giovedì 27 novembre 2014

Salizzole, i cacciatori di fantasmi raccontano le indagini


L'Arena
 giovedì 27 novembre 2014

SALIZZOLE
I «cacciatori»
di fantasmi
raccontano
le loro indagini

I lavori di restauro in corso al castello di Salizzole «risvegliano» i fantasmi. L'appuntamento per gli appassionati del mistero, e con le presunte entità che popolano il maniero del paese, è previsto per domani sera, alle ore 20.30, nella sala civica della fortezza medioevale. Il gruppo «Ghost hunters» di Verona presenterà gli esiti delle nuove indagini e rilevazioni compiute nel corso dell'anno all'interno del castello divenuto di proprietà comunale negli anni Ottanta. 
Dalle precedenti ricerche e dall'analisi delle registrazioni sonore eseguite dagli «acchiappafantasmi» veronesi erano emerse presunte voci, grida e rumori. Tutti fenomeni che farebbero supporre la presenza all'interno della fortezza, abitata da Donna Verde madre di Cangrande della Scala, di anime maschili e femminili vissute in diverse epoche storiche che vanno dal Medioevo sino al Novecento. Fenomeni interessanti che hanno portato il gruppo veronese ad effettuare ! ulteriori approfondimenti tra le stanze del maniero. Ora gli «acchiappafantasmi» sveleranno altri particolari e curiosità emersi dalle ricerche offrendo anche la possibilità di partecipare a un'esperienza di rilevazione tra le mura del castello utilizzando attrezzature altamente specializzate. L.M. 

sabato 15 novembre 2014

Leggende dal Garda a Verona: oggi alla Libreria Minerva



Dal lago di Garda a Verona e ritorno... attraverso vie misteriose e sconosciute!


Si parlerà di streghe, fate e personaggi magici sabato 15 novembre alle 17,30 alla Libreria Minerva di Verona (corso Porta Nuova 86) con l'autrice Simona Cremonini, che presenterà i suoi quattro libri di narrativa e saggistica sulle leggende del lago di Garda, con i quali ha ripercorso e narrato in una nuova veste storie ormai perlopiù dimenticate.
L'evento è inserito nel calendario del festival Spettacoli di Mistero 2014.

Racconti del fantastico, storie di un passato dipinto di miti, misteri, aneddoti incredibili e fatati, sono il filo conduttore che lega, a doppia corsia, le leggende narrate dalla tradizione popolare dei paesi e delle colline attorno al lago di Garda e la narrativa di Simona Cremonini, giornalista e scrittrice che, sull’antico “Benaco”, ha una seconda casa sia personale sia letteraria.

Nel 2012 l'autrice ha pubblicato il saggio "Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda" e l'antologia "I racconti fantastici del Garda"; nel 2013 il saggio "Misteri morenici"; nel 2014 "Garda Doble", quattro storie sul tema del doppio ispirate a leggende e storie del lago di Garda.

Per info: www.leggendedelgarda.com - info@libreriaminerva.org - Tel. 045/8003089.

Leggende della pianura e di Legnago


ALLA PIEVE DI S. SALVARO
In scena racconti e leggende della Pianura 
Uno spettacolo divertente 
su origini e fatti legnaghesi

Nella Pieve di S. Salvaro il Consorzio Pro Loco Basso Veronese, in collaborazione col Comune di Legnago e l'associazione Gruppo Giovani di S.Pietro di Legnago organizzato il 22 novembre la serata: "Aiuto! C'è un coccodrillo in valle... la leggenda della nascita di Legnago". Tratto dal libro di Francesco Occhi e Augusto Garau. La tradizione orale tramandata da generazioni narra di gruppi provenienti dalla Grecia in cerca di terre per coltivare la vite che si fermarono nell'attuale Begosso chiamandola Begontio in cui produssero un vino ottimo risultato che non ebbero però quelle famiglie che spostatesi a Nord fondarono un paese chiamandolo Lignito. Altra storia quella del restauro della Pieve di S. Salvaro a S.Pietro di Legnago il cui prete don Trecca per coprire le spese pensò bene di dire che c'era un coccodrillo nelle Valli Grandi Veronesi e se veniva catturato lo avrebbe messo in mostra. E mentre alcuni giovani, superata la paura, iniziarono la caccia il sacerdote si procurò la pelle di un coccodrillo che poi espose dopo vari mesi. Per vedere la "bestia feroce catturata e uccisa" la gente doveva pagare un biglietto e col ricavato... Storia e, leggende da cui sono tratti un libro e un cortometraggio: resta che Legnago fu fondata da popolazioni legate alla civiltà greca e che la Pieve fu restaurata con un simpatico imbroglio.

