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martedì 20 dicembre 2011 – CRONACA – Pagina 19
IMMIGRAZIONE ILLEGALE. Un´indagine della Guardia di Finanza ha evidenziato ramificazioni anche a Verona
Riti voodoo per far prostituire le nigeriane
Vessazioni, minacce e riduzione in schiavitù per centinaia di donne ma anche giovani uomini
Riti voodoo e botte come «passaporto» per arrivare in Italia a bordo delle carrette del mare: centinaia e centinaia di giovani uomini e donne nigeriane trasferite su camion da Benin City e fatte imbarcare sulle «carrette del mare» nel porto libico di Sabratha. A controllare questo traffico di schiavi era un´organizzazione nigeriana i cui vertici sono stati arrestati dalla Guardia di finanza della Spezia.
L'indagine, denominata Caronte e coordinata dalla Distrettuale genovese, che coinvolge diverse città italiane tra cui Verona, ha portato in carcere otto nigeriani accusati tutti di favoreggiamento dell´immigrazione clandestina e riduzione in schiavitù.
Tra gli oggetti sequestrati agli otto anche i resti dei riti voodoo con i quali gli aguzzini terrorizzavano i giovani nigeriani. Riti che venivano compiuti in Nigeria e in Italia e che avevano come unico scopo quello di vincolare i nigeriani con una sorta di contratto spirituale.
Una volta compiuto il rito, le persone partivano da Benin City poi attraverso il porto libico di Sabratha compivano la traversata fino a Lampedusa e da qui ai centri di Puglia, Campania, Molise e Sicilia. La Finanza ha accertato che l´organizzazione consegnava proprio nei centri le tessere telefoniche attraverso le quali indirizzava le persone nelle regioni dove avrebbero dovuto «lavorare».
Secondo quanto accertato dai militari della Guardia di finanza, le complicità in Nigeria di enti e istituzioni, tra cui anche il rettore di un´università locale, consentivano all´organizzazione di scegliere le persone da inviare in Italia attraverso il metodo delle quote d´immigrazione. Così facendo riuscivano a far arrivare fino a cinquemila persone all´anno.
I riti venivano rinnovati anche in Italia: il «santone» tagliava ai malcapitati nigeriani capelli e peli, strappava unghie e lembi di pelle che sarebbero stati utili, s! econdo la tradizione tribale, a far morire il soggetto che non! avesse ubbidito agli ordini. I feticci in mano al santone sarebbero stati restituiti alle famiglie in Nigeria, decretando salva la vita dei giovani a cui erano stati tolti, solo al momento della restituzione del debito contratto con l'organizzazione: un debito che poteva arrivare fino a 80mila euro. Per avere i soldi, le ragazze erano costrette a prostituirsi e i ragazzi a spacciare droga.
Ad aiutare la Guardia di finanza della Spezia sono state le stesse ragazze nigeriane. Così, dopo un´indagine che ha consentito l'acquisizione di molte fonti di prova, i finanzieri hanno ricostruito le tratte dei nuovi schiavi e compiuto otto fermi di polizia giudiziaria tra Torino, Milano, Verona, Reggio Emilia, La Spezia e Salerno.
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