martedì 26 giugno 2012

Invasione di coleotteri nella bassa veronese

L'Arena

venerdì 22 giugno 2012

TEMPO D´ESTATE. La «carruga della vite» è innocua per l´uomo ma dannosa per le piante. Arriva un piano per debellarla

«Zurle» all´attacco della Bassa
L´invasione raggiunge la città
 

Migliaia di coleotteri verdi si spingono fino a Legnago La loro corazza è un pericolo per ciclisti e centauri Il sindaco di Bovolone: con l´Ulss studiamo i rimedi

Hanno un colore verde metallico brillante, e hanno cominciato a invadere balconi, terrazze e androni dei palazzi, mettendo in subbuglio la vita dei cittadini. Le «zurle» o «surle» - ma il loro nome scientifico è «Anomala vitis» o «Carruga della vite» - sono ricomparse con la stagione calda e hanno occupato a migliaia campagne e centri abitati della Bassa. Se il fenomeno, fino a qualche anno fa, era circoscritto ad alcune zone isolate, tra cui quella di Bovolone, ora gli insetti, innocui per l´uomo ma devastanti per le coltivazioni, hanno occupato una fetta di territorio più ampia, toccando Oppeano, Isola Rizza, Sanguinetto, le zone periferiche di Cerea fino a spingersi nel cuore di Legnago e delle sue frazioni. Tanto che le autorità locali hanno deciso di mobilitarsi per studiare soluzioni.
Lo stesso assessore all´Ambiente legnaghese Graziano Lorenzetti è sorpreso dalla comparsa in quantità anomala dei coleotteri, n! ella sua casa a San Pietro: «In terrazza ho raccolto una decina di questi insetti», dice. «Non ne ho visti così tanti da anni. Non sono stati segnalati disagi ma intendo monitorare la situazione, per vedere come si evolve».
Le «zurle» hanno creato problemi anche a Vangadizza, al circolo Noi parrocchiale: «Questi animaletti infastidiscono chi frequenta la sede», afferma il consigliere comunale Lucio Martinelli, «e di sera i volontari devono cacciarli fuori con delle palette. Ce ne sono pure al campo sportivo. Gli anziani raccontano che erano anni che non si vedeva una simile invasione». I coleotteri, che appartengono alla stessa famiglia di maggiolini e scarabei, quando si spostano, dopo il tramonto, lo fanno assieme.
Con la loro corazza dura rappresentano quindi un pericolo soprattutto per ciclisti e motociclisti, che se si «scontrano» con loro lungo le strade della Bassa, compresa la Transpolesana.
Di fronte al moltiplicarsi di anno in anno deg! li insetti, qualche ente ha deciso di mobilitarsi. «Ci siamo ! incontrati con il responsabile dell´Ulss 21 e con un agronomo, Franco Pozzato, per studiare i rimedi», spiega Emilietto Mirandola, sindaco di Bovolone e imprenditore agricolo. «Sono almeno quattro anni», dice, «che nelle nostre campagne, nei giardini e nei parchi, queste bestiole sono sempre più numerose. Si spostano di uno o due chilometri al giorno, ma per combatterle occorre individuare le piante utilizzate come dormitori». Quindi aggiunge: «Servono prodotti a base di esteri fosforici o piritroidi, serve personale specializzato. I trattamenti andranno fatti in contemporanea e fuori dai centri abitati». Sull´origine della proliferazione dei coleotteri, Pozzato evidenzia: «Questi animali sono sempre esistiti nelle nostre campagne. Il loro aumento può essere causato da molti fattori, come una leggera mutazione del clima. La migliore strategia è uccidere gli esemplari adulti, quando si riuniscono sulle piante per la notte». Poi aggiunge: «Bisogna int! ervenire prima che le femmine vengano fecondate. Ognuna di esse, infatti, si seppellisce nel terreno verso metà luglio e depone una trentina di uova. Le larve, che nascono in agosto, raggiungono la metamorfosi l´anno successivo. Quando la popolazione di questi insetti, come nel nostro caso, supera la soglia di dannosità, ila defoliazione indebolisce la pianta».
  

