lunedì 13 dicembre 2010

Santa Lucia e stelle cadenti

S. Lucia e il 13 dicembre, non il giorno più corto ma una notte di stelle cadenti
Tutto è cambiato nel 1582 con il calendario moderno voluto da Gregorio XII
S. Lucia e il 13 dicembre, non il giorno più corto ma una notte di stelle cadenti

Roma - (Adnkronos) - La tradizione popolare si scontra con la scienza. L'esperto astrofilo: ''Come nella notte di San Lorenzo, si vedranno le stelle cadenti grazie all'incrocio della nostra orbita con la polvere spaziale delle Geminidi''. Prima del calendario gregoriano, Santa Lucia cadeva vicino al solstizio d'inverno

Roma, 13 dic. (Adnkronos) - La tradizione popolare trae in inganno perché "non è il 13 dicembre, ricorrenza di Santa Lucia, il 'giorno più corto che ci sia' nell'anno". Una tradizione che si scontra con la scienza perché il minor numero di ore di luce si ha infatti "al solstizio d'inverno" che quest'anno cade "il 21 dicembre alle ore 23:38". Eppure, in questo giorno, nel cielo avviene un fenomeno straordinario e decisamente meno conosciuto. "Cadranno le stelle come nella notte di San Lorenzo il 10 agosto. Cadranno, in particolare, 100 meteore in un'ora quest'anno. Un evento astronomico che avviene il 13 dicembre".


A fare chiarezza con l'ADNKRONOS tra sacro e profano, tra tradizione popolare ed eventi astronomici e scientifici, è l'esperto dell'Unione Astrofili Italiani, Andrea Miccoli, vicepresidente dell'Associazione Pontina di Astronomia, specializzato in didattica astronomica. "Il fenomeno astronomico che si registra il giorno di Santa Lucia non è - spiega - nel numero più corto di ore di luce, che corrisponde invece al solstizio d'inverno, che avviene tra il 20 e il 22 dicembre. Il fenomeno astronomico collegato al 13 dicembre è l'avvento delle Geminidi, stelle cadenti legate ad un fenomeno tanto complesso quanto affascinante da vedere".
"Si tratta - continua Miccoli - di una straordinaria pioggia di stelle cadenti che altro non sono che polvere, sabbia spaziale, rimasta in orbita dal passaggio della cometa Phaeton", che ''ha esaurito la sua acqua, si è spenta ed è senza coda; dunque trasformata in un asteroide che ha prodotto 'polvere di stelle', le Geminidi".

"In concomitanza con il 13 dicembre, il nostro pianeta incrocia nella sua traiettoria questo ammasso di polvere di stelle. Dalla Terra - dice ancora l'esperto - l'incontro è tradotto nel fenomeno delle 'stelle cadenti' simile a quello della notte di San Lorenzo. Ed è un fenomeno bellissimo da vedere in condizioni di assenza di inquinamento luminoso". La tradizione popolare, invece, continua Miccoli, ''associa al giorno di Santa Lucia il minor numero di ore di luce nell'anno, il 'giorno piu' corto che ci sia', ma non è più così dal 1582, anno in cui papa Gregorio XIII introdusse il calendario moderno e il solstizio fu spostato di fatto tra il 20 e il 22 dicembre".

"Quando papa Gregorio XIII introdusse il calendario moderno - racconta Miccoli - si passò in un attimo dal giovedì 4 ottobre al venerdì 15 ottobre, che avrebbe invece dovuto essere 5 ottobre, facendo sparire, in quel lontano 1582, in uno schiocco di dita, 10 giorni per riorganizzare il calendario anche riguardo gli eventi astronomici. Questo spostamento di date ha fatto slitttare sul calendario il solstizio d'inverno".

"Ma - aggiunge - la festa di Santa Lucia rimase il 13 dicembre, data della sua morte, portandosi dietro nei secoli anche il vecchio proverbio 'Santa Lucia il giorno piu' corto che ci sia'. Il legame con la luce è nel nome della Santa, Lucia significa luce, dal latino lux". La festa di Santa Lucia che cadeva in prossimità del giorno del solstizio d'inverno non è quindi coincisa più con questo fenomeno nei Paesi che adottarono subito il nuovo calendario. Nei nordici, che lo adottarono circa 200 anni più tardi, il solstizio cadeva invece sempre il 13 dicembre.

Che cos'è un solstizio? "In astronomia - spiega Miccoli - è il momento in cui il Sole raggiunge il punto di declinazione massima o minima''. Quando si verifica il solstizio, prosegue l'astrofilo, ''il Sole raggiunge il valore massimo di declinazione positiva nel mese di giugno, in occasione del solstizio di estate boreale, mentre raggiunge il massimo valore di declinazione negativa in dicembre, in occasione del solstizio di inverno boreale, che corrisponde all'estate nell'emisfero australe".

"I solstizi e gli equinozi - avverte - non sono però date sul caledario, sono punti fisici sull'orbita della Terra e il nostro pianeta non arriva a questo 'pit stop' sempre alla stessa ora. Così, quando le variazioni si accumulano, si aggiunge un giorno'' e ''la correzione c'è ogni 4 anni e ci danno l'opportunità di fare l'anno bisestile, come stabilito dalla riforma voluta da Giulio Cesare, nel 44 a.C.. Anno che, per la prima e unica volta, durò ben 444 giorni". Infine, l'astrofilo ricorda che "il giorno in cui il sole tramonta prima e' l'8 dicembre, mentre il giorno in cui il sole sorge più tardi è il 4 gennaio, proprio il giorno in cui la Terra è più vicina al Sole nel punto chiamato Perielio".

