lunedì 28 maggio 2012

Mantova, sciame d'api in quartiere

Gazzetta di Mantova, 29 maggio 2012

Un ufo sul monte Baldo

L'Arena martedì 22 maggio 2012 IL CASO. Il presidente Carannante spiega perché si può escludere che si tratti di un gioco di luci o di riflessi naturali Ufo nel cielo del monte Baldo? L´esperto: «Quasi di sicuro lo è» L´oggetto misterioso avvistato e fotografato da un escursionista nel territorio di Ferrara che ha sottoposto le immagini ai ricercatori del Centro ufologico mediterraneo Pareva proprio un Ufo: luminosissimo, immoto sotto plumbee nubi accumulatesi sul Baldo. A segnalare che un possibile oggetto non identificato - Unidentified Flying Object – sarebbe passato sopra il Paterno Monte, a Ferrara di Monte Baldo, è il dottor Angelo Carannante, presidente del Cufom, il Centro ufologico mediterraneo «che si trova a Benevento ma che ha vari collaboratori sparsi per tutta Italia», precisa lui stesso. E racconta dell´avvistamento in terra veronese: «Era il 25 marzo, quando un escursionista trentenne che si trovava in gita sul Baldo ha scorto un oggetto molto allungato e assai luminoso che sostava immobile sotto le nuvole che si stavano addensando sulle creste. Annunciavano un temporale», ricorda Carannante, «ma seguì poi anche una nevicata», precisa. «Questo gitante fu molto colpito da questo suggestivo avvistamento e scattò una foto. Cercò quindi di regolare la camera per farne altre ma, mentre era in! tento all´operazione, l´oggetto sparì. L´avvistamento», precisa, «durò in totale solo tre minuti. Il signore contattò quindi il Cufom, ci spedì l´unica inquadratura riuscita e i nostri esperti in analisi delle immagini l´ hanno elaborata, cercando di capire la natura dell´oggetto. Dopo una serie d´indagini, svolte anche sotto la mia direzione e parlando anche con l´escursionista, abbiamo tratto alcune conclusioni». Che sono queste: «Quella figura immortala probabilmente è un Ufo tuttavia il Cufom non esclude l´ipotesi che abbia fissato un possibile forte riflesso che, in quel momento, date anche le condizioni meteo, avrebbe assunto una forma particolare». Si propende, per lo più, per l´Ufo: «La grandezza del potenziale oggetto non identificato, infatti», prosegue Carannante, «è di diverse decine di metri e la forma osservata è di tipo sigariforme, ossia presente nella casistica ufologica. Inoltre, la sagoma mostra degli spigoli che supporterebbero ancora più ! l´ipotesi di un oggetto di natura non convenzionale, ma reale, che ci allontanerebbe da quella di un riflesso luminoso. La foto», precisa l´esperto, «essendo stata scattata alle 13, ci fa escludere che quel chiarore allungato fosse il sole. Infatti il sole, a quell´ora in primavera, è molto più alto. Inoltre il cielo era ingombro di fitte nubi mentre quell´ oggetto era di un colore bianco intensissimo. Le analisi, svolte sotto la mia direzione», sottolinea Carannante, «vanno ad avvalorare la tesi di un oggetto insolito. Il testimone non ha mai avuto tentennamenti né si è contraddetto per cui ci pare affidabile». Poi chiude: «Il Cufom registra decine di simili fenomeni Trattiamo molte segnalazioni ma non so dire quante ne siano state registrate da Verona». Sul sito ufficiale www.centroufologicobenevento.com è visibile una descrizione più dettagliata dell´avvistamento con un esplicativo video trailer postato sul canale youtube ! denominato «Cufomchannel», dove l´oggetto volante non identificato è reso più visibile mediante ingrandimenti e filtri vari.

