martedì 24 maggio 2011

Misteri e leggende del Bosco della Fontana a Mantova

Venerdì 27 maggio 2011 - ore 17,30 / ore 21,00

Doppio appuntamento per presentare l'ultimo libro di Learco Zanardi "La foresta Bosco della Fontana - tra storia e leggenda".
Alle 17,30 a Soave (MN), presso il Centro Anziani nell'ex Cooperativa di Via della Libertà 98, presentano il volume Sergio Mezzadrelli, il giornalista Luca Cremonesi e l'autore Learco Zanardi.
Alle 21,00 a Cerlongo (MN), al Circolo Culturale "Castello" di Piazzale San Pio X, nella splendida cornice della Villa Magnaguti.
Vi aspettiamo!


Learco Zanardi
La Foresta
BOSCO DELLA FONTANA
tra storia e leggenda
prezzo: 20,00 Euro
pp. 288
http://www.sometti.it/sito/index.php?option=com_virtuemart&page=shop.product_details&only_page=1&product_id=39&pop=1&tmpl=component&=0&vmcchk=1&Itemid=53


Il Bosco della Fontana, alle porte di Mantova, è un residuato della foresta post-glaciale che anticamente abbracciava il territorio della Lombardia e di gran parte della Pianura Padana.
Il suo ingresso nella Storia coincide con la fortuna dei Gonzaga, signoria regnante della corte mantovana fino ai primi anni del Settecento, che ne fecero un grande e prestigioso parco di caccia visitato dai più illustri personaggi dell'epoca: dall'Imperatore Carlo V ai delegati dell'Imperatore giapponese, fino all'Imperatrice Margherita d'Austria.
In queste pagine Zanardi compie un ritratto del Bosco a 360 gradi definendo un quadro delle caratteristiche geografiche e naturalistiche, i numerosi esemplari di flora e fauna che vivono tuttora nella foresta.
Ma soprattutto, ricostruisce - attraverso una meticolosa ricerca storica e d'archivio - la vita e i tanti eventi, aneddoti e curiosità legati al Bosco a partire dal primo documento ufficiale del 1113, i fasti rinascimentali, i periodi di decadenza e di rilancio, fino ai giorni nostri.
Un libro che ci restituisce finalmente la magìa di un luogo antico, ma ancora tutto da scoprire.

lunedì 9 maggio 2011

Il cerchio di pietre bianche: una Stonehenge a Nuvolera - Brescia

BRESCIA OGGI
Mercoledì 04 Maggio 2011 PROVINCIA Pagina 25
LA PROVINCIA ARCHEOLOGICA/1. Due appassionati gardesani hanno fatto una ricognizione al sito immerso nel bosco


Il Sercol nascosto di Nuvolera
va alla ricerca di nuova luce

Il grande cerchio di pietre bianche sul monte Cavallo è visibile in primavera quando il sottobosco è brullo ma servono studi specialistici e il sito è abbandonato

Inghiottito da una fitta vegetazione dalle parti di Nuvolera, sul monte Cavallo, un cocuzzolo che fa da confine con la località di Virle, dorme di un sonno millenario il leggendario e semi dimenticato Sercol: un magico cerchio di pietroni allineati con una figura umana incisa con un sole che punta al tramonto. Protetto dal suo sottobosco impenetrabile, è di fatto isolato. In pochissimo possono dire di averlo visto: arrivarci è un'impresa ardua, che in inverno diventa impossibile. L'unico momento buono è l'inizio della primavera, quando la vegetazione non è ancora rigogliosa. Non esiste un sentiero percorribile: rovi e massi aguzzi sbarrano più volte l'ascesa sul ripido pendio e non è raro sentire sibilare le vipere. ! 200; un posto fuori dal tempo e non alla portata della semplice curiosità dei camminatori domenicali.

