lunedì 26 novembre 2012

La leggenda del diavolo a Gazzo Veronese


L'Arena 
sabato 24 novembre 2012

dall'articolo "Arte, storia e leggende qui si danno la mano"



A Gazzo Veronese, nella frazione di S. Pietro in Valle, sorge il Cesòn, nome con cui è conosciuta la chiesa di San Pietro in Monastero, edificata sulle rive del Tione.
In contrasto col nome, il Ceson è una piccola chiesetta, la cui struttura riporta all´anno mille. La pianta della chiesa è a croce latina, con volte a botte che sovrastano le braccia del transetto e pavimento in marmo greco policromo. 
All´esterno vi sono decorazioni con marmi romani, la più importante situata nella parte inferiore dell´unica porta. 
È una stele funeraria in marmo rosso di Verona collegata una leggenda: nella parte superiore c´è un volto  deteriorato dal tempo con 2 profonde fenditure. La leggenda narra che il diavolo sferrò una terribile unghiata per far crollare la chiesa, ma venne naturalmente vinto e cacciato.


Passaggi segreti a Minerbe


L'Arena
venerdì 23 novembre 2012

MINERBE. Domani il «Festival dei misteri»

La leggenda dell´800
rivivrà al Palaminerbe


I passaggi segreti di San Zenone di Minerbe saranno domani i protagonisti dell´ennesima tappa del festival itinerante «Spettacoli di mistero 2012», l´iniziativa promossa dalla Regione e dal comitato Pro loco Unpli Veneto. La leggenda si rifà ad una scoperta casuale avvenuta sul finire del 1800. Vennero rinvenuti dei cunicoli ed uno di questi si trovava in posizione perpendicolare rispetto al castello di Bevilacqua. Si fecero molte supposizioni ma non furono mai trovati documenti che attestassero questo tipo di manufatto. Da allora la fantasia popolare si sbizzarrì. 
Il ritrovo dei partecipanti è fissato al Palaminerbe alle 20.30, seguirà una visita guidata alle bellezze architettoniche del paese e la narrazione della leggenda «I passaggi segreti a San Zenone di Minerbe» e di altre storie che si tramandano in zona. Sarà poi la volta della rappresentazione teatrale proposta dalla compagnia «I Selvadeghi» di Vigo, con la commedia «Il galo de la checa». Al termine, degustazione di prodotti tipici. Informazioni al 340.247.26.67. F.S. 






L'Arena
sabato 24 novembre 2012

Minerbe, Ca´ degli Oppi, Oppeano
le storie,le tradizioni ed il mistero


Questa sera, a Minerbe, va in scena uno degli appuntamenti inseriti nella rassegna “Spettacoli di Mistero”, organizzata dall´Unpli Veneto e dal Consorzio Pro Loco Basso Veronese, in collaborazione con le Pro Loco ed i Comuni di Bonavigo, Cerea, Casaleone, Minerbe, Sanguinetto e Bovolone, oltre al Castello di Bevilacqua. 
Per tutto il mese di novembre hanno preso vita storie di streghe, demoni, folletti dispettosi fate, antichi tiranni e mille fantasmi pronti a essere evocati per raccontare i segreti più nascosti. La riscoperta delle tradizioni, di figure e di eventi realmente accaduti, ma velati di mistero, è così diventata una grande festa di piazza destinata a trasformarsi in stimolo per un turismo più curioso e consapevole, creando conoscenza e interesse attorno a luoghi spesso sconosciuti.Questa sera, il Palaminerbe di Via Roma sarà teatro, a partire dalle ore 20.00, di una serata speciale, che si aprirà con la visita guidata ad alcune bellezze architettoniche del paese e proseguirà con la narrazione di alcune leggende e misteri legati al territorio, a cominciare dal mistero legato ai passaggi segreti a San Zenone.
Alle ore 21.00 avrà luogo la rappresentazione della commedia dialettale “Il galo de la checa”, portata in scena dalla compagnia “I Salvadeghi”.
Al termine della recita, come sempre avvenuto in ogni appuntamento della rassegna, spazio ai prodotti tipici del territorio, con la degustazione di un ottimo risotto. Lasciatevi coinvolgere, dunque, dalla magia dell´evento, ormai consolidato, che ha portato in piazze, ville, aie, teatri e aree naturali, la rivisitazione delle antiche leggende del territorio, spesso provenienti direttamente dalla tradizione orale, in una infinita teoria di fascinazione e di scoperta.
Nel vicino comune di Oppeano, intanto, fervono i preparativi per allestire alcune manifestazioni da mandare in scena nel! periodo natalizio
L´Amministrazione comunale, di concerto con la Pro Loco ed in collaborazione con i commercianti, organizza, sabato 8 e domenica 9 dicembre, nella piazza centrale di Vallese di Oppeano, il tradizionale Mercatino di Natale, con idee regalo, prodotti gastronomici, dolci e oggettistica a tema natalizio.
La collocazione in calendario, precedente al 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, offrirà l´occasione di acquistare  regali e dolciumi per la notte più attesa dai bambini veronesi.

