domenica 26 agosto 2012

La ninfa Silvia a Valeggio sul Mincio, leggende e polemiche


L'Arena
sabato 25 agosto 2012 

VALEGGIO SUL MINCIO. Sarà inaugurata venerdì 31 agosto la statua che rappresenta l´innamorata del fiume Mincio

Una dimora per la ninfa Silvia
E il «Nodo d´amore» si stringe

Il busto creato da Zucchetta e voluto dai ristoratori  sarà posizionato sulla fontana in via Jacopo Foroni Veronesi: «Suggellerà la leggenda nata 19 anni fa»

«Finalmente la ninfa Silvia avrà una sua dimora nel centro storico di Valeggio». 
Ad annunciarlo è Gianni Veronesi, segretario Arv e anima della Festa del Nodo d´Amore, cui è legata la ninfa Silvia, protagonista assieme a Malco della leggenda creata dall´orafo veronese Alberto Zucchetta. 
La statua verrà posizionata sulla fontana in via Jacopo Foroni il 31 agosto in occasione dell´apertura della manifestazione Tortellini e dintorni. «Dopo alcuni anni di annunci nelle conferenze stampa», dichiara soddisfatto Veronesi, «la fusione del busto della ninfa innamorata del fiume Mincio è una realtà. L´ Associazione ristoratori l´ha voluta fortemente per suggellare una leggenda nata 19 anni fa. Diventerà un simbolo per la cittadina famosa per la sua enogastronomia in tutto il mondo, un segno che sottolinea anche l´amore che questa gente ha per il suo territorio». 
Veronesi spiega anche perché la scelta sia caduta su via Jacopo Foroni che gode di uno dei più belli cannocchiali ottici verso il castello: «Questa collocazione è stata scelta perché alle spalle come sfondo c´è il castello di Valeggio. Ora la fontana è un po´ decentrata ma il prossimo anno probabilmete verrà spostata di alcuni metri più centralmente in via Jacopo Foroni. Così, quando i turisti passeranno e scatteranno delle fotografie porteranno con sé un bel ricordo di Valeggio. Come associazione Ristoratori, siamo felici di aver raggiunto anche questo traguardo, preludio al ventesimo appuntamento della Festa del Nodo d´amore che sarà nel 2013 e nel quale verranno programmate altre iniziative importanti per il turismo locale. L´opera è stata finanziata con degli accantonamenti che vengono dagli ultimi tre anni della Festa del Nodo d´Amore».
Particolarmente contento anche Alberto Zucchetta, che dal 1997 è cittadino onorario di Valeggio: «Sono trascorsi dodici anni da quando proposi all´Associazione ristoratori di Valeggio di creare un simbolo ispirato alla ninfa Silvia, il personaggio più suggestivo della leggenda del Nodo d´amore», racconta. «L´intenzione era quella di creare una nuova icona per la città di Valeggio che promuovesse non solo l´aspetto della civiltà della tavola locale, ma tutti gli aspetti culturali, artistici e ambientali che attraverso la produttività dei vari settori collegati creassero turismo e visibilità. 
Così vede la luce un´ icona legata ai sentimenti dell´amore eterno che bene si adatta alle potenzialità di Valeggio e Borghetto e che darà concretezza alla leggenda che già da sola ogni anno contribuisce a convogliare migliaia di persone in uno dei siti più belli del nostro Paese. Una realizzazione che ho voluto donare a questa città, che mi ha conferito la cittadinanza onoraria». 




L'Arena
domenica 26 agosto 2012

VALEGGIO. Criticata la scultura legata alla leggenda del Nodo d´amore creata da Zucchetta: «Mettetela a Borghetto»

Residenti e associazioni contro la ninfa Silvia: «È fuori posto»

Protestano anche i «navigatori» di Facebook: «Sulla fontana meglio il busto di Jacopo Foroni musicista che dà il nome alla via»

