L'Arena
domenica 20 ottobre 2013
SALIZZOLE. Il nome dell'entità emersa nelle registrazioni effettuate da «Gost hunter Verona» svelato da un nipote
Lo spirito evocato al castello?
«È il prigioniero Paolo Negri»
Andrea Sganzerla ha riconosciuto nel fantasma «sentito» in estate lo zio che fu rinchiuso e morì nella fortezza durante la guerra
Svelata l'identità dello «spirito» del castello menzionato durante le recenti indagini compiute nella fortezza medioevale dai «Gost hunter di Verona». Dall'analisi delle registrazioni sonore eseguite dagli «acchiappafantasmi erano emerse presunte voci, grida e rumori sospetti che farebbero supporre la presenza nella fortezza di anime maschili e femminili vissute in diverse epoche storiche che vanno dal Medioevo sino al Novecento.
Fra queste, un'entità misteriosa avrebbe pronunciato il nome di un prigioniero di guerra, morto in circostanze oscure nella prima metà del Novecento: un certo Negri, la cui storia in paese è perlopiù sconosciuta. A dare un nome al prigioniero citato dai fantasmi del castello è oggi Andrea Sganzerla, un lontano nipote di Negri, residente in provincia di Venezia ma originario di Concamarise, che, dopo aver letto l'articolo sui fantasmi uscito sul nostro giornale, ci ha contattato per raccontarci i particolari della prigionia e della morte di Paolo Negri avvenuta nel castello salizzolese verso la fine della seconda guerra mondiale.
«Il povero Negri trovato morto nel castello», riferisce Sganzerla, «è veramente esistito. Era un parente di mio papà Arnaldo Sganzerla, il fratello di mia nonna. Mio padre mi ha raccontato che fu trovato morto nel castello, probabilmente ucciso dai tedeschi, ma in realtà nessuno sa come sia andata realmente la vicenda perché all'epoca nessuno chiarì a mia nonna come fossero andati i fatti e non si riuscì mai a sapere il motivo dell'uccisione fatta passare, a quanto pare, come un suicidio».
La storia di Paolo Negri che il destino ha relegato fra le mura del castello salizzolese, divenuto il custode di questo mistero, incuriosisce ancora oggi. Da sempre, infatti, in paese circolano diverse versioni dei fatti. C'è chi sostiene che si sia suicidato tagliandosi le vene e chi invece afferma che qualcuno lo abbia ucciso per estorcergli qualche informazione. Nessuno però, a tutt'oggi, ha elementi fondati per confermare una o l'altra tesi. Neppure i suoi familiari sarebbero a conoscenza di cosa sia successo realmente nel 1945, in quella stanza al primo piano della fortezza medioevale.
Per fare luce su questa controversa vicenda ci siamo rivolti a Rinaldo Luccato, un appassionato di storia locale, che ci ha fornito la testimonianza scritta di Adamo Merlo, comandante delle Brigate nere di Isola della Scala, il quale nel 1943-'44 aveva ampio potere in tutto il territorio della Bassa veronese. Si tratta dell'unica fonte scritta rinvenuta che fa esplicito riferimento a Negri. Nel libro, intitolato «Vicende, confessioni ed esperienze del piccolo gerarca del periodo fascista», l'autore, facendo riferimento ad alcuni provvedimenti disciplinari rivolti all'allora segretario comunale, scrive che Paolo Negri era un impiegato e anche il suo vice. Si legge nel testo: «Pensate al calvario di questo nostro impiegato, signor N.P. (Negri Paolo ndr), che al termine del conflitto venne prelevato dall'ospedale di Bovolone, dove giaceva ammalato, per essere trascinato a piedi in una delle due torri di Salizzole e rinchiuso da solo in un locale adibito a carcere. In queste condizioni, per le paure sofferte, per gli insulti e le percosse subite, per lo stato di esaurimento in cui era caduto e per certi strani tagli riscontrati ai suoi polsi, questo nostro caro amico, senza poter dare un abbraccio ai suoi cari, lasciò questa valle di lacrime».
In paese si tramandano da varie generazioni anche altre storie. Si racconta ad esempio che «Paolin», persona buona e mite, fosse stato imprigionato nel castello e che negli ultimi giorni della guerra fossero giunti a Salizzole alcuni componenti del Comitato di liberazione nazionale di Verona per interrogarlo. Per fare ciò avevano obbligato le guardie che lo sorvegliavano ad allontanarsi. Dopo circa 20 minuti, le guardie tornarono e trovarono il Negri già morto con evidenti ferite ai polsi che potevano far intendere un suicidio. Ma il dubbio rimane e forse a svelarlo potrebbe essere la prossima indagine degli «acchiappafantasmi» veronesi.
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