sabato 10 novembre 2012

Scoperta una nuova Marmitta dei Giganti


L'Arena 
martedì 06 novembre 2012 

LA SCOPERTA. Una spettacolare «marmitta dei giganti» individuata dagli scalatori Eugenio Cipriani e Claudio Tessarolo

L´Adige un tempo scorreva verso Affi
e la «prova» è scavata nella roccia



Cercavano uno strapiombo e sono finiti dentro a una spettacolare «marmitta dei giganti». E´ accaduto l´altro giorno in Val d´Adige, vicino alla frazione di Tessari, ad una cordata di rocciatori composta dal veronese Eugenio Cipriani e dal vicentino Claudio Tessarolo, entrambi giornalisti. Il tratto dell´Adige fra la Chiusa (o Gola) di Ceraino e le quattro frazioni che compongono Brentino Belluno è da diversi decenni terreno d´azione degli arrampicatori.
Ritirandosi dalla valle oltre dodicimila anni fa, il ghiacciaio dell´Adige, ha lasciato scoperte vaste superfici rocciose soprattutto lungo il fianco destro idrografico, nel senso cioè della direzione del fiume. In prevalenza sono formazioni di calcare grigio: roccia ideale per la pratica dell´arrampicata grazie alla solidità e varietà di appigli. Il monte Cimo, con le sue decine di itinerari di più lunghezze di corda, alcuni dei quali di diff! icoltà estrema, è la struttura rocciosa più frequentata, ma molto apprezzate sono anche le ben più facili vie, anch´esse di più tiri, che si sviluppano sulla parete rocciosa denominata «Trapezio», sopra la frazione di Canale.
La parete venne scoperta alpinisticamente nei primi anni ´80 da Eugenio Cipriani, che vi tracciò una decina di itinerari. Solo tre di questi, però, vennero pubblicizzati. In vista della realizzazione di una guida per arrampicatori, che riguarderà tutto il territorio veronese e alla cui stesura sta lavorando lo stesso Cipriani, assieme a Cristiano Pastorello e ad altri collaboratori, lo scalatore veronese ha rimesso mano al «Trapezio» cercando nuovi spazi di salita.
Data la bassa quota, la presenza di piccoli boschi pensili impedisce dal basso di scorgere interamente i percorsi ancora «vergini». In altre parole, quindi, finché non ci si mette la mani sopra non si sa mai cosa si trova. E così l´altro giorno Tes! sarolo e Cipriani, proprio all´ultimo tiro di corda, là! dove pensavano di trovare una parete leggermente strapiombante, si sono trovati invece di fronte ad una «marmitta dei giganti», vale a dire una delle più classiche, e nello stesso tempo spettacolari, morfologie legate all´erosione fluvio-glaciale.
«Quello che sembrava un normale strapiombo», raccontano Cipriani e Tessarolo, «una volta arrivati alla base è apparso invece essere uno splendido esempio di marmitta d´escavazione, con il suo inconfondibile aspetto a campana aperta da un lato, la superficie rocciosa perfettamente levigata e semicircolare ed alcune striature orizzontali».
La scoperta in sé non ha nulla di eccezionale, ma rappresenta un´ulteriore prova dell´antico percorso del fiume Adige ai tempi dell´ultimo dei quattro periodi glaciali che hanno interessato negli ultimi 600mila anni del Quaternario l´Europa e, segnatamente, l´arco alpino.
Prima della fine dell´ultima glaciazione, quella detta! del Würm, l´Adige non passava, come oggi, dalla Chiusa di Ceraino ma, all´altezza di Canale, piegava decisamente verso destra e le sue acque defluivano in direzione dell´attuale piana di Affi. Naturalmente il fondovalle non aveva la quota attuale, ma era ben più alto e la scoperta di una «marmitta dei giganti» alla quota di 210 metri circa e all´altezza di Tessari è una ulteriore conferma di ciò.
Straordinaria è la somiglianza di questa marmitta con quelle, più grandi e molto note, presenti fra Nago e Torbole, nel Trentino meridionale. Anche in quel caso la loro presenza testimonia il percorso antico di un ghiacciaio che, nella fattispecie, era un ramo di transfluenza fra il ghiacciaio dell´Adige e quello del Sarca.
Purtroppo la marmitta trovata dai due scalatori sul «Trapezio» non è facilmente visitabile. Però, assieme alle caratteristiche rocce «montonate» (cioè lisciate e levigate dall´abrasione glaciale) pres! enti a Canale e alla vicina gola dell´Adige presso Ceraino, contr! ibuisce a fare di questa parte della Val d´Adige un museo all´aperto di morfologia glaciale e carsica. 



Sono il frutto
dell´erosione
delle acque

Le «marmitte dei giganti» sono cavità scavate nella roccia dall´azione di acque vorticose che trascinano con sé pietre, sabbia e ciottoli strappati dalla riva o dal letto del torrente oppure, nel caso di un corso d´acqua che nasce dalla bocca di un ghiacciaio, che si sono staccati per scioglimento dalla massa glaciale.
Nel punto in cui si forma un vortice, il materiale roccioso in sospensione viene scagliato con forza contro la roccia e compie un´opera abrasiva seguendo sempre la medesima traiettoria, la qual cosa determina la forma circolare della «marmitta». Nel corso del tempo le formazioni rocciose più grandi spesso subiscono un´erosione laterale e ne resta solo una metà, che presenta la forma a mezza-campana. Ma perché le marmitte più grandi vengono definite «dei giganti»? Il nome è dovuto al fatto che le credenza popolari hanno attribuito a dei leggendari giganti la paternità di queste curiosità ! naturali.


Nessun commento:

Posta un commento