L'Arena
sabato 15 novembre 2014 – INSERTI

I sussurri dei fantasmi a Isola della Scala


Isola della Scala, il fascino e la tradizione
del festival «Veneto, spettacoli di Mistero»


Novembre", in Veneto, si traduce solo con un'altra parola: "Mistero". 
Torna, infatti, l'ormai tradizionale Festival dedicato interamente ai luoghi leggendari e misteriosi della regione che, per tutto il mese, terrà banco dalle montagne alle coste, dai laghi alla laguna, dalle pietre dei borghi antichi ai marmi sontuosi delle città d'arte. 
L'edizione 2014 di "Veneto: spettacoli di Mistero" vedrà nelle piazze, nelle ville, le aie, i teatri, i castelli, i giardini, la rivisitazione delle antiche leggende del territorio, spesso provenienti direttamente dalla tradizione orale, in una infinita teoria di fascinazione e di scoperta. 
Promosso dalla Regione Veneto, il Festival del Mistero è organizzato dalle Pro Loco aderenti all'Unpli, che daranno vita ad oltre duecento eventi per rievocare  storie di streghe e di demoni, di folletti dispettosi e di fate generose, di antichi tiranni la cui vita sanguinaria è circonfusa di leggenda e di mille fantasmi pronti a essere evocati per raccontare i segreti più nascosti. 
A Verona il festival fa tappa a Isola della Scala domenica 16 novembre nello spettacolare scenario di Villa Boschi con una serata dal titolo "I sussurri dei Fantasmi di Villa Boschi". La visita teatralizzata si muoverà attraverso le sale di Villa Boschi (secc. XVI-XVIII) alla luce di sole candele; saranno rappresentate alcune fra le pagine più buie della storia isolana soffermandosi, in particolare, sul personale tormento dei protagonisti e delle loro anime dannate. Presenze inquietanti ed allestimenti saranno dislocati lungo il percorso. A condurre i drappelli dei visitatori sarà un essere dall'aspetto inquietante, capace di evocare i fantasmi. 
Un grande fuoco, alla fine, farà ricadere i fantasmi nell'oblio della storia.
 Organizza la Pro Loco di Isola della Scala in collaborazione con Compagnia dell'Arca, Comune di Isola della Scala, Villa Boschi. 
La manifestazione sarà supportata da una degustazione del prodotto tipico "risotto all'isolana" (con carne di maiale e vitello) accompagnato da vino del territorio veronese. Maestosa ed elegante, la villa si eleva a testimoniare la lunga storia dei nobili proprietari terrieri che l'hanno abitata e che da queste mura hanno governato le messi e i profitti delle immense coltivazioni circostanti. Una serata misteriosa con un fascino particolare. 

L'Arena 
sabato 15 novembre 2014 – INSERTI

giovedì 13 novembre 2014

Fiera di Cavalcaselle, ne parlava anche Dante?

L'Arena
giovedì 13 novembre 2014

Dante ne aveva parlato
nel XX canto dell'Inferno


Anche Dante avrebbe conosciuto la fiera di Cavalcaselle durante il suo primo soggiorno a Verona, ospite della Signoria scaligera. Lo sostiene il professor Giorgio Vandelli, appassionato di storia locale, che in una terzina del XX canto dell'Inferno ha riconosciuto il colle San Lorenzo, luogo di ritrovo dei pastori che praticavano la transumanza dal Baldo a valle e viceversa. La terzina precede quella dedicata a Peschiera e alla fortezza che andava delineandosi sotto la dominazione scaligera. Ecco i versi che farebbero riferimento al colle San Lorenzo e alla fiera: «Luogo è nel mezzo là dove 'l Trentino / pastore e quel di Brescia e 'l Veronese / segnar porìa, se fesse quel cammino». «Questa terzina è una delle più discusse», spiega, «perché nessuno dei commentatori nazionali era stato informato dell'esistenza di una fiera dei pastori sul colle di San Lorenzo, che domina Peschiera, «seduta in basso», e anche l'inizio del fiume Mincio che si dirige verso il Po». La marcia in più della sua interpretazione starebbe nella descrizione del territorio: prima l'immagine del colle, luogo d'incontro dei pastori; poi quella di Peschiera, visibile dal colle con il lago; infine, nelle terzine seguenti, l'immagine del Mincio e del lago che «fassi fiume giù per verdi paschi». Curiosità nella curiosità, Vandelli ha studiato questi versi su una vecchia edizione della Commedia edita da Hoepli con commento critico di Giuseppe Vandelli, filologo e letterato modenese vissuto tra il 1865 e il 1937, che il «nostro» Vandelli non esclude essere un suo lontano parente. Il commentatore modenese era giunto però a conclusioni diverse, seppur non definitive: aveva individuato – fornendo la versione poi accreditata da altri critici danteschi – quel «luogo nel mezzo» nell'isola del Garda, la più grande del lago situata sulla sponda bresciana davanti al promontorio di San Fermo nel Comune di San Felice del Benaco. I «pastori» non sarebbero così gli uomini dediti alla pastorizia, bensì i vescovi di Trento Brescia e Verona cui l'isola era soggetta ecclesiasticamente. «Chi vuole discuterne può venire sul colle durante la fiera domenica e lunedì», annuncia Giorgio Vandelli aprendo il confronto. K.F.