lunedì 19 novembre 2012

Racconti di mistero tra Carpanea e le canalore


L'Arena
sabato 17 novembre 2012

CEREA. Eventi in città e a Casaleone

Racconti e teatro
su storie di uomini
tra miti e povertà

«Spettacoli di mistero 2012» a Santa Teresa in Valle e area Exp

Il festival «Spettacoli di mistero 2012» promosso dalla Regione e organizzato dalle Pro loco aderenti all´Unione nazionale Pro loco d´Italia (Unpli), approda oggi con due spettacoli in contemporanea a Cerea. In località Santa Teresa in Valle andrà in scena «Il Gobbo della Bassa», vecchia e misteriosa leggenda di valli, boschi e paludi di Carpanea. Si racconta che molti secoli fa le terre di Casaleone, dette Carpanea, fossero isole coperte da immense foreste e cosparse da oscure paludi. Gli esseri che vi abitavano erano bassi, tozzi e molto pelosi. L´appuntamento, organizzato dalla Pro loco Carpanea di Casaleone è alle 20, all´antica Hostaria da Mindon, per una degustazione di prodotti stagionali locali con animazione e uno spettacolo teatrale.
In Area Epx, invece, si racconterà di «Ciccio e la Canolara», leggenda che si rifà a dopo l´annessione del Veneto all´Italia, nel 1866, quando la miseria spinse interi nuclei familiari a emigrare. Chi restava si arrangiava come poteva e diverse donne cadorine scendevano nella pianura veronese per vendere manufatti di legno per la casa. Assunsero il nome di «canalore» dal sostantivo dialettale «canoi», che erano i contenitori usati dalle donne per infilarvi i ferri da calza, l´uovo di legno e altri oggetti per il rammendo. Ciccio, invece, è la figura dell´uomo che campava vendendo santini con l´effige della Madonna. L´appuntamento è alle 20 in Area exp, dove si terrà una visita guidata dell´area fieristica e alla chiesa parrocchiale del capoluogo, poi alle 21, nel padiglione D, la compagnia teatrale «La Moscheta» metterà in scena la commedia «Una moglie co i bafi». Al termine, degustazione di prodotti locali. La partecipazione costa 5 euro.

domenica 18 novembre 2012

Tra i misteri del castello di Bevilacqua


L'Arena
venerdì 16 novembre 2012

BEVILACQUA. La rassegna fa tappa al maniero

Le antiche leggende
del castello narrate 
al festival dei misteri


Si dice che la contessa Felicita prima di morire seppellì sotto la fortezza una carrozza piena d´oro

Sotto le mura del castello la leggenda narra che sia sepolta una carrozza piena d´oro, mentre chi si avvicina con intenzioni bellicose ed ostili deve affrontare l´ira del fantasma di Alessandro Bevilacqua. Queste ed altre storie saranno raccontate stasera al castello in occasione de «Il segreto di Felicita Bevilacqua», evento organizzato dai proprietari della storica dimora con il consorzio Pro Loco Basso veronese nell´ambito del Festival dei luoghi misteriosi del Veneto.
La serata inizierà alle  20 con la visita guidata al maniero, seguita dalla presentazione ed illustrazione di alcune leggende legate al castello a cura della «Bottega delle Arti» del teatro di Villabartolomea. Una delle storie più conosciute riguarda la contessa Felicita Bevilacqua, l´ultima discendente dell´antica famiglia. Si narra che la contessa, prima di morire, abbia seppellito una carrozza piena d´oro e di gioielli sotto le mura del castello. Un segreto che, nonostante i numerosi restauri del trecentesco complesso, non è ancora stato svelato. Anche il castello di Bevilacqua, al pari di altre fortezze, ha il suo fantasma che si aggira tra le mura e, precisamente, quello di Alessandro Bevilacqua.
Nella primavera del 1848 il paese e il castello furono messi a ferro e fuoco dall´esercito austriaco, il quale, dopo aver sfondato la porta dell´oratorio privato, profanò la tomba di Alessandro Bevilacqua e ne disperse le ceneri al vento. Da allora si dice che lo spirito vaga nel castello e che la sua voce si possa sentire tra gli alberi del giardino pensile. La sua però è un´anima benigna. Infatti, è convinzione che il suo spirito aleggi per proteggere chi al castello viene in pace, accanendosi invece contro chi si avvicina con spirito bellicoso ed ostile. Alle 21.30 si svolgerà lo spettacolo di musica popolare legata alla cultura e tradizione veneta con il gruppo Folkamazurka. Al termine degustazione di prodotti tipici. L.B.


venerdì 16 novembre 2012

Culturando Speciale Mantova Magica



Il link di "Culturando TV" con la puntata su Mantova Magica:


Un diverso modo di vedere Mantova attraverso una lettura legata alla magia, all'esoterismo e all'astrologia.
Isabella d'Este , per esempio, aveva una vera passione per le erbe, i profumi, il potere della musica e l'astrologia. E parlando di astrologia è d'obbligo un riferimento al pubblico Orologio che fornì la possibilità ai cittadini di conoscere i momenti favoriti dalle stelle.
Ma a Mantova era presente anche la magia nera. Sotto le volte dell'Arengario si ha testimonianza della "caccia alle streghe" e delle torture inflitte pubblicamente a chi, si presumeva, avesse frequentazioni con il demonio. A Virgilio stesso si attribuiscono mirabolanti prodigi, imprese grandiose e talmente impossibili da risultare frutto di potenti incantamenti.
Inoltre la facciata e le fattezze della chiesa di S.Andrea celano matematiche proporzioni legate alla Kabbala ebraica.