Queste difficoltà non hanno fermato due giovani studiosi desenzanesi, Armando Bellelli e Marco Bertagna, entrambi appassionati di storia bresciana e archeologi dilettanti. Qualche voce era giunta alle loro orecchie, ma a incuriosirli sono state le misteriose geometrie visibili tramite programmi di immagini satellitari come Google Earth, così, strumenti alla mano, hanno deciso di sfidare il monte Cavallo e tra boschi di castagno e rovi spinosi hanno mirato al segreto cocuzzolo.
Là in cima c'è la testimonianza di un'antica presenza umana: un grande cerchio di pietre bianche, perfettamente regolare e con un diametro di circa 42 metri. Esattamente al centro, a quota 420 metri, ci sono altri grandi massi ricoperti da muschi e detriti. Lì vicino c'è anche una piattaforma di pietra semi sepolta con quella che potrebbe sembrare una figura u! mana profondamente scolpita nella roccia adorante un disco sol! are: la figura è perfettamente allineata verso ovest, verso il sole che muore.
Il cerchio di pietre è simile a quelli che si possono ammirare in Inghilterra, Irlanda, Scozia e molte altre parti d'Europa, mentre in Italia sono estremamente rari. Le terre bresciane sono state abitate da Liguri, Celti e Galli Cenomani, ma per apprezzare l'importanza e la vastità del sito nostrano oggi è necessatio utilizzare fotogrammetrie dall'alto.

«Non mi sento di dare una datazione o un'attribuzione ad una antica popolazione - spiega Bellelli -, ritengo sia necessaria e doverosa un'attenzione particolare al sito da parte della Provincia di Brescia e della Sovrintendenza. Potranno confermarlo soltanto gli archeologi professionisti, ma l'idea che in cima a quel monte si celi da decine di secoli una Stonehenge bresciana mi emoziona fortemente e mi auguro che presto diventi oggetto di studio per verificare una simile possibilità».
Se il sito venisse ! ripulito e provvisto di una strada, avrebbe un'aspetto suggestivo,e sarebbe una attrattiva non solo per le scolaresche. A Desenzano il museo dell'Età del Bronzo ospita anche l'aratro più antico del mondo, a Polpenazze si lavora per creare un museo al sito palafitticolo del lago Lucone e per il Monte Cavallo i due studiosi dicono «Ci auguriamo che presto il Sercol e i suoi misteri vengano svelati a tutti gli abitanti della nostra bella provincia».

Leggende del Veneto e di Verona

da:
http://www.ilcomuneinforma.it/viaggi/7190/leggende-del-veneto/



Il Veneto, una regione Italiana, si trova nella parte Nord-Est del nostro Stivale. Il suo territorio comprende una zona litoranea bagnata dal Mar Adriatico, una zona piana, le Prealpi Venete comprendenti il Monte Baldo i Monti Lessini l’Altopiano di Asiago e il Monte Grappa. Altre zone Venete sono le Dolomiti Orientali e le Alpi Carniche. Ospita il lago di Garda e il fiume Po.

La leggenda in assoluto più bella della regione è “lo specchio di Misurina”. C’era una volta un papà (Sorapis) e una bambina (Misurina), il papà era un gigante mentre la bimba piccola piccola. Ma la piccola poteva prendere in giro il papà perché lui era troppo buono con lei e lei ne approfittava diventando sempre più stizzosa e insolente. Al castello tutti la evitavano e il papà non sapeva cosa fare. Il difetto più grande di Misurina era la troppa curiosità, voleva sapere e vedere tutto.
Un giorno la nutrice le disse che esisteva lo specchio “tuttosò”, dove chi si specchia sa immediatamente tutto ciò che vuole. La piccola lo chiese al papà ma lui le rispose che lo specchio apparteneva alla Fata del Monte Cristallo così, dopo tanto piangere della figlia, lui si mise in cammino per andarlo a prendere. Disse tutto alla Fata che conosceva di fama Misurina. In cambio dello specchio, la Fata chiese al gigante di diventare una montagna che la proteggesse dal sole.
Lui accettò, la fata prese lo specchio, ma poi vide la sua faccia e gli disse di dire tutto alla figlia: “se lei accetta di farti diventare una montagna per lo specchio allora lo diventerai, altrimenti mi dovrai riportare lo specchio.” La figlia accettò, prese lo specchio ma quando il padre si trasformò in montagna (quella che adesso sta di fronte il Monte Cristallo) lei si alzò sulla sua punta e vedendolo si buttò giù e il padre iniziò a piangere. Così si formò il lago ai piedi della montagna.