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/S-Lucia-e-il-13-dicembre-non-il-giorno-piu-corto-ma-una-notte-di-stelle-cadenti_311395632879.html

domenica 5 dicembre 2010

Brenzone, crocevia di leggende (sabato 11 dicembre)

BRENZONE. Sabato 11 la presentazione


Torna «El Gremal» con un carico di parole e ricordi
Un volume in ogni famiglia con il frutto delle ricerche degli specialisti: tra foto poesie, aneddoti e racconti

Da 16 anni è la rivista attesa dai cittadini di aBrenzone. Contiene aneddoti, storie, racconti di vita, poesie e tante tante curiosità, oltre a fotografie anche antiche della comunità di Brenzone e delle sue numerose frazioni. È «El Gremal», volume realizzato ogni anno dal Ctg di Brenzone e che, dal 1994, tiene banco in ogni casa nel periodo natalizio. E così, sabato 11 alle 20.30, alla «Garda Family House» di Castelletto, arriverà il sedicesimo numero del corposo volume.
«La pubblicazione», spiegato Sonia Devoti, presidente del Ctg, «è diventata negli anni un importante punto di riferimento per la cultura del paese. È frutto di ricerca storica e voce del vissuto degli abitanti del piccolo centro lacustre, oltre che motivo di riflessione per incentivare ! l'attenzione al territorio e una proposta turistica più consapevole e qualitativamente migliore». La serata ospiterà il coro «Castel» di Arco, diretto dal maestro Enrico Miaroma, che si alternerà alle relazioni di alcuni autori: Marco Faraoni proporrà un articolo dal titolo "Un brensonal misterioso"; Simona Cremonini parlerà di «Brenzone, crocevia di leggende», e poi Nino Signorini, architetto e restauratore, disserterà su «Brenzone, un paese dipinto?».
Ma non è tutto. Interverranno infatti il professor Giorgio Vedovelli, che presenterà il suo scritto su dialetto e modi di dire di Brenzone, Carlo Gaioni, che parlerà del suo incontro con lo scrittore Mario Rigoni Stern e il professor Vasco Senatore Gondola, con una carrellata su altri articoli: dai lavori delle scuole secondarie di primo e secondo grado a Brenzone e altro.
Non mancherà, oltre all'editoriale della stessa Devoti, l'angolo della poesia con Emanuele Nascimbeni e Gelmina Della Bona con «El mè lac». Il libro, grazie al contributo dell'amministrazione comunale, raggiungerà anche quest'anno le case di tutti i capifamiglia di Brenzone.G.M.

L'Arena di Verona, 5 dicembre 2010

giovedì 2 dicembre 2010

Viaggio negli oltre mille villaggi abbandonati perché la popolazione li crede infestati da spettri

LA STORIA
I mille paesi d'Italia
abitati dai fantasmi
Un inventario raccolto in un documentario presentato alla Biennale del paesaggio
di PAOLO RUMIZ

qui:
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/12/02/news/case_fantasmi-9746775/


Il vecchio Tonino Guerra sapeva che vicino a casa sua, a Marecchia in Romagna, c'era un casolare dove sessant'anni prima era passato Ezra Pound. Lo scrittore ci andò, la trovò in rovina, ma provò a entrare lo stesso. L'idea di gettare la propria ombra su quei muri per farli rivivere lo attirava irresistibilmente. Il pavimento della prima stanza era sfondato, riuscì a passare rasente ai muri. La porta della seconda era aperta e dentro si vedeva chiaramente una sedia. Ebbene, su quella sedia, racconta Guerra, c'era un'ombra. Il vecchio Pound, il poeta, seduto di spalle. Inconfondibilmente lui. Le case abbandonate hanno spesso uno spettro che le abita. E poiché l'Italia ha più case abbandonate di qualsiasi altro paese del Mediterraneo - un migliaio di villaggi, più case sparse, che potrebbero contenere la popolazione di Roma e Milano insieme - è probabile che qui si registri anche la massima densità di spettri d'Europa. Bambini che gridano in fondo ai pozzi, ombre di donne abbandonate nel solaio, partigiani torturati, vittime di fatti di sangue. Storie vere, ma più spesso inventate, o trasfigurate, per motivare un abbandono recente, altrimenti inspiegabile.

Che pensare se non storie lugubri davanti a una villa piena di ragnatele che contiene ancora armadi, posaterie, quadri, bicchieri, lettere d'amore? Che dire di un paese abitato da cani e pipistrelli dove la vita sembra essersi interrotta per un maleficio, in assenza di catastrofi come guerre, incendi o terremoti? Parla di questo il documentario "Case abbandonate" di Alessandro Scillitani, che stasera sarà proiettato in anteprima al cinema "Al Corso" di Reggio Emilia, nell'ambito della Biennale del paesaggio. Non un semplice inventario di rovine, ma una galleria di leggende, racconti noir e apparizioni spesso sinistre che abitano il paesaggio dell'italica incuria.

A Paralup in Valle Stura, Piemonte, frazione che si tenta di far rivivere come luogo della memoria partigiana, non c'è solo l'ombra del comandante Duccio Galimberti, ma anche - racconta Antonella Tarpino - la voce di un cantore cieco come Omero che saliva lassù fino agli anni Sessanta, quelli della grande fuga in fabbrica. Esplorando poi la storia di Villa Destefanis nel Vercellese lo scrittore Danilo Arona ha trovato storie da "Poltergeist" (un cimitero di soldati austriaci massacrati dai contadini nelle fondamenta) narrate per motivare eventi terribili registrati dalle cronache, il custode della casa che stermina la propria famiglia e un suicidio dal balcone.