È una valanga di critiche quella che si è scatenata negli ultimi giorni dopo che il passaparola ha fatto girare la notizia che sulla fontana in via Jacopo Foroni sarebbe stata installata una scultura rappresentante la ninfa Silvia, legata alla leggenda del Nodo d´Amore creata dall´orafo veronese Alberto Zucchetta diciannove anni fa. A schierarsi contro quest´idea dell´Associazione ristoratori, avallata dall´amministrazione comunale, non sono solo i residenti, ma associazioni e privati cittadini e anche il web ribolle. 
Tutti ritengono sia preferibile che sulla fontana si collochi qualcosa di legato all´arte ed alla storia locale.
«Dispiace», rileva Giuseppe Foroni, che la fontana ce l´ha davanti a casa, «che la nuova amministrazione non abbia tenuto presente la nostra contrarietà al posizionamento del bronzo sulla fontana, formulata con una raccolta di firme circa dieci anni fa. Già allora avevamo ventilato l´idea che, come ha fatto Verona con Berto Barbarani, si collocasse semmai sulla fontana il busto di uno dei personaggi celebri di Valeggio, come il musicista ottocentesco Jacopo Foroni (cui è dedicata anche la scuola media, ndr) o venisse celebrato qualche evento storico».
Foroni, che non è parente del musicista ma che conosce benissimo la sua storia avendo fatto ricerche anche in Svezia, dove Foroni era maestro della Cappella reale, rileva: zIn questa via la ninfa Silvia è fuori posto e lontana dal Mincio. Visto che è stata creata in relazione ad un “rito” che si svolge lì forse bisognava posizionarla in un´altra zona più adeguata alla sua storia». 
Dello stesso tenore anche il commento di un altro residente della via, Angelo Bressanelli: «Quando si realizza un´immagine bisogna considerare la storia e l´arte di una comunità, per evitare di posizionare qualcosa che va contro lo spirito del luogo. Musicisti come Domenico o il figlio Jacopo Foroni hanno lasciato un segno nella musica, l´ultimo facendosi conoscere anche all´estero». 
Anche Luisa Castioni, che produce tortellini, ritiene fuori posto la scultura della ninfa Silvia: «Avrebbe più senso se venisse collocata a Borghetto dove si svolge la manifestazione legata al Nodo d´Amore». 
Se tra i vecchi residenti la scultura della ninfa non trova adepti, chi cura o ha curato attività legate al mondo della musica considera questa scelta un vero e proprio danno.
«Chiedo all´Associazione ristoratori, tra cui ho amici fraterni», dichiara Fabio Ciprian, presidente dell´Associazione arti e mestieri musica (Aamm), che ha appena fatto il pienone al Parco Sigurtà con un concerto lirico, «di ripensarci perché quello è uno spazio da destinare a ricordare i musicisti di Valeggio e in particolare Jacopo Foroni, cui abbiamo dedicato un libro nel 2008, a centocinquant´anni dalla morte». Per Fiorella Marangoni, ex presidentessa di Amadeus», associazione attiva per diversi anni nella promozione della musica classica «Valeggio è una città d´arte, ma deve avere memoria dei suoi simboli, altrimenti non ha senso fregiarsi di questo appellativo. Musicisti come Jacopo Foroni vanno tolti dal dimenticatoio e non lasciati solo a far bella mostra nella sala del consiglio comunale». 
D´accordo Stefania Bonfadelli, soprano e presidente dell´Accademia musicale «Jacopo Foroni», che da alcuni anni organizza a Valeggio master class di perfezionamento, soprattutto nel canto: «Valeggio è un paese che non ha bisogno di inventarsi storielle sulle ninfe e false leggende. Non tutti i paesi possono vantare di aver avuto due musicisti come Alessandro Sala e Jacopo Foroni, senza dimenticare la sorella Antonietta, contralto e la figlia di lei Amelia, soprano». 
Anche sul web da alcuni giorni s´è sviluppata una fitta discussione riguardo l´iniziativa, soprattutto sulla pagina facebook «Abitare a Valeggio sul Mincio». «Rabbrividisco al pensiero del bronzo della ninfa», afferma Carmen Clarita Menegotti, insegnante, che ha riscosso notevole approvazione, «e credo rabbrividiscano con me tanti ristoratori e valeggiani degli anni passati, da Aldo Snaider della Lepre a Bepi Bertaiola dell´Antica locanda, dalle sorelle Molinari (chiamate le Gnoche) alle sorelle Darra (le Beate). Mai avrebbero pensato ad una ninfa, ma ad una “fòla" tutta valeggiana. La Ninfa non appartiene alla memoria storica di Valeggio, ma è una costruzione commissionata e, per di più, scaturita per un´occasione e non dalla fantasia o dalla memoria popolare, con tutto il rispetto per l´autore che non c´entra nulla». 