mercoledì 12 novembre 2014

lunedì 4 agosto 2014

Minerva, dea di Manerba festeggiata il 4 agosto


LIBRI. In Garda Doble di Simona Cremonini



Minerva, dea di Manerba
festeggiata il 4 agosto

Piera Maculotti

Mitologia, leggende, magia. È la dimensione del «Fantastico Garda» che appassiona da tempo la giornalista Simona Cremonini, cultrice di tutto ciò che di visibile e invisibile riguarda il Lago, come attesta il nuovo «Garda Doble» (Pre- sentARTsì Bottega di prodotti culturali di Castiglione delle Stiviere) dedicato al tema del doppio.
Quattro storie, un unico scenario: l'amato Benàco. Il dio delle acque dolci, cinto d'alloro, tra putti e agrumi regge due argentei carpioni: è l'immagine (di un quadro del Comune di Gargnano) che suggella i due-e-due quattro racconti del libro.
IL DIO Benàco chiude una narrazione che si apre con Atena, la romana Minerva, dea di Manerba festeggiata dal calendario pagano proprio il 4 agosto. E' scritto ne «Il Giorno della Dea» dove la giovane Acilia risale il crinale della Rocca di Manerba; porta l'olio sacro per la cerimonia, aspira a divenir vestale di Minerva...
Anche la coetanea Anna, lo stesso 4 agosto, percorre lo stesso pendio. Dal tempo romano ai nostri giorni: due destini distanti, due «feste» di- verse...
«Eguales»: si chiamano invece le due spaventose gemelle del successivo racconto: «Di sangue in sangue».
La strega Virginia, la dea Garda, una ninfa... e l'anguana Dora, a Lazise...
Vicende d'oggi ed echi anti- chi anche «Al di là del lago»: una doppia vita tra la costa bresciana e la veronese, un in- quietante mistero...
Infine ne «Il destino in una profezia» Simona Cremonini rinarra la leggenda di Limone e Grineo, figli del dio Benàco, fino a risalire al «nonno», il dio Nettuno. •

mercoledì 23 luglio 2014

Manto sibilla del lago di Garda: sabato a Castiglione delle Stiviere


a Castiglione alla Notte Bianca dei Libri del 26 luglio

In “Garda Doble” si scopre Manto sibilla del Garda
L’indovina che fondò Mantova tra i personaggi del libro di Simona Cremonini




Manto, l’indovina che secondo la leggenda fondò la città di Mantova, è protagonista non solo dei miti del territorio virgiliano ma anche di quelli del lago di Garda: e così Manto diventa la vera e propria “sibilla del lago di Garda” in “Garda Doble”, libro di narrativa della scrittrice mantovana Simona Cremonini.



Il libro sarà alla Notte Bianca dei Libri a Castiglione delle Stiviere sabato 26 luglio con una presentazione alle 21,30. L’autrice parlerà del nuovo libro Garda Doble, che prosegue il lavoro di ricerca e narrazione svolto negli ultimi anni concretizzato in tre saggi che raccolgono leggende e misteri del territorio del lago di Garda e delle colline moreniche, e due libri di genere fantastico che in forma narrativa raccontano vecchie e nuove storie del lago di Garda prendendo spunto dalle leggende locali.

La particolarità di Garda Doble è, oltre all’ambientazione gardesana, un ulteriore tema che fa da filo conduttore, ovvero il “doppio”, trattandosi di due storie attorno a personaggi “doppi” (le gemelle Les Eguales e i gemelli semidei Limone e Grineo) e due storie con ambientazioni doppie nel tempo e nei luoghi.
In una delle quattro storie di Garda Doble Manto, attraverso i suoi vaticini, accompagnerà il percorso dei due semidei Limone e Grineo, in lotta per lo stesso potere sul lago di Garda, divenendo la confidente del loro padre, il dio Benaco, e del nonno, il dio Nettuno.

Manto, come raccolto nel saggio “Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda”, primo libro di Simona Cremonini, è un’assoluta protagonista delle vicende mitologiche del lago di Garda. In occasione del matrimonio tra la ninfa Garda e il dio Sarca, e del patto tra Sarca e il padre di lei Benaco che fece nascere il lago, fu proprio l’indovina Manto a predire la nascita del Garda ma anche del fiume Mincio, figlio di Garda e Sarca, e della genia futura di Virgilio.

L’appuntamento per la presentazione di Garda Doble, edito da PresentARTsì di Castiglione delle Stiviere, è in piazza Ugo Dallò.

Info sul sito www.leggendedelgarda.com.

Misteri e segreti dei Gonzaga a Mantova




Gazzetta di Mantova, 23 luglio 2014



Una visita in notturna alla città (ritrovo davanti all’ingresso principale del Ducale) è in programma domani alle 20.45. Un percorso notturno in centro con guida dell’associazione guide Rigoletto nei luoghi segreti della corte e che avrà come tema Misteri e segreti di casa Gonzaga. «Dopo la terribile notte d'agosto del 1328 - anticipano gli organizzatori - la storia dei Gonzaga sarà densa di oscuri ed inspiegabili eventi , che tracceranno , nell'arco di quasi quattro secoli,un profilo della famiglia che non sempre i documenti sono riusciti a svelare». 