mercoledì 14 novembre 2012

Misteri e ombre nella Grotta di Fumane


L'Arena
mercoledì 14 novembre 2012


FUMANE. Domenica il racconto di De Manincor

Spettacolo nella Grotta
tra misteri e ombre


Nell´ambito della rassegna «Veneto, spettacoli di mistero 2012» domenica toccherà alla Grotta di Fumane ospitare «La notte della stella: un racconto primitivo; il mistero dell´ocra e dell´ombra». Il racconto verrà recitato a voce alta con inizio alle 14,30 dal suo autore, Andrea De Manincor, accompagnato da Sabrina Modenini, dopo l´introduzione di Alberto Castagna. «E quando arrivavano lì, gli antichi, i primitivi, cosa vedevano dentro la grotta? E da dove veniva tutta quell´ocra usata per dipingere il favoloso graffito dello sciamano, oltre quarantamila anni fa?», si chiede l´attore De Manincor, «Come si misura il tempo dell´uomo? Cosa succede quando vediamo muoversi le ombre nella nostra stanza? Ed era lo stesso mistero per quella primogenitura umana? Quel che è certo è che la grotta di Fumane continua ad invaderci la fantasia con il suo fascino misterioso e a stupirci con le sue scoperte sensazionali». Ingresso unico al costo di 6 euro con prenotazione obbligatoria e acquisto del biglietto in loco, telefonando al Consorzio Pro Loco Valpolicella (045 7701920 da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13 e sabato dalle 9 alle 12). 
In caso di pioggia o maltempo, l´evento è rimandato a domenica 25. Anche quest´anno nel mese di novembre torna il Festival dedicato ai luoghi leggendari e misteriosi della nostra regione. L´edizione 2012 di «Veneto: spettacoli di Mistero» vedrà nei luoghi più suggestivi la rivisitazione delle antiche leggende del territorio, spesso provenienti dalla tradizione orale. Promosso dalla Regione Veneto, il Festival del Mistero è organizzato dalle Pro Loco aderenti all´Unpli, che daranno vita ad oltre duecento eventi. G.G. 


lunedì 12 novembre 2012

Un'altra (vera) truffa a un'anziana


L'Arena
sabato 10 novembre 2012

TRUFFA. È successo l´altra mattina in Borgo Trento, in via delle Argonne, vittima un´ottantenne

Si finge addetto del gas
e deruba un´anziana

La signora, sotto choc, si è sentita male ed è caduta a terra uscendo di casa per cercare aiuto dopo aver visto che gli ori erano spariti

La tecnica è geniale quanto meschina: inscenare una possibile emergenza, incutere il panico in qualche anziano solo e approfittare della paura e della buona fede del malcapitato (meglio ancora se donne) per derubarlo di ori e preziosi.
È quanto è successo l´altra mattina, intorno alle 10, in via delle Argonne, in Borgo Trento, dove un uomo distinto e sulla cinquantina, alto e brizzolato, spacciandosi per un impiegato dell´azienda del gas, ha avvicinato una signora di 80 anni che vive in uno dei condomini della via, dicendole di avere necessità di fare un controllo urgente alle canne fumarie che, secondo una segnalazione, avrebbero potuto prendere fuoco da un momento all´altro.
L´atteggiamento convincente e la paventata emergenza hanno vinto le perplessità dell´anziana che si è fatto convincere accompagnando l´uomo fino nella sua abitazione. Il finto addetto del gas per risultare più credibile le ha persino mostrato un tesserino con la propria qualifica, ovviamente falso. E così, una volta introdotto in casa, l´uomo ha finto di parlare al telefono con un altro operatore che, a suo dire, si trovava negli scantinati per verificare i contatori del gas, e annunciava all´anziana l´imminente pericolo che le caldaie esplodessero. Non solo, l´uomo, facendo leva sulla fretta del probabile  scoppio, suggeriva alla donna di prendere tutti i preziosi e appoggiarli sul letto. A quel punto, con un altro pretesto, il truffatore ha invitato l´anziana ad andare in cucina a controllare i fornelli del gas. Infine, approfittando del momento di distrazione, l´uomo ha sottratto tutti i gioielli che la signora credeva di aver messo in salvo e, dopo aver finto una seconda telefonata, l´ha rassicurata che l´allarme era passato e che non vi era alcun pericolo.
La povera donna, confusa e sotto choc, ha realizzato solo poco dopo di essere rimasta vittima di una truffa quando, tornando in camera da letto, si è accorta che tutti i gioielli erano scomparsi. Dallo spavento l´anziana ha avuto un mancamento ed è caduta a terra mentre, in stato di agitazione, usciva dall´appartamento per chiedere aiuto. Fortunatamente si è procurata solo una contusione alla gamba ma è stata portata al pronto soccorso per accertamenti da alcuni vicini che hanno avvisato il 113. I medici l´hanno poi dimessa con una prognosi di 10 giorni. È ancora da quantificare, invece, l´ammontare del «bottino» visto che si tratta di ori e gioielli di alcuni decenni fa e di difficile valutazione. 
Una truffa davvero meschina che fa leva sulle fragilità degli anziani e che, nonostante le campagne di sensibilizzazione da parte delle forze dell´ordine, continua a mietere vittime. Il questore Michele Rosato lancia quindi  un appello, quello cioè di segnalare sempre ai numeri di pronto intervento delle forze dell´ordine la presenza di persone o circostanze sospette, non solo in strada, ma anche negli atri dei palazzi, nei cortili e in altri spazi condivisi.  

domenica 11 novembre 2012

Un convegno sui Templari a Verona

Una locandina che ho avuto tramite Facebook (sc)



La ipnotizzano e la derubano al cimitero


Con le zingare, il cimitero e l'ipnotizzazione a me sa veramente molto di leggenda metropolitana che ha rubato qualche spunto qua e là... (sc)

Voce di Mantova, 10 novembre 2012




sabato 10 novembre 2012

La ninfa Tavine in un libro antico

(La leggenda della ninfa Tavine l'ho raccontata nel mio libro "Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda", acquistabile come indicato su www.leggendedelgarda.com -sc-)


