domenica 4 novembre 2012

La contessina fantasma a Valeggio sul Mincio


«Abbiamo il fantasma in casa
È una simpatica contessina»

VALEGGIO. C'è un mistero nella tenuta Corte Gardoni che appartenne alla famiglia di nobili e poi all'ingegnere Festa. Il vignaiolo Piccoli è uomo pratico e non visionario «Sentiamo i suoi passi quando c'è un bell'evento» Lei era Lida Toni e si curava stando all'aria aperta
31/10/2012

Valeggio. Hanno un fantasma in casa ma non sono spaventati per niente. Anzi. Quando lo spettro fa risuonare i suoi passi sugli impiantiti di legno delle stanze sopra le loro teste si sentono rassicurati. «Se la Contessina sta a lungo senza farsi sentire», confessa Gianni Piccoli, proprietario dell'azienda agricola Corte Gardoni nell'omonima località in comune di Valeggio «ci preoccupiamo. Ormai la sentiamo come una di famiglia». La Contessina si chiama, o, meglio, si chiamava da viva, Lida Toni. Morì di mal sottile nel 1932, a 57 anni. Abitava a Verona in via Pigna, la stessa strada dove viveva Berto Barbarani, ma amava risiedere spesso in quella villa colonica della campagna valeggiana ai piedi del monte Mamaor. Ora è sepolta nella tomba di famiglia del cimitero monumentale della città. «Corte Gardoni allora apparteneva al veronese conte Toni», spiega Piccoli, «e sua figlia veniva qui per respirare aria più pulita di quella della città e dar sollievo ai suoi polmoni ammalati. I vecchi del posto la ricordano ancora seduta a leggere sotto quel cipresso», continua l'uomo indicando una pianta che domina un vigneto, «dove una sorgente d'acqua sgorga dal monte. Una volta i cipressi erano due, poi uno è morto.  La mamma della Contessina morì dello stesso male e alla stessa sua età. Rimasto solo, il conte Toni donò corte Gardoni all'ingegner Umberto Festa, suo amico fraterno. Che era grande amico anche di Berto Barbarani e Angelo Dall'Oca Bianca, spesso ospiti suoi a Corte Gardoni. Alla morte di Festa la proprietà passò alla nostra famiglia. Ma lei, la Contessina, non lasciò mai questa casa che adorava». Gianni Piccoli, 72 anni, non è un visionario. Tutto al contrario. È un uomo di campagna concreto, solido, severo d'aspetto. Forse persino troppo schietto. Legato com'è alla terra, le fantasie non gli appartengono. Ha studiato - è agronomo - ma ama definirsi «contadino». È un grande produttore di vino. Al suo Custoza, il Mael, la guida del Gambero Rosso ha appena assegnato tre bicchieri, il massimo del giudizio. Gran parte dei suoi vini prendono la strada per l'America dove figurano sulle carte dei vini di famosi ristoranti negli Usa. «Mi prenderanno per matto», dice, «ma la Contessina non me la sono inventata. Tutti in famiglia l'abbiamo sentita camminare: Stefania, mia moglie, i nostri figli, le nuore e i nipoti. E l'hanno sentita gli ospiti che hanno dormito qui da noi. Ormai non andiamo nemmeno più a controllare se ci sono estranei o malintenzionati al piano di sopra. Lo abbiamo fatto per tanto tempo, ma ormai basta. Sappiamo che è lei. Riconosciamo il suo passo, una camminata decisa. Soddisfatta».  Il vignaiolo di Corte Gardoni ha cinque figli, due femmine e tre maschi. Tutti confermano le parole del padre. «Sì, abbiamo sentito più volte la Contessina camminare, anche di giorno». Mattia, il maggiore dei maschi, enologo dell'azienda, asserisce di non credere ai fantasmi: «Ma non so dare una spiegazione logica a quei passi. Più volte io, Stefano e Andrea, i miei fratelli (sono entrambi agronomi, come il papà, ndr), siamo saliti ai piani superiori della casa armati di mazze di baseball per difenderci da possibili intrusi violenti, ma non abbiamo mai trovato nessuno. Rumori di animali? Lo escludo. Non sono fruscii di piccioni o lo zampettare di roditori o faine. Sono proprio passi. È una storia inquietante, ma ci si abitua. Ripeto: non credo ai fantasmi, una spiegazione ci dev'essere, ma non so quale possa essere. E così accetto il fatto: meglio la Contessina che vivere in un appartamento con vicini litigiosi e urlanti». La prima volta che Gianni Piccoli sentì la Contessina camminare fu nel 1971, quando con la moglie venne ad abitare a Corte Gardoni. «Quando sentii i passi risuonare distintamente sopra la mia testa salii preoccupato al secondo piano e poi nel sottotetto. Temevo di trovare qualche malintenzionato. Ma non c'era nessuno. Nessuno. Ridiscesi molto turbato. E così la seconda, la terza e molte altre volte. Stessa storia: si sentivano chiaramente i passi, ma ai piani superiori non c'era mai anima viva. Pian piano ci abituammo. Ora, se la Contessina non si fa sentire per tanto tempo, ci preoccupiamo». Piccoli ha una sua teoria: la Contessina si fa sentire quando in famiglia c'è un evento felice, come se volesse partecipare. «Sentiamo la sua camminata svelta in vista di quando qualche nascita e quando ci sono ospiti in casa. Così è stato quando sono nati i miei figli e quando sono venuti al mondo i figli dei figli. L'ultima volta è successo poche settimane fa, quando Mattia ha annunciato che la moglie Elena era incinta. Era quasi mezzogiorno e l'abbiamo sentita distintamente. Così come l'ha sentita Frank Spane, il mio importatore americano, quando dormì da noi. E Christine, l'amica del Minnesota di mia figlia Cristina. Hanno fatto la Cattolica insieme. E Guillame Mochel, il vigneron francese amico di mio figlio Andrea. Paura? E di che? Tengo la sua foto sul comò in camera da letto. È simpatica.  Far benedire la casa per liberarci della sua presenza? Proprio no. La casa la facciamo, sì, benedire tutti gli anni, ma per fede. Non vogliamo che la Contessina se ne vada. Non fa niente di male. Cammina e basta. Fa parte della nostra vita». Ne fa talmente parte che i Piccoli hanno deciso di dedicare un vino al fantasma di casa. Il progetto è in piedi. «Sì, è tanto che ci pensiamo. Sarà una corvina vinificata in modo diverso», si limitano a dire. Fino a quando non sarà all'altezza degli altri, resterà un segreto che dovrà rimanere tra loro e la Contessina.    
Morello Pecchioli

Nessun commento:

Posta un commento