lunedì 21 maggio 2012

Illasi, luogo di leggende

Illasi è anche il luogo che con Peschiera del Garda si contende il fantasma di Paolo Alboino, come spiego nel libro “Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda”! (sc) L'Arena sabato 19 maggio 2012 AL CENTRO DELL´OMONIMA VALLATA, PER AMPIEZZA TRA LE PIÙ IMPORTANTI DELL´INTERO TERRITORIO Illasi fra storia, leggende e panorami incantevoli Per secoli Illasi è stato un feudo della famiglia veronese dei Pompei, succeduta a quella dei Montecchi. Il paesaggio, molto suggestivo, è dominato dai ruderi di quello che fu il Castello Scaligero, costruito in posizione strategica e custode di memorie e leggende. Il territorio comunale si trova al centro dell´omonima vallata, che per ampiezza è tra le più importanti dell´intero territorio dell´Est Veronese. Vista la colonizzazione romana, è probabile che il toponimo sia di origine latina, derivante da un nome cristiano (Illasius, corruzione di Gelasius). Il nome riappare frequentamente nei documenti storici, a partire dall´epoca feudale e fa supporre ad alcuni un collegamento con la famiglia dei Pompei, le cui ramificazioni si estesero attraverso i secoli, scrivendo pagine gloriose di storia militare e civile, in particolare ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia. Alla stessa famiglia si deve la costruzione di una delle più belle ville della “civiltà veneta”, quella Villa Perez Pompei - Sagramoso che, con un grandioso e scenografico parco, raggiunge con la sua estensione il vecchio maniero. Illasi. prima di essere feudo dei Pompei, come già ricordato, fu feudo dei Montecchi, ai quali dovrebbe spettare la prima costruzione del castello, in seguito distrutto da Ezzelino da Romano, verso la metà del XIII secolo. Il maniero venne poi ricostruito dagli scaligeri, signori di Verona, ai quali sono succeduti i Visconti che alla fine dovettero però cedere Illasi ai veneziani.

I misteri sommersi nel Garda

da Il Corriere della Riviera, maggio 2012

Un antico relitto nel Garda

L'Arena venerdì 18 maggio 2012 – PROVINCIA L´AVVISTAMENTO. La nave è tra Sirmione e la Rocca di Manerba, a 170 metri di profondità Cercano un disperso, trovano un antico relitto I sommozzatori alla ricerca del corpo del turista tedesco, naufragato il 22 aprile, si sono imbattuti in un´imbarcazione risalente al 1600 Il lago restituisce alla storia un altro antico relitto. A distanza di due mesi dal ritrovamento della cannoniera franco-piemontese «Sesia» al largo di Limone, il nucleo sommozzatori del Gruppo volontari del Garda di Salò ha messo a segno un secondo importante rinvenimento, avvenuto quasi per caso. Le ricerche effettuate nei giorni scorsi tra la Rocca di Manerba e la penisola di Sirmione, infatti, avevano come obiettivo Peter Lager, il turista tedesco disperso dopo il naufragio del 22 aprile. Sulle tracce della vittima, i sommozzatori di Salò hanno rilevato un´antica imbarcazione di epoca veneziana. Dodici metri di lunghezza e tre di larghezza appoggiati a 170 metri di profondità nelle acque del basso lago. A localizzare il relitto, la stessa tecnica sonar risultata vincente per l´individuazione della Sesia. Le prime immagini sono arrivate a bordo della Volga 2026 dei Volontari del Garda attraverso un Rov, tecnologia! con telecamera ad alta definizione integrata e collegata all´imbarcazione attraverso un sistema di fili e tubi. Dall´ispezione effettuata, la squadra di Gianfranco Rodella, con Mauro Fusato, Luca Turrini e Niccolò Zanini ha potuto stimare di essersi imbattuta in una nave antica, risalente con tutta probabilità al 1600 o al 1700. «Le condizioni della parte ancora visibile dello scafo, quasi interamente sommerso dal fango, e soprattutto lo stato di conservazione delle parti in legno emergenti indicano una permanenza sul fondo di almeno tre o quattrocento anni», ha spiegato Luca Turrini. A mostrare l´antichità del legno anche il carico portato dalla nave: «Si tratta di piastrelle in cotto ancora accatastate all´interno dello scafo, normalmente utilizzate per le pavimentazioni di edifici ecclesiastici o nobiliari in varie epoche, ma trasportati via lago solo in tempi lontani, quando il trasporto via terra, nonostante fosse più sicuro, era troppo ! costoso per la mancanza della moderna rete stradale», ha pros! eguito il rappresentante del Nucleo sommozzatori di Salò. Considerate le cattive condizioni di visibilità del fondale, ulteriori ispezioni del relitto sono state rimandate e sospese finchè non saranno concluse le ricerche del corpo di Peter Lager, ultimo dei dispersi tedeschi nell´incidente dello scorso aprile a non essere ancora stato ritrovato.