Gienne, settembre 2012


La Maledizione del Fuoco a Bagolino

Corriere del Garda, ottobre 2012



Il Filò a Monteforte, spettacolo di mistero


L'Arena
mercoledì 07 novembre 2012 – SPECIALI – Pagina 22

DOMENICA 11 NOVEMBRE VA IN SCENA LA SECONDA RAPPRESENTAZIONE

Spettacoli di mistero
all´Oratorio di Monteforte


Nelle prime due domeniche di novembre, l´Oratorio di Monteforte d´Alpone, in piazza Silvio Venturi, ospita due rappresentazioni teatrali nell´ambito di "Veneto: spettacoli di mistero 2012".
Divisa in due parti, va così in scena la rappresentazione teatrale “Femo filò che te conto de la Renza”.
Domenica 11 novembre, quindi, andrà in scena la seconda parte del testo storico scritto da Don Lorenzo Dall´Agnola nel 1959, dal quale apprendiamo la leggenda di Renza “dapprima salva dalla bocca di un leone, per il tempestivo intervento di due ladroni, fu liberata dalle loro unghie per lo stratagemma di un cavaliere senza cappa e senza spada”. 
Il sacerdote descrive anche il luogo in cui si è svolta la storia (le grotte Volpare, nei pressi della località Salvarenza).
Proprio per questo motivo, domenica 11 novembre, alle ore 14.30, sarà organizzata una visita guidata alle grotte Volpare, con partenza da piazza Silvio Venturi.
Alle ore 19.45, poi, presso l´Oratorio di Monteforte si terrà la seconda parte della rappresentazione teatrale “Femo filò che te conto de la Renza”.
Prima dello spettacolo verrà offerta la polenta col musso, mentre dopo lo spettacolo ci sarà la degustazione del brassadelón e del vino Soave Classico “Contrada Salvarenza” della Cantina Gini. Nel ruolo di cantastorie ci sarà Otello Perazzoli, mentre gli attori in scena saranno Elena dal Cerè, Paola Scattolin, Luca Zambon, Stefano Meneghini e Mauro Benati.

San Martino, leggende e feste a Verona e provincia


L'Arena
giovedì 08 novembre 2012

DOMENICA SI FESTEGGIA IL SANTO PATRONO IN DIVERSI COMUNI DELLA NOSTRA PROVINCIA

Si avvicina la tradizionale 
"Estate" di San Martino


Domenica prossima, 11 novembre, si festeggia San Martino, patrono di diversi Comuni della nostra provincia, dove andrano in scena eventi e manifestazioni per celebrare la ricorrenza.
Tra i Comuni pronti a far festa ci sono  Lazise, Legnago, Negrar, Peschiera del Garda , Povegliano Veronese, Salizzole, ovviamente San Martino Buon Albergo, Tregnago ed Arcole, dove si tiene una Fiera molto importante.
San Martino da Tours è una delle figure maggiormente legate alla devozione popolare. 
La storia vuole che, in una giornata fredda e piovosa,  il nostro cavaliere fosse avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. 
Lungo la strada, incontra un povero vecchio coperto  di pochi stracci, barcollante e tremante per il freddo. 
Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. Ha soltanto il suo pesante mantello, ma non ci pensa due volte: toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà  metà al poveretto.
San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. 
Fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. 
Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l´aria si fa mite. Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. 
È l´estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell´atto di carità ed anche per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. 
La storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti, Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio lui in persona.
Martino nacque in Pannonia, l´odierna Ungheria, nel 316; era figlio di un ufficiale romano e fu educato nella città di Pavia, dove passò la sua infanzia fino all´arruolamento nella guardia imperiale all´età di quindici anni. 
A scuola Martino prese i primi contatti con i cristiani e, all´insaputa dei genitori, si fece catecumeno e prese a frequentare con assiduità le assemblee cristiane. 
La sua umiltà e la sua carità hanno dato vita ad alcune leggende tra le quali quella appena raccontata, oppure quella dell´attendente che Martino considerava come un fratello, tanto da tenergli puliti i calzari.


Scoperta una nuova Marmitta dei Giganti


L'Arena 
martedì 06 novembre 2012 

LA SCOPERTA. Una spettacolare «marmitta dei giganti» individuata dagli scalatori Eugenio Cipriani e Claudio Tessarolo