La paglia che piove dal cielo

L'Arena venerdì 22 giugno 2012

SONA. Un quarto d´ora di stupore nella frazione per un fenomeno che molti non hanno mai visto. I contadini di una volta invece sanno cos´è 


A Lugagnano piove paglia dal cielo
 Bambini e genitori affascinati dallo strano evento Ma gli anziani del paese rassicurano: «Accade quando si creano forti vortici d´aria nei campi»

Non è stata la manna dal cielo descritta dalla Bibbia. E neanche il decollo di un´astronave aliena. Lo strano fenomeno della paglia che è piovuta dal cielo ieri pomeriggio a Lugagnano ha una sua ragione e i più anziani lo sanno. È accaduto verso le 15, quando gli abitanti di via Canova sono stati sorpresi da una singolare pioggia. In molti sono usciti dalle loro case, e per qualche minuto sono rimasti con il naso all´insù a fissare il cielo azzurro, incredibilmente pieno di fieno. I più stupiti sono stati senza dubbio i bambini, che non si sono certo lasciati sfuggire questa inusuale occasione di divertimento: «I miei figli», racconta la signora Maria Stanus, «non potevano credere ai loro occhi. Correvano divertiti nella corte, cercando di acchiappare al volo quanta più paglia possibile. Ne hanno raccolta un po´ in un cestino, e hanno deciso che la terranno per quest´inverno, quando dovranno dare da m! angiare alle renne di Babbo Natale. Io ero fuori che stendevo i panni, e sono rimasta davvero sbalordita quando ho visto quello che stava scendendo dal cielo. In dieci anni che abito qui non avevo mai visto niente di simile». Anche Carlo Mazzi è rimasto molto colpito dal fenomeno: «Era come se nevicasse d´estate», racconta, «guardavo in alto, e mi chiedevo cosa stesse cadendo. Quando ho visto che si trattava di paglia, ho subito pensato che sulla via fosse passato un trattore, ma poi mi sono accorto che il fieno era caduto anche in altre strade». Infatti, il fenomeno si è esteso a tutta la zona prospiciente a via Canova: nel tardo pomeriggio, si notava chiaramente la presenza di paglia anche nelle varie traverse, e pure sul ciglio di via Cao del Prà. «Ho fatto quattro passi nei dintorni», ha detto un signore che abita in via Roma, «e ho visto fieno ovunque». I meno sorpresi sono stati i più anziani, che hanno subito capito il motivo di questa stranezza: «In estate», hanno spiegato in molti, «succede spesso che vi siano delle piccole trombe d´aria nei campi. Per effetto di queste correnti, la paglia viene sollevata nel cielo, si diffonde nell´aria con le correnti calde e poi, ovviamente, cade al suolo». Anche i fenomeni perfettamente spiegabili, però, possono indubbiamente suscitare molto stupore.

