lunedì 22 agosto 2011

Emergenza insetti, un articolo da Verona

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA

Sabato 20 Agosto 2011 CRONACA Pagina 7

EMERGENZA INSETTI. In molti casi spetta ai Comuni intervenire


Un'invasione di vespe,
pompieri in allerta

Decine di richieste di intervento, ma solo poche vengono accolte

Invasi da api e soprattutto da vespe. Chiamate allarmate di cittadini ai vigili del fuoco, sperando di potersi togliere di mezzo gli imenotteri e quella paura d'essere punti che prende non soltanto chi teme il pungiglione, ma soprattutto chi, con una puntura d'insetto rischia di subire uno choc anafilattico che potrebbe portare alla morte.
Soltanto nella giornata di ieri la centrale operativa dei vigili del fuoco di Verona ha ricevuto una trentina di richieste di intervento. Ma soltanto una decina hanno potuto essere evase perchè i vigili del fuoco possono intervenire se i favi sono in parchi pubblici piuttosto che in edifici privati ma in alcuni anfratti della casa, piuttosto che nei cassettoni delle tapparelle, nelle canne fumarie o nelle bocche d'aria previste per legge per l'aerazione.
Altrimenti si deve chiamare la protezione civile del comune di residenza. Lo ! dice la delibera della Regione Veneto 3.015 del 10 ottobre 2003 che nasce soprattutto per illustrare la procedura per difendersi dalla zanzara tigre e dai ratti.
Si legge infatti: «Non rientrano tra i compiti di sanità pubblica, ma di altre strutture (all'uopo identificate), deputate alla protezione civile le emergenze determinatesi dalla presenza di grossi favi o nidi di insetti, anche in caso di gravi forme reattive anafilattiche di singoli individui, come contenuto anche nella risposta al quesito rivolto al ministero».
Eppure nella stragrande maggioranza dei casi i Comuni neanche sanno della delibera. Se si tratta di api, rispondono dagli uffici tecnici, possono fornire il recapito di alcuni apicoltori. Se si tratta di vespe invece consigliano di chiamare una ditta specializzata nelle disinfestazioni.
Così i cittadini chiedono aiuto a chi i problemi generalmente li risolve, ma i vigili del fuoco hanno le mani legate. Una circolare interna ric! orda infatti che gli interventi debbono essere limitati a luog! hi pubblici piuttosto che in zone della casa che permetterebbero alla vespe di entrare nell'abitazione.
Il caldo di questi ultimi giorni ha fatto aumentare l'attività delle vespe. A chi decidesse di agire da solo, magari per piccoli favi si raccomanda attenzione e di entrare in azione al mattino prestissimo oppure la sera quando gli imenotteri sono meno attivi.A.V.

domenica 21 agosto 2011

Una breve leggenda sulla Val Pusteria


tratto da:
http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/20/castello_luce_nel_rosa_delle_co_9_110820057.shtml

C' era una volta un gigante buono che viveva in Val Pusteria. Aiutava gli abitanti nei lavori pesanti in cambio di mucche e caprette da mangiare. Ma non era mai sazio. Disperati, decisero di farlo addormentare. È ancora lì che riposa. In questo luogo di leggende, proprio di fronte una delle montagne dal volto dell' affabile titano, sorge il «castello di luce» di Daniela e Franz Kraler...

venerdì 19 agosto 2011

Padova, al Castello del Catajo tra magnolie e fantasmi

Al Castello del Catajo tra magnolie e fantasmi
A Battaglia Terme, lungo il corso del fiume. Guerra, potere, intrighi e vendette. Ripercorrendo la saga degli Obizzi nel paradiso tra i Colli Euganei

PADOVA — Imponente e magico. Come le gesta di chi lo abitò. Il Castello del Catajo spunta all’improvviso tra il verde, lungo l’argine del Canale Battaglia, nel padovano. Immenso, a testimoniare la grandezza e la forza degli Obizzo (o Obizzi), famiglia di militari mercenari diventati ricchissimi grazie al loro esercito privato che combattè per tutte le signorie dell’epoca, dagli Scaligeri di Verona, ai Carraresi di Padova, vittoriosi anche nella famosa battaglia di Lepanto del 1571. E’ un paradiso di natura e storia, quello del Cataio, incastonato tra i Colli Euganei. Un parco enorme circonda il castello e accoglie il visitatore, tra viali, piante esotiche, fontane, magnolie e pure una sequoia del 16oo, una delle prime che in quegli anni arrivarono dall’America. Accanto al laghetto punteggiato di ninfee, c’è ancora la piscina scavata nella roccia dove facevano il bagno i nobili dell’epoca o le dame, riparate sotto grandi tendaggi per evitare il contatto con i raggi del sole. Il Castello oggi è monumento nazionale, ereditato nel 1986 dai Dalla Francesca di Padova: 23 mila metri quadrati, 4oo stanze.