giovedì 17 maggio 2012

Sul monte Baldo tra le erbe

L'Arena martedì 15 maggio 2012 – PROVINCIA L´INIZIATIVA. Organizzata dalla Cooperativa sociale centro di lavoro di Verona, tra Orto botanico e rifugio Novezzina Un progetto per far conoscere erbe e sapori del Monte Baldo Cinque appuntamenti per tutti e gratuiti si svolgeranno nei fine settimana da maggio a settembre Il primo è tra sabato e domenica I primi fiori del Baldo, erboristeria, nutrirsi con le erbe, etno-botanica, frutti di montagna, magia nelle piante. Sono i pilastri delle cinque iniziative del progetto «Monte Baldo - Hortus Europae», battezzate «officine dei sapori», organizzate per l´estate 2012 tra Orto botanico e Rifugio Novezzina dalla Cooperativa sociale centro di lavoro di Verona che gestisce questi due gioielli di Ferrara di Monte Baldo, dopo aver vinto il bando indetto dalla Comunità montana del Baldo. Un team, quello della Cooperativa, che, lavorando per valorizzare la persona, ha ora scelto anche il Baldo come luogo ove operare per promuoverlo al massimo, oltre i confini dell´Orto. Così, per quest´estate, la Cooperativa ha organizzato cinque iniziative, aperte a tutti e gratuite, che si terranno in altrettanti fine settimana da maggio a settembre. La prima è tra sabato e domenica, quando il progetto sarà presentato anche alle autorità.! Tra questi, per la Cooperativa, il presidente Francesco Benedetti e l´amministratore delegato Gianfranco Zavanella, il presidente della Comunità montana Stefano Sandri e il sindaco di Ferrara Paolo Rossi. «In questi cinque mesi», spiega Lorenzo Roccabruna, socio della Cooperativa, responsabile del progetto, «abbiamo due principali obiettivi: portare visitatori sul Baldo, creando eventi che favoriscano l´affluenza, e mettere in gioco le persone coinvolgendole in laboratori». Lavorando con altre associazioni anche locali, come ad esempio il Circolo astrofili veronesi (Cav) che gestisce per il Comune l´Osservatorio, hanno così pensato a vari momenti con temi da sviluppare per tutta l´estate. «La prima iniziativa è appunto il 19 maggio, quando abbiamo predisposto una officina dei sapori con un corso gratuito di preparazione di sciroppo di Sambuco e miele di Tarassaco», annuncia. Ci sarà una cena a base di erbe e poi la visita all´O! sservatorio. Domenica 20 maggio alle 9,30 si svolgerà invece ! un´escursione alla ricerca dei fiori del Baldo che si protrarrà fino alle 12, sovrapponendosi ad un momento pubblico dedicato alla presentazione del progetto. Seguiranno, verso le 13,15, un aperitivo nell´Orto con bocconcini a base di erbe; dalle 15 visite gratuite tra le piante di Novezzina e, alle 16, un laboratorio culinario. «Un malgaro», fa sapere l´esperto, «farà una dimostrazione di come si fanno ricotta e formaggi con le erbe». Alla fine, cena «erboristica». Poi l´estate continuerà, sempre tra escursioni, degustazioni, cene e i laboratori per conoscere i principi attivi della piante, sapere come si raccolgono e si curano. In agosto, mese di San Lorenzo e delle stelle cadenti, si potrà scoprire il rapporto tra tradizione botanica e teoria delle segnature, «secondo la quale ogni pianta mostrerebbe nelle sue caratteristiche morfologiche l´organo umano su cui è attiva. Un classico esempio è la salvia, chiamata "la lingua vegeta! le"; la sua forma ricorda la lingua e la sua azione terapeutica sarebbe rivolta al cavo faringeo». In autunno, invece, ci si concentrerà sui frutti di montagna e i succhi che se ne ricavano. «Ottenuti i vari permessi, apriremo al rifugio "La bottega dello speziale" un laboratorio alimentare con punto vendita. Vi saranno prodotti cosmetici, sciroppi con infusi d´erbe, miele puro del Baldo con oli essenziali ricavati dalla Cooperativa, marmellate e gelatine senza zuccheri». Tutte le informazioni sono su info@ortobotanicomontebaldo.org, telefono 345.6990389. Ogni iniziativa, fatta eccezione per i pasti, è gratuita e si può scegliere se partecipare a tutte o ad alcune. Chi preferisce fare base sul Baldo per il fine settimana può fermarsi al rifugio. Il numero di telefono per prenotare 045 6247288.

