lunedì 28 novembre 2011

Misteriose Madonne che si voltano

L'Arena, Thursday 24 November 2011 – PROVINCIA – Pagina 23

All´eremo di San Pietro arriva «Mistero 2011»
«Cimbri ed abbazia: una storia millenaria» è il titolo della giornata voluta dalla Regione Veneto

«Mistero 2011», la serie di incontri e spettacoli tematici voluta dalla Regione Veneto, arriva domenica a Badia Calavena, all´eremo di San Pietro. Un sito già di per sé carico di storia e di misteri; una chiesa ed un piccolo eremo eretti negli ultimi anni del XIX secolo, sui ruderi di un antico edificio: una torre, un castello, una chiesa, o un primo abbozzo dell´abbazia benedettina che trovò più tardi la sua sede definitiva nell’odierna piazza Mercato. Ruderi abbattuti dal terremoto del 1891, e completamente spazzati via, subito dopo, dal parroco Don Gio. Batta Stizzoli, per far posto alla chiesa attuale. Una leggenda, riferita da Gianfrancesco Cieno in «La parrocchia di Badia Calavena» racconta che il simulacro della Madonna conservato nel santuario della Bassanella a Soave proviene proprio da questo antico monastero e che di giorno veniva rivolta a sud, ma di notte tornava a volgersi verso nord, verso Badia.
«Cim! bri ed abbazia: una storia millenaria» è il titolo della giornata organizzata dal comune di Badia Calavena con la collaborazione della Pro loco di Tregnago in questo luogo carico di storia. La giornata si apre alle 10 con la visita al luogo e alla chiesa, circondata dai boschi.
Alle 12 si può pranzare nel tendone allestito con i prodotti tipici locali, e dalle 13.30 seguire nella chiesa di san Pietro le storie di tradizioni e misteri presentate tra gli altri da Aldo Ridolfi, con riferimento agli albori dell´abbazia e Lorenzo Maimeri, con le tradizioni popolari. Otello Perazzoli accompagnerà gli interventi con ballate e canzoni popolari. Per tutta domenica, chi vuole partecipare a Misteri deve parcheggiare in piazza Mercato ed utilizzare il bus navetta in funzione fino alle 16.30. R.Z.

lunedì 21 novembre 2011

Terre terrazzate, tra agricoltura, mistero e scienza

L’Arena
venerdì 18 novembre 2011 – PROVINCIA – Pagina 31



FUMANE. Domenica a Breonio singolare incontro fra il mondo agricolo e quello della scienza, dedicato al paesaggio
Un´alleanza internazionale nel segno delle «marogne»



Dalla Valpolicella alla Cina, dalla Lessinia al Perù le «terre terrazzate» sono al centro di un´iniziativa che vuol valorizzare saperi e tradizioni contadine