A Casacca nel Parmigiano, territorio di messe nere e riti occulti, si parla di bare scoperchiate nel cimitero, e anche lì l'abbandono è messo in relazione a una tragedia, l'amore proibito di un prete e una suora dal quale sarebbe nato un bambino poi nascosto, sepolto o murato vivo. C'è anche un pozzo, in paese, dove affermano si possa sentire il canto di una bambina caduta lì dentro. Storie probabilmente false, ma utili a razionalizzare l'inspiegabile e talvolta l'indicibile: la fuga in massa delle persone, e poi la spoliazione delle cose per mano di vandali e antiquari.

A Reneuzzi, paese fantasma da Dario Argento (vedi la "villa del bambino urlante" a Torino) sugli impervi monti liguri, l'abbandono è legato a un fatto reale: la storia di Davide che vede partire Mariuccia per la pianura, capisce di perderla per sempre e la uccide, poi si dà alla latitanza. L'ombra dell'omicida terrorizza i pochi rimasti, che fuggono a valle lasciando il villaggio deserto, e non importa se qualche settimana dopo il corpo di Davide suicida sarà trovato decomposto nel bosco. Di Villa Clara a Bologna si dice che la figliastra del padrone - nobile famiglia Alessandri - sarebbe stata murata dopo una tresca proibita con un sottoposto, mentre a Villa Pastore nell'Alessandrino un fantasma di donna suona il piano tutte le notti.

In Romagna l'addensamento di visioni è impressionante, anche perché si tratta spesso di abbandoni di pianura, i più spettrali. Come villa Boccaccini dalle parti di Comacchio, dove Pupi Avati - in quella che definisce una "campagna malata, nebbiosa, inquietante" - ha girato "La casa delle finestre che ridono", la storia di un pittore maledetto, specializzato nel ritrarre agonie. Anche lì segnali del terzo tipo, una lampada che si accende a una finestra, la testa di un diavolo affrescata sotto l'immagine di un santo, e ovunque l'impressione di entrare in uno spazio a-temporale, quasi subacqueo, come se l'abbandono risalisse a mille anni fa, non quaranta.

E poi l'Abruzzo, con gli spettri di Sperone e Frattura, dove senti ancora la voce di bambini estinti. "Luoghi dove - racconta Romano Camassi dell'Istituto geofisico di Bologna - il terremoto non è mai l'unica causa dell'abbandono". E la Calabria, con l'enigma dei "paesi doppi", come li chiama l'antropologo Vito Teti, quelli che si duplicano sulla costa dopo secoli di resistenza sui monti. Storie dove miseria, 'ndrangheta, emigrazione, frane, brigantaggio e latitanza di criminali si intrecciano a costruire storie poco tranquillizzanti. Come Roghudi, protetta da inestricabile boscaglia, dove tutti ti dicono che è meglio non andare. E dove la sera qualche luce fantasma si accende.
(02 dicembre 2010)

lunedì 29 novembre 2010

La leggenda del nodo d'amore (e del tortellino) di Valeggio sul Mincio

La storia di questo prelibato piatto è legata alla leggenda amorosa della ninfa Silvia e del capitano delle truppe viscontee, Malco, che alla fine del '300 sul famoso ponte, come pegno d'amore si erano scambiati un fazzoletto di seta, delicatamente annodato, appunto quel "Nodo d'amore" che è tutt'ora il simbolo del territorio.
In passato le ragazze senza marito, durante le giornate di festa, erano sol! ite preparare una pasta sottile come la seta e annodata come il famoso fazzoletto della leggenda, in memoria di Malco e Silvia, pensando che propiziasse l'amore.

dall'articolo DAL NODO D'AMORE DI VALEGGIO SUL MINCIO ALLA VASTA GAMMA DI SAPORI CLASSICI O INNOVATIVI
(L'Arena di Verona, 29 novembre 2010)

La leggenda della città sprofondata: Carpanea

L'antichissima leggenda della città di Carpanea, il bosco dove hanno vissuto gli avi dei casaleonesi, è stata una delle rappresentazioni messe in scena nell'ambito del «Festival dei misteri» organizzato dalla Regione.
Con la collaborazione della Pro loco locale, il 20 novembre scorso, il teatro «K2», ha ospitato infatti una serata dedicata all'argomento. Carpanea, secondo la leggenda che è nata in paese, era circondata da sette ordini di mura e difesa da cento torri, con una grande diga che la proteggeva dalle acque dai maggiori fiumi che le scorrevano intorno, l'Adige e il Tartaro. Un giorno il re della città, in lotta coi sacerdoti, penetrò nel tempio e trafugò la statua del dio Appo gettandola poi in acqua.
La folla, nell'intento di recuperare il simulacro di Appo, si precipitò sulle dighe p! er aprirle prosciugando il bacino. Il re, visto lo scempio, impazzì, mentre la città sprofondò per sempre nelle acque.
La leggenda vuole che nella notte di Pentecoste di ogni anno, chi si trovi da solo al fiume, senta un pianto seguito dal suono di una campana: è la figlia del re di Carpanea, che doveva sposare il giovane capo dei sacerdoti e ora vive sotto le acque e piange pensando al suo sogno d'amore infranto. F.S.
(L'Arena, il giornale di Verona, Sabato 27 Novembre 2010)


