lunedì 4 marzo 2013

Tradizioni propizie per la primavera nel bresciano


Bresciaoggi
venerdì 01 marzo 2013
Lettere


In molti paesi bresciani la tradizione di propiziare l´arrivo della primavera ai primi di marzo

In molti paesi bresciani la tradizione di propiziare l´arrivo della primavera ai primi di marzo è ancora viva, soprattutto come memoria di altri tempi. Il "Tratto marzo" si svolgeva non solo nelle località ricordate ieri, ma anche a Leno, Mazzano, Valvestino, Vico di Capovalle. Inoltre le particolari consuetudini sono assai vive in altri paesi e meritano d´essere ricordate.
A Malonno era consuetudine entrare l´ultima sera di febbraio nelle stalle al grido "A´n dà fò fevru e nòm dà diter marsù", esce febbraio ed entra marzo: veniva così dichiarata la fine dell´inverno e augurata una buona primavera.
A Montichiari, all´inizio di marzo, se il cielo era limpido, due gruppi di uomini, appartenenti a due borgate diverse, si recavano all´imbrunire uno sul Colle San Pancrazio e l´altro sul Colle Santa Margherita per annunciare il nome delle ragazze da marito e di chi le voleva sposare. A Piazza di Corteno Golgi cori alternati dialogavano cantando canzoni amorose.
A Polpenazze si tramandano le "Ciocche di marzo", matrimoni impossibili pure annunciati dall´alto della collina. Gruppi di giovani, da due diverse località elevate sopra il borgo, si divertivano a tarda ora a preconizzare i futuri matrimoni burleschi e strampalati, accompagnando le urla con suoni prolungati di corni.
A Prevalle, sino ad alcuni lustri orsono, era in uso "Nà a ciamà sö l´erba", corteo che inscenava matrimoni burleschi tra le donne nubili e gli scapoli. Tale rituale era anche detto "Na´ a marida´ le pöte e i pöcc" oppure "Na´ a cioca´ le tole".
A Saviore dell´Adamello lo "Stratto di marzo" era occasione di giochi e di canzonature.
A Tignale, nelle ore serali dell´ultimo giorno di febbraio, il rito degli accoppiamenti del "Trato marso" veniva annunciato da uno squillo prolungato di corno subito seguito da altri provenienti da diverse direzioni.
A Tremosine due burloni, accompagnati dagli amici, raggiungevano due colli opposti e con grandi imbuti cominciavano a dialogare annunciando sempre accoppiamenti strampalati.

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