I contadini? Sono i custodi di antichi saperi, senza i quali la scienza è nulla, conoscono i segreti della natura e della terra, e soprattutto le tecniche, come i terrazzamenti, che si trovano in Valpolicella come in Lessinia, in Liguria come in Cina o in Perù. Di qui l´idea di avvicinare i saperi e le capacità dei contadini alle conoscenze dei cittadini - scienziati in un simposio, che si terrà nella suggestiva cornice della chiesa diroccata di San Marziale a Breonio. L´appuntamento è domenica 20 novembre, dalle 9.30.
Organizzato dall´associazione Antica Terra Gentile, che riunisce 15 aziende di piccoli coltivatori biologici della montagna veronese, il simposio si intitola «I nove scalini della sapienza contadina». Scalini perchè i terrazzamenti, che da noi si chiamano «marogne», sono fatti a gradini. E nove sono i gradi della conoscenza alchemica per arrivare alla pietra filosofale. «È chiaro che qui non preten! diamo di arrivare a trasformare le pietre in oro», spiega Plinio Pancirolli, presidente del giornale «Compascuo di Antica Terra Gentile», «ma il percorso è quello della ricerca anche interiore, del confronto tra chi il sapere ce l´ha per esperienza diretta e chi studia, riconoscendo dignità al paesaggio agrario articolato in terrazzamenti, utili per la tutela del territorio».
Ma il simposio di domenica sarà anche l´occasione per presentare la sezione italiana dell´alleanza mondiale delle terre terrazzate. «Alleanza nata l´anno scorso in Cina, in una regione terrazzata da sempre», continua Pancirolli. «In seguito siamo stati invitati in provincia di Savona, dove era presente anche l´architetto Franco Alberti, del Dipartimento sviluppo urbanistico della Regione Veneto, per la costituzione della sezione italiana delle Terre Terrazzate. Nelle riunioni si è parlato sempre di architettura o antropologia. Mancavano però i contadini, i ! veri custodi dei saperi legati nel tempo alla loro terra». Or! a la lacuna è stata colmata.
Proprio nell´ultimo numero della rivista «Compascuo» c´è un articolo che parla dei terrazzamenti peruviani di Machu Picchu, di produzioni, caratteristiche e articolazione del paesaggio e la seconda riunione mondiale di Terre Terrazzate sarà appunto in Perù, nel 2013. Al simposio di domenica saranno ospiti l´architetto Donatella Murtas, che parlerà del significato di questa alleanza mondiale e dei suoi scopi; il contadino, presidente dell´Associazione Antica Terra Gentile, Giovanni Zivelonghi, che condividerà il sogno degli agricoltori della montagna veronese, e l´architetto Paolo Righetti, conoscitore dei segni lapidei e delle architetture del paesaggio montano scaligero. Il progetto è stato presentato ieri mattina in Provincia, davanti all´assessore alle politiche per l´Agricoltura Luigi Frigotto, il quale ha sottolineato che «l´agricoltura deve diventare un metodo di tutela e valoriz! zazione del territorio; la montagna è un ambiente fragile e i contadini ne sono consapevoli, per questo si stanno impegnando per proteggerla». Da salvaguardare ci sono anche la cultura e le tradizioni, per questo è nato il nuovo organismo creato da Unesco e Fao con la Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale Ramsar.

sabato 19 novembre 2011

Frutti misteriosi a Volta Mantovana

Chi avesse una spiegazione può contattare anche la sottoscritta a info@leggendedimantova.com, grazie! SC

La Voce di Mantova, sabato 19 novembre 2011

lunedì 14 novembre 2011

Contro i numeri, contro le tradizioni e contro i fantasmi!

L'Arena Clic
Thursday 10 November 2011 – CULTURA – Pagina 57
CONTROCORRENTE. La coppia che ha voluto celebrare il proprio matrimonio proprio l´11.11.11. Naturalmente alle 11 «Ma noi sfidiamo la sorte e ci sposiamo»

La donna perdipiù sceglie un palazzo con fantasma «L´ho visto: spingeva una carrozzina, buon auspicio»


La cerimonia
a Villa Nogarola
La leggenda
la vuole infestata
dallo spirito
di un sepolto vivo



Non ci si sposa di venerdì, se poi è l´11.11.11 vuol dire proprio sfidare la sorte. Lo faranno domattina, naturalmente alle 11, i veronesi Damiano Dalli Cani, fratello di chi scrive, 38 anni, e Silvia Bazziga, 37. Per non farsi mancar nulla, la cerimonia sarà in un palazzo a Castel d´Azzano che la leggenda vuole popolato dagli spiriti. La sposa è azzanese di nascita e conosce bene la storia di Villa Violini Nogarola, meravigliosa residenza del XIX secolo che ospita la sede municipale, meglio nota come il castello.
Davvero c´è il fantasma? «Io l´ho visto», dice la sposa. «Ero in seconda elementare e con la mia classe venivamo accompagnati in visita al castello. Tenevo per mano la mia amica Simonetta e a furia di chiacchiere ci eravamo ritrovate a chiudere la fila, da sole. Sentimmo alle nostre spalle come un refolo di vento. Ci voltammo e vedemmo la sagoma tutta bianca di una persona che spingeva una carrozzina! ». Forse un auspicio per le nozze e la famiglia che nasce? «Ancora oggi, se ci penso, mi sembra una cosa bella. Anche se la leggenda dice che il fantasma del castello è quello di un sepolto vivo nelle segrete».
Lo sposo ascolta esterrefatto e fa capire che su data, giorno e luogo del suo matrimonio non ha gran responsabilità. «Sono un amante dell´horror», dice. «Quando domani entrerò al castello mi raccomanderò gridando che sono un amico della sposa!»
Perché scegliere proprio questa data? «Quando ci siamo presentati all´ufficiale d´anagrafe per fissare il rito civile», raccontano gli sposi, «l´impiegato è sbiancato. “De venare e de marte, no se sposa, no se parte e non se inissia l´arte”, ci ha rimproverati in dialetto».
Davvero di martedì e venerdì è sconsigliabile parrtire, sposarsi e iniziare un lavoro? I promessi dell´11.11.11 scoppiano in una grossa risata. «Ma in effetti», confermano, «abbiamo inca! ssato commenti tutt´altro che festosi da qualche conosce! nte. Vogliamo metterla così? La nostra è una sfida alla superstizione».
Inutile evocare influssi astrali poco propizi; inutile ricordare la numerologia che traduce l´11 come il numero del peccato e scova il diabolico 6 nella somma dei numeri della data. «Echissene...» ridono gli sposi. Anzi lei, visto che snobba il proverbio di casa, ignorerà anche quello inglese, che vuole per la sposa il giorno delle nozze «something old, something new, somethind borrowed, something blue». Domani indosso niente di nuovo, niente di vecchio, niente di prestato e niente di blu.© RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 9 novembre 2011