L'Arena
mercoledì 29 agosto 2012

VALEGGIO. Presentata al castello la terza edizione di «Tortellini e dintorni» al via venerdì

Proteste per la ninfa Silvia,
il sindaco trova la soluzione

Tosoni: «La scultura di Foroni  sulla fontana davanti alla chiesa»

È stata presentata ieri al castello scaligero la terza edizione di «Tortellini e dintorni», la tre giorni che dal venerdì al 2 settembre proporrà un fine settimana di enogastronomia e spettacoli, con al centro il tortellino e le specialità del territorio, senza disdegnare incursioni in altre eccellenze alimentari presentate da Slow Food e dai comuni che utilizzano il marchio De.co. (denominazione comunale).
Nella conferenza stampa il sindaco, Angelo Tosoni, è tornato a parlare delle forti proteste sollevate da alcuni cittadini per l´inaugurazione, che si terrà appunto venerdì, di una scultura della ninfa Silvia, legata alla leggenda del Nodo d´Amore, nella via dedicata al musicista ottocentesco Jacopo Foroni. «Collocarla a Borghetto», rilevava il sindaco, «era abbastanza scontato visto che poi lì si dirige un flusso importante di persone. Chi verrà a mangiare nel capoluogo potrà così venire a scattarsi una foto ! con la ninfa Silvia e avere il castello sullo sfondo. I ristoratori si sono assunti le spese e noi abbiamo dato l´ok per il sito. Ciò non toglie che se qualcuno si facesse carico di una scultura dedicata a Jacopo Foroni o Alessandro Sala, potremmo cercare un´altra collocazione, magari posizionando l´opera sulla fontana davanti alla chiesa».
Un´apertura è venuta anche da Gianni Veronesi, segretario Arv: «Quella di via Jacopo Foroni c´è sembrata una posizione ideale, ma nulla toglie che un domani si possa pensare ad una diversa collocazione, magari facendola sorgere dalle acque del Mincio».
(...)

sabato 18 agosto 2012

A Verona la leggenda della Muletta


L'Arena
mercoledì 15 agosto 2012

LA LEGGENDA. È scolpita in legno di fico

La «Muletta» e la pelle
dell´asino di Gesù


Si trova nella cappella a sinistra dell´altare: la statua lignea nota popolarmente come «Muletta», fino all´Ottocento era portata in processione la Domenica delle Palme e nel giorno del Corpus Domini mentre i veronesi la seguivano con rami d´olivo per ricordare l´entrata di Gesù in Gerusalemme, città santa per eccellenza, dove le famiglie ebree dovevano recarsi per celebrare la Pasqua. 
Realizzata in legno di fico e con ogni probabilità risalente al XIV secolo, sconfina nella leggenda. Si dice venne scolpita in Trentino da un monaco che poi l´affidò alle acque dell´Adige. La statua si arenò proprio nel canale dell´Acqua Morta davanti alla chiesa di Santa Maria in Organo (interrato solo dopo la piena del 1882). 
I frati la custodirono per secoli, finché la tradizione della processione ebbe fine per evitare le accuse di idolatria da parte dei protestanti. «Secondo un´altra leggenda», aggiunge Davide Galati, «al suo interno sarebbe conservata la pelle dell´asino che portò sul dorso Gesù. L´animale sarebbe morto a Verona dopo esservi giunto dalla lontana Gerusalemme». E.PAS.


