi "portatrice d'acqua". 
ULTIME TAPPE. L'ostello principale, di cui Santa Chiara è una dependance, ha sede nella secolare villa Francescatti (Salita Fontana del ferro), donata dall'omonima famiglia, ultima proprietaria, alle suore della Sacra Famiglia. Un gesto in memoria di Carla, unica erede scomparsa a 11 anni.
Della villa si sa che, nei secoli scorsi, vantava uno dei giardini più belli della città. Lo testimoniavano celebri naturalisti, tra cui il bolognese Aldrovandi e il tedesco Volkamer. Oggi, pur in misura minore, il parco conserva alberi secolari e scorci lussureggianti. Qui si trovano anche gli accessi alle grotte, un tempo usate come passaggi segreti e ripari, di cui Francesco Corna da Soncino nel 1477 scriveva: "Furono edificij antigui ruinati".
Il panorama su Verona è splendido dall'alto delle fortificazioni che abbracciano la collina. Le mura scaligere vennero rinnovate con interventi successivi, aggiungendo infine le casematte che fino a non molto tempo venivano riattate come case dalle famiglie nullatenenti. Spuntati in zona Don Calabria, dove si trova anche l'abitazione del santo, si può ridiscendere dalla Scala Santa, suggestivo percorso con un'antica via crucis. Lorenza Costantino

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