Leggende e tradizioni veronesi nei libri di Umberto Martino

stasera la presentazione!

L'Arena Clic
martedì 08 novembre 2011 – PROVINCIA – Pagina 23
SAN BONIFACIO. L´autore alle Barbarani
Le «anguane» di Martino


Per gli incontri con l´autore, organizzati in sala Barbarani dalla libreria Bonturi, domani alle 20.45 l´autore Umberto Martino presenterà due opere: «La valle dell´orco» e «L´ultima anguana», pubblicate da Foschi editore. Martino, esordiente con «La Valle dell´orco», si è affermato arrivando a vendere oltre 10.000 copie grazie al passaparola. In entrambi i romanzi l´autore riesce a costruire delle storie attraverso cui riscoprire i luoghi e le tradizioni delle nostre terre, delle contrade sperdute della montagna veneta, boschi e monti dove aleggia la presenza delle anguàne, mitiche ninfe delle sorgenti. Umberto Martino è nato a Schio nel 1950. Laureato al Politecnico di Milano, lavora tra Padova e Venezia come dirigente di una società di ingegneria. G.B.

sabato 5 novembre 2011

Sarà restaurata la guglia della strega di Sona (Verona)

Sona, restauro per la guglia della strega
SONA. In paese si racconta che la struttura era la casa della megera buona Guglielmina. Rimetterla a nuovo costerà al Comune 65mila euro. La torre circolare risale al 1834, è alta dieci metri e ha una leggenda. Fu costruita come belvedere tra le piante del parco di villa Trevisani

05/11/2011

http://www.larena.it/stories/dalla_home/303635_sona_restauro_per_la_guglia_della_strega/

La guglia della strega Guglielmina verrà restaurata

Sona. La guglia della strega Guglielmina verrà finalmente rimessa in sesto. Il progetto del restauro conservativo è già sulla scrivania del sindaco Gualtiero Mazzi e le spese per i lavori, pari a circa 65mila euro, verranno sostenute anche grazie ad un contributo regionale.

La torre circolare, situata in cima ad una collinetta nel parco di villa Trevisani, fu eretta nel 1834 e, per il suo valore storico ed architettonico, può senza dubbio essere considerata uno dei principali simboli di Sona.

Nata come belvedere, fu probabilmente utilizzata anche come punto tattico di osservazione militare. Per accedere alla sua sommità, a quasi 10 metri di altezza, bisogna salire prima i 12 gradini posizionati ai suoi piedi, e poi la scala a chiocciola che la circonda esternamente. Da molti anni è pericolante e a dispiacersene sono anche i bambini che frequentano la scuola materna, di cui villa Trevisani è oggi sede.

La guglia è infatti rivestita da un alone di leggenda. Si narra che, tanto tempo fa, al suo interno, vivesse una simpatica strega, di nome Guglielmina. Le sue divertenti avventure sono oggetto della fiaba musicale «Guglielmina e il Din Don Dan perduto», scritta da Fabrizio Olioso e pubblicata nel 1999.

Qualche anno dopo, l'associazione Cavalier Romani ha deciso di dare un seguito alla storia, con la stampa di un nuovo libretto intitolato «La strega Guglielmina», scritto da Elisa Anti e illustrato da Manuel Malesani. Qui si racconta di come, alla fine, la leggendaria abitatrice della guglia si fosse innamorata dello stregone Guglielmo, scegliendo di partire con lui «per andare a vivere lontano lontano», e di come avesse salutato il paese, ammonendolo di non dimenticarla.