venerdì 18 luglio 2014

Mantova: il diavolo esiste, ma mancano gli esorcisti


La Voce di Mantova, 19 luglio 2014


Tra i covoli nella Notte del diavolo: domani a Marano di Valpolicella


L'Arena

venerdì 18 luglio 2014

Nella Notte del diavolo
si affronta l'oscurità
per ripararsi nei covoli


Avete mai provato a camminare di notte per i boschi per poi entrare in una grotta carsica illuminata? Questa è la suggestione da cui parte l'evento «La Notte del diavolo» organizzato dalla Pro loco di Marano, che si terrà domani alle 20 a Malga Biancari. Una notte in compagnia che prevede cena e passeggiata nel bosco, fino ad arrivare ai Covoli di Marano, illuminati. Ed è proprio da una di queste grotte carsiche, che ospitano al loro interno uno scenario di stalattiti e stalagmini unico per la zona, che l'iniziativa prende il nome. La grotta conosciuta dagli abitanti e dagli studiosi di biologia e di preistoria come il Coalo del Diaolo può far sorgere numerose suggestioni, così da una di queste è partita l'idea degli organizzatori, come se il diavolo, o qualche suo sostituto, avesse scelto la grotta come dimora e si aggirasse di notte nei boschi. «In una notte d'estate si rovesciano le consuetudini: la grotta, normalmente buia, si illumina, mentre l'intorno, il bosco, solitamente rischiarato dai raggi del sole, appare scuro. Così, in un incantesimo che dura poche ore, la grotta diventa un riparo sicuro, un luogo ospitale per chi vi giunge al termine di una suggestiva camminata immersa nelle tenebre», afferma il presidente della Pro loco, Dario Degani. Il tutto, al prezzo di 12 euro a persona, viene proposto in combinazione con una cena a malga Biancari. Da qui, alle 22, si parte per la passeggiata e la visita ai covoli illuminati. La partecipazione della Protezione civile garantirà la sicurezza sul percorso boschivo. Gli organizzatori consigliano inoltre, per rendere più agevole l'esperienza e come misura protettiva, di indossare calzature adatte a terreni scoscesi o da trekking e di portare una torcia elettrica. La malga si trova in località Girotto, che si raggiunge percorrendo la strada provinciale da San Floriano a Pontarola, poco dopo l'abitato di San Rocco, da lì si prende a sinistra la strada, e dopo circa 500 metri si arriva a destinazione. La preiscrizione è obbligatoria, telefonando in orario pasti ai numeri 045 7755018 o 331 3530360. A.C.

domenica 6 luglio 2014

Garda Doble, il Garda si fa doppio



Storie del “doppio”, rigorosamente gardesane, nel nuovo libro di Simona Cremonini



Quattro storie diverse, ambientate sul lago di Garda, ma con un unico filo conduttore: il “doppio”.
È uscito in questi giorni il nuovo libro di narrativa della scrittrice e giornalista Simona Cremonini, dal titolo “Garda Doble”: quattro doppi passi nel Fantastico Garda, ovvero quattro novelle di genere fantastico che prendono vita attorno al lago e da leggende locali evidenziando aspetti di ambientazioni o personaggi “doppi”.

“Il Giorno della Dea” narra di Acilia, aspirante vestale della dea Atena, che in epoca romana percorre il crinale della Rocca di Manerba per prendere parte a una cerimonia di consacrazione; lo stesso giorno, sempre il 4 agosto, vocato nei calendari antichi alla greca Atena divenuta Minerva per i romani, in tempi moderni la giovane Anna percorre lo stesso pendio, incrociando il proprio destino con quello dell’antica ma sua coetanea sacerdotessa.
In “Di sangue in sangue” si parla della strega Virginia, impegnata per l’amicizia che lega la sua genia alla dea Garda ad assistere una ninfa nel parto; ma stavolta a Lazise il destino dell’anguana Dora si incrocia con un antico patto stretto tra divinità e con la fame di sangue di Les Eguales, due spaventose gemelle di cui aveva narrato C.F. Wolff nelle sue cronache di leggende italiane.
È una storia moderna, ma con echi antichi, quella di Maurizio in “Al di là del lago”: il suo segreto, il fatto di avere una doppia vita tra la riviera bresciana e la costa veronese, sarà messo in pericolo dall’incontro con un individuo misterioso sul traghetto che lo porta da Maderno a Torri.
Infine in “Il destino in una profezia” a essere rievocata è la leggenda di Limone e Grineo, figli del dio delle acque dolci Benàco, rinarrata in un contesto più ampio che coinvolge non solo il lago e la sua mitologia ma anche la sibilla Manto e il loro nonno, il dio Nettuno.

Edito da PresentARTsì, "bottega di prodotti culturali" di Castiglione delle Stiviere, Garda Doble indaga il tema del “doppio” in tante accezioni, inserendolo di diritto in quello che l’autrice ha soprannominato il “Fantastico Garda”, quella dimensione fantastica del lago di Garda fatta di mitologia, paura e magia, da cui pesca ispirazione e ambientazioni.

Il libro è distribuito presso la libreria Mr Libro di Castiglione delle Stiviere e nelle altre librerie e punti vendita indicati sul sito www.leggendedelgarda.com, nonché sulla pagina facebook di PresentARTsì.

Editor, giornalista, autrice di narrativa e di articoli su folklore e leggende, Simona Cremonini vive e lavora tra Mantova e la seconda casa a Manerba del Garda; ha presentato racconti su e-book e pubblicazioni cartacee. È autrice di saggi su leggende e misteri del lago di Garda e delle colline moreniche e del libro di narrativa “(I) racconti fantastici del Garda” (PresentArtsì 2012). Piazzata in diversi concorsi letterari di genere, ha vinto l’edizione 2005 del Premio Akery, sezione horror, e la targa Isabella d’Este 2013 per la letteratura.

