lunedì 11 luglio 2011

Leggende e misteri dei labirinti

L'Arena - IL GIORNALE DI VERONA
Domenica 10 Luglio 2011 PROVINCIA Pagina 27
DEDALO MAGICO. Per i visitatori del Parco Sigurtà di Valeggio è un'attrazione, ma le sue pareti vegetali evocano il passato e invitano a riflettere



Fin dai tempi antichi è mistero, natura, preghiera e il suo centro è un luogo sacro: il suo significato rimanda alla vita, che non ha senso senza la fatica

Dice uno scrittore inglese: «We are all trapped in a maze». Siamo tutti prigionieri di un labirinto. Quando giovedì scorso è stato inaugurato nel Parco giardino Sigurtà di Valeggio un labirinto, ci sono venute in mente queste parole e mille altre immagini, anche se l'atmosfera inaugurale, inevitabilmente chiassosa, toglieva spazio alla fantasia. Il comunicato del parco parla di una nuova attrazione, di un dedalo di 1.500 tassi (taxus baccata), di sei anni tra progettazione e costruzione, del «tocco» di Adrian Fisher, il più famoso realizzare di labirinti al mondo. Ma un labirinto è qualcosa di più di una semplice attrazione, di una curiosità. Il labirinto è un luogo magico, straordinario. E se si trova in un luogo alt! rettanto incantevole come è il Parco Sigurtà, la magia si moltiplica.

Fin dai tempi più antichi, ancor prima della storia, presso molti popoli, anche quelli più lontani tra loro e senza contatti, il labirinto è esistito assumendo i significati più complessi e le simbologie più diverse. Platone afferma che il primo labirinto era su Atlantide. Ma il primo labirinto che ha coinvolto tutti fin dall'infanzia è quello di Creta: il mitico e pauroso antro dell'uomo bestia, il Minotauro. Ma accanto al labirinto di Dedalo e Icaro, di Teseo e di Arianna, ce ne sono altre decine. Per gli Hopi, pellerossa del Nord America, il labirinto rappresenta la madre terra, la natura, la spirale che unisce l'uomo a ogni altra vita. Il labirinto è preghiera. Ci si perde come nel peccato, ma alla fine ci si ritrova. Purificati. Rinati. Per qualcuno è il luogo dove il tempo magicamente si ferma. E fin che non se ne esce è davvero così: si! sta col fiato sospeso.
Ma il centro del labirinto è a! nche un luogo sacro: la città santa, la Gerusalemme celeste. Per questo sui pavimenti di molte chiese antiche sono riprodotti labirinti: immagini simboliche della vita umana fatta di difficoltà, peccato, deviazioni. La Gerusalemme celeste, la salvezza, sta al centro. Per raggiungerla si deve passare dalla materialità alla spiritualità, dall'oscurità alla luce.

Ed è quanto meno curioso che si sia usato per costruire il labirinto del parco Sigurtà il Taxus baccata. Una pianta considerata sacra e magica dai Celti che lo consideravano una pianta straordinaria, che per essere da un lato velenosa e dall'altro sempreverde lo associavano alla morte e alla vita spirituale. Anche i romani lo consideravano un albero sacro con le medesime prerogative.

Perché il tasso? «Perché è un'essenza molto pregiata», risponde Giuseppe Sigurtà, proprietario con la sorella Magda, del Parco voluto dallo zio, il conte industriale f! armaceutico Carlo Giuseppe Sigurtà, amico e ospite, proprio qui a Valeggio, di molti premi Nobel. «In tutto il mondo i labirinti vegetali vengono costruiti con due piante sacre e pregiate: il bosso e il tasso. Bossi nel giardino ce ne sono tanti, ho voluto per questo labirinto il tasso. E' molto bello il concetto dell'oscurità e della luce, della morte e della rinascita. Si associa molto bene al motto di questo labirinto: „Più lontano, più vicino‰. Quando cominciammo a pensare al labirinto, mio padre, Enzo Inga Sigurtà, era ancora in vita. Mi disse: „Tutti i labirinti del mondo hanno un motto. Quale sarà il motto di questo?‰. Gli raccontai che sarebbe stato un labirinto dove più ci si allontava, più ci si avvicinava alla soluzione. „Ecco il motto‰, mi disse felice, „Più lontano, più vicino‰. E così è stato. Questo è il vero significato del labirinto: nella vita null! a conta senza sacrificio. E' la fatica che porta risultato e soddisfazi! one».

Una delle più belle leggende, ancora presente nella zona di Chiusi, risale agli Etruschi. Porsenna , il potente locumone, si fece costruire un gigantesco mausoleo, nei sotterranei del quale fece scavare un labirinto all'interno del quale lasciò detto di essere seppellito su un cocchio d'oro trainato da 12 cavalli d'oro. Ma l'elemento più straordinario è che volle nel labirinto anche una chioccia d'oro con cinquemila pulcini dello stesso prezioso materiale. Narra la leggenda che ancora oggi, in certe notti, la chiocchia esce dal labirinto con tutti i suoi pulcini che scintillano al chiarore lunare.

Ma il labirinto è anche un gioco. I fumetti anni Sessanta riportavano regolarmente facili labirinti dove i bambini entravano con la punta della matita e ne uscivano vittoriosi dopo aver «conquistato» la figura centrale. Ma basta acquistare un settimanale enimigstico per trovare ancora labirinti più o meno facili da fare. Com! e si esce da un labirinto? Tiziano Scarpa, romanziere moderno, ha risposto con una bella frase: «Perché vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare».

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