Qualche approfondimento qui:
http://www.prolococarpanea.it/carpanea-la-leggenda

giovedì 18 novembre 2010

Il Po e i suoi pioppi

IL MITO DI FETONTE

Figlio di Apollo e della ninfa Climene, secondo la mitologia greca Fetonte fu allevato senza sapere l’identità di suo padre. Quando finalmente scoprì la verità, il giovane partì alla ricerca di Apollo e, arrivato al suo palazzo, si presentò. Il padre fu entusiasta di conoscerlo e gli promise che avrebbe esaudito il suo più vivo desiderio. Il ragazzo chiese di poter guidare il carro del Sole per un giorno. Apollo cercò di dissuaderlo ma non ci riuscì e così, a malincuore, gli concesse di farlo. Il giovane però non possedeva la forza necessaria per condurre i cavalli alati del padre e perse il controllo, facendo avvicinare troppo l’astro alla terra, che si incendiò. Quest’ultima lanciò un urlo di dolore che arrivò fino a Zeus, il quale fermò Fetonte colpendolo con un fulmine. Il ragazzo precipitò senza vita fra le acque del fiume Eridano, il Po. Secondo la leggenda le sue sorelle, accorse sulle rive, piansero così tanto che gli dei, impietositi, le tramutarono in pioppi.

http://www.terredimatilde.it/servizi/menu/dinamica.aspx?ID=1895&idCat=&TipoElemento=Categoria

mercoledì 17 novembre 2010

La fossa scavata nel cimitero sbagliato

SONA. Un errore provoca lo sconcerto dei parenti del defunto i quali non hanno trovato nessuno ad attenderli
Corteo funebre va al cimitero ma la fossa per la bara non c'è


Gli addetti della cooperativa l'hanno scavata a Lugagnano, nel camposanto sbagliato Scuse alla famiglia che le accetta. La salma accolta per una notte nella chiesetta

Corteo funebre arriva al cimitero, ma non può seppellire il defunto perché non è stata scavata la fossa.
È successo a Sona, venerdì pomeriggio. La salma benedetta di Domenico Fornasiero è stata depositata per la notte nella chiesetta del campo santo, fino a ieri mattina, quando è stata finalmente sepolta. A segnalare il fatto, il signor Menegardo, titolare dell'agenzia di onoranze funebri di via Marconi, a Sona: «Arrivati là, non c'era nessuno», racconta, «nemmeno la buca in cui calare la bara».
Un fatto davvero singolare. «Abbiamo attuato i relativi accertamenti e le dovute verifiche», aggiunge, «e ne è emerso che il Comune non ha colpa, i documenti erano compilati correttamente». L'errore, secondo quanto riferito, è da imputarsi alla cooperativa incaricata della mansione, che aveva predisposto la sepoltura nel cimitero di Lugagnano, paese in cui viveva Fornasiero e in cui è stato celebrato il funerale.
Contattati dall'agenzia funebre, i funzionari della cooperativa si sono immediatamente recati a Sona, dove il corteo con la bara li attendeva, per scusarsi del malinteso.
«Io all'inizio non me n'ero neanche accorta», ha raccontato Mariarosa Bottini, cognata del defunto, «quando ce l'hanno fatto notare non riuscivo a crederci. Sono rimasta senza parole. È stato un colpo durissimo, queste cose non devono succedere». «Quando sono arrivati», ha aggiunto, «ci hanno spiegato che è stato un errore e si sono scusati tanto. Ieri mattina, poi, hanno ribadito il loro dispiacere per l'accaduto».
I responsabili del fatto non si sono limitati alle parole, ma hanno sollevato la famiglia dal pagam! ento delle spese. «È stato un modo per risarcirci de! l danno provocato», ha spiegato la signora Bottini, «è vero che hanno sbagliato, ma hanno anche riparato».
Perplesso anche don Roberto, parroco di Lugagnano. «Una cosa del genere non mi era mai capitata», ha affermato, «ma lì per lì non mi sono sentito di dare alcun giudizio, non conoscendo le motivazioni dell'accaduto. Quando me ne sono andato, dopo aver impartito la benedizione, i familiari stavano ancora aspettando che qualcuno della cooperativa arrivasse per dar loro le dovute spiegazioni».
Quando le hanno ricevute, dopo lo sconcerto iniziale, i familiari si sono calmati, hanno accettato le scuse, e hanno atteso che la salma del loro caro venisse sepolta il giorno dopo.
«Da parte mia non c'è alcun risentimento nei confronti dei ragazzi della cooperativa», conclude Orlando Fornasiero, fratello del defunto, «è stato un disguido, non vale la pena sollevare una questione sull'accaduto. Mi h! anno chiesto scusa in mille modi. A noi basta questo, ci siamo già chiariti». La famiglia è certa che si sia trattato di un errore accidentale, di cui si è sentita immediatamente «risarcita».
Ora Domenico Fornasiero riposa in pace nel cimitero di Sona, come voluto dai suoi cari, che hanno lasciato intendere chiaramente che, per loro, ogni polemica ulteriore è puramente superflua.


(L'Arena di Verona, Domenica 14 Novembre 2010)

giovedì 11 novembre 2010

L'alchimista di Molina

MOLINA. Oggi
«Spettacoli di mistero» con l'alchimia di Toni Galeno

Con la figura di Galeno, alchimista, Molina partecipa al festival dedicato ai luoghi leggendari e misteriosi del Veneto dal titolo «Veneto, spettacoli di mistero 2010». Ad organizzare l'evento, che si svolge oggi, è la Pro loco di Molina: in programma un'escursione alle 9 (info al 3280838129) in collaborazione con Camminaparco, associazione Ctg, fra gli antichi sentieri dell'alta valle di Fumane; alle 13 pranzo con pasta e fagioli e cotechino con pearà (11 euro) e visita guidata al mulino de Lorenzo e alla malga con dimostrazioni della macina del grano e della fabbricazione del formaggio. Il momento più atteso della giornata, carico di mistero, sarà alle 17,30 quando si svolgerà lo spettacolo itinerante per le vie e le corti di Molina a cura dell'associazione culturale Euphonia (nel caso di ca! ttivo tempo, nel teatro parrocchiale) sul «Libro segreto di Toni Galeno, alchimista».
Il vero nome di Toni Galeno era Antonio Rancani, di professione stagnino che viveva in una casa isolata. Benvoluto nella frazione, doveva il suo soprannome al medico e filosofo greco Galeno, grazie alla passione per preparati medicinali, unguenti e creme di erbe. Teneva un libro di ricette davanti al quale faceva strani riti. Morì misteriosamente nel 1940 e si racconta che, al momento di recitare il rosario davanti a casa sua, le candele sulla sua bara si spensero di colpo. G.G.