domenica 17 giugno 2012

San Giovanni in Valle tra storia e leggenda

Da L'Arena di Verona: http://www.larena.it/stories/dalla_home/375054_san_giovanni_in_valle_tra_storia_e_leggenda/ L'ITINERARIO. Due chilometri che si possono percorrere a piedi da Corte del Duca a Villa Francescatti alla Fontana del Ferro, per salire quindi fino a San Zeno in Monte. Il tragitto, ideato dal presidente di Italia Nostra Giorgio Massignan, porta a toccare testimonianze di epoca paleocristiana, longobarda e medievale 16/06/2012 Storia, leggende, esoterismo. Al verde borgo di San Giovanni in Valle non manca nulla per accendere la curiosità del visitatore.
IL CIRCUITO, da percorrere a piedi lungo i suoi due chilometri, tocca Corte del duca, la chiesa parrocchiale, villa Francescatti e la Fontana del ferro. Poi, costeggiando le mura scaligere, raggiunge San Zeno in Monte, per ridiscendere al punto iniziale dalla Scala Santa. Si possono aggiungere le tappe al Museo Africano (vicolo pozzo 1) e al giardino Giusti (via giardino Giusti 2).
Alla realizzazione del percorso, idea del presidente di Italia Nostra Giorgio Massignan, hanno contribuito Gian Maria Varanini, docente di storia medievale all'Università di Verona, e il settore Patrimonio del Comune. 
LONGOBARDI. In via Santa Chiara, attraverso l'omonimo ostello, entriamo in Corte del duca. Si può accedere anche dal volto in via San Giovanni in Valle. Ma sempre chiedendo permesso: la Corte, di proprietà comunale, è adibita all'edilizia residenziale Agec. 
Il toponimo potrebbe derivare dal Ducato longobardo di Verona (VI secolo). Perciò, basta un po' di fantasia per rintracciare il fantasma del sovrano Alboino tra il bel chiostro quattrocentesco e le case medievali. Ce lo immaginiamo proprio qui, il condottiero celebrato in molte opere teatrali, mentre impone alla moglie: "Bevi, Rosmunda, dal teschio di tuo padre!". Secondo il folklore, la regina ritrovò l'appetito solo grazie a una pietanza nuova, la pearà.
 CASE MEDIEVALI. Nella Corte, si trovano alcune tra le abitazioni più antiche della città. Lo stesso ostello di Santa Chiara, al capo occidentale, è detto Casa del mille, con tracce di muri "a sacco" di oltre un metro. "Per una staticità maggiore, nei muri si lasciava un'intercapedine, riempita poi con materiale di riporto", illustra Massignan. Poco più recenti le abitazioni al capo est, probabilmente di epoca scaligera. 
RE TEODORICO. Gli antichi abitanti della Corte? "Il luogo riporta tratti di insediamento aristocratico", spiega Gian Maria Varanini. "Si ha notizia di una famiglia importante, i Da Palazzo. Cognome forse legato alla dimora di Teodorico (454 - 526), che si favoleggia essere stata in zona". 
Altro mistero, più vecchio di quello di Alboino. Secondo alcuni, la reggia del re ostrogoto sarebbe sorta in Corte del duca. Altri la vogliono nei pressi di Castel San Pietro. O a lato del Teatro Romano. Di nuovo, Varanini dissipa i dubbi: "Come non si ha prova che la corte longobarda fosse proprio in questo punto, non esistono studi che rivelino con certezza la posizione del palazzo teodoriciano".
Eppure "sul castello di Verona / batte il sole a mezzogiorno", scriveva il Carducci, ne "La leggenda di Teodorico". Il poeta fantasticava sulla morte misteriosa del sovrano. E forse l'ispirazione giungeva da un bassorilievo sulla facciata della basilica di San Zeno, la "Caccia infernale": Teodorico, per braccare un cervo, salta in groppa a un cavallo malefico, e scompare per sempre.
CLARISSE. Le suore di Santa Chiara furono le abitanti più longeve della Corte, luogo di clausura dal XV secolo al 1964, con la chiesa dedicata alla patrona.
Particolare «noir». Sotto il tempio, scalini di pietra conducono a una piccola cantina a volta. Qui, al buio e al fresco, si adagiavano le salme in attesa di funerale e di vestizione per mano delle monache.
E nel chiostro, dove una targa del 1900 ricorda tale "Suor Serafica di San Giuseppe, abbadessa", ci si imbatte nella ruota degli esposti. È una feritoia nel muro del convento, abbastanza larga per posarci un neonato. Un meccanismo girevole permetteva di introdurre il bimbo nel monastero, abbandonandolo in anonimato.
 ANTICHI CULTI. Riti pagani e paleocristiani si stratificano nel luogo in cui sorge la chiesa di San Giovanni in Valle, in stile romanico. La cripta custodisce due pregevoli sarcofaghi in marmo. Uno del IV secolo, scolpito con scene bibliche: si dice contenga le reliquie dei santi Simone e Giuda Taddeo. L'altro del III secolo, pagano, è tomba di sposi. La collegiata, dimora dei chierici e oggi canonica, con i suoi 900 anni rientra nel patrimonio delle case più antiche della città. 
Umberto Grancelli (1904-1970), lo studioso che ipotizzò l'allineamento di Verona romana secondo il solstizio d'estate, indicava questa chiesa come uno dei punti toccati dal sole nel suo tragitto ideale. E infatti pare che in loco venissero celebrati antichi riti propiziatori alla divinità solare, sostituiti dalla ricorrenza cristiana del 24 giugno (San Giovanni Battista), festeggiata fino al primo dopoguerra alla vicina Fontana del ferro.
Acqua ferruginosa? Non c'entra, sebbene i veronesi ne abbiano elogiato a lungo la presunta salubrità. Più facilmente, in accordo al carattere mistico del luogo, la Fontana richiama la dea della rinascita: Feronia, forse dal latino "fero"(portare), quindi "portatrice d'acqua". 
ULTIME TAPPE. L'ostello principale, di cui Santa Chiara è una dependance, ha sede nella secolare villa Francescatti (Salita Fontana del ferro), donata dall'omonima famiglia, ultima proprietaria, alle suore della Sacra Famiglia. Un gesto in memoria di Carla, unica erede scomparsa a 11 anni.
Della villa si sa che, nei secoli scorsi, vantava uno dei giardini più belli della città. Lo testimoniavano celebri naturalisti, tra cui il bolognese Aldrovandi e il tedesco Volkamer. Oggi, pur in misura minore, il parco conserva alberi secolari e scorci lussureggianti. Qui si trovano anche gli accessi alle grotte, un tempo usate come passaggi segreti e ripari, di cui Francesco Corna da Soncino nel 1477 scriveva: "Furono edificij antigui ruinati".
Il panorama su Verona è splendido dall'alto delle fortificazioni che abbracciano la collina. Le mura scaligere vennero rinnovate con interventi successivi, aggiungendo infine le casematte che fino a non molto tempo venivano riattate come case dalle famiglie nullatenenti. Spuntati in zona Don Calabria, dove si trova anche l'abitazione del santo, si può ridiscendere dalla Scala Santa, suggestivo percorso con un'antica via crucis. Lorenza Costantino