Per acquistare  i libri e per informazioni:

martedì 1 luglio 2014

A Gazzo Veronese l'antica sagra del Ceson, tra storia e leggenda


L'Arena
giovedì 26 giugno 2014



A Gazzo l'antica sagra del Ceson


Torna puntuale, dal 12 al 16 agosto, la sagra de Ceson di S. Pietro in Valle di Gazzo Veronese, per festeggiare la Madonna Assunta, fra specialità locali e musica suonata da note orchestre di liscio. La sagra si tiene nei pressi della Chiesa Benedettina denominata "ceson", dove a Ferragosto si celebrano Messa e Processione dell´Assunta. Al “Ceson” è legata una singolare leggenda.
Presso la chiesa di S.Pietro in Monastero (nome ufficiale del Ceson) tra Tartaro e Tione, un tempo si estendeva un'insalubre palude da cui provengono tristi rintocchi di campane fantasma fin dai tempi dell'Impero Romano. La chiesa sarebbe stata costruita dove un tempo sorgeva la colonia romana di Gazza, o di Carpania, dove si idolatrava il dio Appo, raffigurato come un'onda incatenata che commemorava il lavoro fatto per erigere imponenti mura, con 100 torri, che proteggevano la località dalla minaccia delle gonfie acque del fiume e della palude.
I tristi suoni che sembrano rieccheggiare in precisi periodi, avrebbero annunciato la distruzione dell'antica cittadina di Carpania, invasa dalle acque e non più protetta dal simulacro del dio Appo, rubata dal principe locale. Questa è la leggenda, ma si udirà certamente il rintocco di una vera campana il giorno di Ferragosto, il più atteso della Sagra del Cesòn.

domenica 4 maggio 2014

Carpanea, la leggenda va in tv


L'Arena
mercoledì 30 aprile 2014


CASALEONE. Il filmato su «Geo»

La leggenda va in tv
Documentario Rai
sul mito di Carpanea


Girato nel 2012 in più paesi con molti figuranti del posto

La leggenda di Carpanea in onda su Rai tre. Oggi, alle 17, durante il programma tv «Geo  Geo», gli spettatori potranno scoprire il mito della città sorta in una sconfinata conca protetta dalle acque dei fiumi Adige e Tartaro: la leggenda dell'«Atlantide del Basso veronese». Il documentario fu registrato a settembre del 2012, quando la troupe, guidata dal regista tv Michelangelo Pepe, curatore dei servizi di Alberto Angela per SuperQuark, della trasmissione Ulisse e di Geo, decise di raccontare attraverso l'occhio della telecamera il mito dell'«Atlantide della Bassa».
«Per la Pro loco Carpanea, che da anni lavora per la promozione del territorio», dice Claudia De Fanti, presidente del sodalizio, «si tratta un'importante occasione per dare visibilità all'operosità dei volontari, ben preparati e orgogliosi delle tradizioni storiche della nostra cultura».
Il mito di Carpanea narra di una città circondata da sette ordini di mura e difesa da cento torri, con una grande diga che la proteggeva dalle acque dei maggiori fiumi che le scorrevano intorno. Un giorno, il re della città, in lotta con i sacerdoti, penetrò nel tempio e trafugò la statua del dio Appo gettandola in acqua. La folla, per cercare di recuperare il simulacro, si precipitò sulle dighe per aprirle e prosciugare il bacino d'acqua. Il re, visto il disastro, impazzì, mentre la città sprofondò per sempre sott'acqua. Leggenda vuole che ogni anno, nella notte di Pentecoste, chi si trova da solo lungo il fiume, senta un pianto seguito dal suono di una campana: è la figlia del re di Carpanea, colei che doveva sposare il giovane capo dei sacerdoti e che ora vive sotto le acque piangendo sul suo sogno d'amore finito. Le località maggiormente riprese sono: Casaleone, Gazzo Veronese, Salizzole, Cerea e Sanguinetto.
«Desidero ringraziare gli attori della compagnia del teatro Salus di Legnago e tutte coloro che hanno dato il loro contributo al documentario», dichiara De Fanti. «Mi auguro», conclude la presidente, «che la trasmissione incrementi il turismo rurale e dia nuovo impulso al nostro territorio, a vederlo con occhi diversi, apprezzandone le caratteristiche». F.S.

sabato 26 aprile 2014

Misteri e fantasmi al castello di Salizzole



SALIZZOLE

Serata
sui misteri
e le «entità»
del castello


Una serata dedicata ai misteri del castello con la presentazione ufficiale dei risultati delle indagini svolte lo scorso agosto dal gruppo «Ghost hunters Verona». Gli strani fenomeni rilevati all'interno della fortezza saranno illustrati, stasera alle 20.45, nella sala civica della fortezza. 
L'evento, organizzato dal Comune con l'associazione Donne della Pianura veronese, sarà articolato in diversi momenti relativi alla storia passata e presente del castello. Le sofisticate strumentazioni del gruppo dei «cacciatori di fantasmi» avevano rilevato voci, rumori e strane entità nella torre restaurata. Consentendo così di effettuare indagini dalle quali è emerso che tra le mura del castello vivrebbero alcune «anime» maschili e femminili collocabili in diverse epoche storiche, dal Medioevo alla prima metà del Novecento. La fortezza, secondo la leggenda dimora di Donna Verde da Salizzole, moglie di Alberto della Scala, è stata abitata ! fino agli anni Settanta ed è divenuta poi proprietà comunale negli anni Ottanta. L.M. 