lunedì 13 agosto 2012

Turismo misterioso tra Mantova e Verona

La Voce di Mantova, 14 agosto 2012



Unghiate del diavolo e città sommerse a Gazzo Veronese

La Voce di Mantova, 13 agosto 2012




Stelle cadenti e San Lorenzo, qualche leggenda


Bresciaoggi
venerdì 10 agosto 2012 – LETTERE



Il Martirologio Romano celebra oggi, 10 agosto, san Lorenzo. Fu diacono a Roma nel III secolo. Subì il supplizio del fuoco durante la persecuzione di Valeriano.
Il suo culto è tra i più antichi e diffusi nel Bresciano dal V secolo, legato a istituti di pubblica beneficenza e assistenza fra cui ospizi. La data del 10 agosto era considerata festiva nel XI secolo. Gli Statuti della Valle Trompia, stampati nel 1764, confermavano l´astensione da ogni occupazione lavorativa nel giorno di san Lorenzo.
In molte località, dove il santo è patrono della chiesa o del paese, si tengono tradizionali sagre. A san Lorenzo sono intitolate le parrocchiali di San Lorenzo in città, Angolo Terme, Camignone di Passirano, Carzago Riviera di Calvagese, Alone di Casto, Clibbio di Vobarno, Demo di Berzo, Fiesse, Fraine di Pisogne, Manerbio, Montirone, Novagli di Montichiari, Nuvolera, Palosco, Quinzanello di Dello, Remedello Sopra, Sonico, Soprapo! nte di Gavardo, Tremosine Voltino, Urago d´Oglio, Verolanuova, Zocco di Erbusco, Pozzolengo (provincia di Brescia, diocesi di Verona). Le chiese sussidiarie - quasi sempre ex chiese diaconali della cattedrale e delle pievi - e le cappelle a lui dedicate sono una sessantina, fra cui quella della frazione Promo di Vestone dove si tiene la tradizionale sagra.
La ricorrenza di san Lorenzo ha assunto, fin dai tempi antichi, il significato di festa dell´estate trionfante. Nella notte di san Lorenzo era consuetudine trarre auspici osservando le stelle "filanti" o cadenti, sciame di meteore Perseidi, dette anche "lacrime di San Lorenzo".
Tra le molte leggende, diffusa era quella che a mezzanotte, proprio al battere delle ore, si dovesse scavare nell´orto di casa per cercare il carbone del martirio di san Lorenzo: avrebbe preservato la famiglia da ogni guaio per tutto l´anno.
Il 10 agosto è ricordato dal calendario contadino con molti proverbi: "A san Lorèns la castégna l´è gròssa ´n dènt", "Per san Lorèns, l´ua la tèns", "Se piöf a san Lorèns l´è amò ´n tèmp", la pioggia a san Lorenzo è utile per la campagna.

venerdì 10 agosto 2012

Dal fondo della palude leggendarie campane



L'Arena 
venerdì 10 agosto 2012 – SPECIALI – Pagina 28

TRADIZIONALE APPUNTAMENTO DEL PERIODO FERRAGOSTANO A S. PIETRO IN VALLE DI GAZZO VERONESE

Sagra del Ceson per la
Madonna dell´Assunta

Con l´avvicinarsi del Ferragosto, torna puntuale la sagra del ceson di San Pietro in Valle, per festeggiare la Madonna dell´Assunta. 
La sagra si tiene nei pressi della Chiesa Benedettina denominata "ceson", dove a Ferragosto si celebrano la S. Messa e la Processione dell´Assunta. 
Durante le serate di festa si possono gustare specialità gastronomiche della cucina locale ed intrattenersi con spettacoli musicali.
Al ceson è legata anche una singolare leggenda. Presso la chiesa di San Pietro in Monastero, questo è il nome ufficiale del ceson, vicino ai corsi d´acqua del Tartaro e del Tione, un tempo si estendeva una insalubre palude da cui proverrebbero tristi rintocchi di campane fantasma che, a detta delle locali leggende, si udirebbero fin dai tempi dell´Impero Romano.
La chiesa sarebbe stata costruita dove un tempo sorgeva la colonia romana di Gazza, o di Carpania, dove si idolatrava il dio Appo, raffigurato come un'onda incatenata che commemorava il lavoro fatto per erigere delle maestose ed imponenti mura, con cento torri, che proteggevano la località dalla minaccia delle gonfie acque del fiume e della palude. 
I tristi suoni che sembrano rieccheggiare in precisi periodi, avrebbero annunciato la distruzione dell´antica cittadina di Carpania, invasa dalle acque e non più protetta dal simulacro del dio Appo, rubata dal principe locale. Questa è la leggenda, ma si udirà certamente il rintocco della campana il giorno di Ferragosto, il più atteso della sagra del Cesòn. 

giovedì 9 agosto 2012

Insetti e animaletti invadono il basso Garda?