(L'Arena di Verona, 7 novembre 2010)

giovedì 4 novembre 2010

Comunicato Assolatte: IL LATTE FRESCO E’ SEMPRE UN PRODOTTO “DI PRIMA MANO”

IL LATTE FRESCO E’ SEMPRE UN PRODOTTO “DI PRIMA MANO”

(Milano, 29 ottobre 2010) Che il latte fresco scaduto venga ritirato dai negozi, “ribollito” e rimesso in commercio, è l’ennesima leggenda metropolitana che circola sul web. Ecco cosa accade in realtà.

Ha come protagonista il latte fresco l’ultima “bufala” che sta girando su internet. E’ una mail dove si afferma che il latte fresco scaduto rimasto invenduto viene ritirato dal produttore per essere sottoposto a un ulteriore trattamento termico, riconfezionato e rimesso nuovamente in vendita. Un’operazione che sarebbe consentita dalla legge, per un massimo di 5 volte, e che sarebbe indicata sulle confezioni da una serie di numeri.

E’ tutto falso: per il latte fresco la legge n.169/89 ammette un unico trattamento termico di pastorizzazione a 72°C per 15 secondi massimi, che dev’essere effettuato entro 48 ore dalla mungitura. Inoltre stabilisce che il latte fresco debba contenere almeno il 14% di sieroproteine solubili non denaturate: un valore che può essere rispettato solo effettuando un’unica pastorizzazione. Quindi, quando si acquista una confezione di latte fresco si può stare certi che si tratta sempre di un prodotto “di prima mano”. Il latte fresco scaduto, poi, non può mai essere utilizzato per usi alimentari e quindi non ci sono rischi per il consumatore di ritrovarlo in commercio.

Assolutamente non veritiera anche l’interpretazione fornita su internet dei codici numerici riportati sul fondo delle confezioni di latte in brik. Non si tratta, come si sostiene sul web, del numero dei trattamenti subiti dal latte ma semplicemente dei codici di tracciabilità dell’imballaggio.

Sull’etichetta del latte fresco si trovano invece tante altre indicazioni preziose per fare un acquisto oculato e sicuro. Per scoprirle basta entrare in www.AssoLatteYogurt.it, il nuovo portale realizzato da Assolatte con la supervisione scientifica dell'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), che illustra nel dettaglio anche il processo produttivo del latte e i parametri qualitativi fissati dalla legge.

Le industrie lattiero casearie lavorano nel rispetto della legge e offrono ai consumatori prodotti sicuri, garantiti e controllati in ogni momento della loro vita commerciale. Quello che si è verificato è dunque l’ennesimo caso di disinformazione sul latte fresco, un prodotto che probabilmente ha un solo difetto: quello di non averne.


Per maggiori informazioni:
Carmen Besta Assolatte tel.02-72021817
Elena Vincenzi Ufficio stampa Assolatte c/o Fruitecom tel.059-7863894

Nata nel 1945, Assolatte - Associazione Italiana Lattiero Casearia - è una libera associazione industriale. Assolatte è l'organo nazionale preposto a rappresentare e tutelare gli interessi economici e sindacali delle imprese che operano nel comparto lattiero caseario.
Le 300 realtà che aderiscono ad Assolatte rappresentano, in termini di fatturato, il 90% dell'intero comparto industriale nazionale del settore lattiero caseario.

Lungo la A4 un nuovo avvistamento di Melissa...























Domenica 14 novembre 2010 alle 15,30 nuovo avvistamento di Melissa sull'A4....

Al Saporè di San Martino Buon Albergo (Verona), dopo il successo del reading di Ognissanti, torna l'antologia "Melissa e dintorni" con una presentazione organizzata dall'editore Delmiglio e la lettura di alcuni racconti.

Al termine gustosa merenda con la magnifica pasticceria di Renato e Samantha, prezzo concordato 5 euro.

Il mistero della valigia rossa a Malpensa

MALPENSA
Il mistero della valigia rossa
Compare spesso sui nastri trasportatori dei bagagli e fa fermare il cronometro che indica il tempo tra atterraggio e riconsegna. Rimpallo di responsabilità tra le società di handling


Una valigia misteriosa, che compare spesso sui nastri di Malpensa. L'ha notata più di un viaggiatore in fila davanti ai nastri trasportatori che consegnano i bagagli. E stamattina il Corriere della Sera ha portato allo scoperto il caso, attraverso la segnalazione di un lettore: «ho notato più volte – scrive il lettore del Corriere - come a Malpensa, sul nastro trasportatore di bagagli, appaia spesso una valigia rossa come prima valigia consegnata». La lettera fa notare come la comparsa della valigia rossa – riempita di vecchi giornali – abbia anche una conseguenza pratica: «la fortunata valigia fa fermare il cronometro che appare sui monitor che indica il tempo trascorso tra l'atterraggio e la consegna del primo bagaglio. Purtroppo dopo la valigia rossa, il nulla per 20 minuti prima che le altre valigie appaiano sul nastro». La segnalazione al Corriere chiama in causa direttamente il gestore aeroportuale, Sea. E qui nasce il mistero: di chi è la misteriosa valigia rossa?