(Arena di Verona, 26 aprile 2014)

martedì 4 marzo 2014

La fuga della Regina italiana Adelaide attraverso il mantovano


Quale fu il percorso della Regina italiana Adelaide nel 950 d.C. dopo la sua fuga da Garda e dal vassallo Berengario che l’aveva imprigionata? Attraversò a cavallo i monti tra Solferino e Castiglione? Scese in barca lungo il Mincio e si rifugiò nelle foreste dei laghi di Mantova? Oppure queste sono solo alcune delle tante leggende che ammantano la figura di questa sovrana, divenuta anche imperatrice e santa?

A riproporre questi e altri quesiti è il libro “Adelaide, una leggenda svelata, fresco di stampa, della giornalista mantovana Simona Cremonini che, scoperto un manoscritto inedito e di autore anonimo del 1895, ha voluto riaccendere i riflettori su una delle figure femminili più profonde e intriganti del periodo alto medievale: Adelaide di Borgogna, sposa di Lotario II e regina d'Italia, poi moglie di Ottone e imperatrice di Germania, e infine Santa della Chiesa Cattolica.

Dopo la morte del re e primo marito per opera del vassallo Berengario II, Adelaide fu imprigionata a Garda, nella fortezza che un tempo sorgeva sulla Rocca veronese, proprio da Berengario: egli voleva così convincerla a sposare il figlio, Adalberto, per dare legittimità alla corona di cui si era impossessato.

Il libro perduto e recuperato, ora edito in una nuova versione da Delmiglio Editore di Verona, racconta in forma narrativa le vicende di quei giorni misteriosi in cui Adelaide fu portata in salvo, attraverso il territorio della Lugana e il Mincio, dal suo confessore Padre Martino e da due pescatori, complice la Provvidenza divina.


Anche Mantova, secondo gli storici, ebbe un ruolo in questa vicenda avventurosa: pare infatti che fu il Vescovo di Mantova a favorire la protezione di Adelaide da parte del Vescovo di Reggio e del feudatario della Rocca di Canossa, Alberto Azzone, antenato di Matilde di Canossa, il quale mandò un drappello dei propri bravi per prelevare Adelaide dal basso lago di Garda e portarla fino a Canossa, attraversando anche i monti di Solferino e di Castiglione delle Stiviere.
Altra ipotesi suggestiva è che Adelaide sia giunta a rifugiarsi in una delle foreste accanto ai laghi di Mantova, da cui fu prelevata sempre da Azzone e dai suoi uomini: forse si trattava della antica Sylva Arimannorum, oggi Romanore, o, come aveva già suggerito il breve romanzo “L’anello della Regina Adelaide” di Lilia Isoldi Neroni, di un luogo vicino all’antica Isola Muricola, situata tra le acque del Po e del Lirone, oggi il Polirone, l’abbazia preferita dalla discendente di Azzone Matilde di Canossa.

Il libro “Adelaide, una leggenda svelata” sarà al Mantova Comics 2014 il 7, 8, 9 marzo con l’autrice Simona Cremonini presso lo stand “Autori Fantasy”, dove saranno in vendita anche “Misteri Morenici” (viaggio tra i misteri e le leggende delle colline dell’alto mantovano), “La paura danza in collina”, “(I) racconti fantastici del Garda”, “Leggende curiosità e misteri del lago di Garda”.

Simona Cremonini parteciperà inoltre all’interno della manifestazione alla tavola rotonda "Fantasy e dintorni, con gli Autori fantasy", sabato 8 marzo dalle 14,00.

sabato 8 febbraio 2014

lunedì 3 febbraio 2014

Via Satiro a Verona, forse il nome da un affresco


L'Arena
domenica 19 gennaio 2014


TOPONOMASTICA. Trovato un dipinto che rappresenta due figure mitologiche su un palazzo della vicina via Filippini 

Via Satiro, forse il nome da un affresco

Lucia Cametti, presidente di Hic et nunc: «Piccolo tesoro che il pubblico dovrebbe poter vedere»