Invasione di insetti e animaletti sul Garda? Ci ho costruito, in tempi non sospetti, un racconto ambientato a Tremosine e inserito in "(I) racconti fantastici del Garda". A quanto pare ho solo anticipato la cronaca...



Il Giornale di Brescia, 9 agosto 2012



mercoledì 8 agosto 2012

Relitti e tesori, nuovo libro di Folco Quilici

Il Giornale di Brescia, 8 agosto 2012




Performance di Land Art per festeggiare le Olimpiadi


L'Arena 
lunedì 06 agosto 2012



CASTAGNARO. L´enorme ritratto, che occupa quasi 15mila metri quadrati, è stato realizzato sui terreni di famiglia

L´aratro offre a Dorando Pietri
un oro ad honorem sul campo


Con una sua nuova performance di «Land Art»  l´artista Dario Gambarin ha voluto rendere omaggio allo sfortunato maratoneta emiliano



Dopo il grandioso omaggio di 15 giorni fa alle Olimpiadi di Londra ed allo spettacolare grattacielo «The Shard» di Renzo Piano - il più alto di tutta Europa - l´artista Dario Gambarin, castagnarese di nascita e bolognese d´adozione, resta ancora in ambito olimpico, realizzando un´altra enorme opera di Land Art su uno dei campi di famiglia, appena fuori il centro di Castagnaro, nella Bassa veronese.
Questa volta però il poliedrico artista, capace di passare con disinvoltura dalla pittura su tela alle perfomance musicali arrivando appunto fino alla Land Art, è andato addirittura indietro nel tempo omaggiando un grande dello sport - tanto bravo quanto sfortunato - diventato un vero e proprio simbolo dell´atletica italiana: Dorando Pietri. Grazie alla consueta tecnica della realizzazione «a mano libera» con trattore ed aratro, nelle prime ore del mattino di ieri, Gambarin ha dato vita ad un gigantesco ritratto del! maratoneta - occupa, infatti, quasi tutti i 15mila metri quadrati del campo utilizzato - mettendogli finalmente al collo quella medaglia d´oro immeritatamente sottrattagli ai Giochi Olimpici di Londra del 1908.
Pietri, che era originario di un paesino vicino a Coreggio in provincia di Reggio Emilia ma visse quasi tutta la vita a Carpi, passò infatti alla storia per essere stato squalificato subito dopo aver tagliato il traguardo della maratona di Londra 1908 perché, stremato dalla fatica e barcollante, venne sorretto da due giudici di gara. Tra la commozione generale degli spettatori, il maratoneta perse la sua medaglia d´oro, ma le immagini di quel drammatico arrivo fecero il giro del mondo, consacrando Pietri alla leggenda. Particolarmente colpita dalla vicenda fu anche la regina Alessandra, moglie di Edoardo VII, che volle premiare l´atleta con una coppa d´argento dorato. 
«A noi italiani però quella medaglia manca», spiega Gambari! n. «Era giusto quindi mettergliela al collo. Ed il fatto che ! nella mia performance essa appaia addirittura sproporzionata rispetto al resto del corpo non fa che sottolineare non solo quanto sia stata meritata, ma anche che Pietri possa essere identificato come il simbolo di uno sport pulito, di un talento naturale».
Non è comunque solo con questo obiettivo che l´artista castagnarese ha voluto, proprio in occasione delle nuove Olimpiadi di Londra, ricordare l´umile e grandiosa impresa di Pietri, ritratto senza occhi, «appunto perché simbolo». 
«La mia opera», conclude Gambarin, «intende sì celebrare un grande italiano, ma soprattutto ricordare la sua terra natale così duramente colpita dal sisma del maggio scorso. È infatti a quella terra che dovrebbe essere restituita la medaglia ingiustamente sottratta a Pietri».  