lunedì 14 maggio 2012

Verona, la piccola Gerusalemme

L'Arena domenica 13 maggio 2012 – INSERTI L´ITINERARIO. Sabato 19 e domenica 20 maggio sarà possibile ripercorrere questo antico itinerario con le visite guidate. Affollatissima l´anteprima dello scorso marzo Scopriamo la piccola Gerusalemme Nel 1474 il titolo venne ripreso nel sigillo della città: a chi tornava dalla Palestina, molte chiese ricordavano proprio la Terra Santa Si scrive Verona, si legge «piccola Gerusalemme». Sì, perché i legami tra la nostra città e la Città santa sono fortissimi, tanto che la dicitura Verona minor Hierusalem è l´appellativo con cui, per lungo tempo, fu conosciuta la nostra città e che nel 1474 venne ripreso nel sigillo della stessa Verona. Esso si rifà a una tradizione che risale all´arcidiacono Pacifico, quindi al IX sec., ma che è probabilmente ancora più antica. «Infatti i primi pellegrini veronesi di ritorno dalla Terra Santa, vedevano nei luoghi della nostra città qualcosa che ricordava loro ciò che avevano appena visitato e lì avevano costruito dei luoghi di culto - spiega Davide Galati, studioso di storia locale - Il passare del tempo, il cambio della toponomastica cittadina e di molte chiese ha fatto perdere questa antica memoria che è rimasta appannaggio di pochi eruditi». Durante il Festival Biblico, questo percorso torna visitabile per tutti ( gratuitamente) sabato 19 e domenica 20 maggio, turisti, pellegrini, curiosi, veronesi desiderosi di conoscere qualcosa di poco noto della propria città. E così fare un´esperienza «di speranza» tra le vie e le piazze del luogo in cui abita e lavora. Le chiese coinvolte in questo percorso, originariamente, erano cinque: San Rocchetto che ricordava il luogo della crocifissione, il Golgota; Santa Maria di Nazareth, l´annunciazione; Santa Maria di Betlemme, oggi San Zeno in Monte, la nascita di Gesù; la chiesa del S. Sepolcro, oggi Santa Toscana, che ricordava appunto il sepolcro di Gesù e, infine, Santissima Trinità in Monte Oliveto che ricordava il Monte degli Ulivi. «A queste ne abbiamo aggiunte tre, coerenti con l´intenzione originaria del nostro studio: la chiesa dei Santi Siro e Libera come memoria del cenacolo, la chiesa di Santa Maria in Organo a ricordare l´entrata di Gesù a Gerusalemme e la chiesa di Sant´Elena per ricordare il ritrovamento delle prime reliquie in Terra Santa da! parte della madre dell´imperatore Costantino e, in un certo senso, il primo pellegrinaggio cristiano della storia – annota Galati - Ognuna di queste chiese si trova al di fuori degli itinerari turistici tradizionali che coinvolgono Verona eppure si tratta di veri e propri gioielli che talvolta neppure gli stessi veronesi conoscono o che forse hanno solo visto di sfuggita. Ad esempio quanti sanno che a San Rocchetto esiste un gruppo di sculture lignee della deposizione di Cristo? O che (secondo la leggenda) a S. Siro e Libera fu celebrata la prima messa a Verona?». Le somiglianze tra Verona e Gerusalemme non si fermavano singoli edifici sacri: infatti «c´era proprio una topografia che richiamava i luoghi della Terra Santa – sottolinea ancora Galati - Ad esempio di fronte a Santa Maria di Nazareth una volta si ergeva una chiesa dedicata all´arcangelo Gabriele e poco più in là c´è la Fontana del ferro. A Nazareth, in Galilea, ritroviam! o la stessa situazione: la chiesa dell´annunciazione, cattolica, la chiesa, ortodossa, dedicata all´arcangelo Gabriele e la fontana della Vergine». Fu l´arcidiacono Pacifico a organizzare questi luoghi in un progetto urbanistico e a chiamare per primo Verona minor Hierusalem sicuramente per dare lustro alla città. «Ma quasi nessuno sa che, come è riportato nel suo epitaffio in duomo, Pacifico in greco si traduce Ireneo e in ebraico Salomone, quindi la piccola Gerusalemme veronese aveva anche il suo Salomone» puntualizza lo storico veronese. Le curiosità, le leggende o le tradizioni che legano Verona alla Terra santa sono molte e si possono scoprire sul sito dell´associazione “Il deserto fiorirà” (www.ildesertofiorira.org) dove un´intera sezione è dedicata a questo argomento e viene aggiornata di continuo con le scoperte che il gruppo di lavoro compie. «Fare il percorso della Verona minor Hierusalem oggi non signi! fica solo recuperare una memoria storica della città, ma anche e sopra! tutto diventare pellegrini a casa propria - spiega Galati - cioè stranieri in un certo senso, per potersi così, ancora di più, meravigliare della bellezza dei luoghi che abitiamo». Per approfondire o vivere in maniera piena questo percorso è disponibile in libreria il volume “Verona minor Hierusalem” (Gabrielli editore), curato, oltre che Galati, da don Martino Signoretto, docente di Bibbia allo Studio teologico San Zeno, e Marta Scandola, fotografa.