La sua casa, oggi inaccessibile, verrà ristrutturata entro l'anno prossimo, almeno secondo gli auspici dell'amministrazione. L'obiettivo degli interventi citati nel progetto è quello di «eliminare le cause del degrado materico e strutturale e ridare al monumento la sua connotazione architettonica e storica».

Previe opportune verifiche, inoltre, la guglia potrebbe tornare a svolgere l'originaria funzione di belvedere, e, pertanto, accogliere i visitatori che vorranno vedere il panorama dall'alto dei suoi dieci metri di altezza.

Già nel 2010, su iniziativa dell'assessore Amedeo Rossi, il Comune di Sona aveva aderito alla costituzione del partenariato pubblico-privato denominato «Terre del Custoza», per la partecipazione ad un bando regionale, che beneficia di finanziamenti del Fondo Sociale Europeo e che riguarda la promozione e l'attuazione di specifiche strategie di sviluppo turistico-rurale nella zona compresa fra Verona e il Lago di Garda.

Nel partenariato, inoltre, sono coinvolte anche le amministrazioni di Sommacampagna, Valeggio, Bussolengo e Villafranca, oltre che molti enti privati.

«Poiché l'obiettivo è quello di valorizzare e rivitalizzare alcuni aspetti del nostro territorio», afferma il sindaco Mazzi, «noi abbiamo pensato anche alla sistemazione della guglia, che per Sona è indubbiamente una costruzione simbolica. Anni fa, ero rimasto ammirato da questa torre, e mi ero chiesto quando mai avremmo avuto le risorse per ristrutturarla. Ora le abbiamo trovate e questo epilogo della vicenda mi dà molta soddisfazione».

Forse, in qualche luogo lontano, dove la realtà si confonde con la fantasia, anche la strega Guglielmina accoglierà con gioia la notizia del restauro. La sua casa e la sua leggenda non sono state dimenticate.

Federica Valbusa

mercoledì 2 novembre 2011

Le avventure ferraresi di Martin Mystere, tra leggende e misteri ferraresi
















PRESENTAZIONE
DELLA RIVISTA MUMBLE, NUMERO SPECIALE # 1 DEDICATO ALLE AVVENTURE FERRARESI DI MARTIN MYSTÈRE.

PRESENTAZIONE
DEL NUOVO FOTOROMANZO “EDUCATIONAL” DEL CENTRO ETNOGRAFICO FERRARESE
“LA FORTEZZA DEGLI UOMINI PERDUTI”

Ferrara, Archivio Storico Comunale, via Giuoco del Pallone, 8
Venerdì 4 novembre 2011, ore 17.


COMUNICATO STAMPA

Nel 2012 Martin Mystère, l’eroe dei fumetti sempre alla ricerca di misteri a cui dare soluzione, compirà 30 anni e già stanno prendendo forma manifestazioni celebrative di vario tipo. E del resto si sa, Mystère, il detective dell’impossibile creato dalla fantasia di Alfredo Castelli per l’editore Sergio Bonelli nel 1982, è un consolidato quanto atipico fenomeno di culto. Le sue storie compongono ormai una immensa enciclopedia del mistero e dell’insolito.

La rivista “MUMBLE:”, emanazione dell’associazione culturale modenese Visionnaire, in collaborazione con AMYS, l’associazione nazionale Amici di Martin Mystère, dedica un intero numero speciale al personaggio di Castelli e ai ricorrenti rapporti che l’eroe di carta ha intrattenuto negli anni con Ferrara, con il territorio e le istituzioni culturali estensi. Proprio a Ferrara di recente, nel maggio 2011, si è svolta la nona edizione del Martin Mystère Fest