Scoperto un misterioso affresco che potrebbe dare il nome a via Satiro. Si trova in un edificio seicentesco su fondamenta più antiche di via Filippini e sino ad ora non era stata avanzata alcuna ipotesi, ma per Lucia Cametti, presidente del movimento culturale Hic et nunc, «potrebbe essere all'origine della toponomastica di via Satiro».
L'affresco che rappresenta due satiri è tornato alla luce dopo gli ultimi lavori di ristrutturazione all'interno del civico 1 e per la presidente di Hic et nunc si tratta di «una piccola opera d'arte che diventa senza alcun dubbio significativa se inserita in un contesto di vita quotidiana». La scoperta dell'affresco a ridosso del soffitto in un locale innanzi all'incrocio con via Satiro risale a qualche anno fa, ma sinora non si era avanzata l'ipotesi potesse essere all'origine del nome della strada che da lì conduce in stradone San Fermo. 
Il satiro è una figura maschile della mitologia greca, compagno degli dei Pan e Dionisio. Si tratta di una divinità minore che personifica la fertilità della forza vitale della natura e ad esso si lega il culto dionisiaco. È raffigurato come un uomo con barba, coda e zampe di capra anche se con il tempo sono comparse immagini senza attributi animali. Spesso i satiri suonano il flauto, danzano con le ninfee e bevono calici di vino. Su queste leggendarie figure capeggia Sileno, anch'egli una divinità minore legata alla fertilità. A ricordare il passato dell'edificio e il ritrovamento del misterioso affresco è l'attuale proprietaria Emanuela Marcolungo: «Il palazzo ha una storia secolare e sino al 1876 era di proprietà demaniale ed utilizzato come “casa popolare”. Alcune stanze richiamano a precedenti edifici come la cantina che presenta una volta a botte e fanno pensare a preesistenze medievali. È l'epoca della proprietà dell'edificio dei Padri Filippini, mentre più tardi sarà sede di un ricovero di malati di peste come lo rammentava una Madonna con San Rocco ora scomparsa». 
«La vicina “dogana per l'olio”», prosegue Marcolungo, «risale al 1745 su progetto neoclassico di Alessandro Pompei e fu edificata su parte dell'edificio. In questa casa nel 1878 nacque padre Filippo Berdellini, proclamato venerabile il 12 aprile 2003 da papa Giovanni Paolo II». «La scoperta dell'affresco con i due satiri», riprende Cametti, «dimostra l'esistenza di testimonianze nascoste della storia cittadina. Spesso si tratta di reperti tenuti “volutamente” non visibili per timore, invece si tratta di piccoli tesori che dovrebbero essere a disposizione del pubblico con un calendario di visite mensili». «Opere di questo genere dovrebbero essere illustrate in una pubblicazione, perché concorrono a scrivere la storia di Verona», conclude la presidente di Hic et nunc.  

martedì 14 gennaio 2014

recensione I canti di Aradia, il Vangelo delle Streghe italiane



I canti di Aradia, il Vangelo delle Streghe italiane
di Charles G. Leland, Aradia Edizioni



Ci sono dei libri che ti cambiano la vita quando li leggi… e altri che sai che devi aspettare a leggere perché… che ti cambieranno la vita lo sai già, anche senza leggerli.
Sono quelli che ti guardano dalla mensola e sai già che quando deciderai di aprirli dentro ci troverai quello che cerchi da un bel pezzo.

Ecco, con "I canti di Aradia, il Vangelo delle Streghe italiane", è stato proprio così. Questo libro, comprato in un mercatino dell'usato a Puegnago del Garda, dove tra l'altro ha sede anche l'editore (a Puegnago, non nel mercatino!), aspettava da forse un annetto di essere aperto. Come è stato che mi sono decisa a farlo? In realtà è stato probabilmente perché in questi giorni ho avuto a che fare con un altro libro di Leland, "Le leggende inedite di Virgilio" (ed. Saecula, un altro consiglio per gli acquisti), e visto che proprio in questi giorni ho iniziato un nuovo progetto sulle religioni antiche sul Garda, ecco, probabilmente era arrivato il momento (è il Ka, mi fa eco un personaggio di Stephen King).

Dal 1998, quando ho iniziato a interessarmi di streghe e stregoneria, ho letto di tutto e di più, a carattere locale, nazionale e internazionale (molti libri tradotti anche su Salem e altre storie), a carattere storico o esoterico, a carattere narrativo o saggistico. Non sono proprio digiuna dell'argomento e sicuramente non sono né una fan delle sorelle Halliwell né mi definisco una discepola della Vecchia Religione: come sempre mi definisco una curiosa che non trova nelle religioni ufficiali una risposta alle sue domande. Quindi cerco le risposte anche in tutte le altre.

Eppure "I canti di Aradia" è un libro che ti fa scattare qualcosa dentro. Perché siamo di fronte non all'ennesima "guida per diventare strega", ma a un documento che l'autore ha salvato dalle pieghe della storia, grazie alla misteriosa Maddalena che allo scrittore americano in Italia per ricerche sul folklore antico ha consegnato queste pagine straordinarie, riscritte e ispirate dalla tradizione orale delle "streghe" italiane.


Non siamo di fronte quindi a una svelata finzione narrativa, come è stato per Manzoni con l'autore del suo manoscritto, ma a un meccanismo che ha consentito di consegnare un pezzo di storia delle religioni fino a noi.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo passaggio di consegne potrebbe essere un'invenzione dell'autore per dare importanza al suo materiale, ma chi ha mai recuperato davvero un manoscritto antico (come è successo a me personalmente, con la storia inedita nascosta in una biblioteca vescovile di Adelaide, una leggenda svelata) sa che cosa vuol dire maneggiare qualcosa di così unico e così prezioso: io so, personalmente, cosa vuole dire non poterti attribuire la maternità di un documento così, e so cosa vuol dire trovarlo… è un'emozione che non posso descrivervi, e capisco l'urgenza di togliere dall'oblio certe storie e certe informazioni.

Ecco, quindi, il libro. 

"I canti di Aradia" viene definito Vangelo, può essere considerato un saggio, ma anche come una sorta di breviario. Vi troviamo racconti e leggende che dipingono un quadro pressoché completo su Aradia (Diana) e la sua discesa sulla terra, ma anche versi e formule che non solo consentono di immergersi nella storia della Dea Diana, ma anche di chiamarla, di consacrarle offerte, di conoscere quelle storie in cui il suo intervento è stato risolutivo.