Uno strano oggetto sui cieli di Bagolino, Brescia

Bresciaoggi domenica 13 maggio 2012 – PROVINCIA IL CASO. La segnalazione ai carabinieri Gli Ufo a Bagolino: «Ho visto nel cielo un triangolo scuro» Un pensionato ha visto l´oggetto planare in quota su località Fontana Dopo l´orso, incontrato da una giovane donna nella valle della Berga, a Bagolino potrebbe essere la volta degli Ufo. L´avvistamento è avvenuto mercoledì scorso verso mezzogiorno. Il signor Giorgio Carè, pensionato, residente a Bedizzole, ma originario di Bagolino, ha riferito ai carabinieri di aver visto uno strano oggetto, scuro, grigio o forse nero, di forma triangolare, planare nei boschi sopra località Fontana a Bagolino, fino ad essere inghiottito dalla vegetazione. L´oggetto, non identificato, non sarebbe precipitato, ma avrebbe effettuato una sorta di atterraggio, producendo un sibilo inquietante e non riconducibile a niente di umano. L´avvistamento ha lasciato perplesso il signor Giorgio, che ha deciso di segnalarlo alla stazione dei carabinieri. I militari sono saliti in località Fontana, a circa 2000 metri, una valletta sovrastante la casa di riposo, e hanno effettuato una lunga perlustrazion! e. Ma dell'oggetto non identificato nessuna traccia. I militari temevano potesse essere un deltaplano in difficoltà. Ma il mistero resta. Che fosse davvero un Ufo? M.ROV.

domenica 13 maggio 2012

Un ufo sulle campagne di Brescia

Bagolino: pensionato 
avvista un Ufo 12/05/2012 Un Ufo, dalla forma triangolare, sul grigio scuro è stato avvistato da un pensionato bagosso che abita a Bedizzole e che si trovava nel suo paese d'origine. Ha segnalato il fatto ai carabinieri di Bagolino affermando che attorno a mezzogiorno, mentre si trovava in un podere, ha notato lo strano oggetto muoversi a forte velocità a circa 2 metri d'altezza. Dopo una virata di 45 gardi è sparito verso una vallata del Trentino. L'avvistamento è durato pochi secondi. http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/361551_bagolino_pensionatoavvista_un_ufo/

lunedì 7 maggio 2012

Cerchi nel grano a Roverbella

(ndr: ieri sera, passando per Roverbella verso le 23,00 dalla direzione di Valeggio sul Mincio, si poteva notare una luce intermittente rossa e gialla provenire da un velivolo che, lentamente, attraversava il cielo, per poi divenire gialla e fissa e poi scomparire: ufo, scherzi, coincidenze? Fatto sta che sulla Gazzetta di Mantova stamattina c'era questo - sc) Gazzetta di Mantova, 7 maggio 2012