«Va fatto tutto in fretta
Senza margini di errore»


Nata alla fine degli anni Sessanta tra gli Stati Uniti d´America e le sconfinate terre dell´Ovest per idea di un gruppo di artisti che intendevano rivalutare l´opera artistica al di fuori dei contesti urbani e dei tradizionali spazi espositivi, la Land Art è stata portata avanti nel tempo da personalità anche molto diverse, con realizzazioni in certi casi addirittura contrastanti. Dario Gambarin, che dopo il famoso ritratto su terra di Barack Obama del 2009 è ormai noto in tutto il mondo, ci tiene però a precisare che la sua è una Land Art fuori dagli schemi, «totalmente ecologica. Io non trasformo nulla e la terra sulla quale opero viene rispettata, non distrutta».
«Per questo», prosegue l´artista che da tempo opera in assoluta libertà, svincolato da galleristi, committenze e quant´altro, «utilizzo i campi esclusivamente nel periodo di latenza tra il raccolto e la successiva semina. La mia Land Art ! perciò può durare anche solo poche ore». Ma come si trasforma un campo in una tela? E come si usa un trattore con aratro al posto del pennello? «Innanzitutto», spiega Gambarin, «bisogna avere molta dimestichezza nella conduzione del trattore. Io ho imparato a guidarlo da mio padre quando avevo ancora sette anni. Poi, chiaramente, è necessario talento artistico, intuito, senso dello spazio. Non traccio mai nulla preventivamente, vado a mano libera, e non vedo niente mentre disegno. L´opera è tutta nella mia testa. Occorrono molta concentrazione e grande rapidità d´azione perché dopo che con il mio passaggio rimuovo una zolla di terra questa può assumere forme diverse. Bisogna terminare tutto molto velocemente senza alcun margine di errore, perché è impossibile ritornare indietro».
I tempi di realizzazione di un´opera vanno di solito da un´ora e mezza a tre. Lo sforzo fisico e mentale porta Gambarin a perdere anche un paio di chili p! er ogni performance.E.P.  

martedì 7 agosto 2012

Bestiari e simbologie a San Pietro


L'Arena
lunedì 06 agosto 2012

ARTE RELIGIOSA. Statue, porte, sculture, colonne: c´è una sorta di zoo

SAN PIETRO BESTIALE

Barbagallo, critico d´arte dell´Osservatore Romano, ha catalogato api, coccodrilli, leoni, serpenti...
Gli animali nella basilica e della piazza sono centinaia

Lo zoo all´interno della basilica di San Pietro catalogato specie per specie, centinaia di animali e - curiosità - un solo gatto. Sandro Barbagallo, critico d´arte dell´Osservatore Romano, ha isolato oltre 60 specie diverse accanto a santi, papi e cardinali e ne ha ricavato un volume dal titolo Gli animali nell´arte religiosa. La basilica di San Pietro in Vaticano (Libreria editrice vaticana, 240 pagine, 33 euro). Nel censimento di questi animali che «ci osservano senza mai farsi notare», come sottolinea Barbagallo, si ritrovano api e colombe, animali fantastici e domestici. A sorprendere non è tanto la mancanza di presenze» familiari e domestiche o la loro collocazionere in angoli nascosti, bensì il fatto che vi siano anche topi, lumache, ghiri e tartarughe. La lettura di questo insolito percorso rivela misteri nascosti e spiega quali sono gli animali che la Bibbia associa al demonio. È il caso del pipistrello, raffigurato sul portale di ingresso della canonica. Questo mammifero alato ha sempre evocato immagini negative per la sua indole notturna, ma è anche stato riscattato dal movimento neoplatonico che «lo ha associato alla natura melanconica e saturnina» fino a diventare un´immagine che allontana il male.