L´Adige un tempo scorreva verso Affi
e la «prova» è scavata nella roccia



Cercavano uno strapiombo e sono finiti dentro a una spettacolare «marmitta dei giganti». E´ accaduto l´altro giorno in Val d´Adige, vicino alla frazione di Tessari, ad una cordata di rocciatori composta dal veronese Eugenio Cipriani e dal vicentino Claudio Tessarolo, entrambi giornalisti. Il tratto dell´Adige fra la Chiusa (o Gola) di Ceraino e le quattro frazioni che compongono Brentino Belluno è da diversi decenni terreno d´azione degli arrampicatori.
Ritirandosi dalla valle oltre dodicimila anni fa, il ghiacciaio dell´Adige, ha lasciato scoperte vaste superfici rocciose soprattutto lungo il fianco destro idrografico, nel senso cioè della direzione del fiume. In prevalenza sono formazioni di calcare grigio: roccia ideale per la pratica dell´arrampicata grazie alla solidità e varietà di appigli. Il monte Cimo, con le sue decine di itinerari di più lunghezze di corda, alcuni dei quali di diff! icoltà estrema, è la struttura rocciosa più frequentata, ma molto apprezzate sono anche le ben più facili vie, anch´esse di più tiri, che si sviluppano sulla parete rocciosa denominata «Trapezio», sopra la frazione di Canale.
La parete venne scoperta alpinisticamente nei primi anni ´80 da Eugenio Cipriani, che vi tracciò una decina di itinerari. Solo tre di questi, però, vennero pubblicizzati. In vista della realizzazione di una guida per arrampicatori, che riguarderà tutto il territorio veronese e alla cui stesura sta lavorando lo stesso Cipriani, assieme a Cristiano Pastorello e ad altri collaboratori, lo scalatore veronese ha rimesso mano al «Trapezio» cercando nuovi spazi di salita.
Data la bassa quota, la presenza di piccoli boschi pensili impedisce dal basso di scorgere interamente i percorsi ancora «vergini». In altre parole, quindi, finché non ci si mette la mani sopra non si sa mai cosa si trova. E così l´altro giorno Tes! sarolo e Cipriani, proprio all´ultimo tiro di corda, là! dove pensavano di trovare una parete leggermente strapiombante, si sono trovati invece di fronte ad una «marmitta dei giganti», vale a dire una delle più classiche, e nello stesso tempo spettacolari, morfologie legate all´erosione fluvio-glaciale.
«Quello che sembrava un normale strapiombo», raccontano Cipriani e Tessarolo, «una volta arrivati alla base è apparso invece essere uno splendido esempio di marmitta d´escavazione, con il suo inconfondibile aspetto a campana aperta da un lato, la superficie rocciosa perfettamente levigata e semicircolare ed alcune striature orizzontali».
La scoperta in sé non ha nulla di eccezionale, ma rappresenta un´ulteriore prova dell´antico percorso del fiume Adige ai tempi dell´ultimo dei quattro periodi glaciali che hanno interessato negli ultimi 600mila anni del Quaternario l´Europa e, segnatamente, l´arco alpino.
Prima della fine dell´ultima glaciazione, quella detta! del Würm, l´Adige non passava, come oggi, dalla Chiusa di Ceraino ma, all´altezza di Canale, piegava decisamente verso destra e le sue acque defluivano in direzione dell´attuale piana di Affi. Naturalmente il fondovalle non aveva la quota attuale, ma era ben più alto e la scoperta di una «marmitta dei giganti» alla quota di 210 metri circa e all´altezza di Tessari è una ulteriore conferma di ciò.
Straordinaria è la somiglianza di questa marmitta con quelle, più grandi e molto note, presenti fra Nago e Torbole, nel Trentino meridionale. Anche in quel caso la loro presenza testimonia il percorso antico di un ghiacciaio che, nella fattispecie, era un ramo di transfluenza fra il ghiacciaio dell´Adige e quello del Sarca.
Purtroppo la marmitta trovata dai due scalatori sul «Trapezio» non è facilmente visitabile. Però, assieme alle caratteristiche rocce «montonate» (cioè lisciate e levigate dall´abrasione glaciale) pres! enti a Canale e alla vicina gola dell´Adige presso Ceraino, contr! ibuisce a fare di questa parte della Val d´Adige un museo all´aperto di morfologia glaciale e carsica. 



Sono il frutto
dell´erosione
delle acque

Le «marmitte dei giganti» sono cavità scavate nella roccia dall´azione di acque vorticose che trascinano con sé pietre, sabbia e ciottoli strappati dalla riva o dal letto del torrente oppure, nel caso di un corso d´acqua che nasce dalla bocca di un ghiacciaio, che si sono staccati per scioglimento dalla massa glaciale.
Nel punto in cui si forma un vortice, il materiale roccioso in sospensione viene scagliato con forza contro la roccia e compie un´opera abrasiva seguendo sempre la medesima traiettoria, la qual cosa determina la forma circolare della «marmitta». Nel corso del tempo le formazioni rocciose più grandi spesso subiscono un´erosione laterale e ne resta solo una metà, che presenta la forma a mezza-campana. Ma perché le marmitte più grandi vengono definite «dei giganti»? Il nome è dovuto al fatto che le credenza popolari hanno attribuito a dei leggendari giganti la paternità di queste curiosità ! naturali.


lunedì 5 novembre 2012

L'Arco della Costa, un giallo veronese


L'Arena
venerdì 02 novembre 2012



La Costa, il giallo 
dell´osso che dura
da oltre tre secoli

Un fossile trovato sui Lessini  o una reliquia dalla Terra Santa? La costola di balena è appesa alla passerella della Domus Nova