Altra leggenda bella è “la Leggenda dell’Arena di Verona”. Un tempo a Verona viveva un signore ricchissimo che, per aver commesso un grave delitto, fu condannato a morte. Lui cercò di aver salva la vita in cambio dei suoi beni, ma non ci riuscì e così le guardie gli proposero di costruire un edificio enorme in una notte in cambio della vita. I soldi bastavano, ma il tempo no. Allora strinse un piatto con il diavolo: il diavolo costruiva l’edificio e lui gli donava la sua anima.
I demoni lavoravano senza tregua ma l’opera era quasi terminata che scoccò l’ora del mattino e alcuni massi rimasero là, quasi sospesi in aria. I diavoli, spaventati dal suono delle campane, fuggirono e tornare all’inferno. Ma l’arena stette là, le autorità ne rimasero contente e il ricco signore fu salvo. In verità l’Arena fu costruita dai Romani e parzialmente distrutta durante le invasioni barbariche.

Invasione di mosche a Vigasio - Verona

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA
Venerdì 06 Maggio 2011 PROVINCIA Pagina 31
VIGASIO. È tornata in questi giorni la «piaga» che affligge il paese. Abitanti barricati nelle case e uffici pieni di insetti


Mosche, sette anni di invasioni
Ora si accusa un allevamento


Il leghista Nardi lancia attacchi a un centro avicolo nell'area sud Ma l'azienda del gruppo Monaldi è in regola dopo tutti i controlli

Da almeno sette anni il paese lotta contro le invasioni di mosche. Prima, sotto accusa finivano gli spargimenti di pollina, effettuati dai contadini per concimare i campi. Negli ultimi tempi, dopo l'emanazione delle ordinanze comunali di divieto, l'attenzione si è concentrata sugli allevamenti avicoli. Uno stabilimento in particolare, da vari anni è al centro delle proteste. È il grande allevamento avicolo del gruppo Monaldi, a sud del paese, sulla strada per Nogarole. Sebbene le verifiche periodiche, disposte dal Comune nell'azienda, non abbiano fatto emergere irregolarità, c'è chi imputa proprio all'insediamento le ondate di mosche che, puntualmente, invadono varie zone del paese.

Andrea Nardi, presidente del Movimento scaligero-Verona sociale, ed esponente della Lega nord,! è giunto al punto di chiedere, al sindaco Daniela Contri, la chiusura dell'allevamento. Nella sua casa in via Aldo Moro, Nardi di mosche ne ha uccise a centinaia nelle ultime settimane.
«Il problema delle mosche, in questi giorni, è preoccupante», ha spiegato Nardi, attraverso un comunicato, «e, oltre a costringere buona parte dei vigasiani a barricarsi in casa, gli insetti stanno riempiendo esercizi pubblici, come la farmacia comunale, gli alimentari e gli ambulatori medici. Creano una preoccupante emergenza igienico-sanitaria, a cui le autorità preposte devono porre rimedio».

Nardi, che l'anno scorso propose, provocatoriamente, l'idea di una «class-action», cioè una causa collettiva contro il problema, ha raccontato: «Ci sono arrivate parecchie segnalazioni dai cittadini per questo disagio, e alcune foto dello stabilimento avicolo della Monaldi, con i portoni spalancati e le carcasse dei polli morti, all'ester! no delle porte».
Poi ha evidenziato che il rappresent! ante dell'Ulss 22 «non ha partecipato agli incontri da noi sollecitati con il Comune e la Provincia, per affrontare la questione». Quindi ha concluso: «L'unico ente, in grado di emanare provvedimenti igienico sanitari è il Comune. Per questo domandiamo all'amministrazione, con il supporto della Provincia, un atto di coraggio per difendere i propri cittadini, e di chiedere, per emergenza di carattere igienico sanitario, la chiusura della ditta Monaldi che, a questo punto, consideriamo l'unica soluzione possibile».

Nelle scorse settimane la vicenda della proliferazione delle mosche in paese, fu discussa in Provincia, in una riunione a cui presero parte Nardi, il vicepresidente della Provincia Fabio Venturi con i tecnici dell'ente, l'assessore Eddi Tosi e il consigliere comunale Giovanni Mantovani. Nell'incontro emerse che, nonostante il dialogo instaurato negli anni dal Comune con la ditta, la moltiplicazione persiste, in coincidenza con le fasi di! svuotamento delle vasche di liquami dell'azienda. La Provincia comunicò a Nardi che è in corso l'iter per il rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l'allevamento. I funzionari di Palazzi scaligeri rese noto che tutte le osservazioni potranno essere presentate, nella riunione per il rilascio del provvedimento, prevista nelle prime settimane di maggio.