La ricerca di Barbagallo svela che solo dieci animali su cento hanno, in San Pietro, una funzione puramente decorativa. Tutti gli altri seguono una precisa simbologia o allegoria. Durante questo «safari mistico», il critico d´arte si imbatte in una grammatica ermeneutica del simbolismo che si completa con la classicità del mondo greco e romano e lo specifico cristiano. Barbagallo spazia, dunque, dalla Bibbia alle pagine più celebri della letteratura latina e greca alla ricerca del messaggio più nascosto delle specie animali all´interno del tempio della cristianità. Si imbatte in circa 500 api, 470 colombe, 38 leoni e 15 agnelli. Ma anche in 24 serpenti, tre pipistrelli, un coccodrillo e un unicorno. Scopre che il suo lavoro ricuce uno strappo che permette di comprendere quanto c´è dietro alle rappresentazioni di animali come di quella lucertola che si trova sul baldacchino centrale del Bernini o dei delfini sugli ancoraggi del celebre «Campanone» di San Pietro.

«Ho rintracciato storie antiche», scrive nella prefazione Barbagallo, «leggende, favole e miti, prima pagani e poi cristiani». Così facendo, lo storico afferma di aver ridato «voce a un mondo che era diventato muto a causa della trasformazione di una società più abituata a consultare mezzi informatici che ad entrare in una biblioteca per aprire un libro».

IL PERCORSO nel grande zoo di San Pietro inizia all´esterno della basilica, nella piazza racchiusa dal colonnato del Bernini. Qui, un particolare curioso è sfuggito spesso anche agli studiosi: la muta presenza di numerosi animali. La basilica, i sacri palazzi e la piazza sono «abitati» da bestie «in marmo o in bronzo, in pietra o in legno, scolpiti o dipinti, che ci osservano senza mai farsi notare». I primi che si incontrano sono i quattro leoni che sostengono l´obelisco eretto prima in Egitto dal faraone Nenconero e collocato qui per volere di papa Sisto V dopo essere stato al centro del circo dell´imperatore Caligola. Una scelta non casuale: il leone non solo è un elemento di papa Sisto V, ma è anche custode dei luoghi sacri nella maggior parte delle religioni. La ricerca nell´immenso zoo del «vestibolo della cristianità» attraversa dieci capitoli per concludersi nella sacrestia commissionata a Carlo Marchionni, tra il 1776 e il 1784, dove compare un orso. Si trova nello stemma del pontefice attuale, Benedetto XVI, ed è in compagnia di una testa di moro e una conchiglia di San Giacomo. L´orso è in relazione alla vita di Corbiniano: mentre era diretto a Roma, in una foresta, un orso gli sbranò il cavallo. Miracolosamente illeso, il santo si fece portare con i bagagli dallo stesso animale.

DIVERSE sono anche le specie animali che si ritrovano nel Tesoro e tra queste un antico gallo di bronzo dorato a ricordo dell´episodio della Passione in cui Gesù disse a Pietro che lo avrebbe rinnegato tre volte. Non mancano le curiosità come la presenza, come detto, di un solo gatto, per di più, neppure tanto visibile: si trova all´esterno, in una delle due formelle dell´Annunciazione della Porta Santa, quella di destra. Qui, il gatto è seminascosto da un tendaggio e appare incuriosito. Barbagallo, del felino, rimarca la «simbologia ambigua, non solo perché rappresenta contemporaneamente il bene e il male, ma anche perché è del tutto assente nella mitologia greca e latina». Diversamente, fu molto considerato nell´antico Egitto. Ancora, il gatto fu associato dalla Cabala ebraica al serpente, simbolo del male. Poi, nel Rinascimento, divenne al contrario emblema della vita domestica. Come in questo caso. Lo studioso conclude il suo percorso in San Pietro con una riflessione: «Gli animali hanno sempre affascinato l´uomo». Forse perché, in essi, l´uomo «ha cercato e spesso intravisto i suoi stessi difetti e virtù, i suoi istinti più elementari e quelli più perversi». È come dire che «tutto ciò che non poteva accettare di sé, lo ha imprigionato nella pietra, nel bronzo, nel legno o nei colori di un quadro».


lunedì 6 agosto 2012

Bonifiche e leggende a Mantova


La bonifica della collina della Syndial, a Mantova, è anche fonte di leggende...

