lunedì 5 marzo 2012

Una pietra misteriosa dal cielo a Roveré Veronese

L'Arena Clic
domenica 04 marzo 2012 – PROVINCIA – Pagina 29



ROVERÈ. A colpire nel ritrovamento è stato il colore grigio-blu: «Qui ci sono solo sassi bianchi»

Vede una scia di fuoco
e il mattino dopo trova
una pietra misteriosa

Racconta Accordini : «L´ho vista atterrare su un prato scosceso e lì l´ho rinvenuta, in una buca. Ora saranno gli esperti a pronunciarsi»

Annunciato da una scia di fuoco un oggetto misterioso è «atterrato» su un prato scosceso nei pressi di San Francesco di Roverè.
Eugenio Accordini ha avuto la fortuna di vedere la palla di fuoco dalla finestra di casa perché in quel momento, seduto sul divano davanti alla tivù, la sua attenzione è stata attratta da quello strano fenomeno comparso nel cielo scuro. E il giorno dopo è pure riuscito a trovare la «pietra» spaziale.
«Mi sembrava vicinissimo, per questo la mattina successiva mi sono messo d´impegno a cercare cosa fosse. Ho attivato il metal detector e sono partito a perlustrare il prato, convinto di trovare un pezzo caduto da qualche aereo o satellite. Due ore di fatica sprecata perché lo strumento non mi ha segnalato nessuna presenza ferrosa nel prato. Stanco e sudato, nonostante la temperatura invernale, mi sono seduto su un masso per riposarmi ed è stato allora che più in basso, a una ventina di metri, ! ho visto la terra di un cumulo creato dagli scavi delle talpe sparsa tutto attorno. L´erba era bassa e grigia. Mi sono avvicinato e ho trovato al centro una pietra strana in una buca di modeste dimensioni», racconta Accordini tenendo in mano l´oggetto misterioso.
In effetti non dà nessun segnale di presenze ferrose ma quello che colpisce è il colore grigio bluastro di ciò che chiunque potrebbe considerare una pietra, a forma piramidale, con due lati che misurano ciascuno 14 centimetri, il terzo 12 e l´altezza è pari a 6,5 centimetri, mentre il peso corrisponde a 1020 grammi,
«Il colore mi ha mi ha colpito, perché qui attorno ci sono solo pietre bianche e questa non poteva appartenere alle pietre nostrane: poi com´era finita in mezzo a un prato privo di sassi? L´unica spiegazione è che fosse quello l´oggetto che avevo visto scendere dal cielo la sera prima», si convince Accordini.
Ha chiamato l´amico Diego P! apa per mostrargli quanto aveva trovato e sentito telefonicame! nte Mario Bombassei, che fa parte del Circolo astrofili veronesi, il quale ha spedito loro l´estratto di un opuscolo pubblicato dalla Regione in cui è indicato come comportarsi in caso di avvistamenti e ritrovamenti. Eugenio Accordini, detto dagli amici «Soga», ha fatto l´idraulico per una vita e si è ritirato quassù da una decina d´anni. «Non sono esperto di questi fenomeni e mi piace capire, oltre che scrutare il cielo. Non saprei proprio che fare di questo oggetto se non destinarlo a chi è in grado di studiarne origine e provenienza», dice. Non sa di essere un rarissimo e fortunato osservatore: capita a molti di vedere oggetti volanti luminosi, i cosiddetti «bolidi»: qualcuno ha anche la fortuna o l´impressione di vederli cadere, rarissimi quelli che identificano anche il punto esatto dell´impatto. «Mi è stato possibile perché l´angolo di visuale dalla finestra della mia cucina in cui ero seduto quella sera è ben delimita! to: sono uscito sul prato tenendo d´occhio sempre la finestra e cercando in quello spicchio di prato nel quale la traiettoria si era probabilmente conclusa», racconta. Un´ipotesi che poteva essere molto approssimativa ma che invece ha avuto la fortuna del riscontro positivo.
Ciò che ha in casa e che maneggia con cautela, utilizzando dei guanti per non contaminare eventuali tracce che potrebbero essere utili per l´identificazione dell´oggetto, dovrebbe essere un meteorite, ma si attendono i pareri e le analisi degli esperti per una classificazione definitiva.
Intanto la voce si è sparsa e da Bologna è arrivata ad Accordini la prima proposta di acquisto della misteriosa pietra.
«Non mi ha fatto il suo nome, ma si è qualificato come collezionista e appassionato di meteoriti», spiega. «Io non so come abbia saputo né come sia arrivato al mio numero di telefono, ma», conclude Accordini, «non intendo speculare su questa pietra: non! voglio venderla, ma la posso prestare a chi intende studiarla in manie! ra seria e competente», conclude.