Il numero speciale di “MUMBLE:”, offre dunque grande risalto ai “misteri del ferrarese” e all’intensa produzione “educational” che Alfredo Castelli (Sergio Bonelli Editore) e Roberto Roda (Centro Etnografico Ferrarese) svilupparono in stretta sinergia, fra il 1989 e il 2002. Furono realizzate ben 14 storie fumettate e fotoromanzate che, presentate in 11 albi di grande formato e in un CD interattivo, hanno finito per fare scuola, facendo scoprire a insegnanti e operatori di musei e istituzioni culturali della Penisola come il fumetto e il fotoromanzo potessero diventare efficaci quanto innovativi strumenti promozionali per l’etnografia, la didattica della storia, la divulgazione dei patrimoni culturali. Le avventure Martin Mystère sviluppate a Ferrara servirono da modello per analoghe produzioni in altre realtà culturali del Bel Paese. Periodicamente riscoperte, le storie del Centro Etnografico sono rimaste nel cuore degli appassionati e, sebbene gli albi siano ormai esauriti da anni, sono sempre oggetto di spasmodica ricerca da parte del collezionismo delle nuvole parlanti.

Il numero speciale di “MUMBLE:” contiene molte piacevoli sorprese: accanto a curiosità estensi e misteri padani il lettore troverà anche interessanti disamine sul rapporto fra fumetto e arte e pure inedite interviste con alcuni grandi artisti del disegno italiano come il bolognese Giovanni Romanini, uno dei disegnatori storici di Kriminal e Alan Ford, e il ferrarese Nicola Mari neo-gotico illustratore di Dylan Dog. E che dire della splendida copertina realizzata dal duo Antonio Sforza-Sergio Tisselli in cui Martin Mystère, rende omaggio a Ferrara, assumendo le sembianze di un San Giorgio che uccide un sulfureo drago.

Infine, il numero speciale di “MUMBLE:” , appena pubblicato, regala agli appassionati di storie illustrate anche un inedito fotoromanzo “educational” prodotto dal Centro Etnografico Ferrarese e ambientato durante la Prima Guerra Mondiale. Il racconto fotografico, dai contenuti ovviamente molto “mysteriosi”, è rimasto “misteriosamente” per 13 anni in un cassetto del Centro Etnografico, da cui i redattori di “MUMBLE:” l’hanno voluto, opportunamente, trarre. Sceneggiato e “girato” nel 1998 da Roberto Roda con l’ausilio di Enrico Trevisani, il fotoromanzo intitolato “La fortezza degli uomini perduti “, racconta le vicende di una vampira che, uscita dal folklore delle genti cimbriche, va a tormentare la sfortunata guarnigione di un forte corazzato austriaco sugli altipiani trentini durante i sanguinosi bombardamenti del primo conflitto mondiale. Leggende etnografiche, storia militare, considerazioni sulla follia della guerra si mescolano in un racconto breve di avventurosa fiction, tuttavia costruito per obbligare il lettore a intraprendere molteplici strade di serio approfondimento etno-storico. Fra i motivi di curiosità, offerti da questo racconto per immagini, va annoverata anche la presenza, come attrice protagonista, di una giovane modella agli esordi negli anni in cui furono realizzate le riprese fotografiche, ma che oggi è una affermata musicista e artista di tendenza, come verrà svelato durante la presentazione ufficiale della rivista.

IL NUMERO SPECIALE DI “MUMBLE:” E IL FOTOROMANZO “LA FORTEZZA DEGLI UOMINI PERDUTI” SARANNO, INFATTI, PRESENTATI IN ANTEPRIMA NAZIONALE VENERDI 4 NOVEMBRE 2011 (DUNQUE NELLA DATA CHE TRADIZIONALMENTE RINNOVA IL RICORDO DELLA CONCLUSIONE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE E DELLA VITTORIA DELLE ARMI ITALIANE), PRESSO L’ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, IN VIA GIUOCO DEL PALLONE 8, ALLE ORE 17.
INTERVERRANNO MANUELE PALAZZI ED EMILIANO RINALDI, REDATTORI DI “MUMBLE:”, ROBERTO RODA (CENTRO ETNOGRAFICO FERRARESE), ENRICO TREVISANI (ARCHIVIO STORICO COMUNALE). SONO ALTRESÌ ATTESI NUMEROSI OSPITI FRA I QUALI I DISEGNATORI GIOVANNI ROMANINI, ANTONIO SFORZA, SERGIO TISSELLI E I RAPPRESENTANTI DI AMYS.