Leggenda e storia, la reggia di Teodorico a Verona

A Verona, accanto al Teatro Romano, sotto un´abitazione privata, si trovano i resti del «fratello minore» del monumento oggi adibito alle rappresentazioni estive L'Arena domenica 06 maggio 2012 – CRONACA LA LEGGENDA. L´iconografia rateriana colloca qui il palazzo dove soggiornava il re ostrogoto Una reggia per re Teodorico Secondo il disegnatore e storico Gianni Ainardi si trattava di un edificio a pianta rettangolare La leggenda spesso s´intreccia con la storia perchè spesso da essa scaturisce. È il caso della reggia di Re Teodorico che la tradizione popolare, ma anche l´iconografia Rateriana, vuole fosse stata fondata proprio sui resti dell´odeon romano. Secondo il disegnatore Gianni Ainardi, autore delle tavole storiche sulla Verona romana, medievale, veneziana e fortificata, nonchè cultore e studioso di storia veronese, in quest´area sorgeva «non tanto il castello ma il palazzo di re Teodorico, a pianta probabilmente rettangolare». Secondo l´ingegner Luigi Franchi, appassionato di storia e presidente dell´associazione «Gruppo per Teoderico», che venne intervistato da L´Arena qualche anno fa, la cordonata di blocchi di pietra bianca antistante le case della piazza indicano il muro della facciata della reggia. La Soprintendenza ai Beni archeologici è invece molto più cauta sulla questione e non avalla, per ora, le ipotesi sulla presenza della reggia del re degli Ostrogoti. Teodorico è una figura di spicco nella storia dell´Alto Medioevo. Fu, tra l´altro, protagonista della celebre battaglia contro Odoacre, nel 489, tra San Michele e San Martino, alle porte di Verona. Teodorico, come racconta Mario Patuzzo nel suo libro «Verona romana, medievale e scaligera», divenuto re d´Italia pose la sua capitale a Ravenna ma soggiornò spesso a Verona e «dal suo palazzo reali nei pressi del Teatro Romano si prenderà cura della città rinforzandola con nuove mura, ripristinando l´acquedotto e costruendo terme e palazzi». Sempre Patuzzo riferisce che «in uno storico documento del secolo X, l´iconografia Rateriana, è messo in evidenza anche il suo Palatium, un castello alla destra del Teatro Romano, dove il re risiedeva nei periodi di permanenza in città». Se le opere di Teodorico sono molte e ben catalogate, la sua figura si presta ancora a molte leggende e ancora una volta legate a Verona! , come quella che racconta di una battuta di caccia su un cavallo indemoniato che lo precipiterà all´inferno. La storia, che dimostra l´antagonismo del re ostrogoto con la Chiesa, è diventata famosa grazie alla penna di Giosuè Carducci.E.CARD.

Antiche tradizioni cimbre, l'accensione della carbonaia

L’Arena sabato 05 maggio 2012 – PROVINCIA GIAZZA. Domani ai Téldari si ripete l´accensione della carbonaia cimbra, che quest´anno si potrà seguire al computer La webcam sorveglia la fabbrica del carbone Nello, Mariuccia e Giorgio Boschi, genitori e figlio sono i depositari di un´antica tradizione Si accende domani la 32a carbonaia di Nello, Mariuccia e Giorgio Boschi, genitori e figlio depositari di una tradizione che nella comunità cimbra vanta secoli di esperienza e che ha perfino dato alla Lessinia il nome di «Montagna alta del carbon». Quest´anno tradizione e innovazione si incontreranno ancora ai Téldari, lo spazio nel bosco a pochi passi da Giazza dove la carbonaia (de haufe, in cimbro) della famiglia Boschi viene avviata. Grazie a Lessinianet, che ha predisposto il collegamento, è già da giorni installata una webcam che monitora le fasi di costruzione, combustione e realizzazione del carbone vegetale. Dal sito www.osterialjetzan.it si possono seguire in diretta i movimenti preparatori attorno alla carbonaia. L´accensione sarà alle 8 di domani, quando Nello col badile colmo di braci, traccerà il segno di croce sulla bocca del camino prima di introdurvi i tizzoni. Comincia sotto il segno della croce la combustione che la tradizione ha sempre legato al demonio e all´inferno: basta che il diavolo ci metta lo zampino perché tanta fatica sia vanificata. La combustione infatti deve essere dall´alto verso il basso, lenta e ad alta temperatura, per disidratare le legna senza bruciarla: dal camino deve uscire solo vapore acqueo perché fumo azzurro e fiamme significano la perdita totale della catasta di legna. Se ben condotta, una carbonara di circa 50 quintali di legna darà alla fine, dopo 72 ore di processo, circa 7-8 quintali di carbone vegetale destinato per tutto l´anno alle grigliate e ai piatti più tradizionali dell´Osteria Ljetzan condotta da Giorgio sulla piazza di Giazza. Gli ultimi due carbonai di professione, Romano Nordera e Agostino Ravaro, hanno trasferito i segreti della loro arte a Nello, che aveva bisogno di quel carbone, ormai introvabile. La passione di Nello, trasmessa al figlio Giorgio ha permesso di conservare quest´usanza, che ogni anno a maggio viene ripetuta, non ad uso dei turisti ! ma come necessità, diventando però anche occasione di incontro e di festa al momento dell´accensione, ma anche alla fine, mercoledì quando al mattino presto verrà tolto il terriccio dalla catasta per estrarre il carbone. Per tutto questo tempo la carbonaia va vegliata giorno e notte, pronti a intervenire se il vapore che esce diventa azzurro, segno che comincia la combustione. I carbonai si alternano per tre giorni nella «hute», il capanno, per riparasi dalle intemperie e riposare. V.Z.