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domenica 04 marzo 2012 – PROVINCIA – Pagina 29

IL PARERE DEGLI ESPERTI. Anna Maria Fioretti, ricercatrice del Cnr: «Ha una sfumatura strana, ma vorrei esaminarla»

«Meteorite? Mai vista finora una così»

Romano Serra: «Sembra verniciata, ma per capirne la vera natura servono le analisi»
ROBERTO ZORZIN

Attorno al misterioso ritrovamento a San Francesco di Roverè (la foto è stata inviata per conoscenza e per un parere a cinque esperti del settore) si è acceso l´interesse del mondo scientifico.
La prima reazione è stata quella dell´incredulità: «Per dire cosa sia questo oggetto, bisogna averlo in mano. A volte ci sono delle rocce che solo con analisi dettagliate si mostrano per quello che sono, meteoriti o meno. L´impressione è che non sia una meteorite», taglia corto Romano Serra del Dipartimento di Fisica dell´università di Bologna, che è ritenuto uno dei massimi esperti in materia e che pensa addirittura a uno scherzo. Perché? «Perché si nota una macchia di colore che è lo stesso della pietra sul ceppo di legno dov´è stata messa per essere fotografata», suggerisce da attento osservatore.
«Io sono un gran praticone di meteoriti», confessa, «ma una cosa del genere non l´ho mai vista. Non è lunare, non è marziana, non è una delle meteoriti che finora abbiamo conosciuto. Se lo fosse potrebbe arrivare da Mercurio, ma per determinare cosa sia occorrono analisi molto sofisticate e complesse. In realtà il reperto si presenta come una roccia terrestre sedimentaria e sembra verniciata. Anche la storia della scia di fuoco che l´avrebbe accompagnata non sta in piedi perché le meteoriti non si vedono cadere e quando arrivano a impattare la superficie terreste sono nere e fredde. Cosa sia non lo so, potrebbe essere un pezzo di satellite o di Shuttle, ma dovrei averla fra le mani e tagliarla per capirne di più. Certo che se fosse davvero una meteorite sarebbe unica al mondo, ma non avrebbe fondamento scientifico. Comunque ci sono rocce che mi lasciano a volte perplesso e devo ammettere che la natura fa scherzi atroci», conclude.
È scettico anche Roberto Zorzin, geologo e conservatore di geologia al Museo civico di storia naturale di Verona: «Gli spigoli sono troppo vivi per essere una meteorite e l! te;impressione e di vedere la superficie come fosse stata pennellata. Ci sono dei marocchini che vendono presunte meteoriti sahariane colorando pietre comuni con calce e pennello, arrivando a risultati simili. Per dire una parola definitiva bisognerebbe studiare la composizione della roccia, ma un blocco di un chilo che cadesse alla velocità di una meteorite su terra smossa, come è stato raccontato del suo ritrovamento, farebbe un cratere di almeno un metro di diametro e si conficcherebbe in profondità, non si farebbe certo trovare in superficie. Comunque il Museo si rende disponibile a prendersi in carico l´oggetto e far fare delle analisi», conclude.
Chi non sta nella pelle per avere fra le mani l´oggetto da studiare è la dottoressa Anna Maria Fioretti, ricercatrice dell´Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr contattata con Gianmario Molin, professore ordinario di Geoscienze all´università di Padova tramite Cesare Barbieri, ordinari! o di Astronomia al Dipartimento di astronomia e fisica dello stesso ateneo.
«Il colore è strano e concordo con Serra», ammette Fioretti, «ma ci sono strutture superficiali che potrebbero rappresentare condruli (granuli, ndr). Però per confermare che si tratta di una meteorite vorrei esaminarla e fare tutte le analisi che servono per la classificazione ufficiale e per inserire eventualmente il ritrovamento nel “Meteoritical Bulletin”». La perplessità sul colore nasce dal fatto che di solito le meteoriti hanno una crosta nera che tende al marrone, non certo al grigio-blu come quella trovata a San Francesco. «La luce a volte inganna», ammette la ricercatrice, «soprattutto sulla base di una fotografia per quanto fedele. Si tratta comunque di un oggetto molto particolare e anche su questo concordo con Serra, perché anche fosse roccia terrestre, non avrebbe nessuna corrispondenza. La soluzione si trova facendo una sezione con lo stereomicroscopio, rom! pendo un angolo non più grande di un´unghia e se dovesse essere ! una montatura si capirebbe subito», dice. Quanto alle meteoriti, secondo la studiosa che da 15 anni analizza quelle recuperate in Antartide, «hanno tutte la loro impronta digitale, identificata con analisi sofisticate: se fosse di origine terrestre lo si capirebbe senza dubbio. A questo punto, io che da ricercatrice non dò mai nulla per scontato, sono molto curiosa e se il signore che l´ha trovata accetta, posso mettermi al lavoro per le analisi e la classificazione», conclude. V.Z.