Per informazioni su Mumble scrivere all’indirizzo mail: emiliano.rinaldi@libero.it oppure mumbleduepunti@gmail.com

Per informazioni sui fumetti del Centro Etnografico Ferrarese si può contattare: r.roda@comune.fe.it

martedì 1 novembre 2011

Il 17 novembre, la Giornata del Gatto Nero

L'articolo è dello scorso anno:

http://www.promiseland.it/2010/10/29/gatti-neri-e-halloween/

Gatti neri e Halloween

Ci sono superstizioni che vengono tacitamente accettate, senza che spesso se ne conosca l’origine. Sono credenze che affondano le loro radici in epoche antiche e che andrebbero lette e interpretate proprio nell’ambito del contesto al quale si riferiscono. Nel caso della superstizione secondo la quale il gatto nero porta sfortuna si deve risalire al Medioevo. In questo contesto culturale si possono rintracciare vari motivi che hanno dato origine a questa credenza.

Innanzi tutto bisogna considerare che i gatti neri erano considerati più abili nel catturare i topi, per questo motivo venivano spesso messi a bordo delle navi dei pirati. Se si vedeva un gatto nero, voleva dire dunque che si aveva a che fare con una nave pirata, che di certo non rappresentava un incontro favorevole.
Il colore nero era, inoltre, messo in relazione con una dimensione diabolica e con le streghe; proprio il nero faceva in modo che di notte il gatto fosse poco visibile, causando paura ai cavalli che più facilmente si imbizzarrivano, mettendo a rischio coloro che li cavalcavano.
Da qui l’origine della superstizione sul gatto nero.

Ma nella nostra società di oggi, in cui non assistiamo più ad attacchi di pirati, in cui non ci muoviamo più con i cavalli e in cui le strade sono caratterizzate dall’illuminazione pubblica, diventa difficile spiegare le ragioni di una superstizione che trova il suo nascere in un mondo medievale, le cui condizioni di vita erano molto diverse e per molti aspetti inferiori alle nostre.
Allora, il gatto nero era considerato portatore di sfortuna, perché si pensava che incarnasse il male. Ancora oggi, tuttavia, esiste questa diceria. Così l’AIDAA: Associazione Italiana difesa Animali e Ambiente, ha istituito la giornata per “la tutela e la dignità del gatto nero”. In pratica si tratta di un Convegno a cui partecipano tutte le associazioni animaliste per discutere sul lavoro svolto durante l’anno per la loro tutela e salvaguardia.

La giornata dedicata al gatto nero è il 17 novembre, per due motivi: diciassette perché è il numero che rappresenta, per i superstiziosi, sfortuna, e novembre perché è il mese in cui si raggiunge il culmine di uccisioni di mici neri.
Perciò, sempre a cura dell’Aidaa, iniziano in questo periodo le ronde salva gatti neri: un gruppo di volontari dell’associazione comincerà a tenere d’occhio, soprattutto la sera, i luoghi frequentati dai gatti randagi per salvarli, a pochi giorni da Halloween, dal pericolo numero uno: il rapimento. I poveri mici potrebbero, infatti, finire nelle grinfie di chi, nella notte delle streghe, si diverte a mettere in scena macabri sacrifici e riti esoterici nei boschi. Dopo cinque anni di intensa campagna pro gatti neri e di ronde nei luoghi a rischio, il numero dei randagi immolati il primo novembre è calato. «Ma l’allerta resta alta – spiegano i volontari dell’Aidaa – soprattutto in certe zone, tra cui il Varesotto, conosciuto come uno dei luoghi magici della Lombardia e quindi oggetto di celebrazioni di lugubri riti semi propiziatori. L’attenzione resta alta perché la morbosa attenzione verso i mici neri da parte di persone che poi li uccidono o li torturano nel corso di vari riti è ancora presente, visto che il gatto nero ancora oggi viene considerato come animale portatore di sfortuna».

Stando alle stime dell’osservatorio sono almeno 30 mila i gatti neri, randagi e non, che per diversi motivi vengono uccisi ogni anno in Italia, come sono almeno 15 milioni gli italiani che ogni giorno alla vista di un gatto nero fanno gli scongiuri. Pertanto l’Aidaa lancia un appello ed invita ad aderire alle ronde, per salvare questi dolci ed innocenti animali, oltre che a prestare particolare attenzione ai propri gatti neri, magari liberi nel giardino di casa. «La questione delle uccisioni di gatti neri – spiega Lorenzo Croce, presidente del gruppo – è tremendamente seria e noi non abbassiamo la guardia».
Nell’antico Egitto il gatto nero era considerato portatore di fortuna. Si diceva che le famiglie che possedevano un gatto nero si ammalavano meno rispetto a chi non ne possedeva uno. Anche in molti Stati Europei, tra i quali la Gran Bretagna, i gatti neri vengono considerati portatori di fortuna e, come tali, vengono aiutati ed accuditi, oltre ad essere legati a tantissime leggende.
E’ perciò auspicabile che, attraverso una forte presa di consapevolezza, le persone si rendano conto di quanto poco senso abbiano le superstizioni: non sono i gatti neri a portare “sfortuna”, ma l’ignoranza.