Il lato est di piazza Erbe, dopo le case Mazzanti, mostra la facciata posteriore della Domus Nova, o palazzo dei giudici. 
Costruita nel Duecento, per allargare gli spazi del vicino palazzo del Comune, in epoca veneziana, vi abitarono i magistrati di stanza a Verona, nominati dalla Serenissima, che, per recarsi nel palazzo diventato della Ragione, anziché scendere in strada passavano sopra l´arco di collegamento, denominato della Costa. Evitavano così di essere avvicinati da malintenzionati o corruttori. 
L´arco della Costa dal quale si va in piazza dei Signori ha appeso ancora oggi un curioso reperto: si tratterebbe di una costola di balena o di ittiosauro, un rettile marino preistorico. Numerose, nel corso dei secoli, altre ipotesi: una sorta di reliquia portata dalla Terra Santa dai crociati e appesa qui come ex voto; un fossile, forse trovato sui monti Lessini e, creduto un osso di qualche misterioso mostro, sarebbe stato collocato a protezione scaramantica della città. Sarebbe anche un souvenir portato dai veronesi che hanno partecipato alla battaglia di Lepanto, contro i Turchi, nel 1571. 
L´ipotesi più probabile, che spiega anche la collocazione, è molto meno fantasiosa: una primitiva pubblicità di una delle spezierie (farmacie) che erano aperte in questo angolo di piazza, fra cui la più nota era quella del famoso botanico Francesco Calzolari «Alla campana d´oro». Si diceva che la polvere ricavata dall´osso grattuggiato della balena aveva qualità medicinali. Ma da quando l´osso è lì? La risposta a questa domanda è in tre rappresentazioni: sopra una tela di Sante Creara dell´inizio del Seicento e in una mappa del 1630, l´arco era senza la costa, che invece compare in una stampa della metà del Settecento. Dunque, restiamo all´ipotesi più probabile del pezzo esotico che si usava appendere all´ingresso delle spezierie. Al di là dell´arco della Costa, vi è il maestoso palazzo del Comune, eretto negli ultimi anni del XII secolo per accogliere le nuove magistrature del potere locale. 
Nel corso dei secoli, quando Verona divenne veneziana fu palazzo della Ragione ed ospitò il Collegio dei Notai, il dazio della seta, la camera fiscale, i pubblici granai, i depositi del sale, gli uffici della sanità, la pretura e la corte di assise, oltre alle carceri cittadine. Due lapidi, murate all´esterno, indicano per la sua erezione due date discordi: il 1138 e il 1193. 
Nel 1218, un terribile incendio investì gran parte del palazzo, ma questo fu rifabbricato l´anno successivo. Nel medioevo, era una costruzione severa, con quattro possenti torri angolari, che servivano di presidio, di cui, oltre alla torre dei Lamberti, che però subì varie modifiche, è rimasta solo quella nell´angolo tra la piazza e via Cairoli, detta il Torrazzo delle Carceri. Proprio questa torre angolare dà l´idea di come fu in origine il palazzo, che, nell´Ottocento, venne ristrutturato dall´architetto Giuseppe Barbieri, aprendo numerose finestre e dando alla facciata su piazza Erbe un´impronta classica. Il Torrazzo delle Carceri rimane una delle poche architetture originali del Duecento a Verona. Proprio nei piani superiori di questa torre, ancora agli inizi dell´ Ottocento, vi erano le principali prigioni della città.  


domenica 4 novembre 2012

Leggende e misteri di Bonavigo



L'Arena 
sabato 03 novembre 2012

BONAVIGO. Stasera se ne svelano i misteri

Leggenda e storia
Il diacono Dagiberto
alle origini del paese

Il religioso longobardo lasciò anche un ospizio al territorio

Leggenda vuole che Bonavigo sia stato fondato da un signore di origine longobarde che qui possedeva un casale e dei terreni coltivati. La leggenda, ripresa anche dallo scrittore Dino Coltro, sarà raccontata oggi, al teatro parrocchiale di Bonavigo, con altre del territorio, «Spettacoli di Misteri», evento del Festival dei Luoghi Misteriosi del Veneto. Se ogni leggenda ha un fondo di verità, questa ha anche dei riscontri storici. Le prime tracce di Bonavigo si trovano nell´887, quando il monastero benedettino di Santa Maria in Organo attestava di possedere qui una casa ed un terreno coltivato. Il proprietario era Dagibert - o Dagiberto - diacono della cattedrale e amministratore dei beni della stessa ed uno dei più grandi proprietari terrieri in pianura, in Valpantena, sulle colline e sul lago di Garda. 
Alla caduta dell´Impero Carolingio, avvenuta proprio nell´887, l´Italia si ritrovò tra guerre e i giochi di potere dei vassalli e invasioni barbariche. Fu allora che Dagiberto, e altri religiosi della cattedrale, assunsero importanza per la nostra provincia: con i loro possedimenti, contribuirono a fondare molti paesi oggi esistenti.
Tutti questi ecclesiastici erano di origine longobarda. Durante l´età Carolingia, i Longobardi, persa la possibilità di svolgere un ruolo politico, ottennero cariche ecclesiastiche importanti e consistenti patrimoni. Ulteriore conferma dell´origine, arriva dai loro testamenti: quello di Dagiberto, del 20 settembre 931, è autentica «fotografia» dell´epoca sui paesi presenti nei suoi possedimenti. Se l´origine longobarda è certa, non si sa se vivesse qui: percepiva le decime sulle terre e costruì fortezze a difesa della gente. I religiosi fondarono anche i primi «xenodochi», gli ospizi, per malati e poveri. Per Bonavigo il diacono lasciò la proprietà al clero della cattedrale di Verona «per le necessità di malati ed infermi».
La serata inizierà alle 20 con la visita! guidata alle bellezze architettoniche del paese; quindi con la presentazione di leggende e misteri, a cura della Bottega delle arti di Villa Bartolomea; infine la commedia «El segreto de restar zoeni», de «El Gavetin». L´iniziativa è del Consorzio Pro Loco Basso Veronese, Pro Loco e Comune. L.B. 


Leggende su Salvarenza


L'Arena
domenica 04 novembre 2012 


MONTEFORTE

La leggenda 
di Renza
si trasforma
in spettacolo


Tre appuntamenti per rivivere la leggenda di Renza. C´è una località, a Monteforte d´Alpone, che si chiama Salvarenza: il toponimo si spiega con una leggenda che tra oggi e domenica prossima diventerà teatro. La Pro loco, in collaborazione con il Comune, «Femo filò che te conto de la Renza», una rappresentazione in due atti inserita nel calendario dell´iniziativa regionale Veneto-Spettacoli di mistero. 
Il «primo tempo» va in scena oggi in oratorio alle 19.45, stesso luogo e orario della messa in scena del «secondo tempo» in programma domenica 11. Don Lorenzo Dall´Agnola, parroco di Monteforte, in un volume del 1959 racconta la leggenda di Renza, «dapprima salva dalla bocca di un leone, per il tempestivo intervento di due ladroni, fu liberata dalle loro unghie per lo stratagemma di un cavaliere senza cappa e senza spada». Ecco da dove nasce il toponimo Salvarenza. Nella prima puntata la rappresentazione s! arà dedicata al racconto dei fatti da parte dei ladroni e del cavaliere mentre nella seconda sarà Renza stessa ad accompagnare gli spettatori nella sua leggenda. Non meno importanti sono i luoghi in cui la vicenda sarebbe avvenuta, cioè la grotta delle Volpare. La Pro loco ha messo in calendario una breve escursione guidata alle grotte della Renza. L´appuntamento è domenica 11 alle 14.30 in piazza Silvio Venturi. P.D.C. 