Visite guidate, laboratori didattici, sale in affitto per matrimoni, concerti o meeting, mantengono vivo il complesso, che conserva ancora in ottimo stato affreschi di Gian Battista Zelotti, allievo del Veronese, che celebrano le gesta valorose degli Obizzi. Ma gran parte della magia del Castello è legata alle vicende d’amore e morte che hanno accompagnato nei secoli i protagonisti della saga degli Obizzi. Ad iniziare dall’assassinio della bella Lucrezia Dondi dell’Orologio, moglie di Pio Enea II Obizzi, uccisa nel 16oo da quello che credevano un fedele cortigiano, Attilio Pavanello. La leggenda narra che Lucrezia fu uccisa con una rasoiata alla gola nella sua camera da letto, mentre indossava una vestaglia rosa, colpita da Pavanello su incarico di un corteggiatore respinto. Ferdinando, figlio di Lucrezia, anni dopo vendicò la madre ammazzando a sua volta Pavanello, ma il vero mandante restò impunito. L’anima di Lucrezia ancora non se ne dà pace, così vaga tra le sale del Catajo, avvistata ogni tanto dai visitatori. Anche recentemente durante un concerto al Castello dei Solisti Veneti, tra il pubblico fu notata una signora con la vestaglia rosa affacciarsi dalle finestre più alte, quelle che da anni sono chiuse e inagibili... Anni dopo l’omicidio di Lucrezia, l’ultimo erede degli Obizzi, Tommaso, perpetrò un nuovo delitto: uccise per gelosia la moglie Barbara Querini, che si diceva lo tradisse. Anche questo fantasma pare abitare tutt’ora il Catajo. «E c’è anche chi sostiene che pure l’anima di Gabrina, la più nota cortigiana del Castello, che naque e morì qui, ancora si aggira per queste stanze - rivela Andrea DallaFrancesca, 35 anni, uno degli eredi di ultima generazione, che si occupa della storia del castello fin da quando aveva 16 anni - . Gabrina era brutta, ma imbattibile a letto, molto ricercata per le sue qualità amatorie, tanto che Pio Enea II Obizzo dopo la sua morte la ricordò con un busto che nascondeva un gioco d’acqua ».

Chi si avvicina alla testa di Gabrina, ancora oggi, viene bagnato da un getto d’acqua. «Gabrina qui giace vecchia e lasciva - dice l’effige - che benchè sorda, stralunata e zoppa, si trastullò in amor finchè fu viva». Il Catajo si chiama così dall’origine del toponimo del 12oo «Ca’ lungo il tajo», casa lungo il canale. «Ma quando nel 1570 Obizzo costruì il castello - racconta Andrea Dalla Francesca - , fedele alle sue manie istrioniche, disse che l’aveva chamato in questo modo in onore di Marco Polo e del Catai...». Se l’interno è imponente e ricco di affreschi, l’esterno è caratterizzato da una immensa distesa verde. Oltre al parco, dietro al castello, c’è un colle che nel 1600 fu recintato con un alto muro, in cui vivono e continuano a riprodursi una quarantina di daini, oasi naturalistica purtroppo minacciata dai bracconieri della zona. Dopo l’ultimo Obizzo (Tommaso), che morì senza eredi, il Castello del Catajo passò ai duchi di Modena, quindi agli Asburgo e fu poi confiscato dallo stato italiano. Nel 1929, messo all’asta, fu acquistato dalla famiglia Dalla Francesca. Oggi gli eredi, a causa delle stratosferiche spese di manutenzione, stanno cercando di venderlo: il valore è di circa 20 milioni di euro, per restaurarlo servono altri 4o milioni. Sebbene si siano fatti avanti industriali e sceicchi e pure emissari di Berlusconi e di Putin, l’immensa proprietà resta ancora invenduta. (continua)

Francesca Visentin
18 agosto 2011


http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2011/18-agosto-2011/al-castello-catajo-magnolie-fantasmi-1901314629700.shtml

mercoledì 17 agosto 2011

La leggenda di Ceson (in provincia di Verona)

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA - Giovedì 11 Agosto 2011 SPECIALI Pagina 24

Nel periodo di Ferragosto torna la Sagra del Ceson
LA MANIFESTAZIONE SI SVOLGE, FINO A MARTEDÌ 16, PRESSO LA CHIESA DI SAN PIETRO IN MONASTERO


Con l'arrivo del Ferragosto, torna puntuale la Sagra del Ceson di San Pietro in Valle, per festeggiare la Madonna dell'Assunta.
La sagra si tiene nei pressi della Chiesa Benedettina denominata "Ceson", dove a Ferragosto si celebrano la S. Messa e la Processione dell'Assunta.
Durante le serate di festa si possono gustare specialità gastronomiche della cucina locale ed intrattenersi con spettacoli musicali.