giovedì 14 giugno 2012

Misteri e leggende del Garda in due nuovi libri

Il lago di Garda, le sue leggende e i misteri che girano intorno al bacino d'acqua dolce più esteso d'Italia: sono i temi attorno ai quali si sviluppano i due nuovi libri in uscita per PresentARTsì, la "bottega di prodotti culturali" di Castiglione delle Stiviere, che a giugno 2012 pubblica il saggio/guida "Leggende, curiosità e misteri del Lago di Garda" di Simona Cremonini e l'antologia di narrativa della stessa autrice dal titolo "(I) racconti fantastici del Garda". Due libri, due facce della stessa medaglia, in cui in chiave saggistica in uno e in chiave narrativa nell'altro, il lago di Garda è protagonista nei suoi aspetti più curiosi e misteriosi. "Leggende, curiosità e misteri del Lago di Garda", in una nuova edizione ampliata e rivista dall'autrice rispetto a quella precedentemente disponibile online, presenta al lettore un ideale giro intorno al lago e a tutti gli aspetti insoliti e misteriosi: storie di streghe e maghi, toponomastiche curiose, fiabe antiche e leggende metropolitane, creature misteriose, mostri di vario tipo, città fantasma sommerse, mitologia benacense, spiriti e fantasmi, folletti, fate e anguane, appartenenti alla tradizione del lago, vengono ripresi e recuperati dalla giornalista Simona Cremonini portando il lettore intorno al lago e alle località che nel tempo li hanno ospitati e visti in azione. A partire da Riva e Nago-Torbole e dal Garda Trentino, si scende lungo la costa veronese, da Malcesine a Brenzone, Torri del Benaco, Garda, Bardolino, Lazise, Peschiera del Garda, fino a raggiungere la costa bresciana. Da Sirmione si ricomincia a risalire a Desenzano del Garda, toccando Lonato, Padenghe, Soiano, la Valtenesi, Moniga, Manerba, San Felice del Benaco, Salò, Gardone Riviera, Toscolano-Maderno, Gargnano, Campione, Tremosine, Limone, fino a ricongiungersi con Riva del Garda in un vero e proprio tour intorno a tutto il Benaco. Una guida turistica sui luoghi misteriosi, ma anche l’opportunità di ripercorrere, anche per il turista e il lettore, libro alla mano, molte delle località e delle testimonianze riportate nel volume. Sempre sullo sfondo mozzafiato del lago, narrativa e leggenda si incontrano nella nuova antologia di racconti "(I) racconti fantastici del Garda": il “Fantastico Garda” prende vita in tredici storie scritte da Simona Cremonini che letteralmente pescano dalla tradizione del genere fantastico, in tutte le sue accezioni, e dall’immenso patrimonio di misteri e antiche storie del bacino d’acqua già narrato da Dante Alighieri e Franz Kafka. Anguane, fate, silfidi, creature oscure, gatti neri, insetti impazziti, streghe, fantasmi, vampiri e umani sopravvissuti alla catastrofe nucleare, fatti misteriosi dal colore alieno: leggende locali del Garda in chiave narrativa, e racconti con elementi sovrannaturali e ambientazione gardesana, spiega la quarta di copertina, “si alternano, e si sfiorano, per rivelare quelle sfumature inedite e inaspettate del lago e della natura umana che solo leggenda e narrativa, incontrandosi, possono offrire al lettore”. I libri, disponibili da giugno, sono distribuiti presso la libreria Mr Libro di Castiglione delle Stiviere e nelle altre librerie e punti vendita indicati sul sito www.leggendedelgarda.com, nonché sulla pagina facebook di PresentARTsì. Editor, giornalista, autrice di narrativa e di articoli su folklore e leggende, collaboratrice del portale LaTelaNera.com, Simona Cremonini ha presentato racconti su e-book e pubblicazioni cartacee, tra cui tra i più recenti "Estate 2010" (ed. PresentARTsì), "Visioni fatate" (Delmiglio Editore 2011) e "Il gioiello di Crono" (Delmiglio Editore 2012). Piazzata in diversi concorsi letterari di genere, ha vinto l’edizione 2005 del Premio Akery, sezione horror. Per acquistare i libri e per informazioni: tel. 0376 636839 – associazionepresentartsì@gmail.com.