La contessina fantasma a Valeggio sul Mincio


«Abbiamo il fantasma in casa
È una simpatica contessina»

VALEGGIO. C'è un mistero nella tenuta Corte Gardoni che appartenne alla famiglia di nobili e poi all'ingegnere Festa. Il vignaiolo Piccoli è uomo pratico e non visionario «Sentiamo i suoi passi quando c'è un bell'evento» Lei era Lida Toni e si curava stando all'aria aperta
31/10/2012

Valeggio. Hanno un fantasma in casa ma non sono spaventati per niente. Anzi. Quando lo spettro fa risuonare i suoi passi sugli impiantiti di legno delle stanze sopra le loro teste si sentono rassicurati. «Se la Contessina sta a lungo senza farsi sentire», confessa Gianni Piccoli, proprietario dell'azienda agricola Corte Gardoni nell'omonima località in comune di Valeggio «ci preoccupiamo. Ormai la sentiamo come una di famiglia». La Contessina si chiama, o, meglio, si chiamava da viva, Lida Toni. Morì di mal sottile nel 1932, a 57 anni. Abitava a Verona in via Pigna, la stessa strada dove viveva Berto Barbarani, ma amava risiedere spesso in quella villa colonica della campagna valeggiana ai piedi del monte Mamaor. Ora è sepolta nella tomba di famiglia del cimitero monumentale della città. «Corte Gardoni allora apparteneva al veronese conte Toni», spiega Piccoli, «e sua figlia veniva qui per respirare aria più pulita di quella della città e dar sollievo ai suoi polmoni ammalati. I vecchi del posto la ricordano ancora seduta a leggere sotto quel cipresso», continua l'uomo indicando una pianta che domina un vigneto, «dove una sorgente d'acqua sgorga dal monte. Una volta i cipressi erano due, poi uno è morto.  La mamma della Contessina morì dello stesso male e alla stessa sua età. Rimasto solo, il conte Toni donò corte Gardoni all'ingegner Umberto Festa, suo amico fraterno. Che era grande amico anche di Berto Barbarani e Angelo Dall'Oca Bianca, spesso ospiti suoi a Corte Gardoni. Alla morte di Festa la proprietà passò alla nostra famiglia. Ma lei, la Contessina, non lasciò mai questa casa che adorava». Gianni Piccoli, 72 anni, non è un visionario. Tutto al contrario. È un uomo di campagna concreto, solido, severo d'aspetto. Forse persino troppo schietto. Legato com'è alla terra, le fantasie non gli appartengono. Ha studiato - è agronomo - ma ama definirsi «contadino». È un grande produttore di vino. Al suo Custoza, il Mael, la guida del Gambero Rosso ha appena assegnato tre bicchieri, il massimo del giudizio. Gran parte dei suoi vini prendono la strada per l'America dove figurano sulle carte dei vini di famosi ristoranti negli Usa. «Mi prenderanno per matto», dice, «ma la Contessina non me la sono inventata. Tutti in famiglia l'abbiamo sentita camminare: Stefania, mia moglie, i nostri figli, le nuore e i nipoti. E l'hanno sentita gli ospiti che hanno dormito qui da noi. Ormai non andiamo nemmeno più a controllare se ci sono estranei o malintenzionati al piano di sopra. Lo abbiamo fatto per tanto tempo, ma ormai basta. Sappiamo che è lei. Riconosciamo il suo passo, una camminata decisa. Soddisfatta».  Il vignaiolo di Corte Gardoni ha cinque figli, due femmine e tre maschi. Tutti confermano le parole del padre. «Sì, abbiamo sentito più volte la Contessina camminare, anche di giorno». Mattia, il maggiore dei maschi, enologo dell'azienda, asserisce di non credere ai fantasmi: «Ma non so dare una spiegazione logica a quei passi. Più volte io, Stefano e Andrea, i miei fratelli (sono entrambi agronomi, come il papà, ndr), siamo saliti ai piani superiori della casa armati di mazze di baseball per difenderci da possibili intrusi violenti, ma non abbiamo mai trovato nessuno. Rumori di animali? Lo escludo. Non sono fruscii di piccioni o lo zampettare di roditori o faine. Sono proprio passi. È una storia inquietante, ma ci si abitua. Ripeto: non credo ai fantasmi, una spiegazione ci dev'essere, ma non so quale possa essere. E così accetto il fatto: meglio la Contessina che vivere in un appartamento con vicini litigiosi e urlanti». La prima volta che Gianni Piccoli sentì la Contessina camminare fu nel 1971, quando con la moglie venne ad abitare a Corte Gardoni. «Quando sentii i passi risuonare distintamente sopra la mia testa salii preoccupato al secondo piano e poi nel sottotetto. Temevo di trovare qualche malintenzionato. Ma non c'era nessuno. Nessuno. Ridiscesi molto turbato. E così la seconda, la terza e molte altre volte. Stessa storia: si sentivano chiaramente i passi, ma ai piani superiori non c'era mai anima viva. Pian piano ci abituammo. Ora, se la Contessina non si fa sentire per tanto tempo, ci preoccupiamo». Piccoli ha una sua teoria: la Contessina si fa sentire quando in famiglia c'è un evento felice, come se volesse partecipare. «Sentiamo la sua camminata svelta in vista di quando qualche nascita e quando ci sono ospiti in casa. Così è stato quando sono nati i miei figli e quando sono venuti al mondo i figli dei figli. L'ultima volta è successo poche settimane fa, quando Mattia ha annunciato che la moglie Elena era incinta. Era quasi mezzogiorno e l'abbiamo sentita distintamente. Così come l'ha sentita Frank Spane, il mio importatore americano, quando dormì da noi. E Christine, l'amica del Minnesota di mia figlia Cristina. Hanno fatto la Cattolica insieme. E Guillame Mochel, il vigneron francese amico di mio figlio Andrea. Paura? E di che? Tengo la sua foto sul comò in camera da letto. È simpatica.  Far benedire la casa per liberarci della sua presenza? Proprio no. La casa la facciamo, sì, benedire tutti gli anni, ma per fede. Non vogliamo che la Contessina se ne vada. Non fa niente di male. Cammina e basta. Fa parte della nostra vita». Ne fa talmente parte che i Piccoli hanno deciso di dedicare un vino al fantasma di casa. Il progetto è in piedi. «Sì, è tanto che ci pensiamo. Sarà una corvina vinificata in modo diverso», si limitano a dire. Fino a quando non sarà all'altezza degli altri, resterà un segreto che dovrà rimanere tra loro e la Contessina.    
Morello Pecchioli