Sea respinge al mittente le accuse e anzi si dichiara in qualche modo parte lesa: «Il caso documentato dal lettore – spiega una nota della società - fa riferimento a un volo gestito da un handler in concorrenza con Sea Handling (100% controllata Sea) e quindi Sea non avrebbe ovviamente nessun interesse a falsificare in positivo il dato di riconsegna del bagaglio». Il comportamento sarebbe però ingannevole nei confronti dei passeggeri e danneggerebbe la stessa Sea, perchè sarebbe una forma di concorrenza sleale. L'operatore che assicurava il servizio bagagli su quel volo era infatti la società internazionale di handiling Aviapartner. «Per questa ragione Sea sta valutando eventuali azioni legali nei confronti dei responsabili dell’accaduto». Anche perchè il passeggero-lettore ha aperto il bagaglio senza autorizzazione. Sea spiega che l'uso di un “bagaglio test” è una proceduta «che tutti gli handler utilizzano per sbloccare eventuali valigie o zaini che rimangono incastrati sui nastri di riconsegna. A tal fine sono appesantiti (in questo caso con riviste) e per tale ragione i passeggeri possono averli visti spesso».

La procedura viene confermata anche da Aviapartner, che però specifica che – in una nota stampa diramata nel pomeriggio – che la valigia rossa non era di sua proprietà e che «Aviapartner non applica questa procedura e pertanto si ritiene estranea ai fatti denunciati dal passeggero».
E la rilevazione del tempo di riconsegna “alterato”? Secondo Aviapartner «il primo bagaglio scaricato dal volo in questione è stato consegnato dopo 16 minuti, come confermato dal sistema di rilevazione aeroportuale». Quindi la società non avrebbe avuto alcun vantaggio.
La domanda rimane: di chi è la valigia rossa?

4/11/2010
Roberto Morandiroberto.morandi@varesenews.it

http://www3.varesenews.it/gallarate_malpensa/articolo.php?id=186939

martedì 26 ottobre 2010

Il vampiro è nato donna? Conversazione a Ferrara

COMUNE DI FERRARA
CENTRO ETNOGRAFICO FERRARESE

IL VAMPIRO È NATO DONNA?
I non morti e le vamp dalla tradizione popolare alla letteratura di genere,
alle mode mediatiche.

Conversazione
alla Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara
28 ottobre 20010


COMUNICATO STAMPA


Halloween è alle porte e una chiassosa schiera di morti redivivi, di zombie e di vampiri dal canino ipertrofico invaderà le strade americane e pure le scuole e le discoteche italiane. Merito o colpa, a seconda dei punti di vista, della globalizzazione mediatica. In ogni caso i vampiri sono tornati di gran moda, le seducenti vampire da oltre un secolo giù di moda non sono mai andate. Forse perché il vampiro è nato donna?

Confrontando tradizioni popolari, recenti scoperte archeologiche, invenzioni letterarie e cinematografiche, e altri linguaggi popolari come illustrazioni e fumetti, Roberto Roda del Centro Etnografico intratterrà il pubblico sul fascino della donna vampira, giovedì 28 ottobre alle ore 16.30 a Ferrara presso la sala Agnelli della Biblioteca Ariostea, in via Scienze 17, nell’ambito delle conversazioni etno-antropologiche del ciclo IL PRESENTE REMOTO.

Gli adolescenti e le giovano generazioni occidentali stravedono oggi per i vampiri letterari e cinematografici della saga di Twilight e le librerie presentano interi scaffali dedicate alle storie di nuovi e insoliti vampiri che l’industria del libro sforna ormai a getto indiavolato. I vampiri sono tornati in gran spolvero, incassano al botteghino e nelle librerie. Spesso lasciano anche buone prove di sè come nei romanzi di Anne Rice, o ne La città senza tempo di Enrique Moriel.
Sebbene le creature redivive e succhiasangue appartengono alle tradizioni leggendarie di differenti comunità umane, per tutti il Signore indiscusso dei vampiri rimane sempre lui, Dracula, che in realtà non appartiene a nessuna tradizione etnica essendo una riuscita invenzione letteraria della fine dell’Ottocento, che poi il cinema del Novecento ha trasformato in una icona popolare. Con Dracula, il vampiro si è ritrovato ad indossare gli abiti maschili del tombeur de femmes, di dandy della belle époque e la terra dei vampiri per antonomasia è diventata la Transilvania. Eppure le figure che nelle società antiche hanno caratteristiche vampiresche sono, di norma, figure femminili e persino uno dei più affascinanti vampiri del soprannaturale ottocentesco nasce donna: è Carmilla, l’inquietante creatura scaturita nel 1872 dalla fantasia di Sheridan Le Fanu, e poi diventata madre di una pletora di successive vampire dell’iconicità mass-mediatica.
Carmilla tuttavia non è transilvanica, ma di una regione europea non lontana dall’Italia, la Stiria, divisa fra Austria e Slovenia. Ed ecco allora che nel grande gioco dell’immaginario si aprono nuove strade che portano all’indietro verso la storica alchimista slovena Barbara di Celje, in avanti verso gli Stati Uniti e verso l’industria di Hollywood dove Theda Bara, star del muto, traformerà a partire dal 1915 la vampira in “Vamp”. La vamp di celluloide, la vampira metaforica distruttrice di maschi, abbandonerà così i lunghi canini per indossare gli abiti attillati e scollati della femme fatale, della dark lady idolatrata dal cinema noir e dalla letteratura poliziesca hard boiled resa celebre da Cain, Hammett, Chandler e Spillane. Ma Carmilla ha il merito di essere pure madrina dell’erotismo pop e psichedelico della cinematografia visionaria anni ‘60 e ‘70, quella firmata dalla Hammer Film e da registi come l’ispanico Jesus Franco e il transalpino Jean Rollin, che rivoluzionarono il genere. Persino sono debitrici a Carmilla le sexy succhiasangue dei fumetti sexy-horror, come Zora la vampira creata nel 1972 dallo scrittore Giuseppe Pederiali.
E proprio sul fumetto chiuderà la conversazione presentando un ospite d’eccezione, un superlativo disegnatore di fumetti (e di vampire): Nicola Mari.