mercoledì 6 giugno 2012

Tracce di templari a Quinzano di Verona

L'Arena lunedì 04 giugno 2012 QUINZANO. Gli studiosi: «L´edificio potrebbe essere stato solo acquisito dall´Ordine» Tracce dei templari sulla chiesa di San Rocco La scoperta dei tre simboli dei Cavalieri grazie all´umidità che ha fatto staccare parte di malta dalla facciata Tracce templari sotto l´intonaco. Appaiono a Quinzano nella chiesa di San Rocco dove l´umidità ha staccato alcune parti dello strato di malta lasciando allo scoperto i segni del passaggio dei «Poveri compagni d´armi in Cristo e del Tempio di Salomone», noti come Cavalieri Templari. La loro disposizione fa pensare ad una cinta che, se confermata, svelerebbe un passato della chiesa ad oggi sconosciuto. A scoprirsi sono tre croci perfettamente allineate: due sul lato nord, l´altra sul lato sud. L´ultimo restauro della chiesa risale agli anni ´50, ma la scoperta di questi simboli lascia presupporre che vi siano due strati di malta. A suggello di questa ipotesi vi sarebbe la necessità nel passato di coprire con la calce le pareti degli edifici per il timore del diffondersi di epidemie, come quella della peste. Le scoperte a San Rocco non finiscono: infatti, la chiesa ai piedi del monte Cavro potrebbe sorg! ere su resti di un tempio pagano. Una ipotesi che troverebbe conferma nella presenza di un´antica cisterna, ora interrata nel cortile interno del complesso. A questo, si aggiunge la lettura del vecchio edifico, che appare più piccolo rispetto all´attuale. Magari, insisteva su una precedente struttura. Lo si può notare dal disegno della pavimentazione che prossima all´entrata principale segna senza dubbio il muro più antico. Oggi, la chiesa ad unica navata e con cinque altari misura 36 metri ed è larga 11,20. Fu consacrata il 6 agosto 844 ed in origine era dedicata a Sant´Alessandro. All´esterno, una lapide visibile sulla parete a sud ricorda che poco distante sul colle vi era una villa romana. Sulla porta d´ingresso c´è uno stemma con una croce bianca su sfondo rosso. E´ il primo della città di Verona e risale alla metà del XIII secolo. «Si salva di più coprendo, che lasciando fuori», afferma lo scrittore e sto! rico Uberto Tommasi. «Se fosse confermata una cinta di croci ! templari non sarebbe un fatto da poco». Tanto che potrebbe essere riscritta la storia di questa chiesa quale «luogo templare» come lo sono le chiese di Santa Maria del Paradiso, Santo Stefano, San Fermo, San Giorgietto e San Giovanni in Fonte. Secondo Tommasi non vi sono dubbi: «Non si tratta di croci dei Cavalieri di Malta, poiché questi tennero le chiese sino a Napoleone. Un fatto recente dal punto di vista storico. Poi, vi sarebbero notizie. Mentre, sui templari c´è molto poco. Inoltre, hanno un diverso disegno». «I templari restavano al di fuori delle città - continua Tommasi - perché dovevano proteggere i pellegrini lungo le strade che conducevano a Roma e a Gerusalemme. Qui siamo in prossimità di strade romane. In basso la via Postumia, mentre più a nord la via Augusta. Pertanto era un luogo strategico. Nessuno può garantire che San Rocco sia templare, ma resta straordinario che vi sia al suo interno una cinta di croci templari. Come in altre chiese! certificate templari. In più, è un edificio sobrio. Una caratteristica delle loro chiese». L´interno di San Rocco non smette di stupire. «La chiesa di San Rocco conservava anche una Via Crucis di pregevole fattura», riferisce Giorgio Carli del Comitato San Rocco. «Si tratta di un´opera censita e poi trafugata da Napoleone. Oggi, al posto delle stazioni ci sono delle croci. Ma in una chiesa di così elevata importanza stupisce il fatto che non vi siano degli affreschi». «E´ strana la mancanza di affreschi, perché questi terminano con la costruzione delle chiese gotiche», prosegue Tommasi. «Pertanto, qui dovrebbero esserci alcuni affreschi e probabilmente sono nascosti sotto l´intonaco. Ma l´origine della chiesa, anche se templare resta ignota. Potrebbe essere stata solo acquisita dall´Ordine».