Un aspetto che colpisce è la pacatezza con cui si parla di stregoneria, senza attaccare la Chiesa da sempre nemica giurata della "strega", ma evidenziando come la Chiesa abbia coperto certe proprie debolezze distruggendo ciò che non era in grado di inglobare, come è stato per molti aspetti con la figura di Diana sublimata nella Madonna. Perché la donna e la religione che la mette al livello dell'uomo (con un universo diviso tra elemento femminile e maschile, e non a un livello superiore come qualche femminista superficiale potrebbe pensare) è sovvertimento, perché è un mistero che né l'uomo né lei stessa sono in grado di spiegare. Questo, soprattutto, è ciò che la storia di Diana ci insegna.

Spesso ci vuole un lungo percorso per trovare cose e persone nel momento giusto, o per ritrovarle quando sono quelle giuste. Con questo libro per me è stato così, ho trovato conferme che cercavo da molto tempo, e le ho trovate in qualcosa che viene da molto lontano nel tempo e che è allo stesso tempo progenitore e sintesi di tanto "invisibile" che abbiamo attorno. 
Certo che non posso che augurare a tutti di leggerlo, non per forza subito, ma al momento giusto.




mercoledì 8 gennaio 2014

Strane entità al castello di Bevilacqua, Verona


L'Arena
sabato 28 dicembre 2013 


BEVILACQUA. Presentati i risultati dell'indagine svolta nella fortezza dal «Ghost Hunter Padova»

Voci, tonfi e lamenti 
Strane entità al castello


Tonfi, rumori, lamenti e folate di aria fredda, ma anche voci elettroniche (in gergo tecnico Evp) con parole molto chiare come «foderasti», «non c'è», «ci provo» e «liberati». Queste sono solo alcune delle anomalie registrate dal «Ghost Hunter Padova» durante l'indagine al castello di Bevilacqua compiuta lo scorso 26 novembre. I risultati sono stati presentati in occasione della serata conclusiva del «Festival del mistero veneto», che ha richiamato nella fortezza numerosi visitatori. 
Per l'occasione, il pubblico ha potuto ascoltare alcune delle registrazioni Evp e metafoniche, conoscendo meglio l'attività del gruppo padovano, la strumentazione utilizzata e la metodologia di indagine. «La ricerca», ha spiegato Erica Turetta, uno degli investigatori, «si è svolta in due fasi. Inizialmente, abbiamo effettuato un sopralluogo nel castello col medianistra del gruppo Orazio Daniele. Il quale, senza saper nulla sulla storia della fortezza, ha percepito delle presenze in alcune stanze, che sono state poi oggetto della nostra indagine». L'indagine vera e propria è partita nella sala dispensa al piano terra, dove il sensitivo aveva avvertito la presenza di alcuni soldati tedeschi. E dove, effettivamente, nella seconda guerra mondiale i soldati nazisti radunavano i partigiani catturati: alcuni di loro erano stati anche uccisi in quella stanza. Qui è stato registrato l'Evp più rilevante e scattata l'unica foto della serata. 
«Mentre stavamo dialogando», ha proseguito Turetta, «si è intromessa nella nostra conversazione una voce maschile. Nessuno di noi l'aveva sentita sul momento, ma sembra inserirsi bene nell'argomento di cui stavamo parlando». La voce in questione pronuncia la parola «foderasti», facendo riferimento a qualcosa da nascondere o da foderare qualcosa. L'altra stanza analizzata è stata la sala amanuense, dove il medianista aveva percepito la presenza di guardie attorno ad un tavolo intente a discutere animatamente sulla difesa del castello. Anche qui è stato registrato un Evp in francese, «Mon frère», ed anche questo sembra inserirsi nella conversazione degli operatori, riferendosi al particolare che i passi uditi dal piano di sopra erano di persone in carne ed ossa. 
Ma la stanza dove si sono registrati i più significativi Evp è stata quella di Felicita Bevilacqua. «Qui, già dal sopralluogo, Orazio aveva sentito la presenza di una donna che gli aveva urlato in un orecchio», ha continuato Turetta. Durante l'indagine il sensitivo ha poi confermato la presenza di una donna in un angolo della stanza, attorno ai 40 anni, non molto alta e vestita di verde. Inoltre, la stanza gli appariva diversa da come è attualmente. «In questo locale abbiamo registrato numerosi Evp, frasi e lamenti principalmente, che sembrano provenire tutti da una voce femminile». 
L'indagine si è poi spostata nella chiesetta del castello dove, tramite un registratore, sono stati «fissati» sospiri e colpi. Per la prima volta, inoltre, è stata usata la metafonia, ossia la captazione, mediante l'uso di un registratore o di una radio su frequenze corte, di parole e frasi di senso compiuto non provenienti dall'ambiente circostante o da emittenti radiofoniche. «Entità» che, si suppone, provenienti dal mondo ultraterreno. «Abbiamo registrato una serie di risposte, sia di voci femminili che maschili», ha concluso Turetta. Tutti gli Evp e le registrazioni si possono ascoltare sul sito del gruppo www.gosthunterpadova.altervista.org