L’ospite: Nicola Mari
Ferrarese ormai consacratosi a livello internazionale, Mari è oggi punta di diamante degli illustratori di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo, prodotto dalla casa editrice Sergio Bonelli che da otre 20 anni rappresenta un fenomeno assolutamente unico della letteratura disegnata italiana.
Mari è diventato disegnatore professionista di fumetti alla fine degli anni ottanta dopo aver terminato gli studi artistici presso l’istituto Dosso Dossi di Ferrara. Il segno di Mari è facilmente riconoscibile, essenziale, moderno, a volte quasi geometrico, prevalentemente drammatico. Insieme a Germano Bonazzi, Roberto Zaghi e altri è partecipe di quel gruppo di autori che dai primi anni novanta hanno saputo imporre il nome di Ferrara all’attenzione dell’universo delle nuvole parlanti italiane, al punto da definire, idealmente, quella che in ambito editoriale nazionale viene oggi chiamata, e con ragione, “Scuola ferrarese del fumetto”

Al termine dell’incontro Nicola Mari sarà a disposizione del pubblico per dare spettacolo col suo disegno e per realizzare e firmare schizzi autografi.

Ferrara, 25 ottobre 2010.

La leggenda di Legnago

Secondo una leggenda, "Lematho", partito dalla Grecia transitò per questi luoghi dopo aver seguito il percorso del fiume Adige. Una volta giunto a Legnago si fermò ad ammirare le campagne fertili e ad assaporare l'aria salubre: fu proprio lui a battezzare il territorio come "Lemniacum", ovvero Legnago, come riportato nei primi scritti relativi a questo paese.

(L'Arena di Verona, 26 ottobre 2010)

lunedì 25 ottobre 2010

Una bufala sul latte

Latte di… bufala - 25/10/2010 da webnews.it


Nei giorni scorsi ricevemmo la prima segnalazione, e la sensazione fu immediata ed istintiva: si tratta di una bufala. Le prime ricerche online non sembravano però dare risultati apprezzabili, il che altro non significava se non il fatto di trovarsi di fronte ad una bufala non troppo vecchia o quantomeno non ancora smascherata. Nella giornata di oggi il Corriere della Sera ha però offerto il proprio contributo in merito, sbugiardando definitivamente la bufala del latte bollito e dei numeri che è possibile leggere sul fondo al cartoccio.

La bufala (termine forse improprio, se si tratta di qualcosa legato al latte) è arrivata a migliaia di utenti in uno dei classici passaparola via mail nei quali le notizie prendono vie incontrollate e, facendo leva sulla curiosità dell’informazione passata, si moltiplicano a colpi di “inoltra”. Secondo quanto riportato nella mail, il fondo di tutti i cartocci del latte contiene una sigla identificativa composta dai numeri “1 2 3 4 5″: in taluni casi uno di questi numeri potrebbe non essere stampato, oppure potrebbero essere presenti in serie tutti e cinque. Il teorema indicato nella mail è quello per cui tale codice servirebbe per segnalare il numero di volte in cui il latte è stato trattato con bollitura ed in seguito rimesso sul mercato nonostante il superamento della data di scadenza.

Tutti i cartocci del latte hanno il codice "12345" impresso sul fondo della confezione
La forza della bufala in questione è nel fatto che il codice risulta effettivamente presente sui cartocci del latte (provare per credere), ma il suo significato è perlopiù sconosciuto. In questo vuoto informativo si inserisce una mail virale dai contenuti fasulli e dalle accuse tendenziose: la presenza del codice e l’eventuale assenza di uno dei cinque numeri significa che si è di fronte a latte ribollito più volte e pertanto privo di qualità.

La risposta giunge, grazie al Corriere, direttamente dal gruppo Tetrapak: «si tratta di numeri utili per la rintracciabilità del materiale di imballaggio e non hanno niente a che vedere con l’alimento confezionato. Questi allarmi infondati, rischiano di minare la fiducia dei consumatori in un alimento come il latte del tutto sano ed essenziale».

La bufala è smascherata. L’occasione è buona per perpetrare due consigli differenti. Il primo è di Andrea Ghiselli, dell’Istituto di ricerca per gli alimenti e la nutrizione: il latte fa bene poichè ricco di calcio e vitamina B, dunque anche in età adulta bisognerebbe berne almeno un paio di bicchieri al giorno. Il secondo consiglio è invece il nostro: meglio evitare l’inoltro di email di questo tipo perchè, invece di fare utile comunicazione nei confronti dei propri conoscenti, si rischia di coinvolgerli in malainformazione, truffe o bufale di ogni tipo.

http://www.webnews.it/2010/10/25/latte-di-bufala/

domenica 24 ottobre 2010

Notte di Ognissanti. Melissa, il fantasma dell'A4











Nella notte del 29 dicembre 1999, in quattro autostrade altrettanti automobilisti furono partecipi, tanto reciprocamente distanti quanto inconsapevoli, di un evento sconvolgente: tutti investirono - o rischiarono di investire - la stessa ragazza, che in tre casi si rivelò essere una visione. Da lì sarebbe nato il caso di Melissa, il fantasma dell'A4, sapientemente raccolto e veicolato da Danilo Arona, maestro del brivido.