La leggenda delle Mantelle Rosse di Montagnana

L'articolo originale è qui:
http://it.paperblog.com/la-leggenda-delle-mantelle-rosse-di-montagnana-659878/

La leggenda delle Mantelle Rosse di Montagnana


Montagnana, in provincia di Padova
Una leggenda narra che la bella città murata di Montagnana riuscì a salvarsi dalle invasioni dei Veronesi grazie a un interessante stratagemma. Siamo intorno al 1200, epoca in cui le invasioni dei veronesi nei territori padovani erano quasi all’ordine del giorno.

Un giorno di mercato, un messo arrivò tutto trafelato, portando la terribile notizia che l’esercito veronese aveva deciso di attaccare Montagnana.
Subito si mosse la macchina da guerra: il fossato che circondava e difendeva la città murata venne riempito d’acqua fino all’orlo, la città venne fornita di viveri per affrontare il lungo assedio che si stava paventando. Alcuni messaggeri vennero inviati a Padova per chiedere soccorso nel caso di un imminente assedio. Mentre il nemico avanzava in forze, Montagnana aspettava con trepidazione, perché si sapeva che il numero degli invasori era di gran lunga superiore a quello dei soldati che potevano difendere la città.

La cinta murata di Montagnana
I saggi del Gran Consiglio allora ebbero un’idea: se avessero infatti messo dei drappi sopra a delle croci, e se avessero messo dei fantocci di legno rivestiti di drappi rossi sopra gli spalti della città, forse il nemico avrebbe pensato che si trattasse di altri soldati e si sarebbe per lo meno rallentato. E così fecero: vennero requisite tutte le stoffe rosse che si trovavano nella città murata, e con quelle stoffe vennero confezionati dei mantelli.

Furono poi costruiti in fretta e in furia dei fantocci di legno che, posizionati sugli spalti e rivestiti dei mantelli rossi, riempirono tutto il camminamento superiore delle mura.

Montagnana...by night!
I veronesi attaccarono Montagnana alle prime luci dell'alba, e arrivati sotto le mura, videro un'impressionante distesa di guerrieri che, le armi in pugno, erano pronti a difendere la loro città.

Contemporanemente, si aprirono le porte della città e un numerossissimo esercito di soldati dai mantelli rossi uscì gridando, con le armi sguainate, pronti a ricacciare indietro gli invasori veronesi.

In realtà, se i Veronesi avessero osservato con più attenzione, si sarebbero forse accorti che quegli sugli spalti altri non erano che manichini, e l'esercito che era uscito da Montagnana era composto per la maggior parte da donne, vecchi e bambini, gente, quindi, priva di ogni conoscenza di guerra e assolutamente inadatta a difendere la città murata.
Tanto bastò, però, perchè i Veronesi fecessero dietro-front e rinunciassero all'assedio, sorpresi che Montagnana potesse disporre di un esercito tanto potente.

Le mantelle rosse
Purtroppo però l'inganno fu ben presto scoperto. nella stessa giornata il nemico, osservando i soldati sugli spalti che erano innaturalmente immobili ed essendosi accorti che sotto il mantello rosso di cui i guerrieri erano rivestiti si celavano per lo più vecchi e donne, tornarono sui loro passi per conquistare la città e punire duramente i montagnanesi che avevano osato beffarli.
Ad attenderli però trovarono l'esercito di Padova, che era nel frattempo giunto a difesa della città murata, e i Veronesi furono sconfitti e cacciati definitivamente.

Montagnana era salva. Si festeggiò per una settimana intera e si decise, con un editto della città ancor oggi in vigore, che ogni anno venisse ricordato quell'evento fortunoso con una parata di cittadini, tutti con i mantelli rossi.