Gazzetta di Mantova
6 agosto 2012



domenica 5 agosto 2012

Canzoni tra i versanti dei monti


L'Arena 
venerdì 03 agosto 2012

BADIA CALAVENA. L´antica usanza di intonare una canzone verso San Bortolo e ricevere una strofa

Botta e risposta tra i monti
È l´Avoto dei giovani di Sprea

La frazione cerca di resistere anche così, rispettando la storia

Raccontano gli anziani di Sprea che, in tempi in cui messaggini e mail ancora non esistevano, i giovani si radunavano, nelle sere estive, lungo la strada che fiancheggia il Monte Castecche, ed intonavano una canzone rivolti verso San Bortolo, ben visibile sull´altro versante della Val Tanara. Subito dopo, i giovani di San Bortolo rispondevano con una seconda strofa. E così i due gruppi si alternavano in un speciale dialogo canoro a distanza. Questo è ancora oggi, pressoché immutato. Ci sono anziani con bastoni e stampelle e bambini in passeggino. Le poche panchine disponibili sono riservate alle signore meno giovani, che si danno il cambio, mentre l´ombra dell´unica quercia è da sempre per il coro. «Cambiare qualcosa è pressoché impossibile: è una festa religiosa che è così da chissà quanto tempo e ogni piccola modifica, anche nei particolari, rischia di rompere un equilibrio quasi magico», dice Marina Dal Cappello. (...)

sabato 4 agosto 2012

Allarme ufo a Travagliato, ma è una radiosonda



IL CASO
Allarme ufo a Travagliato, ma è una radiosonda
Atterra davanti alla Tau Metalli, struttura avveniristica. Intervengono i carabinieri


La Tau Metalli di Travagliato
Chissà, forse è stata colpa di quell'azienda che sembra la nave madre di Guerre Stellari ad attirarlo. E i dipendenti che lavorano dietro le vetrate futuristiche della Tau Metalli di Travagliato, forse sono più fiduciosi nella vita extraterrestre. Fatto sta che venerdì pomeriggio all'uscita dal turno pomeridiano, nonostante la stanchezza che fa abbassare sguardo e schiena, hanno alzato gli occhi al cielo.

E lì, la visione. Un Ufo, un oggetto volante non identificato. Rosso per di più. Verrà quindi da Marte? Possibile che «Ulisse», «Scipione» e il «Drago» abbiano arroventato così tanto il nostro pianeta da confondere pure il ben noto senso dell'orientamento degli omini verdi (o rossi)? Fatto sta che qualcuno ha ben pensato di chiamare il 113. Non si sa mai. Ma una volta caduto a terra, l'oggetto volante si è rilevato una radiosonda del centro meteorologico di Linate. Un palloncino, un paracadute e una scatoletta per la rilevazione dati. Che delusione.

Pietro Gorlani
4 agosto 2012 | 20:14

http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/12_agosto_4/ufo-avvistato-travagliato-denuncia-carabinieri-2111314205379.shtml

venerdì 3 agosto 2012

Un relitto veneziano nel Garda

L'Arena
venerdì 03 agosto 2012

RITROVAMENTO

Un relitto
veneziano
tra Moniga
e Sirmione


Il lago di Garda continua a riservare sorprese di natura storica. Nei fondali tra Moniga e Sirmione i sub dei Volontari del Garda hanno individuato un´antica imbarcazione da carico. Il naufragio del natante è databile a circa 400 anni fa.
Il relitto che si trova a una profondità di 170 metri è discretamente conservato e ha ancora, pressoché intatto, il carico che trasportava: tegole e piastrelle.
La posizione verticale in cui si trova lascia presupporre che la barca si sia inabissata improvvisamente, probabilmente a causa di un fortunale che sorprese l´equipaggio e fece sbandare il naviglio, che imbarcò acqua fino a sbilanciarsi irrimediabilmente.
Ora questa barca da carico, che risale ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia, attende di essere recuperata.
Certo che se seguirà il destino della galea Veneziana individuata, diversi anni fa, al largo di Lazise o del barcone da carico affondato a inizio ! ´900 davanti a Castelletto di Brenzone, resterà ancora per molto in ammollo. L.B.