Il Consorzio Proloco Valpolicella, Excellence Club e la Libreria il Minotauro,
in collaborazione con Associazione Il Corsaro Nero, Comitato Salgariano Valpolicella, Premio di Letteratura Avventurosa "Emilio Salgari", Associazione Il Lupo della Steppa, Delmiglio Editore e Cantina Salgari F.lli
sono lieti di invitarvi al tradizionale appuntamento di lettura di Ognisssanti
domenica 31 ottobre 2010 alle ore 17.30 presso la Libreria il Minotauro a Verona.

L’evento rientra nel cartellone regionale Veneto Spettacoli di Mistero.

Gli attori David Conati ed Elisa Cordioli interpreteranno dei racconti fantastici inediti ambientati nel Veneto, opera di autori di tutta Italia, molti dei quali presenti, che si confronteranno sulla vicenda presso la libreria Il Minotauro.
Una raccolta dei racconti sarà disponibile in libreria ad opera di Delmiglio Editore, con introduzione di Danilo Arona.

Al Termine verranno distribuiti dolcetti e offerta una degustazione Vini Valpolicella a cura della Cantina Salgari F.lli

Gli autori dei racconti:
(in ordine alfabetico)

Maria Silvia Avanzato
Roberto Bonadimanti
Daniele Bonfanti
Giuliana Borghesani
Rosa Tiziana Bruno
Riccardo Coltri
Gaia Conventi
Simona Cremonini
Emanuele Delmiglio
Federico Fuggini
Antonella Iannò
Maria Giovanna Luini
Rosanna Massa
Andrea Mucciolo
Vittorio Rioda
Sonia Salgari

Ingresso gratuito
Non accessibile ai portatori di handicap

Per informazioni:
Consorzio Pro Loco Valpolicella
info@valpolicellaweb.it - tel./fax +39 045 7701920

Excellence Club
club@excellencebook.it – tel. +39 045 8781118

sabato 16 ottobre 2010

Il finto caso umano smascherato dalle Iene

da La Voce di Mantova, quotidiano, 15 ottobre 2010




Sale in auto con la spesa e trova un bandito

da L'Arena, il giornale di Verona
Domenica 26 Settembre 2010 PROVINCIA Pagina 33

SONA. Panico alle 13.30 davanti alla Grande Mela. La signora tenta la fuga per due volte, ma il suo aggressore non demorde e le ordina di non gridare e stare ferma
Sale in auto con la spesa e trova un bandito
La donna minacciata in pieno giorno con una pistola caricata a salve Chiede aiuto urlando, arrivano i vigilantes e bloccano il rapinatore


Esce dal supermercato, sale in auto e viene minacciata con una pistola da un uomo. Sono stati momenti di terrore quelli vissuti da una donna di 35 anni di Sona a La Grande Mela.
Erano le 13.30. Lei era appena uscita dal supermercato Rossetto che si trova al piano superiore del centro commerciale. Stava sistemando i sacchetti della spesa all'interno del portabagagli della propria auto, una Bmw, posteggiata al parcheggio esterno de La Grande Mela. Quando è salita a bordo, pronta per ripartire avendo già inserito la retromarcia, si è trovata in macchina sul lato passeggero uno sconosciuto. Non è difficile immaginare lo sconcerto della donna quando l'uomo ha iniziato a minacciarla ordinandole di non muoversi e di non fiatare.
Il bandito le ha mostrato una pistola che aveva sotto la! giacca. Presa dal panico, la donna, invece, di rimanere immobile ed eseguire gli ordini dell'aggressore, d'istinto è uscita dall'auto e, terrorizzata a cominciato a urlare e a chiedere disperatamente aiuto, nella speranza che le sue grida attirassero l'attenzione di qualcuno. Ma nessuno era lì per intervenire. Sorpreso dalla reazione della donna, l'aggressore è uscito a sua volta dalla Bmw. Le chiavi dell'auto erano rimaste a bordo. Forse anche per questo motivo la signora, sempre più spaventata, ma senza perdersi d'animo, è ritornata in macchina, sperando di approfittare del fatto che l'uomo non era più nell'abitacolo.

Si è seduta al posto di guida e ha cercato di mettere in moto l'auto per ripartire e sottrarsi al suo aggressore una volta per tutte. Il tentativo della signora è stato però inutile. L'uomo non si è lasciato sorprendere e con uno scatto è ritornato sui suoi passi ed è riuscito a risalire in aut! o a fianco alla donna. I due si sono ritrovati a rivivere la s! cena iniziale. L'uomo ha ripreso a minacciare con la pistola la vittima intimandole di non muoversi più e di non fiatare. La donna ha tentato nuovamente la fuga, questa volta però ricordandosi di prendere con sé le chiavi della macchina. Allontanandosi dalla vettura la donna ha ripreso a urlare a squarciagola, stavolta con più fortuna. Le sue grida hanno attirato l'attenzione di alcuni passanti che hanno allertato gli addetti alla sicurezza del centro commerciale che sono riusciti a raggiungere e bloccare l'aggressore.
Sono poi intervenuti i carabinieri di Sommacampagna, che hanno messo le manette e identificato l'uomo, noto alle forze dell'ordine. È Giuseppe Bollara, 47 anni, di San Martino Buon Albergo ma originario di Agrigento, con precedenti per ricettazione, furto, rapina, truffa, violenza e minaccia a pubblico ufficiale. Portato in caserma, Bollara, che aveva effettivamente con sé una pistola a salve, ha spiegato ai militari che la s! ua intenzione era „solo‰ quella di chiedere alla donna di cambiare alcune banconote. È stato trasferito al carcere di Montorio. È accusato di tentata rapina.

Strane luci nel cielo di Persichello

da La Provincia di Cremona, quotidiano, 27 settembre 2010