Al Ceson è legata anche una singolare leggenda. Presso la chiesa di San Pietro in Monastero, questo il nome ufficiale del Ceson, sulle sponde del corso d'acqua del Tartaro, un tempo si estendeva una insalubre palude da cui proverrebbero tristi rintocchi di campane fantasma che, a detta delle locali leggende, si udirebbero fin dai tempi dell'Impero Romano.

La chiesa, infatti, sarebbe stata costruita sullo stesso luogo d! ove un tempo sorgeva la colonia romana di Gazza, o di Carpania, dove si idolatrava il dio Appo, raffigurato come un'onda incatenata che commemorava il lavoro fatto per erigere delle maestose ed imponenti mura, con cento torri, che proteggevano la località dalla minaccia delle gonfie acque del fiume e della palude.
I tristi suoni che sembrano rieccheggiare in precisi periodi, avrebbero annunciato la distruzione dell'antica cittadina di Carpania, invasa dalle acque e non più protetta dal simulacro del dio Appo, rubata dal principe locale.

La leggenda popolare vuole che, dove sorge il Cesòn, nella notte di Pentecoste, chi si avventura in barca nella palude li possa ancora ascoltare.

Si udirà certamente, invece, il rintocco della campana il giorno di Ferragosto, il più atteso dell'intera Sagra del Cesòn.

sabato 13 agosto 2011

A Monselice (Padova) visita al castello tra leggende e fantasmi


Il castello sussurra a Monselice
Il Castello sussurra.... i fantasmi degli amanti Carraresi tra leggenda e realtà. La Società Rocca di Monselice organizza per domenica 14 e domenica 28 agosto 2011, alle ore 21.30, visite guidate notturne al castello di Monselice con percorso sonoro a cura di Alberto Giordani.

un paio di link con i riferimenti e la locandina:
http://pdeventi.blogspot.com/2011/08/il-castello-sussurra-monselice.html

http://www.castellodimonselice.it/it-IT/News/2011-06-28/---il-castello-sussurra---


giovedì 11 agosto 2011

I conti non tornano: convegno Cicap a Torino


I CONTI NON TORNANO - Il fascino dei numeri tra scienza e mistero
Un Convegno CICAP - Torino, Sala Convegni ATC - 11-13 novembre 2011


I numeri rappresentano il noto e il razionale per eccellenza. Eppure, dai numeri irrazionali dei pitagorici alla sezione aurea, sono tanti i misteri della matematica che affascinano e incuriosiscono. I numeri, poi, si trovano da sempre al centro di credenze irrazionali, come l’idea che esistano dei numeri che portano fortuna o sfortuna o che sia possibile "calcolare" e prevedere l'uscita dei numeri al lotto. E non manca chi ritiene che la numerologia possa consentire di prevedere il futuro.

Molte di queste idee e tradizioni culturali hanno un’influenza significativa anche nella nostra società, ed è allora interessante chiedersi quali ne siano le origini e quali i processi che portano alla loro diffusione. Si apre così lo spazio per una riflessione più ampia, che riguarda il modo in cui si costruiscono il sapere popolare (dai proverbi all’etnomedicina) e quello scientifico.

Sono questi i temi di cui si discuterà con il CICAP, tra l'11 e il 13 novembre 2011 a Torino, in un Convegno intitolato per l'appunto: "I conti non tornano. Il fascino dei numeri tra scienza e mistero". L'incontro, che si terrà presso la Sala Convegni ATC (Corso Dante 14, Torino), vedrà la partecipazione di alcuni tra i più noti scienziati e studiosi che in questi anni si sono occupati di scienza, pseudoscienza e credenze irrazionali, in ambito matematico e non solo (il programma dettagliato sarà pubblicato prossimamente).


Piergiorgio Odifreddi

Uno spazio speciale sarà riservato al "matematico impertinente" Piergiorgio Odifreddi, che la sera dell'11 novembre (non a caso in una data molto speciale: l'11.11.11) aprirà il Convegno con una "lectio magistralis" sui temi della matematica e dell'irrazionalità.

Non mancherà poi una sessione dedicata alla presentazione di alcune nuove indagini sul mistero condotte da soci e simpatizzanti del CICAP (e alla quale è aperta la partecipazione anche a "indagatori" esordienti).


Segnatevi la data sul calendario e consultate il programma del Convegno: le iscrizioni sono già aperte!



Per scaricare il programma e per le info:
http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273830