giovedì 1 novembre 2012

Prosegue Veneto Spettacoli di Mistero


Ecco il pieghevole delle prossime iniziative di Veneto Spettacoli di Mistero:





Antologia di brivido e mistero


L'Arena
mercoledì 31 ottobre 2012

FELTRINELLI. Oggi alle 18 racconti e romanzi sull´uomo (ri)costruito da Frankenstein ai cyborg

Antologia di brivido e mistero

«Storie di gente a pezzi» nuovo volume della collana «Quaderni Indaco»

Appuntamento con il brivido e il mistero, oggi alle 18, alla libreria Feltrinelli di via Quattro Spade: Travestimenti, trucchi e macabra allegria per la presentazione dell´antologia Storie di gente a pezzi, itinerario in ventisei tappe da Frankenstein ai cyborg (Delmiglio editore). Leggerà Stefano Paiusco con accompagnamento musicale di Federico Fuggini ed interventi magici di Mosieur En.P.
L´antologia Storie di gente a pezzi è quest´anno ispirata al tema dell´uomo (ri)costruito, dal Golem a Frankenstein, fino ad arrivare ai cyborg. Volume numero sette della collana Quaderni Indaco che Delmiglio editore dedica a racconti e romanzi di genere ambientati per lo più in Veneto.
Scrive Irene Incarico nella prefazione: «Il doppio dunque, fonte di inquietudine, di perversione, di amore e/o affettività, è destinato a seguire un percorso accidentato ma pur sempre diretto verso una forma di accettazione (...). Così come Pinocchio finisce per trasformarsi in bambino, alla stessa maniera l´uomo artificiale ha finito per tramutarsi quasi in un "beniamino" della tradizione. Ma cosa succede quando il doppio non è un essere estraneo, ma un pezzo di noi?».
Le ventisei storie che compongono l´antologia sono state ordinate in capitoli, a seconda del genere al quale l´autore si è ispirato. Fanno parte di «Pezzi scientificamente composti» i racconti Little Sallingtown di Alexia Bianchini, Un errore fatale di Enrico Gregori, Gatti di Arnaldo Liberati, L´odore guida di Angelo Marenzana, Obsolescenza di Elisa Podestà, Memoria quantizzata di Vittorio Rioda e Favola quantica per androidi di Nicola Ruffo.
Sono inseriti nel capitolo «Orribili frammenti» le storie Il talento di Mr Dippel di Danilo Arona, Sapone di Rossana Boni, Volontà di potenza di Enrico Nebbioso Martini. Non si può morire dentro di Rossana Massa, Erikc di Martina Trevisan.
In «Scampoli irriverenti» i racconti Un eulo a polpetta di Nicola Brusco, Re Cecconi di Federico Fuggini e Non ho ucciso Umberto Eco di Enrico Linaria.
Nel settore Brani tra mito e storia sono raggruppati La ricerca dell´umanità di Roberto Bonadimani, Mosaico umano di Giuliana Borghesani, Una notte da leggenda di Simona Cremonini. Numeri di Irene Incarico e Nekome di Filippo Tapparelli. Infine, nel capitolo «Schegge noir» le storie Uomini a pezzi di Luca Ducceschi, Tasche di Maria Silvia Avanzato, L´intervento di Emanuele Cassani, Ciò che ti appartiene di Enzo Macrì, Due di Rosanna Mutinelli e Buon anno di Paola Rambaldi.
Ogni storia è preceduta da un´illustrazione ad opera degli artisti del gruppo Cyrano Comics composto da Michele Avigo, Jacopo Bissoli, Loren Carpitella, Isabella Dalla Vedova, Elia Diliso, Hanieh Ghassabian, Enrico Giusti, Emanuele Mujelli, Mario Zara, oltre a Roberto Bonadimani, in doppia veste di autore e illustratore.
Delmiglio editore ha sede in stradone Arcidiacono Pacifico 12 a Verona (telefono 045. 6931457), redazione@delmiglio.it, www.delmiglio.it.




Sono i giorni dei Caldi Dolci

Gazzetta di Mantova, 30 ottobre 2012



I dolci dei morti, un "labirinto" italiano

La Voce di Mantova, 30 ottobre 2012