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Vanno raccolti e messi
in sacchetti di plastica


Dai rottami vaganti, alle meteoriti: dal cielo piove di tutto, con la differenza che le meteoriti, arrivando davvero da un altro mondo, portano con sé pressoché inalterate la bassissima temperatura cosmica, la composizione chimica, la struttura morfologica e preziosissime informazioni sull´ambiente da cui provengono. Proprio perché rappresentano frammenti di diversi corpi rocciosi del sistema solare, ciascuno caratterizzato da una propria storia evolutiva, la corretta classificazione di una meteorite costituisce la base fondamentale per qualsiasi ulteriore indagine. Il Veneto ospita il maggior complesso astronomico italiano sull´Altopiano di Asiago, e al Dipartimento di Geoscienze dell´università di Padova sono disponibili apparecchiature specifiche e sono state messe a punto metodologie per lo studio delle meteoriti. Una volta a terra non sono pericolose, né radioattive, né portatrici di chissà quali sconosciute malatti! e. Non è necessario proteggersi per raccoglierle, ma piuttosto proteggere le meteoriti dagli agenti atmosferici, dall´inquinamento biologico, dalla contaminazione delle nostre mani. Non vanno lavate né con acqua né con detersivi e vanno conservate in un sacchetto di plastica, lontano da aria e acqua: non vanno spezzate perché l´interno, soprattutto se la caduta è recente, può essere ancora molto freddo e ustionare la pelle. Le segnalazioni vanno fatte senza timore perché è meglio sentirsi dire di aver raccolto un pezzo di fonderia caduto da un camion, piuttosto che trascurare un campione che può essere utilissimo per la scienza. Una pioggia di minutissime particelle di polvere cosmica cade in continuazione sulla Terra: raramente si trovano pezzi di un certo peso perché la pressione frantuma l´oggetto e l´azione frenante dell´atmosfera annulla la velocità cosmica facendo cadere i residui per gravità. Il ritrovamento va segnalato a is! tituti di ricerca o anche alla Protezione civile o ai carabini! eri, informati su come meglio consigliare. In Italia non esistono leggi che riguardino la proprietà dei ritrovamenti di oggetti caduti dal cielo: il centro di ricerca consultato potrebbe trattenere un frammento del pezzo utilizzato per le analisi e come documentazione e restituire il resto all´autore del ritrovamento. Esiste invece un florido mercato di minerali e meteoriti che determina il valore commerciale degli oggetti trovati.V.Z.

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